Sfogliato da
Tag: di me

Fare parte della vostra vita…

Fare parte della vostra vita…

A_Christmas_Carol_frontpieceAnche se mai mi accollerei l’onere della militanza sul fronte antagonista,  a me il Natale non piace.Diciamo che lascio correre e che nel tempo ho imparato a schivarne il clima dribblando con consumata destrezza, la folla, gli orari di punta, le tartine sul pane freddo col salmone bisunto o i brindisi col frizzantino acidulo, in agguato un po’ per ogni dove , dai vicini di casa ai condomini del palazzo di studi e uffici  dove ho  l’altra casa. La verità è che il Natale è una grossa Fabbrica di Emozioni, di Ricordi d’Infanzia, di ritrovamento di Radici e Identità a buon mercato. Se si pensa a quanta difficoltà comporta il vivere vere emozioni soprattutto se inattese e che ingrato lavoro sia la ricerca di se stessi nella ricostruzione della propria storia, tutto questo clima zompettante e festaiolo risulta incomprensibile. Ma in questi giorni funziona un po’ come al cinema : basta una vicenda che sconfigge  miracolosamente una trama ricca di contrasti , l’abbraccio degli amanti o il riscatto degli Umiliati, le luci giuste e la discesa in campo di tutti gli archi dell’orchestra ed è fatta : le lacrime inondano la platea.Sono trucchi studiati a tavolino . Sono nei film di  Bergman come in quelli di Steno. Per questo mi insospettiscono più le facce emozionate davanti alle luci, ai canti e allo sciogliersi della cera che l’atmosfera generalmente godereccia e consumistica che infondo è, ne’ più ne’ meno, quanto ci si attende da una vera Fabbrica che ha a cuore il compimento  della propria missione aziendale.Il normale esito di un’operazione di marketing . In conclusione , questo è un periodo di moratoria, tanto per utilizzare  un termine di attualità, in cui è vietato pensare a brutture e tristezze e dove invece è d’obbligo ricomporre litigi, sciogliere le tensioni, ritrovare le persone di cui abitualmente ci si dimentica. Forse è questa obbligatoria  pianificazione delle contraddizioni che non mi torna . Ad ogni buon conto ,inutile è il contestare, men che meno partecipare al generale imbambolamento. Meglio sottrarsi . Però di auguri mi pare di avere sempre bisogno e quindi ricambierò , con calma , quelli di quanti mi hanno qui, o nei messaggi privati, onorata della loro attenzione :

Fare parte della vostra vita è stata un’esperienza bella ed istruttiva. Grazie di cuore. Sed

Il mestiere dell’avvocato (lealtà divisa)

Il mestiere dell’avvocato (lealtà divisa)

L’avvocato è una figura problematica. Perchè la sua lealtà è divisa tra il dovere di rispettare le leggi dello Stato e quello di difendere il proprio assistito.Qualunque siano le accuse. Eppure proprio per questo,l’avvocato è garanzia indispensabile di libertà.

Può sembrare un ossimoro che nasconde  chissà quali ambiguità ma praticare con rigore e dedizione la lealtà divisa, significa manifestare l’identità forte della professione di avvocato, un ruolo che solitamente viene interpretato come soldato del nemico più che che come garante della Giustizia.Eppure proprio l’avvocato che difende il colpevole è garanzia essenziale per il cittadino onesto. Finché l’avvocato è libero di scegliere il cliente che vuole, il cittadino che non ha commesso reati sa che qualsiasi cosa gli accada, in qualsiasi circostanza si trovi, potrà avere un difensore. La garanzia che il colpevole sia difeso rassicura l’innocente. E alimenta la democrazia.

L’avvocato necessario è un libro di Fulvio Gianaria e Alberto Mittone edito da Einaudi

Tough guys don’t dance ( e nemmeno muoiono)

Tough guys don’t dance ( e nemmeno muoiono)

Mailer

Norman Mailer  (come pure  James Baldwin ed altri) rappresenta una specie di Scoperta dell’America almeno per un paio di generazioni di lettori.C’è una vena e una struttura narrativa che Mailer ha mantenuto viva e attiva fino al suo ultimo The Castle in Forest, che allora smentiva due convinzioni pregiudizievoli : uno che l’America fosse solo quello che ci veniva raccontato : il razzismo, il Viet-nam, la durissima repressione dei movimenti di protesta ,l’altra che il Grande Romanzo fosse un fenomeno esclusivamente europeo.L’America  che mi piace  è cominciata, assai prima della musica,della poesia e delle Black Panthers,proprio da lui. Da Il nudo e il morto, dalla Costa dei barbari  dal Parco dei Cervi e dalla biografia di Marilyn Monroe. Norman Mailer è di quegli scrittori che regalano il piacere del leggere, quel senso di  soddisfazione che si prova quando ci si siede e si apre il libro e in cui è nascosto un impercettibile brivido sulla schiena.

Lei è un vero reazionario. E Lei un vero conformista

Lei è un vero reazionario. E Lei un vero conformista

Paolo

Egregio Guareschi,

Come ogni umorista che si rispetti – e io voglio rispettarla – Lei è un reazionario.Perciò so bene quale sarà la sua rabbia ,la sua rabbia reazionaria.Sarà la rabbia di chi vede il mondo cambiare,cioè sfuggirgli,perchè i reazionari sono degli ammalati.Degli spiriti senza piedi.So bene chi sarà esaltato e chi sarà umiliato nel suo film.Lei è a destra,difende le istituzioni perchè ha paura della storia.I monumenti non sono pericolosi.Tutt’al più sono brutti.E lei è insensibile alla bruttezza.Lei è insensibile alla bruttezza perciò ha scelto la mediocrità.E’ questa la ragione per cui se la rispetto come umorista,la rispetto meno come scrittore.E appunto perchè lei userà le armi della mediocrità,del qualunquismo,della demagogia e del buon senso,lei uscirà vincitore in questa polemica, lo so bene.Ma qual’è la vera vittoria,quella che fa batter le mani o quella che fa battere i cuori ? Stia bene

Pier Paolo Pasolini

E’ il 1962 . Pasolini ha appena finito di selezionare materiale d’archivio per un  film  La rabbia, un’opera che definirà giornalistica più che creativa, concepita in due parti distinte, la seconda delle quali affidata a Giovannino Guareschi. il Produttore è intenzionato a  mostrare il contrasto tra due diverse concezioni della storia e forse del mondo . L’idea della collaborazione seppure a distanza, aveva prodotto in Pasolini una serie di perplessità (ero seccato, dirà ) di natura ideologica. Guareschi non solo rappresentava quanto di più lontano si possa immaginare dalla concezione pasoliniana dell’intellettuale civile ma la sua opera era bollata,  e non a torto,  dalla critica di sinistra, come qualunquista e reazionaria. Il ripensamento di Pasolini (ma i dubbi  rimarranno, sopravvivendo al film) avviene sulla scorta di alcune riflessioni sul Bertoldo che in qualche modo aveva accompagnato la presa di coscienza antifascista di Paolo giovane, su Don Camillo –  un’opera qualunquista ma non pericolosa –  soprattutto sul fatto che Giovannino Guareschi s’era fatto il campo di concentramento e vi era rimasto per orgoglio. I due scrittori non entrarono mai  in contatto ma a fine lavorazione, Pasolini, dopo aver visto il materiale curato da Guareschi,ritirò la firma (che poi ripristinò) indignato :  Se Eichmann potesse risorgere dalla tomba e fare un film.Farebbe un film del genere.Fare collaborare due culture opposte talvolta è possibile. Ma forse è impossibile  mettere insieme senza collisioni, due versioni incompatibili dell’essere conservatori. La lettera di Pasolini a Guareschi cui fece seguito una pronta risposta dell’interessato, fa parte di un’operazione pubblicitaria per promuovere il film (che fu un fiasco).Un fittizio carteggio nella speranza che si scatenasse una Polemica più ampia e che entrambi i contendenti utilizzarono per marcare le distanze.Il film è stato di recente restaurato e presentato alla festa del Cinema di Roma nell’ambito di una giornata di Omaggio tributato a Pasolini. Ma al di là di ogni altra considerazione, è invece interessante osservare come l’uso del termine conservatore con il quale Pasolini definisce la propria impostazione, introduca ad una polemica di attualità giocata proprio sul conservatorismo di sinistra contrapposto al neoliberismo, sempre di sinistra, ma di recente acquisizione. La risposta di Guareschi non servì a risollevare le sorti del film che fu subito ritirato dalle sale visto lo scarso interesse del pubblico.Troppo presto per apprezzare lo stile, oggi molto in auge, di raccontare la storia utilizzando veri filmati d’epoca, con voce narrante a commentare le immagini o viceversa con immagini che fanno da contrappunto al racconto. ( in questo caso le voci erano quelle di Renato Guttuso e Giorgio Bassani). Qui la scheda del film scritta da Pasolini e pubblicata da Vie Nuove nel settembre 1962.

Egregio Pasolini,

Io borghese di destra,vedendo un negro scannare un bianco,dico “Povero bianco”.Lei dice invece “Povero negro”.E , per questa mia solidarietà di bianco alla razza bianca,Lei mi accusa di razzismo.Questo perchè Lei è un borghese di sinistra e,come tale,conformista.Le dittature non tollerano l’umorismo di cui hanno paura e,sulla soglia del tetro e sconfinato Impero Comunista ,la storia ha scritto col sangue dei milioni di assassinati : “Qui è proibito ridere”.E’ logico perciò che l’umorista Guareschi venga giudicato dal marxista Pasolini come fu giudicato da altri conformisti nel 1943 : Un sovversivo da isolare..Siamo su opposti rive,mentre la sua Rabbia risulterà in regola con il conformismo e con tutti gli ismi di moda,la mia sarà quella di chi è rimasto ciò che era trent’anni fa : un uomo qualunque pronto a battersi sempre contro il conformismo anche a costo di rompersi la testa,un uomo che difende il mondo dello spirito insidiato dal mondo ateo del materialismo e perciò non dimentica la Logica , la Storia, il Buon Senso ed è nemico di coloro che vorrebbero arare la terra dove giacciono le ossa dei nostri Morti.Non potendoLe dire “arrivederci" perchè le nostre strade vanno in direzione opposta,la prego di gradire i distinti saluti di

Giovannino Guareschi.

Intenzione di volo ( un altro trasloco)

Intenzione di volo ( un altro trasloco)

FuneralitogliattiQuesto trasloco è  meno travagliato di tutti gli altri . E costa meno fatica perchè è il più urgente :

Qualcuno era comunista perchè glielo avevano detto. Qualcuno era comunista perchè non gli avevano detto tutto.Qualcuno era comunista perchè la storia è dalla nostra parte .Qualcuno era comunista perchè si sentiva solo..

E così via.Giorgio Gaber enumera altre cinquanta buone ragioni per le quali si poteva essere comunisti. Ma soprattutto …

perchè era una forza, un sogno un volo, era uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

I comunisti erano convinti di poter salvare il mondo. Il loro impegno militante era un investimento su un futuro che pensavano si sarebbe sicuramente realizzato.Ciò non non è accaduto, procurando ad ognuno inevitabili lacerazioni.

No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare..come gabbiani ipotetici. Ed ora? Il gabbiano senza l’intenzione del volo..perchè oramai il sogno si è rattrappito.

Il primo trasloco si compì in seguito ad una dolorosa presa d’atto. Nessuno poteva credere che gli uomini e le donne di quel partito che stava per sciogliersi, discutevano di politica e identità con lo stesso atteggimento di quando   mettendo in discussione  la propria esistenza,ci si smarrisce.Gabbiani ipotetici o senza intenzione di volo,coloro che furono comunisti e quanti si considerano eredi di quella storia, conservano e finanche coltivano una particolare sensibilità per i mali del mondo.E se hanno abbandonato l’idea di salvarlo tutto,tentano almeno di fare qualcosa : e se non si può impedire un massacro in un paese lontano,forse si può aiutare un bambino, magari uno solo, ad uscire dall’inferno di quel paese.E’ un sogno rattrappito? C’è in questa scelta dal grande al piccolo, dall’universale al particolare, un cambiamento di ottica e di cultura che preserva il nucleo forte di un’ originaria esigenza morale.Il patrimonio politico culturale non è andato disperso.Si manifesta in un modo diverso rispetto ad allora ma si riconosce nell’indignazione con la quale,in cento,in dieci ma anche da soli si reagisce ad un’aggressione razzista, sopravvive nel rifiuto dell’ingiustizia, nella difesa dei deboli,nella voglia di cambiare,se non il mondo,almeno il proprio paese o magari soltanto la propria città,il proprio quartiere.Chi si è occupato di politica alla grande,ai tempi in cui il mondo era diviso in due e tutti eravamo felici di schierarci,può considerare questa una povera eredità,un succedaneo di quella maiuscola Politica che doveva cambiare il destino degli uomini e che disegnava su un’ideale carta geografica i confini del Bene e del Male.E tuttavia se non sono io per gli altri,chi sono io? E se non ora quando?. Una povera eredità? Non tanto povera,non tanto piccola,affidata a coloro che lasciano la Casa per costruirne una nuova.