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Tag: La fabbrica del cinema

Il digitale introverso Guevara

Il digitale introverso Guevara


Mai cortese iniziativa  fu tanto celebrata dalla critica come quella del produttore di distribuire un cestino nell’intervallo tra la prima parte – L’Argentino –  e la seconda  – Guerrilla – del Che di Sodebergh. Cinque ore di proiezione possono anche esigere un ristoro a metà del tragitto,  ma in fin dei conti  non si era trattato che di un sandwich e di una bottiglia d’acqua, quantunque adagiati  in graziosa  mise en place. Eppure se ne può rinvenire entusiastica menzione in ogni quotidiano del giorno dopo, addì 23 maggio 2008, alla pagina delle  critiche cannensi, con enfasi più marcata rispetto all’introversa scontrosità di Del Toro – che poi però si rifece con la palma del miglior attore, alla faccia degli inguardabili predecessori Sharif e Rabal –  o della trepidante attesa di un distributore che all’epoca dell’imprevisto dejeuner, non s’era ancora trovato.

Le cinque ore di (autentica e cinematografica) passione allora erano già destinate a diventare due film, per esigenze di sala, ma va da sè che il lavoro non può essere giudicato che nella sua interezza. La seconda parte sarà distribuita qui da noi, il primo di maggio, ma si sarebbe potuta tranquillamente offrire l’opportunità agli spettatori di vedere i due lungometraggi in sequenza, pur mantenendo la distinzione.

Costruita, in parte, adottando la falsariga del libro dello stesso Guevara titolato Sulla Sierra con Fidel – Cronache della rivoluzione cubana, essenziale nella sua digitale bellezza, a siderali distanze da altre celebranti e motociclistiche operazioni, poco trionfale, e retorica nemmeno un po’, ecco servita una delle imprese più anticommerciali mai viste al cinema.

Dunque pregevole, soprattutto nel proposito ben riuscito di  restituire al Che il posto che gli spetta nella Storia. Liberata l’icona dalle fin troppo calde drammatizzazioni e dall’abbrutimento del merchandising, possiamo ritrovare integro lo spessore dell’uomo politico e del soldato, grazie alla particolare attenzione posta  da Sodebergh nel rappresentare  il luogo e i sentimenti che animavano il tempo in cui è ambientato il film. Cronaca di un progetto rivoluzionario, più che di un sogno, seguito minuziosamente e a passo di documentario da una regia tesa a non invadere mai il campo, questo Che rappresenta un diverso modo di affrontare il biopic, più fondato sulla ricostruzione storica  che sulle indagini intorno alla psicologia del personaggio. Probabilmente chi ha definito il film di Sodebergh come qualcosa che Rossellini, Coppola e lo stesso Guevara avrebbero molto apprezzato, non aveva tutti i torti.

 

 

 

Che è un film di Steven Soderbergh. Con Benicio Del Toro, Demiàn Bichir, Santiago Cabrera, Elvira Mínguez, Jorge Perugorría, Edgar Ramirez, Victor Rasuk, Armando Riesco, Catalina Sandino Moreno, Rodrigo Santoro, Yul Vazquez, Ramon Fernandez, Julia Ormond, René Lavan, Roberto Santana, Vladimir Cruz, Sam Robards, Jose Caro, Pedro Adorno, Jsu Garcia, María Isabel Díaz, Mateo Gómez, Octavio Gómez, Miguelangel Suarez, Stephen Mailer, Roberto Urbina, Marisé Alvarez, Christian Nieves, Andres Munar, Liddy Paoli Lopez, Francisco Cabrera, Pedro Telémaco, Milo Adorno, Alfredo De Quesada, Juan Pedro Torriente, Jay Potter, Blanca Lissette Cruz, Laura Andújar, Euriamis Losada, Unax Ugalde. Genere Biografico, colore 126 minuti. – Produzione USA, Francia, Spagna 2008. – Distribuzione Bim

 

Lotta di classe con garbugli in Piccardia

Lotta di classe con garbugli in Piccardia

 

 

Quando Gustave de Kerven  della premiata Delépine & Kervern  arrivò al Festival di  Roma – proveniente da Cannes e San Sebastian e diretto al Sundance, in un continuo mietere premi – a presentare il suo esilarante Louise Michel, storia  surreale –  ma non troppo – della chiusura di una fabbrica in Piccardia, nessuno avrebbe immaginato che di lì a poco, l’idea di rivalersi sui manager per i soprusi patiti e i licenziamenti , sarebbe divenuto per molti  lavoratori, il metodo di lotta del futuro.

Non nuovo a dire il vero, nemmeno qui da noi, visto che quello di sequestrare i fattori mentre i latifondisti si tenevano lontani ed al sicuro, protetti nelle loro residenze cittadine, faceva parte di un protocollo consolidato nelle lotte contadine fin de siécle e oltre. Per non tacer di Valletta e d’altri.

I manager come si sa, non sono i proprietari delle imprese, come i fattori non lo erano delle terre, ma intanto – in circostanze in cui è peraltro difficile stabilire chi sia il proprietario –  ne rappresentano la diretta  emanazione, per di più incarnando il massimo dell’ ingiustizia: quella di essere strapagati indipendentemente dall’efficacia dell’apporto produttivo. Aggiungendo al quadro il caos e la debolezza del sindacato, avremo un combinato disposto di latitanze  e  disagi in cui il dàgli al manager risulta essere l’unico modo in cui rabbia e senso d’impotenza possono esprimersi.

Anche Louise e le compagne, beffate da chi prima di spedirle a casa compera loro nuove divise e con il benservito di una liquidazione da fame, decidono, dopo aver esaminato diverse opportunità,  che l’unico investimento proficuo è mettere insieme il denaro per assoldare un killer e uccidere il boss che nel frattempo si è rifugiato in un paradisco fiscale, non si sa se di lista nera o grigia.

Di qui un susseguirsi di avventure incredibili si consumano sulle tracce del manigoldo. Poichè  non solo Michel, il designato killer,  è  piuttosto maldestro e nondimeno  intruppone mentre la sua coadiutrice Louise, non ne parliamo, ma come se non bastasse, in passato fu  donna e meno male – poi si scoprirà –  perchè anche Louise è stato uomo e da cosa può nascere cosa.

Sorta di western sociale secondo le intenzioni di Delépine & Kervern che hanno messo mano al progetto intenzionati a far sì che i più buoni potessero diventare cattivi e  i cattivi fossero degl’irriducibili criminali.

Un film divertente, piacevole, paradossale,   illuminato dalla presenza di Yolande Moreau, sguardo verde di rapinosa bellezza, attrice prediletta da Agnès Varda – quindi non si discute – , tre César, un vero talento al servizio di un personaggio duro, difficile e vagamente  trash. Da vedere senza pensare ad improbabili istigazioni a delinquere con la consapevolezza che non c’è proprorzione tra la tragedia della perdita del lavoro e di prospettive e  il chiudere a chiave un manager per mezza giornata in una stanza, il più delle volte per costringerlo ad ascoltare ragioni e richieste delle quali sembra non importare più a nessuno. Dedicato dai registi – anarchici – alla comunarda Louise Michel

  

Louise Michel è un film di Benoît Delépine, Gustave de Kervern. Con Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux, Sylvie Van Hiel, Jacqueline Knuysen, Pierrette Broodthaers, Francis Kuntz, Hervé Desinge. Genere Commedia, colore 90 minuti. – Produzione Francia 2008. – Distribuzione Fandango

Cronaca di una morte dimenticata

Cronaca di una morte dimenticata

Un giovane entusiasta che ama  – ed è quindi impegnato a valorizzare – il proprio lavoro, è una mina vagante anche se fa l’impiegato del catasto, figurarsi se ha scelto il mestiere di fare informazione.

C’è un modo dello stare al mondo che non può esimersi dal continuo interrogare ciò che accade. Si riescano o meno ad ottenere risposte, quel modo è vissuto come sovversivo di un ordine delle cose che non è solo appannaggio delle organizzazioni criminali.

Interrogarsi è il primo importante passaggio sul tragitto del costruirsi un’Etica. Se ciò si realizza su scala sociale, difficilmente le cose restano come sono. Per questo chi ha un’etica ed un’integrità,  ha molti nemici naturali ma anche insospettabili detrattori nella tendenza fatalista e distruttiva di quell’entusiasmo che sta alla base della voglia di cambiare.

Giancarlo Siani viene ucciso non solo per l’importanza delle rivelazioni – esito di un lavoro scrupoloso d’indagine –  ma perchè il  suo semplice continuare a stare al mondo, avrebbe infranto più di un teorema, in primo luogo quello che vede la mafia, impermeabile alla giustizia, come  unica, ineludibile prospettiva.

C’è nel film di Marco Risi un linguaggio essenziale e maturo che, dal traveling aereo iniziale ai titoli di coda, molto si adopera nel seguire il filo del racconto, disegnando il ritratto dell’antieroe : un giovane uomo reso vulnerabile dall’età, dalle proprie contraddizioni e dalla solitudine in  un contesto di fatto ostile . Sostenuto in questo, anche dall’interpretazione sfumata ed estremamente rispettosa del personaggio di Libero De Rienzo, il film è alimentato da un continuo conflitto che in virtù di una scelta cinematografica  del tutto  intenzionale  non viene risolto, ne’ sospeso.

Il film non dovrebbe richiamare troppo il confronto con Gomorra, trattandosi di due stili narrativi differenti ma soprattutto di una materia che nell’arco di oltre vent’anni è profondamente cambiata. Tuttavia a Risi, nulla nel settore dei parallelismi fantasiosi è stato risparmiato, nemmeno il raffronto col padre Dino. Ne’ il ricorso all’iconografia di genere, quantunque da quando le telecamere ci hanno mostrato, dopo il loro arresto, le vere abitazioni dei camorristi, non è più chiaro se gli stili prediletti, siano dettati dal cinema o se il cinema si sia ispirato a tali tendenze d’ arredamento.

Va invece dato merito a Risi per la tenacia spesa in una realizzazione che, nel corso del tempo, ha incontrato parecchi ostacoli. Ma soprattutto per essere riuscito nell’impresa di un film non didascalico che nel contempo consente una visione agevole anche da parte di chi, troppo giovane, nulla può sapere di quella stagione.


Fortapasc è un film di Marco Risi. Con Libero de Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra, Gianfranco Gallo, Antonio Buonomo, Duccio Camerini, Marcello Mazzarella, Daniele Pecci, Ennio Fantastichini, Renato Carpentieri, Gianfelice Imparato. Genere Drammatico, colore 108 minuti. – Produzione Italia 2008. – Distribuzione 01 Distribution

Presente passato utopia

Presente passato utopia

Un ingovernabile – ma solo all’apparenza – flusso di ricordi,  dilaga nei centoquaranta minuti di questo racconto epico, implacabile, di dolorosa ed autentica  bellezza. Mentre spazi e tempi  in continuo spostamento danno vita ad una metamorfosi narrativa in cui instabilità e violenza sono rese da un’espressività cinematografica da incubo, Hailé Gerima si rivela un potente narratore, proprio nell’ abile impresa di  dare una direzione precisa ancorchè non meccanica, a quegli spostamenti.

 Storia del ritorno – dopo la deposizione dell’imperatore Selassiè e l’avvento del colonnello Menghistu –  di Anbember che, come molti della sua generazione, ha vissuto e studiato medicina in Germania, speranzoso nel cambiamento e nel  fervore rivoluzionario che percorre Addis Abbeba negli anni 80  e determinato a rendere disponibile al suo popolo ciò di cui si è reso edotto : il suo sapere di medico ma anche quanto  è stato dell’esperienza politica maturata nei movimenti universitari.

  Troverà un paese egualmente preda della violenza, della corruzione e dalla degenerazione ideologica. Rientrerà – dopo essere scampato ad un massacro e costretto ad una pubblica autocritica –  nella Germania dell’est, dove nel frattempo è caduto il muro e dovrà subire un’aggressione neonazista.

Il nuovo ritorno in patria avverrà a ridosso della fuga di Menghistu, cercando rifugio nel suo villaggio d’origine. Ma laddove, tempo addietro era terra rigogliosa ora c’è un  deserto senza pace, percorso da manipoli armati che rapiscono i bambini per farne dei soldati.

Questo è diventata  Teza – l’aramaica rugiada del mattino - regione dell’Etiopia e titolo del film.

 Quand’è così, si arriva a rimpiangere il villaggio dell’ infanzia senza luce elettrica e sin, sull’onda della disperata nostalgia e dei ricordi, a riabilitare il tiranno Selaissiè, anche se solo come fautore del panafricanismo e combattente dell’invasione coloniale italiana.

  Si fa presto a dire La meglio gioventù etiope. L’ottica è completamente differente, anche se la rigidità di certi schematismi che non lascia spazio ad altre sensibilità se non quelle prescritte da un ideologismo devastante, somiglia in qualche modo ad altri errori commessi. Altri luoghi, stesso tempo. Gerima critica apertamente quegli errori della sua generazione.

Un film appassionato e, nel suo genere, militante. Soprattutto un film che pur intriso di cosmica tristezza, non rinuncia alla speranza e all’utopia. Senza l’egida di Hollywood, non si prevedono folle al botteghino. Ma….. chi soffre di mal d’Africa e d’altre patologie connesse, si prepari  a inevitabili ricadute. Quindi si affretti.

Teza è un film di Hailè Gerima. Con Aron Arefe, Abiye Tedla, Takelech Beyene, Teje Tesfahun, Nebiyu BayeDrammatico, durata 140 min. – Etiopia, Germania, Francia 2008. – Ripley’s Film.

 

He’s just not that into you (farsene una ragione)

He’s just not that into you (farsene una ragione)


Se l’unica risposta razionale a molti allarmati dubbi pseudoamorosi, deve essere fornita da Sex and the city o da  un chick flick o da un blockbuster – ma non ci si precipiti, si può attendere tranquillamente l’uscita al noleggio o il passaggio televisivo – qualcosa non funziona in certi modi che le ragazze hanno d’intendere i meccanismi che presiedono la conquista del partner di sesso  maschile.

Ovvero: laddove  lo studio di pur utili strategie da tavolo, comincia ad essere percorso da troppi quesiti destinati a rimanere inevasi, quelli del tipo  perchè non chiama – perché non risponde – perché non mi vuole incontrare –  perché  non lascia sua moglie – e s’impantana in consolatorie improbabili interpretazioni di silenzi, sottrazioni e reazioni che in realtà non hanno nessun bisogno di essere interpretati : He’s just not that into you : La verità è che non gli piaci abbastanza. Può sembrare umiliante ma rischia di diventarlo solo al cospetto del  troppo insistere.

Gli uomini sono meno complicati di quanto non vengano disegnati dalla fantasia femminile con  le sue generose pretese di conferire dignità ad ogni infantilismo. Quando non ad ogni furbizia o mascalzonata.

Non un gran lavoro ma egualmente utile proprio perchè la banalità delle situazioni  è tale da indurre lo scatto d’orgoglio. Ergo, se avete amiche – in primavera poi certe situazioni dilagano peggio di un’epidemia – rose dai dubbi, accompagnatele al cinema oppure –  He’s just not that into you – regalate loro una mattonella con su scritto il tormentone, da piazzare in cucina.

Il vero mistero invece è come abbia potuto Drew Barrymore produttrice, schierare un simile battaglione di dive e divi – infatti non è la recitazione che fa difetto –  convincerli ad interpretare una piéce così gracile da sembrare inesistente. Il cachet, non può essere la risposta, sono in troppi per essersene
aggiudicato uno appetibile. La frase in questione, tratta dall’episodio Il silenzio è d’oro della sesta stagione di Sex and the city è già un must in America e l’immagine della protagonista che per buona parte del tempo fissa un telefono che dopo il primo appuntamento , si rifiuta di squillare, un monito per ognuna.

Divertente il sito del film  con il test : otto passaggi per capire se una coppia può durare ( domande irresistibili)

He’s Just Not That Into You è un film di Ken Kwapis. Con Ben Affleck, Jennifer Aniston, Drew Barrymore, Jennifer Connelly, Kevin Connolly, Bradley Cooper, Ginnifer Goodwin, Scarlett Johansson, Justin Long, Leonardo Nam, Brandon Keener, Sasha Alexander, Morgan Lily, Michelle Carmichael, Trenton Rogers, Kristen Faye Hunter, Sabrina Revelle, Zoe Jarman, Alia Rhiana Eckerman, Julia Pennington, Renee Scott, Chihiro Fujii, Sachiko Ishida, Claudia DiMartino, Carmen Perez, Traycee King, Délé, Busy Philipps, Eunice Nyarazdo, Anita Yombo, Niki J. Crawford, Natasha Leggero, Anna Bugarin, Angela Shelton, Frances Callier, Rod Keller, Brooke Bloom, Marc Silverstein, Rene Lopez, Annie Ilonzeh, Mike Beaver, Kris Kristofferson, Shane Edelman, Bill Brochtrup, Stephen Jared, Melanie Stephens, Nicole Steinwedell, Erik David, Jarrett Grode, Alex Dodd, Kai Lennox, Wilson Cruz, Cory Hardrict, Hedy Burress. Genere Commedia, colore 129 minuti. – Produzione USA 2009. – Distribuzione 01 Distribution