Sfogliato da
Tag: malgremoi

Sei l'urtima rimasta …devi esse quella giusta

Sei l'urtima rimasta …devi esse quella giusta

A Franco Califano maestro di vita e di poesia autore di versi alati del tipo la macchina a lavare ed era ora/ decidi di far colpo quella sera, sul tedio e l’inevitabile  consunzione delle relazioni amorose, oppure Pasquale l’infermiere, m’hai capito/ quello che j’amancava mezzo dito, sul dubbio di paternità al cospetto della compagna friccicarella, la Giunta Capitolina ha affidato la celebrazione ufficiale dell’8 marzo. Concerto Recital al Parco della Caffarella.

Il sindaco deve aver pensato bene di ricorrere ad un artista organico che oltretutto di donne se ne intende, visto che  ieri l’altro a Roma 3, Facoltà di Giurisprudenza,  mentre era ospite di Azione Universitaria, lo stesso Califano – detto Er Califfo  qualora non fossero chiare le inclinazioni –  ha sgranato il consueto rosario:  
Quante donne? Da 1600 a 1700.
Le femministe mi danno del maschilista? Cazzi loro.
Le donne abbondanti sono meglio di quelle risicate .E un filo di cellulite fa libidine.

Contenti loro. Resta il dubbio del possibile ambito culturale o accademico in cui si è svolta una simile conferenza, ma stai a guardà il capello, come è stato pure spiegato, nel corso dell’iniziativa: basta col nozionismo, l’Università come Palestra di Vita, evviva la Poesia.( tutto maiuscolo)

Evviva. Anche se l’aula di Diritto Penale sembra la meno adatta a tenere a battesimo la Nuova Didattica. Non nozionistica bensì Poetica. Mancavano solo  le pallette colorate dell’incursione futurista e il repertorio si sarebbe potuto dire completo.

Sull’8 marzo i dubbi si moltiplicherebbero pure, ma arriva sempre il momento in cui si rimane senza parole. Oppure come dice Michele Serra oggi su Repubblica, meno male che c’è Alemanno che ci tiene allegri con le sue trovate.

Per questo chi non vuole che la festa sia mortificata con la solita paccottiglia xenofobico – securitaria, c’è il corteo del 7 marzo ore 15 dal Colosseo a Campo de’ Fiori, promosso dall’assemblea cittadina delle donne di venerdì 20 Febbraio 2009 cioè da AFFI e Casa Internazionale delle Donne  

A ognuno i propri percorsi. A cominciare dalla toponomastica.

Se ci faceva impressione istituzionalizzare la giornata col Centro Sinistra, figuriamoci con la Destra. Se non li conoscete…etc etc. E noi di Roma li conosciamo molto bene.

La foto l’ha scattata Pennarossa e loro sono le donne della Casa Internazionale di Roma

Nel titolo un verso – tra i più raffinati – della canzone del maestro di vita e poesia titolata – bontà sua – " me nnamoro de te"

Aspettando la festa ( in nome del cinema italiano)

Aspettando la festa ( in nome del cinema italiano)

Claudio Santamaria il prossimo 13 maggio sarà al liceo scientifico Primo Levi di Roma per mostrare agli studenti il suo film del cuore : Roma, di Federico Fellini. L’ambito è quello delle iniziative titolate ” Aspettando la Festa” e comprende tra l’altro un incontro con James Ivory (avvenuto una settimana fa all’auditorium ), con  Giovanni Veronesi, Jodie Foster e altri. La festa da aspettare  è quella del Cinema, prevista per fine ottobre, oggetto in questi giorni di speciose polemiche  sulla direzione artistica troppo versata alla cinematografia americana o su un presunto dispendio di pubblico denaro. Ma come ognuno sa, l’iniziativa  , diversamente da Venezia, il cui direttore Marco Muller resta comunque  in attesa di contributi e critiche statali  sulla sovrabbondanza di cinema asiatico in concorso, o come Torino con un Nanni Moretti pronto ad accogliere ogni possibile  reprimenda sull’eccessiva attenzione   dedicata al cinema tedesco,  è completamente finanziata da privati – Camera di Commercio e oltre 70 sponsor, più  varie partnership – Ma questi sono dettagli e poco importa se nel più puro  stile coda di paglia più coda di campagna elettorale, si continui a far credere che i quattrini della limousine di Di Caprio ( che per la verità gira con una normale berlina da noleggio) siano le brioches consumate alla faccia  del popolo che reclama pane, tutto questo accadendo mentre i peggiori esponenti della sinistra romana se la spassano sul red carpet . Demagogia più populismo uguale visione miope dello sviluppo di una città, gli amministratori della quale  generalmente  non hanno innanzi a sè, quesiti binari del tipo strade sicure o cultura ma che alle une e all’altra devono dedicarsi con la stessa energia. Roma è una città complessa e la favoletta che l’amministrazione nasconda dietro ai lustrini un inimmaginabile degrado assomiglia molto alle leggende sulle regine sanguinarie ancorchè adorne di gioielli  ed è smentita in larga parte dai risultati in termini di crescita economica e dalle cifre relative alla criminalità assai più diffusa negli anni tra i 60 e gli 80 che oggi. Tuttavia, mentre l’autarchico Alemanno invia  messaggi  rassicuranti all’ambasciatore americano, legittimamente preoccupato  per talune espressioni ineleganti  e per non meglio identificate liste di proscrizione di star Hollywoodiane , si chiudono anche le iscrizioni all’iniziativa “Arcipelago del cinema Italiano” manifestazione romana destinata ai nuovi talenti,  presente nella top 50 della classifica di Variety. Chissà se Alemanno impegnato com’è a vagheggiare di borgate fiorenti e risanate , se ne è accorto. Ad ogni buon conto, non si può fare a meno di osservare come dopo il Gusto di Stato – vedi teca di Meier – il passaggio  alla Cinematografia Patriottica è stato un attimo. E non è un caso che i Fratelli Vanzina si siano dichiarati subito d’accordo denunziando il clima blindato della festa, inadatto, a loro dire,  alla sua matrice popolare. Tutta colpa di quelle puzze sotto al naso dei selezionatori  che invece di presentare Vacanze di Natale al Tufello, si ostinano a mostrare The Departed di Scorsese o la Sconosciuta di Tornatore, in anteprima mondiale, rifiutando ai film dei Vanzina gli onori della partecipazione alle varie sezioni . Se il popolare è rappresentato dalle vacanze in tutti i luoghi del mondo sotto Natale, è ovvio che non si hanno idee particolarmente chiare  su quanto invece si possa fare del buon cinema che richiami il grande pubblico,  senza che la qualità ne risenta : il cinema americano sotto questo aspetto avrebbe molto da insegnare al cinema del resto del mondo. E pensare che noi, invece che allo struscio sul tappeto rosso, credevamo di lavorare ad un progetto di riassetto dignitoso della nostra cinematografia, ad una legge adeguata ai mercati internazionali, pensavamo che valesse la pena di rilanciare gli studi di Cinecittà e il lavoro delle nostre troupes e con questo di rimettere in moto una macchina audiovisiva in coma. Ma tutta questa avversione non è una novità : quando la destra si riappropriò della città agli inizi degli anni ottanta, la prima cosa che fece fu annullare l’Estate Romana con Massenzio, al posto della quale istituì un bel nulla. Allora c’era un chiaro intento demolitorio di modalità ritenute superficiali solo perchè non conosciute, oggi  a quella tendenza si aggiunge una visione provinciale, asfittica, basica del ruolo degli eventi culturali in questa città.  Come si pensa di continuare a far crescere Roma se non attirando ingenti capitali attraverso  la realizzazione di manifestazioni culturali o commerciali di rilievo? Quale futuro per l’economia cittadina che non ha molte altre risorse che vivere di se stessa ? I numeri della Festa del resto parlano chiaro e se fossero vere le considerazioni dei detrattori, seicentomila cinefili snob sarebbero giunti a Città della Musica e assiepati presso i 33 schermi sparsi in tutta Roma,  nei dieci giorni della scorsa edizione, avrebbero assistito a 670 proiezioni di film provenienti da 42 paesi. Senza considerare il volume d’affari realizzato in Businnes Street , la scommessa di creare qui a Roma, un punto di mercato, inesistente oggi in Italia. Amare il cinema italiano non significa solo sbandierarne il  primato  : significa cercare di mostrarlo più che possibile in Italia superando i problemi di distribuzione e venderlo all’estero. E la Festa di Roma lo ha fatto. In oltre 23 paesi.  Dunque a ciascuno il suo mestiere. Oggi in omaggio allo spoil system di buona memoria, si parla di cambio di presidenza della Fondazione Cinema per Roma,organizzatrice della festa, ignorando che quella carica  ricoperta oggi da Goffredo Bettini scade nel 2011 e che l’estasi creativa del regista Pasquale Squitieri – intellettuale di riferimento della neo giunta –  dovrà attendere tale data per potersi esprimere pienamente, sempre che riesca a convincere gli altri membri del Cda e cioè Provincia, Regione, Camera di Commercio e Musica per Roma a farsi eleggere. Invece di spararle grosse, Alemanno potrebbe pensare a dare continuità ai buoni risultati, senza acredini ne’ livori, perchè se il nostro cinema oggi non è  in grado di riempire un’intera manifestazione, ciò è sostanzialmente dovuto a talune  leggi licenziate durante l’esperienza Berlusconi 2 , una a caso : l’Urbani,  che  sembra fatta apposta per stroncare sul nascere qualsiasi progetto cinematografico alternativo o commerciale che sia. Ora con tre televisioni, le sale cinematografiche e il ripristino del filo diretto con Saccà per controllare la RAI, il Mentore politico di Alemanno, aiuterà senz’altro il cinema italiano ad affermarsi nel mondo. Hollywood esclusa s’intende. Sarà il trionfo dei Vanzina e degli Squitieri  le opere dei quali, guarda caso, sono tra le più inesportabili nel mondo. Realizzeremo così il sogno autarchico – quaresimale, in tutto e per tutto. Meno male che tra un po’ comincia Cannes.

Il finto barocco (malgré moi)

Il finto barocco (malgré moi)

Non è tanto perchè voglia trasferire l’Ara Pacis, teca di Meier inclusa, in periferia per un motivo, a suo dire, puramente estetico – di gusto personale ? –  Anche se considerare le periferie come il ricettacolo di tutto ciò che non ci aggrada in centro, non è rivelatore di una grande idea di città democratica. Oltretutto verrebbe da chiedersi quanto un giudizio soggettivo possa giustificare un tale dispendio di quattrini pubblici, ma sorvoliamo anche su questo. Il vero problema, è che ieri sera Alemanno, Primo Cittadino di Roma MioMalgrado®, dopo aver ripetuto il mantra del sindaco di tutti – manco non rientrasse nei suoi obblighi istituzionali esserlo – ha declinato, mentre era ospite del solito Vespa, la sua visione piuttosto singolare del modo in cui  dovrebbero articolarsi, sviluppo e crescita di una città . Prima di tutto …armonia & concordanza, che tradotto in altri termini, per esempio tecnici, starebbe per ambientamento – borsa e scarpe, pochette e cravatta uguali, come dire  e ha citato il contesto dell’Ara Pacis e di largo Augusto Imperatore definendolo barocco ( non è tutto barocco a parte qualche  chiesa un po’ più in là, ma non è questo il punto) dunque secondo l’Alemannopensiero, nel terzo millennio, dovendosi edificare una teca per un monumento romano in un ambiente barocco, si dovrebbe osservare il medesimo stile. Cioè a dire : un bel presunto barocco che realizzato con tecniche e materiali da costruzione moderni, ci precipiterebbe immediatamente nel pieno del Las Vegas style,  Caesars Palace, insomma. Non una grande soluzione, soprattutto se il punto di vista prevalente dev’essere  quello estetico. In realtà il rispetto di quanto è stato costruito prima di noi, non importa affatto l’omologazione dei nuovi edifici. Basti pensare alle Olimpiadi del 1960 che furono l’occasione per il recupero e l’annessione alla città delle incompiute del regime fascista – Foro Italico, Eur – il che dimostra come i concetti di recupero e inglobamento funzionino assai di più di quelli di demolizione e rimozione – non solo materiale – dei monumenti. C’è, dentro questa storia, tutta intera l’idea di cultura di destra orgogliosamente rivendicata in campagna elettorale : Anche noi abbiamo intellettuali, non solo la sinistra,anche noi possiamo promuovere eventi culturali in città. Ma, a parte il terzetto Montesano, Barbarossa, Squitieri quest’ultimo seriamente intenzionato a ridimensionare in chiave nazionalistica la Festa del Cinema, non si sono visti altri volenterosi. S’è visto invece un proposito arrogantello di erigersi ad esperto di architettura ed estetica, prerogative che abitualmente non sono comprese nella semplice investitura a Sindaco.