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Avete rotto

Avete rotto

Abitualmente non nutro troppo entusiasmo per Gramellini, il suo stile troppo allisciante, saggio e piacionico, mette a dura prova il mio istinto di lettrice. Infatti oggi,  cercando altro, ho comperato La Stampa e  Questo  articolo , mi  ha molto indignata. Ecco perchè :

Io non so se sopravviva un genere di maschio chiamiamolo da terza via, quello cioè che considera la seduzione come un fatto intimo, in cui gl’interessati – e non le masse sapientemente addomesticate da periodici e trasmissioni specializzate – si accordano più o meno tacitamente, senza ricorso a formule precotte di tacchi, ritocchi, spacchi e minigonne. Soprattutto senza moralistici incasellamenti e discriminazioni, e, per piacere, senza nemmeno troppo dispiego di terminologia d’antàn,  misteri  femminili e coltivazioni intensive di sogni oltre la passerella. Concetti ammuffiti.

Insomma, se nemmeno nel settore e in quelle circostanze, si può essere se stessi e dunque liberi, allora quando?

Per storia personale e forse educazione, a me costa un grande impegno rimanere indifferente rispetto a quel che sta succedendo. Usi, costumi, abbigliamenti e/o atteggiamenti sopra  e fuori le righe, niente è nuovo e tuttavia sono le particolari circostanze a determinare meraviglia e in alcuni casi, scandalo.

Ad ogni buon conto, penso anche che sia sin troppo facile bollare come volgari, ignoranti e sguaiate quelle ragazze. C’è  di più in queste storie, tanto da far apparire le mise o l’eloquio come un fatto di assoluta marginalità. 

Credo che almeno un tentativo di uscire fuori dalle modalità del giudizio sommario, vada compiuto, particolarmente quando ciò che appare così invariabilmente  clichè da imporre, al contrario, la buona abitudine del sospetto. E poi l’accusa di volgarità è un vecchio trucco, un buon paravento dietro al quale si nasconde il timore di passar per moralisti. Tutti maestri di stile al cospetto della ragazzotta di provincia overdressed. 

Mentre invece mi  sembra tanto più volgare e sguaiato chi coglie l’occasione per i discorsetti di circostanza, chi  contrappone a quel modello femminile, un altro ritenuto più virtuoso e intrigante – a me una raccolta di firme per abolire il termine dal vocabolario, per piacere – solo perchè lascia intravedere la coscia invece che sbattertela in faccia. O perchè entra in Comunione ( si, e Liberazione) invece di presentare richiesta di concessione edilizia per i propri terreni al paesello. 

E meno male che una volta c’era da scegliere tra essere madonne o puttane. Adesso pare proprio che non ci si salvi, con tanto di prontuario per sedurre l’uomo colto e raffinato che – sappiatelo –  è taaaanto diverso da quei cafoni al potere. Niente microgonne prego, meglio lo spacco, un po’ di stile, che diamine. Spè che mi ripulisco gli occhi.

A nessuno viene in mente che la donna che ti cammina accanto in genere, tra lavoro casa e pupo da portare a pianoforte o dove va lui, c’ha altro per la testa che stare a compiacere, spacchi o non spacchi, il maschio intellettualmente sensibile di turno. Ogni tanto, cari signori,  perchè non provate l’ebbrezza di farvi piacere una, così com’è? Ovvero come le va di essere. O come può.

Magari lasciare a casa  fantasie prepuberali, si rivela un’esperienza più eccitante del tacco dodici. Su, che ce la potete fare.

E magari, se si sparge la voce, anche quelle volgari lo diventano un po’ meno.

Avete rotto con queste storie. Poi sappiamo come va. Giacchè lo spacco o l’intravedo e non vedo dei miei sgabelli, altro non è se non  la ciliegina sulla torta che si tira in ballo quando la torta non c’è. Crescete una volta per tutte. E, se del caso, curatevi. Ne trarremo tutti, donne e uomini, gran beneficio.

Nell’illustrazione un particolare da  Madame Marcotte de Sainte Marie di Ingres.Un grande dipinto ( Louvre)

Che barba che noia che rabbia ( quei bravi ragazzi)

Che barba che noia che rabbia ( quei bravi ragazzi)

L’ultima borchia al ritratto di famiglia prima dello scioglimento del partito – che avverrà sabato prossimo –  la scolpisce Bruno Vespa schierando in studio cinque esponenti AN di differenti generazioni e tre giornalisti  – Pansa, Feltri e  Sansonetti – a garantire pluralismo e a commentare il tutto.

Certo, per costruire un’immagine dignitosa al Movimento Sociale – antesignano di Alleanza Nazionale –  che fu fondato nel 1946 da un gruppo di ex repubblichini, non è sufficiente un semplice sforzo di fantasia ma per quanto riguarda il conduttore – che ce vò? – la semplice allusione alle ignominie  compiute dai partigiani – sennò Pansa che ce sta a ffà? – e alle relative persecuzioni – mica provvedimenti dei tribunali   all’indomani della liberazione e oltre,  basta e avanza per riequilibrare il quadro fornendo ampia motivazione . Insomma tra fucilatori e fucilati, sostenitori delle leggi razziali e no, è tutta una gran marmellata dei tempi lontani. Riconciliamoci.

Le persecuzioni e il famoso arco parlamentare restano al centro dei primi cinquanta minuti di trasmissione perchè – concorda anche Pansa – i missini furono di fatto emarginati dalla vita politica italiana, con grave danno per la Democrazia e per noi tutti.

Flebili  allusioni agli appoggi esterni di certi governi – vedi Tambroni – tra i più illuminati di cui questo paese ha potuto disporre, non scalfiscono la granitica  tesi della conventio ad escludendum .

Non parliamo poi delle  ripetute violazioni alla legge Scelba o i reati di attentato alla Costituzione o Istigazione all’insurrezione armata, in carico a Giorgio Almirante e che tennero impegnati Giunta delle autorizzazioni a procedere e Parlamento fino a tutto il 1974 . Ovvero il fatto che l’ MSI ispirasse i propri modelli a quelli dei regimi  reazionari di   Salazar, Papadopoulos e Franco e che da ultimo, inneggiasse ad Augusto Pinochet senza nessun  pudore.

Infatti non se ne parla. Ci prova Sansonetti ma con poco esito.

Più che una lustratina all’immagine con abbondante dose di omissis, sembra direttamente un’ opera di   Falsificazione. Del resto, esaurito l’alibi  dei crudeli partigiani, forse che non s’erano materializzate nel frattempo le Brigate Rosse? E dunque. Tutto torna. Le radici sono salve.

Peccato che la nascita delle  BR risalga al 1970 e che già dall’ aprile 1968, Giorgio Almirante, padre nobile del partito,  avesse personalmente guidato una squadraccia da 200 mazzieri reclutati nelle palestre di Caradonna, per ripulire la Sapienza occupata dai rossi. Che poi erano i ragazzini delle scuole medie superiori convenuti per uno sciopero. Proprio il  16 di marzo,  stessa data della trasmissione.Tante volte il destino… Ma su questo, buio totale.

Peccato che i perseguitati della generazione di mezzo, bravi ragazzi, tutti covo del Colle Oppio a Roma e casa di Julius Evola a Corso Vittorio, a far ballare i tavolini a tre gambe oppure a farsela con gli stragisti, i massoni, le spie e i cultori dell’alchimia e della cabala, avessero per la testa ben altro che le Brigate Rosse alle quali sopravvissero oltre il 1989, data dell’ultima prodezza conosciuta del primo cittadino.

Ma nemmeno di tutto questo si fa cenno e in men che si dica, archiviata la Roma clericofascista dei bracieri accesi e delle mimetiche per commemorare i nostri morti – se l’iconografia non è decadente che gusto c’è  ci si ritrova in men che si dica proiettati a Fiuggi e a Gerusalemme. Fini monda il partito dai peccati suoi, le persecuzioni sono finite e si comincia a risalire la china. Come se avessero mai smesso.

Ovvio che lo sdoganamento definitivo avviene ad opera di Silvio Berlusconi che inaugurando un supermercato della Bassa, dichiara che se fosse stato romano, tra Fini e Rutelli, avrebbe votato Fini. E’ il segnale.

Tutta qui la favola bella della Destra Buona le cui bravate altro non sono se non il riflesso delle malefatte della Sinistra Cattiva. E se tutto è dimenticato già da oggi, chissà cosa sarà di un passato non certo limpido quando, a fusione avvenuta diventeranno un sol partito con quelli del PDL.

Con un solo leader – loro non hanno problemi di contrasti tra Fini e Berlusconi – Una sola anima – loro non sono come il PD – Una sola identità – infatti tra destra sociale e  liberali, infondo che differenza c’è? - Un solo Pantheon – hanno anche quello – dal quale non sono esclusi Gobetti e Flaiano, Fellini e Leone. Tanto sono tutti morti, più che rivoltarsi nella tomba, non possono.

Meno male che l’ora è oramai tarda e la disinformazione può raggiungere solo i fascisti senza speranza e gl’insonni, dato che chiunque provvisto di buona memoria è rimasto senza parole, mentre spera in una presidenza RAI decisionista o in un qualche accidente che tolga a Vespa almeno la metà dello spazio che malamente occupa.

Nell’illustrazione Almirante alla Sapienza, sulle scale del Rettorato,  si compiace della spedizione punitiva

Tutti sanno benissimo

Tutti sanno benissimo

Gianni Alemanno sa benissimo che lo stupratore di Fiumicino, scontando la misura cautelare a casa propria, è tecnicamente in stato di detenzione, sottoposto cioè a limitazoni quali il divieto, ovviamente, di uscire di casa ma anche di ricevere visite, telefonare, usare internet. Non gli pioverà nella cella, ma questo, io spero  sia (ancora considerato)  inauspicabile per qualsiasi detenuto. Comunque l’indagato non si trova in Hotel e men che meno a piede libero come ambiguamente ha lasciato intendere qualche giornale e lo stesso sindaco che nondimeno tralascia occasione pubblica  per lamentarsi del lassismo e della manifesta ingiustizia della decisione del magistrato. Un’istituzione che si schiera contro un’altra istituzione. Alè.

Angiolino Alfano sa benissimo che gl’ispettori, inviati presso il tribunale, battendo con scrupolo la grancassa, altro compito non hanno se non di verificare sulla correttezza procedurale, dunque NON entreranno nel merito delle scelte, ma i passaggi di natura tecnica che quelle scelte hanno contribuito a determinare, controlleranno. Questo vuol dire che a meno di grosse castronerie, le decisioni assunte,  rimarranno tali. Cionondimeno, dichiarandosi anch’egli assai preoccupato per l’avvento di tutto  questo clima da manica larga, lavora su impossibili aspettative mentre,  invece di riflettere su possibili modifiche alla legge, corre in Parlamento, insieme ad altri preoccupatissimi, per far approvare la legge sulle intercettazioni. Che poi è quel che più interessa in questo momento.

Franco Frattini sa benissimo che una volta acclarata la colpevolezza dei cittadini romeni indagati per lo stupro di Guidonia, gli stessi potranno scontare la pena in Romania, a patto che consentano al proprio trasferimento in quelle carceri. Cionondimeno con molta enfasi annuncia che appena possibile – cioè dopo tre gradi di giudizio – i colpevoli saranno accompagnati oltre frontiera, come se il trattato di Strasburgo del 1983, non esistesse.

Antonio Di Pietro sa benissimo che le eccezioni di incostuzionalità  sollevate sul Lodo Alfano non sono affatto scontate, che in merito pende il parere della Consulta e che il Capo dello Stato, per quelli che sono i suoi poteri,   non poteva far altro che promulgare quella legge. Sa anche che, in altra circostanza e precisamente in occasione della bagarre tra le Procure di Catanzaro e di Salerno, l’intervento di Giorgio Napolitano, che sarà pure un uomo d’età ma appare tutt’altro che sonnecchiante, è stato salvifico di una situazione che già deteriorata, rischiava il parossismo.  Cionondimeno non gli pare il vero, quando è possibile, di attaccare il Presidente, spesso con espressioni offensive ed ambigue. Stessa sorte subiscono il CSM organo di autogoverno e l’ANM ente di tutela e rappresentanza, per aver disposto il trasferimento del magistrato Apicella, gli uni e per non essersi opposti al medesimo provvedimento, gli altri. La Consulta curiosamente viene lasciata fuori dalle invettive . Tornerà buona per un’altra volta.

Si dirà che in politica è scontato seppur riprovevole, l’uso strumentale della mezza verità – quando non del falso – per il raggiungimento di un tornaconto. Nei casi in questione, il tentativo di speculare sul clima d’incertezza è evidente. Chi è al governo e sta per varare una riforma della Giustizia che presumibilmente vedrà limitata l’autonomia della magistratura e chi è all’Opposizione ed è sempre in famelica ricerca di facili crediti.

 Qui però non si tratta in nessun caso di tutelare l’interesse dei cittadini alla sicurezza o ad una giustizia che funzioni, ma in maniera poco responsabile di aumentarne le ansie e le paure.

Poichè nessun provvedimento si sta assumendo ne’ è in calendario, sulla misura cautelare, ne’ sulla velocità dei procedimenti, ne’ sulla riforma del codice. Quanto alle Forze dell’Ordine, dati i consistenti tagli alle risorse loro destinate, c’è da credere che più di quel che fanno, sarà difficile riescano a fare.

Ergo, i cittadini – e ahimè le vittime – dovranno accontentarsi delle dichiarazioni di Alemanno, di Alfano e di Frattini. Al più potranno consolarsi, accendendo il televisore che a getto continuo rimanda  le sequenze del tentativo di linciaggio di Guidonia. Anche quello sapientemente utilizzato per reclamare una severità che si sa in partenza impraticabile, nei confronti dei colpevoli s’intende. La folla inferocita serve.

Marietta monta in gondola

Marietta monta in gondola

gondolaromegiftshop_2021_11089450Poichè di qui a un mese, c’è una tornata di scioperi da riempire buona parte delle caselle del calendario, ieri sera Bruno Vespa, per giusto contrappeso, ha creduto bene di celebrare le gesta del governo in carica. Convocati alla bisogna :  il ministro più mediatico e operativo che c’è ( non so se sia ancora il più amato o se sia stato soppiantato da altro personaggio) , l’esponente dell’Opposizione più educato del mondo, la segretaria del sindacato idealmente più contiguo al governo, il direttore del giornale di centro sinistra più charming e moderato del panorama editoriale e infine un attore di tutto rispetto in veste di comico, perchè un tocco d’ironia ci sta bene, ma che in quel contesto, poichè tutti i posti erano stati occupati, gli è toccato sedersi dalla parte del torto e ricoprire lui da solo, l’ingrato compito dell’Opposizione intransigente.

Ovviamente si è parlato di pubblico impiego quindi dell’unico inconveniente in materia : i fannulloni e i furbacchioni. Sono state mostrate code agli sportelli, lunghe da qui a lì e sotterranei di pubblici edifici ingombri di documenti abbandonati e sporcizia.Tutta colpa degl’inetti impiegati che invece di ripulire, vanno in vacanza al mare per curarsi l’artrosi, esibendo certificato di malattia. Dei dirigenti mai.

Mentre invece, nelle situazioni definite "di eccellenza " – asl  di Siena –  è stato intervistato un bel Capo, tirato a lustro, che con l’occasione, si è beccato tutto il merito e anche gli elogi del gentile pubblico.

Contro il malcostume, una serie d’interventi messi a punto dal ministro che  avrebbero riportato sul posto di lavoro parecchi latitanti. Come se questo di per sè bastasse a riqualificare i servizi che, qualora mal funzionanti per questioni strutturali , continuerebbero ad essere tel quel, con buona pace  dell’organico cosidetto lordo, in servizio effettivo permanente.

Ma vaglielo a dire a chi,  senza la presenza di un qualunque  nemico da abbattere, non riesce nemmeno ad emettere una circolare.   Tuttavia, non sono mancati momenti toccanti, come quando al ministro sono state mostrate le immagini – carramba che sorpresa !- di un servizio girato nella  sua Venezia, corredate da interviste ai di lui congiunti e al vecchio maestro (unico), più una serie di foto sbiadite con assorimento di care memorie  a piacere. E poichè l’attività della famiglia Brunetta era, in tempi andati,  concentrata in una rivendita di souvenirs, anche la bancarella relativa. Tutto ciò, mentre scorrevano le immagini sovrimpresse dell’interessato  (più visibilmente che mai) commosso. Con l’occhio lucido dal quale sgorgavano incontenibili,  autentiche lacrime. Eh si. Son momenti… meritevoli, come se non bastasse, di un  colpo di scena a suggello: l’ingresso in studio di una vera gondoeta (de plastica, ostrega) , con le lucine e i fregi d’oro, proprio uguale a quella che si vendeva nella bancarella di cui sopra. Il ministro ne ha sin illustrato i difetti di fabbricazione, azzardando un giudizio estetico – orribili – Che gusto impeccabile, avranno osservato gli spettatori . Sipario, applausi, titoli di coda.

Ma se le cose stanno così, perchè perdersi in inutili scervellamenti :  cioè, se dal punto di vista dell’informazione sia più efficace il docu drama, l’infotainment o lo stile minimal di Report. Porta a Porta è la sintesi al basso, di tutti questi generi: più lo spirito dei documentari celebrativi di Leni Riefenstal, della telenovela, della fiction, del noir e del fantasy. Manca l’animazione, ma il vignettista organico, è già sul posto ad annunziare altre rivoluzioni.

Un Oscar, un premio, un riconoscimento, al montatore che affianca i palmizi della vacanza  presunta a sbafo, al sotterraneo dell’ufficio ingombro, è do-ve-ro-so. Perchè quello che si vede alla sera tardi sul primo canale, è cinema, mica storie. Un altro premio, per piacere,  a chi ha redatto il servizio " Chi è davvero il ministro ", riuscendo ad omettere quella non trascurabile parte della sua  biografia, in cui è stato consulente economico dei più dispendiosi, dal punto di vista della spesa pubblica, governi presieduti da Bettino Craxi. 

 Altro che impassibili osservatori e giuste distanze, altro che separazione tra fatti e opinioni. Sbagliano quelli che pensano di poter capire l’aria che tira, anzi lo Zeitgeist, privi dell’ausilio di quell’importante strumento che è la trasmissione di Vespa. L’informazione è tale se dimostra la tesi con i fatti . Ma tutto il programma – in questa circostanza, quasi  privo di contraddittorio – è stato confezionato per far credere allo spettatore che i fatti fossero  le palme connesse all’immondizia dei sotterranei, con qualche raro esempio di buon funzionamento ( peraltro molto costoso, come è stato sottolineato, trattandosi di un ‘amministrazione di sinistra, una stoccatina ci voleva ) Mentre invece tutto ciò è solo una parte infinitesimale di una realtà che magari è assai più drammatica – chiunque munito di buon senso sa che non basteranno provvedimenti  a caso, a sanarne le storture –  ma che comunque non è quella rappresentata.

Ma il vero dramma in questi frangenti, consiste nella difficioltà di sobbarcarsi l’onere di un contraddittorio, pena la noia dei distinguo,  acuita dal  contesto ottimista, entusiasta e fringuellante o peggio l’essere  tacciati per difensori dei disonesti, da espedienti dialettici assai in uso presso gli esponenti dell’attuale governo. Mai vista la Polverini camminare sulle uova come ieri sera. Polito, piazzare un timido concetto ogni mezz’ora e l’esponente dell’Italia dei Valori offrire collaborazione su tutta la ruota. Manco fossimo alla cena della Vigilia.

Ne’  è stato sufficiente il talento di un Paolo Villaggio – troppo raffinato – per contrastare la rozzezza dell’orchestrazione . E se nemmeno la satira riesce a smontare l’impalcatura, siamo messi male.

Infelice deriva del servizio pubblico che non riesce a darsi regole quando si tratta d’informazione ( non vale solo per Vespa) e che comunque fa della manipolazione un principio guida. Si dirà che esistono altre trasmissioni in Rai, ma il rigore della Gabanelli o di Iacona non riescono ad essere un reale contrappeso a certe forme di depravazione, oramai giunte ben oltre l’esaltazione della politica-spettacolo.

Sed è una terrorista ( les liaisons dangereuses)

Sed è una terrorista ( les liaisons dangereuses)

V day

Ho frequentato le scuole insieme a molti ragazzi che di lì a breve, avrebbero aderito  alla lotta armata, con alcuni  ho intrattenuto relazioni superficiali, di altri sono stata amica. Quando me ne è stato chiesto conto, ho dimostrato non solo la mia contrarietà all’uso della violenza ma anche la mia completa estraneità a qualsiasi fatto criminoso avesse visto il coinvolgimento dei miei conoscenti e i miei amici. In ogni caso si è potuta appurare la mia inconsapevolezza. E’ tardi oramai per coltivare aspirazioni a cariche pubbliche, tuttavia quando si parla di me, non m’interessa che siano taciute le mie relazioni ma vorrei che, insieme ad esse,  si precisassero fatti e contesti. Ecco perchè :

E’ un fatto che Renato Schifani abbia intrattenuto relazioni con Nino Mandalà, futuro boss di Villabate, nel 1979, come pure è vero che dopo vent’anni  Mandalà venne accusato di mafia. Ed è ancora vero, linguaggio colorito ed epiteti gratuiti, a parte, quello che dice Travaglio e cioè che i fascistelli di destra e di sinistra e di centro che mi attaccano ancora non hanno detto cosa c’è di falso in quello che ho detto.Credo infatti che nemmeno Schifani abbia mai negato le relazioni  di allora. Eppure questo per Travaglio è sufficiente per convincere il pubblico che il presidente del senato sia in odore di collusione con la mafia. Esattamente come chi scrive potrebbe essere stata in odore di terrorismo.Travaglio racconta fatti ma non dice che delle presunte connessioni mafiose di Schifani non si parla semplicemente  perchè ulteriori approfondimenti non hanno condotto oltre quella relazione del 1979. Il metodo mi ricorda vagamente quello adottato con Mastella. L’imprenditore vorrebbe un appuntamento col politico – evento abituale e di per sè innocentissimo – e da ennesima intercettazione si apprende che lo sventurato rispose "Mandamelo". Tanto basta per imbastire un paio di trasmissioni su presunti intrighi del politico con l’imprenditoria. Ecco qui che il giornalismo, soi disant, d’informazione, diventa immediatamente  giornalismo d’opinione. Tanto basta per collocarsi a buon diritto nelle pagine più ambigue del  Costume Nazionale rompendo il paradigma travagliesco della tutela dei cittadini da una stampa e da una televisione  mercenaria o asservita al potere. E se si vuole un’idea di quanto sia socialmente utile un simile metodo, basta fare una ricognizione dei blog in cui sulla scorta di quanto sostenuto nella trasmissione Che tempo che fa, già si afferma di essere governati senza più speranza e senza tutela dai mafiosi. L’ultimo divertimento in città è disperarsi senza vedere mai una via d’uscita. Se invece si volessero tirare le somme su quanto di utile ha prodotto il furor di popolo derivante dalle denunzie della scorsa stagione, basterebbe guardare l’elenco dei parlamentari e le new entry per capire che simili operazioni sono strutturate per lasciare le cose come stanno. Non promuovono cambiamento, in compenso producono senso d’impotenza e frustrazione. Queste agenzie del risentimento lavorano ad un cattivo giornalismo,ne fanno una malattia della democrazia e non una risorsa. Si fanno pratica scandalistica e proficuamente commerciale alle spalle di un’energica aspettativa sociale che chiede ai poteri di recuperare in élite integrity,in competenza,in decisione.Trasformano in qualunquismo antipolitico una sana e urgente,necessaria critica della classe politica istituzionale ( Giuseppe D’Avanzo. La lezione del caso Schifani. Repubblica del 13 maggio 2008 ). Abbiamo davvero bisogno di tutto questo? E soprattutto possiamo tollerare che nel servizio pubblico si giochi con la buonafede di chi, inconsapevole dei fatti, si mette in ascolto per saperne di più ? Quale libertà è stata offesa se non quella del pubblico che, oltretutto, paga il canone?