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Categoria: Oscar 2011

Marriage is hard..

Marriage is hard..

The kid are all right. I ragazzi stanno bene. E se non ci si mettessero le stroncature e gl’insulti  della Critica Cinematografica delle Libertà, starebbero anche meglio.


Passi la  coppia omosessuale – se ne incontrano col marchio Medusa e senza particolari sconvolgimenti –  ma il regolare matrimonio con figli da fecondazione eterologa e per di più legalmente riconosciuti, dev’essere sembrato troppo persino ai libertari dell’ognuno a casa sua si regola come gli pare.


Tanto più se il caso vuole che la distribuzione Lucky Red renda ognuno libero da qualsiasi remora.


E allora vai con le espressioni, le spiritosaggini e la filosofia da bar di sotto e vai pure con la difesa sperticata del premier, incautamente contraddetto a Romafilmfestival da una esterrefatta Julianne Moore che alla domanda ” cosa ne pensa dell’ assunto meglio appassionarsi di belle ragazze che essere gay. ” aveva replicato come qualsiasi persona di buon senso avrebbe fatto ” ma che scemenza”. Apriti cielo.


Invece nel film la sceneggiatura risulta assai credibile, vicina a quella realtà, lodevolmente priva di  idealizzazioni lesbo militanti e piuttosto orientata  a lasciar trapelare dinamiche da coppia –  o famiglia –  qualsiasi. Proprio quelle che rendono ogni matrimonio  hard, a prescindere dal genere dei contraenti.


E se i ragazzi stanno tutti bene (e i Diritti delle persone, negli altri paesi, trovano miglior attenzione e rispetto che da noi),  le ragazze, cinquantenni e oltre ma senza  troppo trucco e ritocco, sono bravissime. Come pure la regista  Lisa Cholodenko, omosessuale dichiarata che qui mette in campo, con successo e disinvoltura,  tutto il suo know how matrimoniale.

Ovviamente, secondo i critici in questione, le signore non rappresentano che il segmento lesbo- chic – radical di propaganda omosessual hollywoodiana. Immaginando con quali parole d’ordine, lasciamoli dire.







I ragazzi stanno bene è un film di Lisa Cholodenko del 2010, con Julianne Moore, Annette Bening, Mark Ruffalo, Josh Hutcherson, Mia Wasikowska, Yaya DaCosta, Rebecca Lawrence, Kunal Sharma, Amy Grabow, Eddie Hassell. Prodotto in USA. Durata: 104 minuti. Distribuito in Italia da Lucky Red

Because I have a right to be heard. I have a voice!

Because I have a right to be heard. I have a voice!

Quattro Oscar per The King’s speech nel momento in cui il rispetto per il ruolo istituzionale passa  – come da recenti convegni su Etica Imposta & Chiffon – per Ipocrisia, non possono che capitare a proposito. Così la storia di Re Giorgio VI, sovrano controvoglia, soffocato da auguste quanto ingombranti parentele, da sempre afflitto da problemi di inadeguatezza e menomato per via di un’ infanzia  e di un contesto che avrebbero reso balbuzienti pure  le pietre, è la storia della volontà precisa di incarnare al meglio, cioè con onore e dignità, quel ruolo.


If I am King, where is my power? Can I declare war? Form a government? Levy a tax? No! And yet I am the seat of all authority because they think that when I speak, I speak for them.



Tratto dalla storia vera del logopedista australiano Logue e del singolare percorso terapeutico cui fu sottoposto re Giorgio VI ed autorizzato, quand’era ancora in vita, dalla Regina madre (alla quale sarebbe molto piaciuta la giarrettiera che Helena Bonham Carter ha indossato per la cerimonia di premiazione) Il discorso del re è un film di Tom Hooper del 2010, con Colin Firth, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Michael Gambon, Geoffrey Rush, Derek Jacobi, Calum Gittins, Jennifer Ehle, Claire Bloom, Eve Best. Prodotto in Gran Bretagna, Australia. Durata: 118 minuti. Distribuito in Italia da Eagle Pictures

( la foto qui sopra è della Kika Press)