Quel pasticciaccio brutto al tavolo del lavoro
Dirò subito di non aver mai pensato all’ articolo 18 come reale ostacolo agli investitori ma nemmeno che la sua abolizione potesse produrre stuoli di licenziamenti. Ne’ che fosse un baluardo contro l’abuso, ne’ che il reintegro,una volta ottenuto, diventasse una faccenda così impossibile da gestire. Ne’ ho creduto ad alcun altro degli scenari da tregenda, da chiunque prospettato a sostegno di una posizione ovvero di un’altra
E sempre a proposito di esasperazioni, dirò come la pessima gestione del negoziato sulla riforma del lavoro, appuntando l’attenzione quasi esclusivamente sui possibili licenziamenti, tra polemiche,cattiva informazione e dichiarazioni strumentali, abbia solo messo in allarme migliaia di cittadini, estromesso (tanto per cambiare) dalla trattativa sia la questione delle lavoratrici madri che quella dell’occupazione femminile, lasciando,infine, irrisolto il problema delle fattispecie contrattuali in eccesso.
Responsabili del pasticcio : i convenuti. Dal Governo alle parti sociali, tutti scarsamente versati a ricercare la sintesi e incapaci,nella migliore delle ipotesi, di trasformare la rigidità in fermezza.
Alla fine della fiera, si vorrebbe eliminare un deterrente (art 18) per introdurne un altro (maggior costo del lavoro nei casi di contratti flessibili).Si plaude (giustamente) all’estensione degli ammortizzatori sociali ma i tempi di attuazione sono troppo lunghi e differenziati rispetto al resto, col concreto rischio di produrre disagi, quantomeno in partenza.
La filosofia della riforma doveva essere un’ altra, in quella la rimessa a punto dell’articolo 18 sarebbe stato un aspetto secondario.Invece ne è divenuto il cuore,il fortino da espugnare o da difendere.A scelta.
Diciamo allora di aver sprecato un’occasione, a riprova di qualche vecchio convincimento su certe riforme da non lasciare in altre mani che in quelle delle forze progressiste. Cambiando velocemente il mondo, la difesa dei Principi non può essere affidata a logiche conservatrici , pena, tanto per non rimaner sul vago, l’ essere costretti a scrivere questa pagina, d’altronde necessaria, della riforma del lavoro, tardivamente, in epoca di recessione e sotto schiaffo di ricatti assortiti. Inevitabile il triplo salto mortale con avvitamento per mantenerli integri quei Principi.E sacrifici per i soliti.
Una trattativa che verte su aspetti simbolici piuttosto che mettere a tema partite e contropartite, si può dire fallimentare in partenza.E anche questa continua a correre seri rischi.Poichè è possibile che non basteranno gli sforzi e le mediazioni : il non ricorso al Decreto che consente la discussione parlamentare o la proposta di trattare il reintegro col sistema tedesco.
Una volta in Parlamento servono i numeri.E quelli,a meno di un miracolo, non ci sono.
Per una settimana siamo tornati ad essere il paese che eravamo : inconcludenti,ridicolmente, ideologici,resistenti ad ogni tipo di innovazione. Vedremo se la prossima, ci porterà più vicini al paese che speriamo di diventare.