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Categoria: Giro del mondo

Tel quel (voici la fameuse Coupole de Montparnasse )

Tel quel (voici la fameuse Coupole de Montparnasse )

Millecinquecento coperti al giorno e, inevitabilmente, le tecniche della ristorazione moderna, non possono garantire accuratezza ma l’importante è non farsi irretire dalle complicazioni de la carte e puntare diretti al Plateau Royal se si è appassionati di belon o fines de claire ovvero, più sul sicuro,  al Cœur de filet de bœuf au poivre “flambé en salle” au cognac et pommes sautées che alla fine è solo un filetto al pepe con patate (flambè en salle per la coreografia) o a la Salade Coupole di fichi e fois gras che continua ad essere un’esperienza di rilievo. La cucina francese è tutt’altro che insidiosa ma quando ci sono molti ospiti, meglio non sfidare una partita di chef oberati . Infatti non è davvero per la cucina che si va alla Coupole o per farsi vedere o vedere l’intera sala da pranzo alle prese con la fricassée de poulet de Bresse : Alla Coupole ci si va perché nonostante l’elegante caciara è l’unica brasserie che nel tempo non è mai cambiata .

 E il tempo significa : a far data dal 1927. Dunque siamo in pieno  déco come da salone  vagamente Overlok Hotel, progettata dagli architetti Barillet e Le Bouc. Ventiquattro potenti pilastri delicatamente istoriati a sorreggere il tutto e al centro la cupola luminosa profilata pervenche e poi ancora i lampadari, gli stucchi , la boiserie e persino il logo sul vasellame limoges.Tutto come allora . Strepitoso anche l’american bar con il bancone in piuma di mogano e il raffinatissimo scaffale di servizio incassato nel muro.

 

E poi di qui sono passati e , questa è un’altra conclamatissima e assai documentata, attrattiva del locale : Majakowskij, Aragon, Man Ray, Simone Signoret, Chagall, René Claire, Giacometti, Isadora Duncan, Ezra Pound , Prévert, De Chirico, Sartre, Simone de Beauvoir e tantissimi altri.  In realtà anche alla Closerie des Lilas sulla stessa rue de Montparnasse hanno svernato e pasteggiato a Muscat più o meno gli stessi personaggi ma la Coupole si distingue oltre che per gli arredi anche per annedottica : solo qui è stata venduta all’asta una cicca di Boyard papier mais fumata e donata da Jean Paul Sartre per finanziare l’uscita di Libération, solo qui la Resistenza fece assumere come cameriere tre ragazze di famiglia borghese che avevano studiato il tedesco (ah les jeunes filles rangée) per spiare gli ufficiali della Wermacht,solo qui Simenon cenava con Josephine Baker e César seduto di fronte alla statua di cera (presa in prestito dal Museo Grévin)  del presidente della Repubblica Vincent Auriol dichiarava che quella sera avrebbe cenato au plus haut niveau. La Coupole viene raccontata in genere come un posto magico, ricco di ricordi, di storia di arte di raffinatezza e via dicendo, esattamente come negli anni cinquanta era considerato il ristorante di Sartre o di Camus e Ionesco e gli avventori facevano a gara per cenare ai tavoli circostanti.

Tutto ciò è probabilmente vero ma è anche uno dei posti più divertenti e vivaci di Parigi, un punto di osservazione irrinunziabile e un’occasione per godersi il pellegrinaggio degli speranzosi di tutto il mondo …hai visto mai s’incontrasse una celebrità. Un mito che resiste nel tempo come gli sgabelli del bar e nonostante les coupoliens siano decisamente cambiati . Ed è per portarsene a casa un pezzetto o per illustrarne le bellezze agl’ignari che Thomas Dufresne e Georges Vlaud hanno pubblicato un bel libro intitolato per l’appunto La Coupole edito da Le Cherche Midi. Scritto sottoforma di abecedario poétique et ludique, artistique et historique, anecdotique et iconographique:365 entrées pour tout connaître de cette célebre brasserie parisienne come da presentazione dell’intraprendente editore..voici la fameuse Coupole de Montparnasse (andateci)

Se qualcuno ti fa morto (un motivo c’è)

Se qualcuno ti fa morto (un motivo c’è)

ernesto

E’ il 1996 all’ospedale militare di Vallegrande in Bolivia, un uomo che si è sottoposto ad un intervento chirurgico, nel delirio dell’anestesia grida ripetutamente :  ” Io  so dov’è sepolto il Che , l’ho seppellito io ! “. Tornato in sè , non sa spiegarsi quel cedimento :i particolari e il luogo della sepoltura di Ernesto Guevara sono coperti da segreto militare e lui ,che quella  fossa ha scavato davvero, per trent’anni ha taciuto ogni cosa, fedele alla consegna, persino con sua moglie. Comincia qui  l’ultima avventura di Ernesto Rafael Guevara De la Serna, dal complicato  ritrovamento delle sue spoglie, da un piccolo militare caparbio, unico sopravvissuto all’impresa della tumulazione frettolosa, in una notte di settembre del 1967, che pretenderà l’anonimato e che  continuerà a opporre sistematici dinieghi  a proposte allettanti, fino a quando verso la metà del 1997, lo Stato Maggiore dell’esercito non rimuoverà il segreto, ingiungendogli di collaborare con i cubani per il ritrovamento dei resti di Guevara.Ma soprattutto che continuerà ad avere con la memoria del Che notevole distacco e dell’uomo,del combattente una scarsa considerazione.  Gli scavi durarono un tempo lunghissimo per problemi di conflitti burocratici,finchè come raccontano le cronache, un giorno le scavatrici furono fermate e gli operai allontanati dall’area : finalmente le spoglie erano riemerse dalla terra rivoltata. Il piccolo militare caparbio commenterà: Se era venuto qui per uccidere anche lui doveva morire. Per me non fu un eroe .Credo sia una delle poche persone che non abbia subito il fascino, in negativo o in positivo del Che. Da anni infatti la querida presencia di Ernesto Guevara, nel classico ritratto di Alberto Korda  i cui negativi erano stati consegnati dal fotografo  a Giangiacomo Feltrinelli, è su ogni maglietta,murales,striscione,bandiera,adesivo, tatoo: un’icona pop, un eroe talmente leggendario da essere condiviso con l’estrema destra che gli ha dedicato  canzoni e ritratti affiancati a croci celtiche o con Jovanotti che invece lo immagina a braccetto con Madre Teresa. Praticamente un esproprio . O magari no. Quando morì, la notizia non fu certo di quelle da prima pagina,qualcuno in casa mi spiegò chi fosse stato,avevo pochi anni, il Che è rimasto legato all’annedottica di quel pomeriggio : il suo ingresso a Montecitorio nel 1964 , in tenuta militare e con una grossa Mauser infilata nella cintura ( e relative contumelie con i carabinieri di guardia a Palazzo) ospite di Togliatti ,le perplessità di alcuni esponenti del PCI,il fatto che fosse stato abbandonato al proprio destino,che avesse perso a Valleverde, giorni preziosi nell’inutile attesa della colonna guidata dalla guerrigliera Tania, morta insieme al resto del contingente circa dieci giorni prima e come fosse stato tradito e venduto dai contadini del luogo .Su tutto poi l’ombra del sospetto : che Fidel Castro lo avesse in qualche modo trascurato perchè voleva che quella Rivoluzione fosse tutta sua.Non ho mai indossato una maglietta con l’effige del Che e non ne ho mai esposto il ritratto, sebbene non mi dia noia alcuna, la commercializzazione del rivoluzionario di professione,comunque credo che chi esibisca questo simbolo, un messaggio seppur confuso di riscatto,di eguaglianza di purezza, lo voglia trasmettere.Ed è un messaggio che mi sento di rispettare.Di Ernesto Rafael Guevara De la Serna amo la pulizia , l’intransigenza e la gentilezza e quel Pensiero di Giustizia e Solidarietà che è sì Completezza, ma che reca con se un’idea ineluttabile di fallimento.Non ho mai capito quanto egli stesso  ne fosse consapevole.Guevara è sepolto a Santa Clara de Cuba , in un brutto, celebrativo, retorico, commoventissimo, monumento funebre. “CHE “ lingua Mapuche vuol dire Persona, Uomo.

Se qualcuno ti fa morto è una canzone di Ivan Della Mea, la meno retorica e trionfale del repertorio (vastissimo ) dedicato ad Ernesto “Che”; Guevara.Da segnalare ancora Nada Màs di Atahualpa Yupamqui, Zamba del Che  di Victor Jara ed infine quella più segretamente dedicata a lui Soy loco por ti America di Gaetano Veloso (leggere tra le righe)

Quando la morte è understatement,ridicolo,erotismo

Quando la morte è understatement,ridicolo,erotismo

A forza di vendere collane di noccioline e dolci all’Acquasanta, al Garbo, a san Cipriano, con vento e sole, con acqua giù a secchi, alla mia vecchiaia per assicurarmi un pane; fra i pochi soldi, mi ammucchiavo quelli per tramandarmi al tempo più lontano, mentre son viva, da vera abitante (del sestiere) di Portoria: Caterina Campodonico (la Paesana) -1881- da questa mia memoria, se vi piace, voialtri che passate, pregatemi pace.

Non ho trovato l’illustrazione della venditrice di basilico ma questa sua omologa nel settore dei dolci e delle nocciole, racconta un po’ la stessa storia. Mestieri umili per assicurarsi ûn pan e per un’uscita di scena degna di una signora.

Ed eccola qui Caterina Campodonico detta la “paesana”, si trova al cimitero di Staglieno a Genova dove, nella parte monumentale, curiose espressioni di arte funeraria di tipo iperrealistico, ci raccontano vita, morte e in qualche caso miracoli, di una borghesia cittadina ricca che spesso si fa rappresentare piangente, in eleganti abiti da lutto, accanto o addirittura in luogo, del caro estinto che, si immagina,sia racchiuso nel sarcofago.Ovvero di poveri cristi come Caterina o la venditrice di basilico che non vogliono essere da meno,ma che poi la rappresentazione esasperata (troppe rughe,troppo panneggio,le trine,le nappe l’a jour ,il punto rinascimento della camicia e soprattutto le scarpe) li rende per quello che sono: poveri cristi vestiti a festa, nonostante i gioielli (classici da popolana)

La retorica affiancata ad una minuziosa rappresentazione della realtà può fare brutti scherzi ,come nel caso di questa giovane vedova che bussa alla porta del Tempo nel tentativo di raggiungere l’amato consorte.La vita stretta nel bustier e quel mostrare l’orlo del sottabito (gesto assai significativo nell’ottocento) nell’immotivato raccogliere la veste (ma non ci sono gradini ne’ impedimenti),trasmettono un messaggio nettamente in contrasto con quello dell’inconsolabile dolore che l’artista e la committente, avrebbero voluto rappresentare.Notare la netta differenza tra le trine di Caterina e quelle della mantiglia della vedova borghese

Qui invece una vedova altrettanto giovane e bella, viene,nell’intenzione dello scultore, consolata da un’entità divina ma l’eccessiva plasticità della figura,rende l’idea che l’angelo stia respingendo,minacciandola, la donna che, tuttavia, insiste

Più anziana e saggia questa vedova ha deciso di elaborare il lutto aspettando il consorte,in abito da passeggio,accanto alla di lui tomba.Nel frattempo, però, si è addormentata

Il cavalier Podestà ha deciso di risorgere insieme alla moglie in abito vedovile e così, semiavvolto nel suo stesso sudario, le indica la strada. La signora tuttavia,non sembra essere troppo convinta. Alle volte un gesto di eccessiva pudicizia, può essere scambiato per resistenza

Anche qui siamo dinnanzi ad una incolmabile perdita ,una madre e un figlio pregano e due angeli fanno da contorno alla scena. Uno nella fretta di uscire,s’è però chiuso la veste nella porta del sacello.

La rappresentazione della tragedia sconfina nel ridicolo per eccesso di dramma , questa mano sul capo, una discreta attenzione per il seno unitamente all’espressione vagamente beata della giovane, suggeriscono tutt’altro.

E anche qui,  tra beatitudine, chiome sparse, fiori nell’incavo del braccio e nudità in bell’evidenza, si tende credo, più che altro, a resuscitare il morto.

Gente di Dublino

Gente di Dublino

dublino

Questa è la foto dell’Irlanda che in assoluto amo di più. E’ il 1922, questi uomini in borghese appartengono all’Irish Repubblican Army  e stanno pattugliando le strade di Dublino mentre alle loro spalle i passanti a piedi e in bicicletta non appaiono affatto preoccupati della loro presenza.Gente di Dublino con altra gente di Dublino.Analoghe scene ho visto molti anni dopo a Belfast.Non so dire perchè, dei pur bellissimi paesaggi di questo paese mi è sempre importato relativamente.Per me l’Irlanda è sempre stata questa.