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Tag: venezia 2009

I ventidue colpi

I ventidue colpi

Il cartellone, ricco, eccentrico, planetario e – come è giusto che sia –  senza apparente filo conduttore, sembra già bellissimo.

Si va per mostri – ma già sappiamo che quelli con i quali abbiamo a che fare quotidianamente sono cento volte più insidiosi e orrorifici delle creature del maestro George A. Romero – Qualcuno di loro poi, si prevede calpesti il tappeto rosso e così tutto sarà intonato.

per grandi provocazioni – Todd Solondoz con Life during wartime,  sequel-remake potenziato del suo Happiness o Michael Moore con una sua specialissima Love story ,

per pietre dello scandalo – Videocracy di Erik Gandini

per novità, almeno qui da noi , assolute  - John  Hillcoat con The road da Cormac Mc Carthy –

per curiosi debutti – Tom Ford con A single men da Christopher Isherwood –

per manifestazioni clamorose (e sagge) contro i tagli al FUS . On a pas besoin de dynamite quand on a de la pellicule. Se ne faccia una ragione Papi, già preoccupato per l’eventuale turbativa

per registi del cuore, in retrospettiva –  Schifano, Emmer, Matarazzo, Monicelli – o sparsi nelle varie sezioni – Herzog, Soderbergh, Ferrara, Dante, Akin, Maselli, Comencini,  -

per lo spirito innovativo, per il coraggio degli organizzatori e per tanto altro ancora .

Enumerare tutti i lungometraggi, i documentari le opere prime  è un’impresa,  mentre già l’ansia di vedere il visibile, ma soprattutto quello che dopo quasi certamente non sarà possibile vedere nelle sale,  impazza.

Preceduto dall’artiglieria pesante di  Baaria, il Kolossal di Tornatore sul quale il Premier – che senza conflitto d’interessi, pare non poter respirare  -  ha già messo le mani definendolo capolavoro  assoluto, il Cinema Italiano schiera complessivamente ventidue film. Vedremo se, come sembrerebbe, è passata la nottata.

Nel frattempo come avrebbe detto qualcuno di cui sentiremo molto  la mancanza in questi giorni ( e sempre)  ‘ndemo in cine.

A presto.

Nell’illustrazione operai, di cui uno solo col casco, montano una struttura al Lido, la foto l’ha scattata beatnik

Carissimi cineasti italiani…

Carissimi cineasti italiani…

E’ andata come doveva e alla fine ha prevalso, non tanto il buon senso, quanto una strategia differente, più articolata ed incisiva. Niente  blocco della Mostra ma il trasferimento armi e bagagli,  della protesta al Lido. Niente black carpet (malaugurante) almeno per ora. Niente arrampicate sugli schermi per impedire la proiezione, niente tonanti invettive lanciate dai medesimi – Ieri a Parigi noi filmavamo con le nostre macchine da presa volti insanguinati di studenti e operai, e voi qui  continuate con le vostre piccole mondanità, con le vostre critiche meschine su opere imbecilli – che tutta quella roba lì, è acqua passata.

Mostra si, mostra no. Per analogo dilemma o quasi –  raccontano quelli che c’erano e ancora sono alla testa dei tumulti    -  si discusse, qui da noi,  quarant’anni fa, ma allora il fronte della contestazione era  spezzettato ed indebolito da perplessità illustri. Non fu Cannes. Lo si è ricordato in questi giorni di frenetiche assemblee, come un momento di autolesionismo, insomma una  mezza sconfitta.

Oggi al cospetto di una  situazione ben più grave, il Movimento Emergenza Cultura Spettacoli Lavoro, MoVem09, che coinvolge tutti i lavoratori dello spettacolo, non solo gli artisti e gli autori, punta al cuore del problema, reclamando non solo gl’investimenti necessari ma una legge di sistema che garantisca vitalità al settore  più trascurato e colpito dalla politica dei tagli, quello della cultura.

E così ieri l’altro, la conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia numero 66, temporaneamente occupata dai contestatori, è diventata  l’occasione  di durissimi comunicati –  prima letti e poi, ridotti a coriandoli, lanciati verso la platea – e di irresistibili gags. Come la pseudo lettera di Bondi recitata da Purgatori, o i contributi del gentile pubblico  – A Müller, si c’hai le palle, chiudi ‘a Mostra –

Ma se intanto Citto Maselli ha cambiato in corsa il titolo del suo film – che da Anni luce è diventato Ombre Rosse – se  Placido è intenzionato a trasformare la conferenza stampa de Il grande sogno in tribuna della protesta, se i precari occuperanno, per tutta la durata della Mostra, la spiaggia demaniale , se il titolo a Venezia una Mostra  rosso shocking risulta il preferito dalle gazzette, qualcosa sta accadendo davvero.

Ottenere risultati concreti non sarà semplice, con l’estate di mezzo e Tremonti irremovibile sul fronte del diniego. Tuttavia tra le altre opportunità, Venezia offrirebbe quella del confronto diretto con gli  spettatori che sono poi l’anello mancante della catena.

I film della Mostra? Ah quelli…avant de partir, al solito.