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A mezzo posta

A mezzo posta

La diceria che in Poste l’assunzione non fosse più soggetta a concorso ma a sentenza del giudice del lavoro circolava dai tempi successivi alla privatizzazione, da quando cioè  il taglio di 22.000 addetti aveva reso indispensabile il ricorso alla flessibilità dei nuovi contratti.  Tutta colpa, dunque, di un imponente, malaccorto  ( e sovradimensionato)  Piano di Assunzioni a tempo determinato, mai sottoposto ad autorizzazione degli Uffici competenti, quindi invalido, proprio come i contratti di lavoro che originava e che risultando, privi della condizione essenziale per l’apposizione del termine, erano nulli. Scoperta che fu la falla, ben presto si capì che sarebbe stato sufficiente aver lavorato venti giorni, per essere in condizione di fare un ricorso, rivendicando, con buona probabilità di successo,  risarcimento e reintegro. Inutile dire che le Preture furono, in breve tempo, invase da richieste, minimo di un ristoro in denaro. Questa faccenda che va avanti in realtà da una decina d’anni, non riguarda solo i 27.000 , sopraggiunti agli onori delle cronache per il famoso emendamento antiprecari, poichè a quelli  andrebbero  sommati  i 17.454 che hanno vinto la causa e sono già stati reintegrati. Appare chiaro che se l’enorme contenzioso si avviasse ad esito positivo per i ricorrenti, si produrrebbero per Poste Italiane le condizioni ( esuberi più esborsi) di un sicuro fallimento. Taccio sulla misura proposta dal Governo che risolve una questione e ne apre altre mille e su questo modo di infilare di soppiatto tra le pieghe della Finanziaria, qualsivoglia emendamento con la speranza di farla franca. Mi domando invece cosa ne sarà del mercato del lavoro, se a fronte di una gestione impropria della flessibilità, la via più breve per essere assunti o per recuperare un po’ di soldi, è fare causa e questo con buona pace degli sbandieratori del merito, dello studio, dell’impegno e della qualità del servizio che certo con queste migliaia di avvicendamenti, non ci guadagna. A noi contribuenti resta, al solito,  da pagare il prezzo dell’ennesima gestione dissennata e, con ogni probabilità, clientelare.

Gl’Indios però, no…

Gl’Indios però, no…

Mi sento un po’ presa per i fondelli quando leggo che Vladimir Luxuria parteciperà all’Isola dei Famosi per portare all’attenzione dei telespettatori le problematiche che  affliggono gl’Indios  in Honduras. A me non sarebbe sembrato così  stravagante, concluso il mandato parlamentare, che Luxuria, professione soubrette – seppur sui generis –  fosse tornata alle  sue tradizionali occupazioni magari   sostenuta dall’impatto della  sua centuplicata notorietà. Non vedo, dunque,  per quale motivo si senta la necessità di nobilitare una scelta attinente alla carriera, strumentalizzando condizioni umane la tragicità delle quali, mal si addice allo Spettacolo e alla disinvoltura delle sue regole, alla conduttrice strillazzante e con pretese, al clima complessivo dei realities che tutto maciullano in nome dell’audience. Credo che questa trovata della missione sociale nasconda una bella dose di moralismo. Non si ha il coraggio di dire che il cachet, unica ragione possibile di una  scelta tanto deprimente, è tale da sostentare interi villaggi di honduregni per tutta la vita? Si rinunzi, starebbe a significare che un minimo di buon gusto ancora è rimasto. Coloro  che di Luxuria hanno apprezzato la battaglia, si sarebbero fatti bastare quello. Diversamente  si vada al lavoro in Honduras, non si può dire a testa alta, vista la scarsa qualità dell’impegno richiesto, ma con un briciolo in più di schiettezza, lasciando ad altri le ipocrisie. La politica spettacolo non può disturbare solo quando è di berlusconiana provenienza.

Bye bye baby ( quadri plastici a destra)

Bye bye baby ( quadri plastici a destra)

dipietro03

Diciamoci la verità : quando è  salito sulla trebbiatrice –  non prima di  aver dato del magnaccia al presidente del Consiglio – realizzando con quel gesto una plastica  rappresentazione del vivido contrasto tra il Sudore e la Dignità da una parte, e le Mollezze del Potere Depravato dall’altra, in parecchi hanno pensato che il cerchio si stesse per chiudere. Che al quadro si fosse aggiunto quel  quid che mancava al raggiungimento della completezza. Che ci sarebbe voluto un cuore di pietra per non ridere. E meno male che il suocero del sindaco di Roma si è dato subito un gran dafare a prendere le distanze. Mussoliniano Di Pietro ? Non scherziamo !. La battaglia del grano era una cosa seria ! Come dire  che quella del ventennio, era una battaglia sociale, insomma una faccenda che con  Tonino ha poco a che vedere. Ancora non sapeva, il Rauti Giuseppe detto Pino, che di lì a qualche giorno su Libero, Di Pietro avrebbe fatto un’apertura di credito alla Destra di Daniela Santanchè . Quando si tratta di antiberlusconismo, si sa, chiunque va bene. Qui invece, e cioè dalla Trebbiatura in poi , è di scena la battaglia  per la  leadership, ovvero la gara a chi fa l’Opposizione  più strillata e più maschia, cioè a chi si distingue di più come campione di una guerra senza quartiere contro Berlusconi, non escludendo colpi bassi e  la segreta aspirazione di fare dell’affaire Carfagna, una fortunata replica del Watergate. Il resto del progetto dipietrista è presto detto  e  va nella sostanziale indifferenza dei conflitti sociali e dei grandi temi ideologici ( pace – guerra). Qualcuno ha capito cosa pensi Tonino del precariato? E del conflitto arabo-israeliano?   Ma per tornare alla perfomance di Montenero Bisaccia , il nostro aspirante leader , portati all’ammasso quei bei quintaloni di prezioso raccolto, è tornato a Roma e ha fatto quel che ognuno sa : arringando una folla di ventimila persone ( semo Romani… e con la capienza delle nostre piazze, ci balocchiamo da quel dì ) sui temi della Giustizia , tra cattive compagnie, affermazioni e ritrattazioni, s’è giocato l’alleanza col PD. Poi, avendo ricevuto conferma dai giornali del fatto che una  delle modalità più efficaci di ogni battaglia politica di opposizione, è la sindrome della Tourette, non solo ha offerto impavido il petto a critiche autorevolmente feroci ma confermando io sto con la piazza, si è guardato bene, rientrando in Montecitorio, dal votare gli emendamenti posti su Lodo Alfano e sulla salvaprocessi. Che fa una Vera Opposizione? Applica il criterio del tanto peggio tanto meglio, così è più visibile ed aspra ( oltre che inutile) la battaglia. Dei cittadini e delle loro questioni con la giustizia …che importa? Lui – il Grande Trebbiatore – continua a stare con la piazza che di Giustizia, s’interessa solo quando si tratta del Premier, per il resto, i cittadini che hanno cause in corso possono pure aspettare. Potere immenso di Silvio Berlusconi, non solo detta l’agenda politica ma fagocita i detrattori rendendoli in tutto e per tutto simile a lui. Speculari. Chissà perchè gli episodi degli ultimi giorni mi fanno pensare ad Heider a Le Pen alla Lega…a quante volte la sinistra in crisi ha generato mostri. Il movimento che fa capo a Di Pietro è tendenzialmente di destra perchè disprezza i partiti, le istituzioni, non si occupa di questioni sociali e reclama una repubblica giustizialista ( il punto è qui, non nella legalità o nella moralità, leggittime aspirazioni di qualsiasi movimento liberale). Attorno a lui, inoltre si raduna l’Antipolitica che,  da Veltroni a Bertinotti passando per i sindacati, tutti detesta. Un mondo che ha fatto dell’assalto alla democrazia, la sua connotazione fondamentale. Tra Ecce Bombo – visto che il riferimento ricorrente sono i girotondi di qualche anno fa  – e il no Cav Day però, c’è un abisso di cultura politica, di linguaggi, di umori, di disincanto. Per quanto Veltroni possa  convertirsi ad uno stile più determinato, non potrà mai rendersi interprete dei fautori di quella distanza. In nome della chiarezza è bene che le strade si dividano. Di Pietro continui pure a collezionare le e mail dei delusi e a farsene vanto. Più importante del raggranellar consensi con le boutade o con le piazze mezze piene , oggi per il PD è importante la precisazione di un’identità sociale che perseguendo alleanze sbagliate, rischierebbe di uscire sfigurata. Sia questa separazione, l’avvio di una diversa fase.

Dignità quando ci pare

Dignità quando ci pare

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Indecente proposta razzista, violazione della dignità umana e del principio di uguaglianza : permetterebbe ( Silvio Berlusconi ) che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini? Non hanno dimenticato proprio nulla quelli di Famiglia Cristiana nel loro ultimo editoriale contro la proposta Maroni.  Peccato che la dignità umana e il principio di uguaglianza non abitino solamente nei campi dei senza territorio. Facile indignarsi per la sorte di quei poveri bambini, meno facile è applicare gli stessi principi quando la violazione concerne il diritto ad una morte dignitosa, al riconoscimento di un legame tra due persone dello stesso sesso o di sesso diverso che non desiderano sancire il vincolo in chiesa o in municipio, alla maternità consapevole e senza rischi, all’identità sessuale, alla fecondazione assistita. Anche in quei casi avremmo trattati internazionali, codici etici da rispettare o più semplicemente un sentimento di umana compassione del quale farsi carico. Anche in quei casi si tratta di soccorrere sofferenze. Anche in ciascuno di quei casi ci sarebbe un orribile discrimine da contrastare. Quelli di Famiglia Cristiana pensano di poter utilizzare principi universali solo a beneficio di alcuni casi particolari. Non è una novità, poichè è anche grazie alle analisi selettive della realtà di quei ministri, deputati, lettori cattolici, le cui coscienza l’editoriale va interrogando  con tanta foga,  che questo Paese si trova  nello stato di arretratezza in cui si trova.

Anonimo Napoletano (o magari no)

Anonimo Napoletano (o magari no)

Se non ci fosse di mezzo una poveretta costretta a subire interrogatorio appena fuori della sala operatoria, si potrebbe ironizzare, particolarmente su quella irruzione delle forze dell’ordine a verifica di  malfunzionamenti ed abusi in un ospedale, guarda caso, di Napoli. E poi sulla segnalazione anonima che ha provocato tanta sollecitudine ma questo solo perché la Legge ne prescriverebbe l’inutilizzabilità . Così, dopo aver subito un iter ineccepibile quanto doloroso, un intervento e un trattamento  post-operatorio a dir poco singolare, quella Signora non potrà nemmeno procedere per calunnia. Non un gran risarcimento rispetto alle offese patite, ma insomma.. che qualcuno si scusi in modo tangibile, può aiutare a star meglio. Speriamo almeno che quanto si sta muovendo in termini di reazioni , soccorra l’inevitabile senso di vulnerabilità e solitudine. Sarebbe già un risultato.  Un clima intimidatorio, del resto, è un clima intimidatorio e monta in spregio dei singoli drammi, percorrendo le tappe canoniche dei convegni, delle esternazioni e dei pubblici dibattiti. La scienza e la fede si contendono la partita principale mentre nelle retrovie, tra etica, giurisprudenza e psicologia, un fiume di parole ci racconta che dalla denunzia dell’aborto selettivo dei concepiti di genere femminile in alcuni paesi asiatici (la grande partenza, di circa un anno fa) logico e conseguenziale mettere le mani sull’intero tema dell’interruzione volontaria di gravidanza e dunque rivedere anche la  legge sulla maternità responsabile. . Singolare è il fatto poi, che di quella legge venga attaccato il punto più delicato del conflitto tra i diritti della donna e quelli del concepito. Dal punto di vista politico è un agitare di grandi sensi di colpa a fini strumentali, da quello giurisprudenziale è un buttare all’aria il punto d’equilibrio faticosamente raggiunto trent’anni fa. Ed è davvero triste constatare che alla fine, sollevato il polverone immondo, ogni diatriba sembra valere zero. I vescovi chiariscono che non è allo smantellamento della legge 194 che puntano, i medici a convegno definiscono meglio il loro pensiero  e dalle irruzioni poliziesche risulta che nessun abuso è stato compiuto. Resta in piedi probabilmente solo il grande senso di colpa,chi lo ha agitato sa dove va a parare. Allora non si può fare a meno di concludere che nel mondo, l’esercizio di libertà da parte delle donne, comunque si manifesti, corrisponde ad una minaccia e scatena gl’istinti più bassi da parte di quella società patriarcale, indisponibile a cedere terreno, costi quel che costi. Dalle guerre, alle vessazioni,alle lapidazioni alle costrizioni dei corpi del mondo antico e non solo, fino ad arrivare a pratiche più sottili e devastanti, moderne ed evolute ma sempre meno anonime.