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Tag: La fabbrica del cinema

Carissimi cineasti italiani…

Carissimi cineasti italiani…

E’ andata come doveva e alla fine ha prevalso, non tanto il buon senso, quanto una strategia differente, più articolata ed incisiva. Niente  blocco della Mostra ma il trasferimento armi e bagagli,  della protesta al Lido. Niente black carpet (malaugurante) almeno per ora. Niente arrampicate sugli schermi per impedire la proiezione, niente tonanti invettive lanciate dai medesimi – Ieri a Parigi noi filmavamo con le nostre macchine da presa volti insanguinati di studenti e operai, e voi qui  continuate con le vostre piccole mondanità, con le vostre critiche meschine su opere imbecilli – che tutta quella roba lì, è acqua passata.

Mostra si, mostra no. Per analogo dilemma o quasi –  raccontano quelli che c’erano e ancora sono alla testa dei tumulti    -  si discusse, qui da noi,  quarant’anni fa, ma allora il fronte della contestazione era  spezzettato ed indebolito da perplessità illustri. Non fu Cannes. Lo si è ricordato in questi giorni di frenetiche assemblee, come un momento di autolesionismo, insomma una  mezza sconfitta.

Oggi al cospetto di una  situazione ben più grave, il Movimento Emergenza Cultura Spettacoli Lavoro, MoVem09, che coinvolge tutti i lavoratori dello spettacolo, non solo gli artisti e gli autori, punta al cuore del problema, reclamando non solo gl’investimenti necessari ma una legge di sistema che garantisca vitalità al settore  più trascurato e colpito dalla politica dei tagli, quello della cultura.

E così ieri l’altro, la conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia numero 66, temporaneamente occupata dai contestatori, è diventata  l’occasione  di durissimi comunicati –  prima letti e poi, ridotti a coriandoli, lanciati verso la platea – e di irresistibili gags. Come la pseudo lettera di Bondi recitata da Purgatori, o i contributi del gentile pubblico  – A Müller, si c’hai le palle, chiudi ‘a Mostra –

Ma se intanto Citto Maselli ha cambiato in corsa il titolo del suo film – che da Anni luce è diventato Ombre Rosse – se  Placido è intenzionato a trasformare la conferenza stampa de Il grande sogno in tribuna della protesta, se i precari occuperanno, per tutta la durata della Mostra, la spiaggia demaniale , se il titolo a Venezia una Mostra  rosso shocking risulta il preferito dalle gazzette, qualcosa sta accadendo davvero.

Ottenere risultati concreti non sarà semplice, con l’estate di mezzo e Tremonti irremovibile sul fronte del diniego. Tuttavia tra le altre opportunità, Venezia offrirebbe quella del confronto diretto con gli  spettatori che sono poi l’anello mancante della catena.

I film della Mostra? Ah quelli…avant de partir, al solito.

 

 

I nuovissimi mostri

I nuovissimi mostri

 

 

Se è vero che il cinema si fa col cuore e con le idee – e in queste circostanze sempre si trova qualche bell’ingegno che rifrigge l’antica tiritera – è altrettanto vero che senza quattrini, le idee rimangono nel cassetto e il cuore finisce , se sei fortunato, a battere solo per pochi intimi.

Capita dunque che il Fondo unico per lo spettacolo, da questo Esecutivo considerato – come del resto l’intera partita della Cultura –  voce di spesa e non  investimento, si assottiglia e su iniziativa di Tremonti passa dai 460 milioni del 2008  ai 378 di quest’anno, con buona pace –  anzi all’insaputa, così almeno si giustifica –    del ministro poeta, eternamente attonito, Bondi e degli addetti al ramo, Carlucci e Barbareschi. 

In compenso, nel più puro stile governativo detto della Dissociazione e della Sconnessione,  tax shelter e tax credit,  sono state acquisite. Benissimo. Ma senza adeguati fondi, ciò significa che saranno detassati gli utili di operazioni che non si potranno nemmeno avviare.

Bel colpo. Ricorda un’altra inutile detassazione prodotta all’ esordio di questo governo. E manco male che a Milano – rullino i tamburi e sia dato fiato ai (sempre allertati) tromboni – si aprono gli studi della Cinecittà del Nord. Che senza non se ne sarebbe potuto fare, pena l’avvilimento dato da overdose  di  visione romanescocentrica della vita, di tutti i cittadini di Quarto Oggiaro e dintorni.

Le speranze di veder almeno ripristinato l’antico stanziamento, sono così esigue da imporre la mobilitazione dell’intera categoria. A  rischio gli spettacoli, la cultura, una delle più forti possibilità di ripresa e  duecentomila posti di lavoro. Così, lunedì scorso, manifestazione con attori registi e maestranze davanti a Montecitorio ampiamente documentata dalla stampa e ieri sera, delegazione ( ristretta e prestigiosissima) a seguire i lavori Parlamentari.

Per il resto, i vari comitati dovranno discutere e concordare le iniziative, dunque lo sciopero a oltranza e si parla, pur con qualche perplessità di bloccare il festival di Venezia ( Roma, no? Essù.. due piccioni con una fava).

Ma il fatto che colpisce di più in questa chiamata alle armi sotto la canicola – lunedì a Roma, si bolliva –  è l’assoluta disinvoltura dei maestri Montaldo, Scola, Maselli, Lizzani, Monicelli.

Li si penserebbe  stanchi, non tanto per età – il cinema, come è noto, allunga la vita di chi lo fa e di chi lo ama – ma perchè di queste scalate a Montecitorio, per dirla con Montaldo, sono zeppe le cronache dagli anni 60 in poi. E invece niente, qualcuno di loro addirittura tira le fila dell’organizzazione, altri discutono animatamente, si fanno sentire, non mancando ad uno solo degli appuntamenti.

D’altronde come astenersi : sotto i loro (e i nostri occhi) sta accadendo qualcosa che oltrepassa e perfeziona il feroce Immaginario che portò diritto alla realizzazione di opere come i Mostri, Boccaccio 70 e di tante altre commedie dette all’italiana. Se dovessero sentirsi superati anche solo per un attimo, non potrebbe essere altro che per questa Realtà che ci è toccata in sorte e che ha scavalcato anche il peggiore degl’incubi a 26 fotogrammi il secondo.

Nell’illustrazione Citto Maselli, Cristina Comencini, Mario Monicelli nelle tribune di Montecitorio

Bellissime ( finalmente )

Bellissime ( finalmente )

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A partire da lunedì 6 luglio sulla terza rete, ore 23.55, la Rai trasmette in cinque puntate settimanali  Bellissime e Bellissime 2 di Giovanna Gagliardo. Un documentario nato  da un lavoro paziente e meticoloso  di ricerca e collazione di immagini di repertorio, filmati, fotografie, canzoni, interviste che ricostruiscono il percorso evolutivo delle donne, dai primi anni del secolo scorso fino ad oggi.

A Giovanna Gagliardo, intellettuale, regista documentarista sceneggiatrice , si devono lavori  importanti – il bellissimo  Maternale, Caldo Soffocante, Via degli Specchi, più una serie di film scritti e diretti insieme a Miklos Janksò –  Vizi Privati e pubbliche virtù, La pacifista, ed altri

Bellissime, tra i tanti meriti,  annovera quello di esporre i fatti con la nettezza e la lucidità del punto di vista femminile, oltre a costituire un indispensabile e ragionato strumento di conoscenza per coloro che, troppo giovani ( o troppo distratti), hanno una visione del movimento delle donne come fenomeno folclorico strappato da un contesto di cui invece è stato profondamente parte. Non perdetelo ( particolarmente la prima parte, attualmente introvabile in Dvd)

( nell’illustrazione, la bellissima Giovanna Gagliardo)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

 


Dietro una porticina segreta  nella nuova casa in cui Coraline & Famiglia si sono da poco trasferiti, si apre un tunnel  e in fondo al tunnel , si scopre l’esistenza di una dimensione parallela, un universo speculare in cui tutto appare più bello. Un mondo   perfetto, che sarà divertente conoscere, del quale sarà facile entusiasmarsi, ma che – come in ogni favola che si rispetti –  non tarderà a rivelarsi in tutta la sua  pericolosa illusorietà.

Coraline vi troverà genitori più premurosi, condiscendenti e simpatici dei suoi, vicini di casa più cordiali  e persino un paesaggio dai  colori più vividi. Ma per poter  rimanere in questa dimensione felice, le verrà richiesto un pegno terribile. 

La ragazzina dovrà così far ricorso a tutta la sua inventiva e  al suo coraggio per liberarsi dalla trappola in cui si è lasciata trascinare.

Alice nel paese delle meraviglie ma anche l’Invasione degli ultracorpi e tanto altro ancora, in questa favola confezionata con modalità avveniristiche mescolate a tecniche artigianali -  potenziate dallo stereo 3D più  animazione stop motion – ma tradizionalisssima nei suoi aspetti narrativi terribili e nel suo messaggio edificante sul coraggio, sulle false illusioni e sulle aspettative indotte. Un contrasto di grande impatto per definire meglio  il tema chiave del guardare il mondo ad occhi aperti. Spalancati.

Tratta dall’omonimo libro del prolifico Neil Gaiman, Coraline è un film raffinatissimo, lavorato con cura minuziosa. Da vedere e rivedere possibilmente nei cinema attrezzati.

(In questo  Trailer  vengono spiegati i trucchi del film.)

Coraline e la porta magica è un film di Henry Selick. Con Dakota Fanning, Teri Hatcher, Ian McShane, Keith David, Jennifer Saunders, John Hodgman, Dawn French, Robert Bailey Jr., Aankha Neal, George Selick, Hannah Kaiser, Harry Selick, Marina Budovsky, Emerson Hatcher, Jerome Ranft. Genere Animazione, colore 100 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Universal Pictures

 

Disastri & Disastri

Disastri & Disastri

Un film che parla di morte, destino e felicità con ironica delicatezza, riuscendo a non  essere mai deprimente, merita ogni considerazione. Così devono aver pensato anche le giurie dei numerosi concorsi sparsi per il mondo che nei ben quattro anni di attesa – il film è del 2005 – prima di arrivare nelle nostre sale, hanno decretato a questo Look booth ways dell’australiana Sarah Watt, ogni possibile riconoscimento. 

 Look booth ways –  Amori e disastri –  titolo metaforico ispirato da un cartello stradale. In un torrido  week end ad Adelaide, s’incrociano i destini del fotografo  che scopre di avere un cancro, dello scrittore scavezzacollo che apprende  della sua terza paternità, dell’artista ossessionata dagli incidenti che ha appena perso suo padre e di un giovane uomo che giocando col suo cane finisce sotto un treno il cui macchinista sebbene incolpevole rischia egualmente un crollo nervoso .

Guarda in entrambe le direzioni  prima di passare, suggerisce il cartello di cui sopra. Preziosa indicazione, qualsiasi sia l’attraversamento da compiere, anche se non è precisamente alla prudenza che  allude l’invito . Piuttosto alle diverse angolature, ai differenti punti di vista e alla stupidità di certi interrogativi  a senso unico che capita di porsi rispetto alle strettoie della vita e che coinvolgono un malinteso concetto di destino e di felicità.

Anche le immagini si adeguano ai diversi registri e così l’estroso talento della Watt si cimenta con inserti di  brani animati e sequenze fotografiche in un mix di realtà e fantasia estremamente piacevole.

Peccato la tardiva distrubuzione in sole diciannove copie – dunque affrettarsi –  questo film meriterebbe di essere visto per alcune sue piccole virtù, non ultima quella di risollevare lo spirito

Look Both Ways – Amori e Disastri (Look Both Ways) è un film a colori di genere drammatico della durata di 100 min. diretto da Sarah Watt e interpretato da Justine Clarke, William McInnes, Anthony Hayes, Lisa Flanagan, Andrew S. Gilbert, Daniella Farinacci, Maggie Dence, Edwin Hodgeman, Robbie Hoad, Leon Teague.
Prodotto nel 2005 in Australia e distribuito in Italia da Fandango