L’arrivée d’un train à La Ciotat ( lustrando gli occhialetti)

L’arrivée d’un train à La Ciotat ( lustrando gli occhialetti)


Che futuro s’intravede per il cinema ai tempi dell’utilizzo diffuso di trucchi e tecnologie estreme, credo, non sia dato sapere. Un po’ per la stessa natura inafferrabile dell’Oggetto che, partito come invenzione senza futuro, a detta dei suoi stessi inventori , è arrivato fino a noi –  oltre un secolo dopo cioè –  con un bagaglio di Opere d’Arte da far spavento,  vivo,  verde  e tutt’ora  in grado di far discutere ed emozionare.


Ma di una cosa si può essere certi : anche l’uso più spregiudicato dell’ hi-tech, non precluderà alcuna possibilità all’ Uomo e alle sue vicissitudini, di essere al centro di un racconto d’immagini e di parole.


Il computer è un mezzo,  non neutro d’accordo, come non lo è la macchina da presa o non lo fu  la lanterna magica ma  che non dimostra particolare predilezione per un soggetto piuttosto che per un altro.


Da Abel Gance a Kubrik passando per Lucas, Ridley Scott ed altri, è la sperimentazione di nuovi artifici che ha contribuito a tenere in vita la Macchina delle Meraviglie, obbedendo, in questo, ad un criterio – seppur differentemente declinato –  per il quale tutto deve concorrere ad un unico scopo : stupire.


Preceduto da potenti mezzi da sbarco, tipicamente made in USA e da un bel libro sulla realizzazione del film, sta per arrivare nelle sale italiane Avatar, che nessuno ha ancora visto ma su cui ognuno si è già formato un’opinione.


Certo, oltre un miliardo di dollari d’incasso in America durante il primo week end di programmazione, milioni di spettatori in perfetto silenzio durante la proiezione  che tributano applausi scroscianti sul far dei titoli di coda, impensieriscono. Come pure il racconto del set meta di illustri pellegrinaggi, Sodebergh, Lucas, Spielberg, che con  gran dispiego di superlativi e definizioni ultimative esprimono sconfinata ammirazione il   più grande film in 3D mai realizzato o il progetto destinato a cambiare il cinema.


Voltare le spalle alla tecnologia o agli artifici significa negare che il cinema anche di questo si nutre. E lo fa da sempre. Come pure la condanna tout court dell’effetto speciale acchiappa – spettatori, non pare del tutto lecita se si pensa alla ruffianeria e agli effettacci che certi film cosidetti tradizionali, per il tramite di inquadrature, montaggi, musica e sceneggiature dall’apparenza innocua, realizzano.


Essere o meno proiettati dentro una storia è un problema di Talento non di tecnologie utilizzate.Per quanto mi riguarda aspetto la visione. Ovviamente lustrando gli occhialetti.


3 pensieri riguardo “L’arrivée d’un train à La Ciotat ( lustrando gli occhialetti)

  1. Prima del taglio del nastro?
    Devo inventare un premio speciale per te, Dizzy….
    Apriamo domani comunque con l’ultimo film di Virzì..
    Che ne pensi?

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