Ne gâchon pas la fête (parte prima)
Quesito fondamentale rivolto ad Anna Karina, “c’était comment le baiser avec Jean-Paul Belmondo?
Risposta minimizzante « comme ça! »
Tuttavia il bacio comme ça tra Pierrot e Marianne ha incartato il Palais e quanto possibile lì intorno, omaggio a Godard – il vero l’unico habitué di Cannes, anche se non ci va da decenni lui, con o senza film in gara, semplicemente c’è sempre – alla vita spericolata, al montaggio che se ne infischia della sequenza cronologica , alle canzonette e al cinema con le sale piene degli anni 60. Infine omaggio al 68, ai cineasti – Truffaut, Saura, Godard Polanski, Berri, Resnais – agli attori – Jean Pierre Léaud, Monica Vitti, Geraldine Chaplin – agli operai Renault che assieme agli studenti occuparono la Croisette bloccando il festival.
NO! NO! NO! ai selfie, come del resto l’anno passato, ma stavolta con avvertimenti – divieto stradale distribuiti alla Stampa su graziosi cartoncini e impressi su banderoles sventolanti in punti strategici. Siamo venuti qui per vedere e non per essere visti chiosa il pontificante Frémaux (si, vabbè)
No a Netflix in nome della centralità delle visioni in sala per le quali si evocano sperticate suggestioni e delle severe leggi francesi. Poi non s’è capito dove sono più i distributori coraggiosi e dunque i cinema dedicati in cui proiettare certe meraviglie (dico meraviglie perché credo lo siano) che Cannes seleziona ogni anno e che nessuno riesce a vedere. No alle anteprime, i film in concorso si guardano – pubblico, giornalisti, addetti ai lavori – tutti insieme appassionatamente o comunque dopo la Première in modo tale da evitare stroncature anticipate (soprattutto su twitter). Vogliamo l’innovazione ma senza troppi smartphone e internet. No alle serie televisive, solo il cinema è poesia il resto è industria. (anche questo abbiamo dovuto sentire) Evidentemente si vuol salvare il Sistema Cinema ponendo veti e spartiacque e rinunciando alla modernità, del resto Frémaux come direbbe Sordi c’ha ‘na capoccia così e di sicuro anche una strategia. Speriamo vincente. Nelle more dei proclami e dell’elogio del tempo che fu, niente presentazione di The Other Side of the Wind l’incompiuto di Orson Welles ultimato da Peter Bogdanovich e finanziato da Netflix. (Venezia si prepari)
No alle molestie e ci mancherebbe pure ma qui oltre che cospicua presenza di giurate e cineaste, marce e raduni, funziona un numero verde per denunciare eventuali molestie ambosessi. Non prima delle 9 di mattina, non dopo l’una di notte.Nel lasso di tempo in cui il servizio è chiuso non resta che mollare schiaffoni.
Oh Martin A lui il premio Carrosse d’or 2018. La Quinzaine proietta il suo “Mean Streets”, Festival di Cannes del ’74 , dove tutto cominciò ma rispetto alla sopravvivenza del cinema ha idee differenti : “Ciò che conta è fare i film, anche se li paga Netflix”. Pure Scorsese, va detto, “c’ha ‘na capoccia così”, la sua strategia però sembra più convincente il suo approccio più concreto e meno ancien regime.
Ah Lars Riabilitato dopo sette anni di ostracismo per le stupidaggini dette nella conferenza stampa di Melancholia e dichiarato indesiderabile dalla Procura locale oltre che dalla severissima organizzazione del Festival, Lars von Trier ha presentato a Cannes la sua opera ultima. Rentrée elaborata , per lui niente concorso, niente conferenze stampa, proiezione del film dopo le 22. (manca solo a letto senza cena). In compenso The house that Jack Built non è all’altezza del suo – peraltro sempre discusso – standard. e non tanto perché il pubblico abbandona la sala turbato, faccenda non inusuale che è stata rimarcata da tutte le recensioni manco fosse un evento straordinario, ma perché The House è un film inutilmente brutale. Abbiamo capito che l’umanità è, senza appello né possibilità di redenzione, malvagia ma trattare l’omicidio come opera d’arte architettonica pare un po’ troppo anche a chi, come me, è fondamentalmente d’accordo con la premessa.
Eh Daniel – Il 68 si diceva, quindi non poteva mancare un road movie sociale (qui i generi si moltiplicano) firmato Daniel Cohn Bendit e Romain Goupil, due protagonisti assoluti di quella stagione, il documentario si chiama La Traversée , viaggio attraverso la Francia per incontrarne i cittadini registrando scrupolosamente i cambiamenti sociali. E gira che ti rigira chi vanno a interrogare… mais le Chef de l’Etat, ovvero Emmanuel Macron, sette minuti di conversazione totalement improvisée ( si, certo) in un Caffè di Francoforte, una cosa tipo ma guarda chi c’è : Macron ! Un movimento di macchina che Daniel ha già sobriamente battezzato scène culte. (Resta inteso che Daniel Cohn Bendit in smoking non si può guardare, se è, come dicono, la sua prima volta, faccia in modo che sia anche l’ultima ma il suo lavoro, acquistato dalla televisione e in onda domani alle 20,50 su France 5 è decisamente interessante)
Grâce à la justice, le sortilège est rompu, l’avvocato Sarfati che ha difeso il diritto di Don Chisciotte e di Terry Gilliam di essere a Cannes chiude la questione della presunta Maledizione che avrebbe accompagnato la lavorazione del film venendo a capo di una noiosa diatriba legale tra produttore e regista. A parte questo, incidenti, decessi, intemperie, ferimenti sono anche i protagonisti indiscussi del making off titolato Lost in Mancha. Tuttavia il lieve ictus che ha colpito il caro Gilliam ha potuto avere la meglio sulla Sfiga grazie alla sua forte tempra (ed impudenza) Sono ancora vivo e verrò a Cannes. E così è stato. Il film è molto bello (e il documentario pure). Gli incidenti sul set capitano, i lutti ahimè anche e le questioni di soldi sovrastano ogni cosa ma…un nemico alla volta si può vincere.
En marche! 10 maggio, mercoledì, cinque attrici di fama planetaria percorrono mano nella mano Boulevard de la Croisette dirette non ai gradini del Palais des Festivals ma alla più modesta e defilata entrata del Marché du Film dove produttori, acquirenti, distributori e programmatori cercano di far funzionare il business del cinema per il prossimo anno. Marion Cotillard , Lupita Nyong’o, Penelope Cruz, Jessica Chastain e Fan Bingbing sono venute a cercare di persona personalmente il distributore del loro prossimo progetto cinematografico, 355 . Hanno pensato – giustamente – che sarebbero state più convincenti del regista Simon Kinberg ( X-Men: Days of Future Past ). L’impatto visivo è travolgente i rangers cuissardes di Marion assolutamente perfetti per la marcia. Un trionfo.
(Fine prima parte) con altra notizia fondamentale :
Catherine Deneuve n’est plus blonde !