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Secondo il nobile impianto (per dirla col Guardasigilli) dell’epocale (per dirla col Premier) riforma, i magistrati posti a difesa dell’interesse pubblico e i cittadini che attraverso i propri legali, difendono un interesse privato, devono essere sullo stesso piano.
La faccenda sarebbe meno complicata di quel che possa sembrare se solo la si vedesse come naturale epilogo di una lunga stagione che ha visto il Presidente del Consiglio alle prese con la Giustizia e questo in numerose circostanze e a vario titolo. Indagini, telefonate, scandali, rinvii a giudizio, hanno occupato cronache e dibattiti ma nei prossimi mesi, si può esser certi, tutto sarà raccontato attraverso il filtro edulcorante di questa Riforma che di epocale, per la verità, ha solo la stortura di cui sopra.
L’ idea del processo come competizione e non come accertamento o meno di responsabilità penali, del resto, ci viene propinata sine die con l’immagine dello strapotere di Pubblici Ministeri persecutori la cui unica missione è chiedere condanne a prescindere. Così ovviamente non è.
Mentre invece si manifesta concretamente la volontà di scardinare l’autonomia della magistratura e di circoscrivere l’azione penale entro perimetri stabiliti dalla Politica.
Ma, violazione di Principi a parte, una Politica che da quindici anni muove solo in direzione dell’Impunità, come potrebbe, seppure fosse accertata la validità delle epocali proposte, decidere quali indagini effettuare e come o quali reati perseguire?
Questi ed altri interrogativi, promette il Guardasigilli, saranno sciolti nei mesi a venire anche attraverso un’attenta disanima dottrinale.(Che bellezza) Tempo – conclude – ce ne sarà.