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Tag: palazzi di giustizia

Far presto

Far presto


Non più tardi di un anno fa, le polemiche che precedettero l’approvazione della legge sull’Indulto, si rivelarono un’insostituibile opportunità per comprendere come la pubblica opinione si misurasse con i temi del carcere , della funzione rieducativa della pena  e  delle garanzie della persona. Allora, più che in ogni altra circostanza, si ebbe la sensazione che qualcosa di diverso dall’ansia di giustizia, tenesse le fila  dei ragionamenti e  delle valutazioni  dei  – moltissimi in verità – contrari a quel provvedimento. Un diffuso sentimento di paura sapientemente instillato dai fautori dell’allarme permanente e accuratamente rimescolato dai media,accompagnò il dibattito in ogni sua fase, in un clima di crescente irrazionalità.In buona sostanza si sosteneva che la rimessa in libertà di un numero consistente di detenuti avrebbe aumentato il tasso di criminalità e seriamente compromesso la sicurezza dei cittadini.  Una preoccupazione di tutto rispetto che tuttavia, sottaceva un’idea della Giustizia come ritorsione e del carcere come luogo esclusivamente punitivo ma soprattutto di rassicurante allontanamento sociale . Ad un anno di distanza i dati del Viminale smentiscono  quelle preoccupazoni : circa 26.400 detenuti hanno usufruito dello sconto di pena senza che ciò abbia prodotto danni significativi alla tenuta della legalità nel nostro Paese.Al 20 giugno 2007, il tasso di recidiva è del 17,20% cioè ben al di sotto dell’ordinario livello che per la popolazione carceraria complessivamente ammonta al 60%.Al dato della recidiva se ne possono aggiungere altri.A far rientro sono i più giovani ,gl’italiani più che gli stranieri, coloro che hanno già subito carcerazioni in passato ma soprattutto coloro che non hanno avuto accesso alle cosidette misure alternative.Di contro le carceri si sono svuotate con gran vantaggio per le condizioni di vita dei detenuti e per la possibilità di utilizzare al meglio le insufficienti  risorse destinate all’attività di recupero . Senza considerare il potenziamento  dei servizi di assistenza ai nuovi giunti  ad evitare atti di autolesionismo e suicidi .Se la situazione rimanesse com’è ,cioè con questi numeri, l’indulto sarebbe stata così  un’ ottima occasione per dare alla carcerazione una forte impronta trattamentale. Bisogna far presto però . Molto resta ancora da realizzare prima che le carceri tornino a contenere nuovi esuberi,di sicuro una riforma del Codice Penale e, obbiettivo a breve, che la legge sull’immigrazione già varata dal Consiglio dei Ministri, compia l’iter parlamentare  liberando le celle dai colpevoli di illeciti amministrativi (mancanza di permesso di soggiorno).Se ciò accadrà non sarà stato inutile quel provvedimento isolato ed eccezionale .Diversamente le carceri torneranno a riempirsi vanificando gli sforzi che in questi mesi hanno sopportato gli operatori del settore.

Particolarmente in materia di Giustizia

Particolarmente in materia di Giustizia

Non mi piacciono gli allarmismi.Meno che meno in materia di Giustizia.Meno ancora se di allarmi infondati, ci si serve per concludere che quanto a tutela dei diritti ,un governo vale l’altro.Ora, un governo, per quanto antidemocratico,oligarchico e puzzone possa essere, per arrivare a valere quanto il governo Berlusconi deve impegnarsi parecchio.Particolarmente in materia di Giustizia .Cinque anni di rullo compressore,di provvedimenti illiberali,di leggi ad personam sono difficili da emulare.Tuttavia è bastato poco a questo Governo per essere tacciato di essere la fotocopia dell’altro.

E’ il caso del Provvedimento “Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine” che va sotto il nome di Decreto Mastella (peraltro annunciato e provocato  da recenti, incresciosi episodi di cronaca,),che è stato licenziato dalla Camera con voto pressocchè unanime ed è  in attesa dell’approvazione del Senato.

Il testo è attualmente tacciato di minare la libertà di stampa, per contenere dispositivi che priverebbero i cittadini di conoscere le indagini della magistratura e in certi casi anche i processi di primo e secondo grado.Così leggo in Rete, in un accorato appello o articolo per la salvezza delle libertà democratiche.A scriverlo è un giornalista che va per la maggiore.Non per questo infallibile. Ora a parte il linguaggio approssimativo ed ambiguo, secondo il quale,dopo tale decreto , ancora un po’ e i processi dovrebbero celebrarsi a porte chiuse e gli atti della magistratura essere secretati sempre e comunque,va chiarito   che in materia di conoscibilità degli atti sono state apportate dal decreto Mastella,modifiche  al  Codice di Procedura Penale  che non comportano sostanziali novità ai fini della pubblicazione degli atti, come viene detto dall’articolo in questione Non è una novità  non poter pubblicare atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ,ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, come non è una novità che se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo per il dibattimento se non dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, e di quelli del fascicolo del pubblico ministero , se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello.

Come non è una novità che  anche dopo che l’indagato è venuto legittimamente a conoscenza dell’atto di indagine, (a seguito, ad es., di perquisizione, di sequestro, di accertamento tecnico non ripetibile o di interrogatorio), l’atto stesso può   non  essere oggetto di divulgazione e questo in base in base all’ultimo comma dell’art. 329 :  il p.m. ha ancora la facoltà – per precise “necessità investigative” ulteriori – di disporre, mediante apposito decreto motivato, il permanere della cd. segretazione con “divieto di pubblicare il contenuto di singoli atti o notizie specifiche relative a determinate operazioni.

Perchè allora tanto chiasso? Per i trenta giorni di carcere o, in alternativa, una multa da 10mila a 100mila euro per chi pubblica o diffonde il contenuto di atti di indagine e di intercettazioni telefoniche?

Perchè in base a questo decreto, i magistrati devono rendere conto alla Corte dei Conti dell’attività investigativa relativa alle intercettazioni,  dell’anno precedente?

Per il divieto di pubblicare informazioni su persone che  con l’inchiesta non hanno nulla a che vedere?

 

 L‘esercizio della libertà di stampa, comportando delle responsabilità, può essere sottoposto a certe formalità, condizioni, restrizioni e sanzioni previste per legge, le quali costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla prevenzione del delitto, alla protezione della reputazione e dei diritti altrui o a garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario”  Lo dice la  Convenzione europea dei diritti dell’Uomo del 4.11.1950 resa esecutiva in Italia dalla L. 848 del 1955. (art 10)

Dove sono queste novità illiberali ?. Il diritto di una collettività  di essere informata  deve essere  connesso alla maggiore efficacia possibile delle investigazioni preliminari affidate al pm ed alla pg – ad una concreta tutela di quello che è stato, sinteticamente, definito segreto investigativo

I limiti alla divulgabilità degli atti di indagine preliminare si collegano inequivocabilmente alle esigenze investigative

Il protrarre il divieto di pubblicazione di atti del fascicolo del p.m. anche a dopo il termine delle indagini preliminari, trova fondamento nel fatto di evitare una distorsione delle regole dibattimentali, cosa che si realizzerebbe ove il giudice formasse il suo convincimento sulla base di atti che dovrebbero essergli ignoti, ma che, in mancanza del suddetto divieto, potrebbe conoscere completamente per via extraprocessuale attraverso i mezzi di informazione.
In sostanza, il solo criterio oggettivo cui è possibile ancorare la distinzione tra l’ “atto" ed il suo “contenuto" è quello che vieta la pubblicazione integrale (con virgolette) del testo dell’atto, ma non la pubblicazione e la diffusione delle informazioni che se ne possono ricavare .

Esiziale è, a proposito di libertà d’informazione , questo spargere notizie prive di fondamento, preconizzando improbabili ricadute sulla vita democratica Come richiamato dal nostro Ordinamento, l’informazione è responsabilità e oserei aggiungere conoscenza.Ergo :  se non si è sicuri di quello che si scrive su  un determinato argomento, meglio passare ad altro.A meno che non si abbiano secondi fini.Ma questa è un’altra storia.

 

 

Omicidio volontario oggettivamente politico

Omicidio volontario oggettivamente politico

E’ l’accusa formulata a carico di Luis Mario Lozano ed è determinata dal ruolo che Nicola Calipari ricopriva al momento della sua uccisione ,cioè quello di massimo rappresentante dello Stato Italiano,impegnato, per conto della presidenza del Consiglio in un ‘operazione di contrasto al terrorismo  (il tentativo di liberare la giornalista Giuliana Sgrena).A tutti gli effetti l’azione di Lozano è considerata contro lo Stato Italiano,di qui discende l’oggettivamente politico dell’accusa.Il processo sarà celebrato il 17 aprile nell’aula bunker del carcere di Rebibbia ma Lozano non ci sarà.La Procura di Roma in realtà, non ha potuto nemmeno dar luogo alla più banale delle procedure : l’accertamento d’identità,poiché il Governo degli Stati Uniti ha sempre respinto il trasferimento in Italia dell’Imputato.Come se non bastasse, secondo il Dipartimento di Giustizia di Washington, il caso è chiuso, ce lo hanno fatto sapere aggiungendo,bontà loro, che nessun’altra informazione sarà fornita al Governo Italiano.Per loro l’unica inchiesta valida rimane il rapporto del Multi National Corps Iraq,il documento del gruppo d’indagine congiunto.Per la Terza Corte d’Assise di Roma invece la partita è apertissima  e vista l’imputazione di omicidio volontario (ha sparato per uccidere),i giudici cercheranno di capire se esistano responsabilità “superiori” cioè se Mario Lozano abbia ricevuto l’ordine di rimanere al chek point 541 oltre l’orario consentito, anche dopo, ciò che l’ambasciatore John Negroponte diretto all’aereoporto di Baghdad ,motivo per cui era istituito il posto di blocco,fosse passato.Curiosa circostanza,oltretutto contraria a tutte le regole d’ingaggio.Stendiamo un velo pietoso  sull’operato del  Multinational Corps Iraq che di “multi” aveva ben poco,essendo il ruolo  di partecipazione alle indagini degli italiani piuttosto sfumato,praticamente ci hanno fatto fare gli osservatori mentre interrogatori e rilievi sono stati tutti svolti da funzionari USA (vedi restituzione dell’auto su cui viaggiava Calipari dopo due mesi).Stendiamo un altro velo pietoso sulla pesante violazione di diritto internazionale per il quale l’omicida di Nicola Calipari morto in territorio straniero non avrebbe potuto essere giudicato da uno Stato Terzo (gli USA) e sorvoliamo anche sull’ultimo cambio(dieci giorni fa) di Presidente di Corte d’Assise.Accontentiamoci di qualche pronostico….facciamo…Omicidio colposo, che salva capra e cavoli garantisce l’incolumità del soldato che verrebbe in quel caso arrestato solo se mettesse piede nell’area  Schengen?Che metterebbe al riparo da ogni calunnia il Dipartimento di Stato che è stato comunque citato al processo dai legali della Sgrena per rispondere in solido se l’accusa di omicidio volontario fosse confermata? Vediamo chi scommette…

Nota : Resta inteso che io considero Lozano vittima della guerra.Un ispanico che si arruola in cambio del permesso di soggiorno o di una vita migliore non può essere colpevole

Tutto il potere alla magistratura

Tutto il potere alla magistratura

Una legge per i telefonini a scuola,una per la violazione del segreto istruttorio,una per precisare meglio il concetto di cura (per quando la si voglia rifiutare),una per tutelare i diritti degli allevatori di crostacei,una per sancire quelli di chi va a trans,un’altra per ribadire i diritti di chi,costi quel che costi, vive di un solo imperativo categorico : informare i lettori sulle storie di chi va a trans,una per proibire la pubblicazioni delle foto di chi va a trans.Mentre si aspetta che una Riforma Giudiziaria faccia piazza pulita delle migliaia di fattispecie penali o civili obsolete,per ogni questione si richiede a gran voce una Legge un Decreto,un Provvedimento del Garante ad hoc .Dalla culla alla bara la nostra vita rischia di essere oggetto dell’attenzione occhiuta del legislatore e di conseguenza del magistrato che, tempo dieci anni, dovrà stabilire pure la morte più idonea del gambero da cocktail.Tramonta così, l’ipotesi della Regolazione gestita in ambiti differenti dai tribunali o dai parlamenti.Nella astrazione del Diritto non abitano solo i lauti compensi degli Studi Professionali chiamati a interpretare una Norma ritenuta troppo generale ma insospettabili spazi di libertà.Per i presidi che vogliono insegnare il corretto uso del telefonino, come per tutti gli altri, funziona un sistema di connessioni che tra Norma Regolamenti e Deontologia Professionale produca l’effetto di una soluzione che non sia buona per tutte le stagioni e sotto tutte le latitudini ma, egualmente valida ed equa,risolva problematiche specifiche.La legge è uguale per tutti ma prospetta infiniti rimedi per situazioni che eguali non sono.Tutto il resto è vieto paternalismo che con la Giustizia ha poco a che fare.

Criminal Case 05 – 394 (Ciagate)

Criminal Case 05 – 394 (Ciagate)

Più interessante dei toni imploranti e della svolta ecologista di George Bush al penultimo discorso sullo Stato dell’Unione del suo mandato presidenzale, c’è solo quel che accade  nell’aula n 16 della E. Barret Prettyman Us Court House – Gli Stati Uniti d’America contro  Lewis “Scooter" Libby – Qui si celebra il processo all’affermazione di sedici parole con cui George Bush spiegò agli americani che la guerra in Iraq era inevitabile “Il governo inglese ha appreso che Saddam Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità di uranio dall’Africa e alla sequela di menzogne e manipolazioni  con cui la Casa Bianca ha tentato in questi anni di nascondere le invenzioni e l’uso di un ‘Intelligence improbabile, quanto pataccara.Le 500 tonnellate di Yellowcake,l’uranio grezzo, mai trovato e un solo uomo alla sbarra : il repubblicano Libby, già capo di gabinetto e consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Cheney, chiamato a distruggere la reputazione di un altro uomo l’ex ambasciatore Joseph Wilson, colui che sfidando la Casa Bianca  rivelò al New York Times di avere ,dopo una missione in Niger,riferito a Bush che la questione dell’uranio era infondata.

L’operazione si risolse nel dare Wilson in pasto alla stampa, soprattutto “bruciando",la di lui moglie Valerie Plame,agente sotto copertura della CIA.Fuga di notizie dunque ma anche spergiuro in un paio di circostanze .Tuttavia dopo due anni di indagini in cui l’ombra dell’ex sottosegretario di Stato Richard Armitage si è materializzata più d’una volta dietro alle “soffiate",  il Procuratore Patrick Fitzgerald ha stabilito che  imputato in questo processo debba essere uno solo,ieri la sua requisitoria di apertura è stata a dir poco affascinante, rivolto alla giuria popolare di fresco insediata, ha detto “Dimostrerò contro ogni ragionevole dubbio che Libby è un ladro di verità.Ma voi non dovete dimenticare come questa storia è cominciata : le sedici parole del Presidente.Non dovete chiedervi  se la guerra in Iraq è stata o meno giusta.Dovete chiedervi perchè Libby abbia spergiurato sulla Bibbia. Non da meno è stato l’avvocato di Libby, Tedd Wells che ha avvisato la giuria che il sua assistito “ha una sola colpa, non aver ricordato correttamente ciò che era logico non ricordasse.Essere diventato l’agnello sacrificale della Casa Bianca,in cambio della salvezza di Karl Rove,linfa vitale del Presidente”