Sfogliato da
Tag: di me

Profondità illusoria (due giorni a Palazzo Spada)

Profondità illusoria (due giorni a Palazzo Spada)

palazzo spada

A Palazzo Spada oltre che la bellissma  Quadreria ( tre saloni di dipinti e piccole sculture nella tipica sistemazione settecentesca ) c’è la Biblioteca del Consiglio di Stato.Le due giornate impiegate in una ricerca per motivi professionali, sono state anche l’occasione per apprezzare la Galleria Prospettica del Borromini  visibile al di là della vetrata della Sala delle consultazioni.Lavorare al cospetto degli effetti ingannevoli ( la galleria sembra essere lunga una cinquantina di metri invece che i nove effettivi) tanto amati dal cardinale Bernardino Spada (altri stratagemmi illusionistici sono presenti negli affreschi delle sale ai piani superiori) è stata un’esperienza piacevole e finanche vacanziera se si pensa alla possibilità di prendersela comoda, organizzare i tempi e dividersi, nelle pause, tra la  quadreria con i Guido Reni e i Gentileschi e i bar intorno a Piazza Farnese.Il divieto assoluto di scattare foto mi ha impedito di conservare un ricordo personale di queste due giornate trascorse nel silenzio perfetto di un luogo austero con vista su un’ambiziosa quanto illusoria ( e vagamente ridicola a ben pensarci ) fuga di colonne. (nell’illustrazione la prospettiva ripresa dalla biblioteca)

Le costole di Adamo ( Zia, cos'è lo scalone?)

Le costole di Adamo ( Zia, cos'è lo scalone?)

Non è vero che in certi momenti tutta la vita ti passa davanti.Nei pochi secondi che trascorrono tra il colpo e la consapevolezza di avercela fatta, non c’è posto per  il cinemascope autobiografico , c’è da uscire dalle lamiere e pensare agli altri.Meno male alle cinture, agli airbag (ma quanti sono?) e al fatto che a casa mia i bambini viaggiano sul sedile posteriore fino a venticinque anni.Così lei, la nipotina, ed io, fuori citta, di ritorno da un compleanno , ce la siamo cavata,tutto sommato, con poca spesa : qualche livido, un po’ di paura, tre costole rotte,la macchina distrutta e i programmi estivi da rivedere. Incolpevole io (non me lo sarei mai perdonato). La piccola fortunatamente illesa  - Zia, cos’è lo scalone ? – aveva chiesto qualche secondo prima del botto.

La lanterna magica

La lanterna magica

Ingmar Bergman set 1957

Bergman metteva in riga i miei migliori (e scomposti) istinti di spettatrice.I suoi film non lasciavano molto spazio alla fantasia, ne’ alla riflessione, ne’ alla fuga .Faceva, diceva, esprimeva tutto lui .Ogni volta – che rabbia – era sufficiente sedersi e guardare.E ogni volta l’intreccio consueto: immagini e dialogo in perfetta alchimia, risultavano esaustivi. Cos’ altro si sarebbe potuto aggiungere a Sinfonia d’autunno a Fanny e Alexander al Settimo sigillo a Scene da un matrimonio o al Posto delle fragole? Proprio nulla . Per questo nonostante il sentimento di profondo rispetto e la consapevolezza di essere al cospetto di autentiche opere dell’ingegno,io Bergman non l’ho mai davvero amato.Però non ho perso un suo film, ne’ una sua produzione televisiva,ne’, quando è stato possibile,una sua opera teatrale.Capitava a me ciò che spesso accade con quelle persone che si stimano moltissimo .ma alle quali ,per pudore, non si riesce a dare del tu.

Nell’illustrazione Ingmar Bergman sul set di Settimo Sigillo

La traccia aperta di una ferita

La traccia aperta di una ferita

 

 

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita

Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)

Carlo quand’era un ragazzo

Carlo quand’era un ragazzo

Ricordiamo Carlo Giuliani con una foto diversa da quelle  in cui è abitualmente ritratto : riverso sul selciato di Piazza Alimonda in un lago di sangue o mentre sposta i cassonetti in via Caffa o mentre osserva  il corteo che  sta scendendo da via Tolemaide. Non è tanto la vista del  sangue, elemento, del resto, immancabile nei filmati e nelle immagini che raccontano  quei giorni a Genova, quanto l’aria indifesa accentuata dalla magrezza e dall’essenzialità dell’abbigliamento.Un corpo privo di vita che ispira una pietà meritevole del più stretto riserbo. Noi abbiamo fatto molto poco per Carlo e per i suoi tenacissimi genitori, ne’ sappiamo al momento se la tanto auspiacata Commissione d’ Inchiesta sui fatti inerenti alla sua morte,vedrà mai la luce.Promettiamo,c’impegnamo ma poi ..non solo da noi dipende…nel frattempo conserviamone una memoria affettuosa.Carlo non è vivo tantomeno può lottare in mezzo a noi. Sia questa la terribile presa d’atto.L’unica che ci suggerisce di chiedere giustizia.