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Categoria: Palazzo

O vuò bene a papà?

O vuò bene a papà?

silvio9Era nella logica delle cose che gli effetti sociali della crisi, non sarebbero arrivati nemmeno a sfiorare i temi  della conferenza estiva del Governo. Secondo il Premier tutto va bene, nessun esecutivo ha mai fatto tanto, abbiamo scampato il pericolo – più d’uno –  i risultati dell’azione di governo, sono sotto gli occhi di tutti : rifiuti di Napoli, Alitalia, sicurezza, militari in città immigrazione. Case ai terremotati, comprensive di frigo con torta e spumante, in tempi brevissimi. A sentire lui sembra di essere improvvisamente capitombolati appresso ad Alice. Giusto in tempo per avvistare il Paese delle meraviglie.

E questo nonostante ventiquattr’ore prima, Trichet avesse bocciato – per la terza volta ! – la norma del decreto anticrisi concernente la tassazione delle plusvalenze della Banca d’Italia, la trattativa  tra governo e petrolieri per l’aumento del carburante, fosse praticamente andata a ramengo, e i dati sul Pil marcassero un preoccupante – 6 %. Stendiamo un vel pietoso, poi,  su ciò che è stata capace  di combinare Alitalia ieri a Fiumicino. Ad abbundantiam, ci sarebbero pure quei cinque sul carroponte a Lambrate. Come dire un simbolo, che sin la ripresina autunnale, evento di modesta, quantunque sventolatissima, portata,  è di la da venire. Ma a chi interessa?

Basterebbe allineare queste circostanze ma soprattutto  le relative  ricadute – il diniego di Trichet, per esempio, impone a Tremonti di cercare altrove i 300 milioni che si aspettava dalla tassa sull’oro del Caveau – per ottenere un quadro desolante. Invece niente, il miglior governo possibile nella persona del suo leader, preferisce sorvolare e intanto che si appunta qualche medaglietta, non importa se ad altri destinata, tira diritto con la sua specialissima versione dei fatti.

Ora, se è pur vero che la retorica del declino risulta stucchevole oltrechè inutile, ciò non autorizza alcuno, investito di Responsabilità, a nascondere il reale stato delle cose.

Papi  per la verità fa molto di più che limitarsi a cacciare la polvere sotto al tappeto,  e confidando sui potenti mezzi e sulla propria naturale inclinazione a coltivare un rapporto con la realtà decisamente alterato, si adopera a disegnare direttamente il mondo che non c’è.

Del resto le previsioni dell’Ocse ci autorizzano a sperare, il popolo è con noi e persino Barbara dalle copertine dei magazine di chiara  che nonostante tutto vo’ bene a papà. Che si pretende di più?

Una migliore qualità dell’ Informazione, magari. Un’occhiata ai telegiornali di proprietà e un’altra a quelli controllati, e poi mi si dica se i problemi di questo paese possono essere le diete dell’estate, la moda sotto l’ombrellone, la cucina di mamma e le celebrazioni del santo patrono a roccasecca dei volsci. Del resto il problema delle testate l’ha risolto di recente con un paio di spostamenti azzeccati. Ora non gli resta che mettere mano a quel che resta del servizio pubblico.

E per l’appunto uno dei momenti più  toccanti  della conferenza estiva è consistito nell’ attacco a coloro i quali è demandato l’onere del racconto di questo benedetto Paese Reale. Lei appartiene ad una testata che ieri ha fatto quattro titoli contro il governo questo non lo possiamo più sopportare, questo  è  toccato ad un’esponente della terza rete, oppure riferendosi ai giornalisti di Repubblica Quelli son delinquenti.

Oramai siamo prossimi a farci il callo, chi sciupa la favola bella del Paese che con la torta e lo spumante in frigo, cortese omaggio del Governo, se non ce l’ha già fatta, ce la farà, deve scomparire. Come pure deve essere bruciato il terreno intorno a chi, leggittimato, si oppone.

E’ tuttavia comprensibile in un progetto più generale di falsificazione della realtà, la reazione che giustamente Ezio Mauro oggi ha definito isterica . Nel contempo sono questi i momenti in cui Papi presta il fianco mostrando una vulnerabilità che mal si addice al suo glorioso temperamento. I narcisi, si sa se contraddetti, rivelano  un forte versante autodistruttivo. Magari si tratta di attendere. In definitiva è passato solo un anno. Anche se sembra di più.

Temperie culturale

Temperie culturale

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Da quando ho assunto la responsabilità di ministro ho avanzato alcune proposte per cambiare uno stato di cose non più tollerabile. Voglio ricordarne alcune. Voto di condotta, divisa scolastica, insegnamento dell’ educazione civica, ritorno al maestro unico, rilancio degli istituti tecnici e della formazione professionale. Autorevolezza, autorità, gerarchia, insegnamento, studio, fatica, merito. Sono queste le parole chiave della scuola che vogliamo ricostruire, smantellando quella costruzione ideologica fatta di vuoto pedagogismo che dal 1968 ha infettato come un virus la scuola italiana.

Mariastella Gelmini Quarant’anni da smantellare Corriere della Sera 22 agosto 2008

Mentre il ministro Bondi con spensierata civetteria si vanta di non capire nulla di arte moderna e annuncia l’istituzione del solito comitato censorio sul contributo pubblico alla cinematografia  – alle volte qualche spettatore, stanco delle mistificazioni televisive,  dovesse rivolgere al cinema la propria ansia di sapere come stanno le cose – il ministro Gelmini dirama il suo progetto di riforma della scuola, com’è nella migliore tradizione delle accademie militari : in termini di guerra batteriologica, tracciando inoltre un percorso che ricalca in tutto e per tutto il più classico dei discorsi da bar. Come  dire : a noi c’hanno rovinato il dottor Spock e il 68 invece che la guera ( una sola r) e le donne . Mica i governi che abbiamo avuto nel quarantennio successivo. Ora, se il vuoto pedagogismo, consta del principio democratico del diritto alla formazione, il ministro non si disturbi a includere nella sua lunga marcia verso il futuro, l’insegnamento dell’educazione civica. Data la patente contraddizione, a qualche meritevole discente potrebbero non tornare i conti. Col successivo rischio che intorno alle scuole si ricominci a disselciare, poi me la saluti la gerarchia e soprattutto l’ineffabile e ardito distinguo :  autorità slash autorevolezza – qui invece che al bar, siamo saliti sul tram – Senza considerare che tutta questa logica da castigamatti,  fatta di voti di condotta e divise, fatica e smantellamenti, lascia poco spazio all’affermazione di un principio sovrano : apprendere dovrebbe essere soprattutto un (impegnativo) piacere. Da un ministro, in genere, ci si attendono progetti strutturali, informazioni sui finanziamenti, indirizzi guida, qui, mai sia, ci si discosta dal tema disciplinare ci s’imbatte in concetti di recupero della tradizione che manco la destra più convinta oramai legge in questi termini :
Noi vogliamo una scuola che insegni a leggere, scrivere e far di conto. Una scuola in cui si torni a leggere I Promessi Sposi e dove non si dica più che lo studente dovrà “padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’ interazione comunicativa verbale in vari contesti”
Di favorire la formazione di uno spirito critico, non si parla. Un po’ asfittico come progetto ministeriale del terzo millennio per la formazione culturale e professionale dei giovani e, insieme, la costruzione del futuro di una nazione. Leggiamo pure i Promessi Sposi ma facciamone un uso migliore di quello prospettato dal ministro.
C’è poco da scherzare : che si tratti di istruzione, di  sicurezza, di immigrazione, di sviluppo, di tasse o di stato sociale, nessuno dei provvedimenti di questo esecutivo, scalfisce davvero la sostanza delle cose, tantomeno ne rimuove le storture. Gelmini non fa eccezione, qualitativamente non propone nulla diverso dai soldati nelle strade o dal presidio delle frontiere o dal licenziamento dei fannulloni nella pubblica amministrazione. Guai però a sottovalutare la cultura che sottende la politica degli annunci roboanti e dei provvedimenti shock. Dietro al fumo, c’è un progetto consistente di smantellamento di un sistema di Diritti che oggi vengono spacciati come la palla al piede di questo paese. Qualsiasi progetto autoritario comincia a lavorare così :  prima la cultura ivi compresa la libertà di stampa messa in seria crisi dall’abolizione indiscriminata dei finanziamenti all’editoria, poi la scuola e a seguire tutto il resto finchè dell’ ideologia politicamente corretta come la chiama il ministro nel suo  dizionario dei luoghi comuni, non rimarrà  che un ricordo. Queste le idee di modernizzazione. Ai tempi del colera.

Nell’illustrazione : il Ministero della Pubblica Istruzione ( anche se pare il Mocambo, con palmizi e tutto)

Greetings from Sherwood

Greetings from Sherwood

Sherwood

Certo la Robin Tax – tassare i ricchi per redistribuire ai poveri – suggestiva e tanto accattivante da essere stata lo spot di parecchie  campagne elettorali  americane, consta di un solo trascurabile inconveniente : quello di essere una tassa che facilmente si ri-trasferisce sui cittadini sotto forma di aumento dei prezzi. Sperare che la Compagnia Petrolifera XYZ, si arrenda al balzello senza rivalersi sui consumatori, appartiene all’area della  leggenda quasi quanto l’arciere di Sherwood. E che l’intera trovata sia invece, in tutto e per tutto, degna di Giovanni il Re Fasullo d’Inghilterra e dello Sceriffo di Nottingham , è indicato dalla scarsa reattività  alle variazioni di prezzo tipica della domanda di carburante. I consumatori per difendersi dovrebbero cambiare radicalmente abitudini, ci vorrebbero anni per spegnere qualche luce e chiudere le macchine in garage, quindi XYZ ha tutto il modo di praticare gli aumenti  che vuole, senza particolari preoccupazioni di  contraccolpi sulle quantità vendute. E’ vero che Tremonti  nel Decreto ha fatto inserire un articolo  in cui espresso è il divieto di traslare le maggiorazioni d’imposta sui consumatori ma è altrettanto vero che ampi settori del mercato energetico, non essendo regolamentati non sono altresì soggetti a prezzi amministrati in virtù di direttive comunitarie….come dire: un cortese invito del Governo ma niente di più. La metà dei proventi di questo prelievo sarà destinato alla copertura finanziaria delle carte prepagate per generi alimentari e bollette. Il resto prenderà altre strade ( ignote al momento) . Nulla è dato sapere dei beneficiari, se non che verrà seguito un criterio anagrafico e anche qui, non è ben chiaro perchè solo agli anziani  e non ai giovani disoccupati per esempio, ma soprattutto perchè lo Stato dovrebbe sobbarcarsi  dell’onere organizzativo – stampa distribuzione gestione amministrativa delle card –   quando potrebbe erogare direttamente i quattrini agli aventi diritto. Nelle pieghe della Robin Tax, ci sono macchinazioni a non finire, dalle royalties per l’estrazione del petrolio su territorio nazionale, al prelievo sulla rivalutazione delle scorte di magazzino ( che non sono tutte su territorio oltre che costituire in gran parte, l’intoccbile riserva strategica )  all’incremento dell’IRES sull’intera filiera petrolifera (dalla produzione alla distribuzione) e sulla stessa generazione e commercializzazione dell’energia elettrica. Ma non sarebbe stato più semplice attingere dai dividendi che lo Stato deve incassare dall’ Enel e che oltretutto sarebbero stati soldi veri già pronti per l’eventuale uso? Evidentemente si, ma allora avrebbe dovuto davvero pagare lo Stato.  Alla fine della fiera nessuno conosce l’importo del gettito ma una cosa è certa : che nonostante tutti i marchingegni non sarà elevatissimo e che  le card saranno finanziate dall’aumento dei prezzi. Altro che socialismo reale tremontiano. Da noi agli anziani insomma,  non senza l’importante mediazione pubblicitaria di Tremonti Nottingham. E con questo il governo ha messo a posto anche  i poveri. Va a dir male della creatività  e della sveltezza ( nove minuti di consiglio dei ministri) che qui a Sherwood – per chi non se ne fosse ancora accorto – è tornato a splendere il sole.

Nell’illustrazione la foresta di Sherwood.Quella vera.

Que reste-t-il

Que reste-t-il

Coloro i quali sostenevano che  la presente legislatura avrebbe segnato il tramonto delle leggi ad personam, confidando magari nel fatto che le pratiche concernenti Silvio Berlusconi ed il suo controverso rapporto con la Giustizia, fossero state tutte evase nel corso dei suoi precedenti mandati , s’erano evidentemente dimenticati  del processo Mills :  Milano 17 giugno 2008 ore 12.30 : Nicolò Ghedini, parlamentare del Pdl e difensore di fiducia di Silvio Berlusconi, ha depositato nella cancelleria della quinta sezione della Corte d’Appello di Milano l’istanza di ricusazione del giudice Nicoletta Gandus – Come dire.. una dichiarazione di guerra . Ed eccoci di nuovo  alle prese con il ritorno al Passato anzi all’Antico. Insomma, è bastato il rischio di una sentenza di condanna di primo grado nel processo Mills, per veder sfumare l’aplomb dello Statista, del Premier in versione istituzionale tutto buoni rapporti col Presidente della Repubblica e civile e costruttivo dialogo con l’Opposizione. Giusto il tempo di inviare al presidente del Senato una lettera in cui si lamentano atteggiamenti persecutori da parte dei giudici, e d’inserire nel decreto sicurezza – il mezzo più veloce sulla via dell’approvazione  - un paio di emendamenti, uno sulla formazione dei ruoli con precedenza ai processi per i reati più gravi, l’altro che sospende i processi per reati con pene inferiori ai dieci anni iniziati prima del 2002 e non ancora arrivati alla prima sentenza, e l’intero corso della legislatura prende un’altra piega. Ometto la pletora di furbizie di contorno targate PDL, per non annoiare. Ad ogni buon conto, se torna il Berlusconi antigiudici torna anche l’Opposizione senza se e senza ma. In soldoni, e senza che le anime belle si adontino del fatto che ad ogni piè sospinto,  si rammentino i rapporti di forza – vale a dire l’ espressa volontà dellla maggioranza del popolo italiano – questo significa un’estenuante attività parlamentare fatta di emendamenti, voti contrari, filibustering che, nella maggior parte dei casi, danno come risultato zero, anzi no, danno come risultato quello che gli undici punti di distanza e una compagine di governo coesa, consentono. S’è visto ieri. Sul piano politico, un’ altrettanto intensa campagna d’informazione che metta a nudo e sveli le ignominie e le ricadute di certi provvedimenti all’apparenza salutari, attende necessariamente l’Opposizione: Dice  correttamente D’Avanzo su Repubblica di ieri  :

Forse sarebbe meglio affrontare tutti coloro (e sono moltissimi, i più) che sono sordi ai guai giudiziari di Berlusconi e pensano che “vabbè, è un corruttore, ma per me va bene lo stesso…”. Forse bisogna informarli che, non di Berlusconi si discute, ma della loro, personale sicurezza. Perché se, come sostiene l’avvocato del Cavaliere, diventano reatucci la rapina semplice, il furto in appartamento, l’omicidio colposo degli ubriaconi al volante, il sequestro di persona non a scopo di estorsione (non erano i partiti di governo a suggerire che le zingarelle portano via i bambini dalla culla?), la sicurezza in pericolo non è quella del capo del governo e del suo legale, ma di chi è esposto a questi reati.

Sacrosanto. Qualcuno si avvilisce se rammento che il PD o chi per lui, per raggiungere quell’opinione pubblica che sui temi della sicurezza giustizia e ordine pubblico, ha subito un’azione corrosiva delle proprie facoltà di giudizio, proprio a causa dell’Informazione, non dispone degli stessi strumenti propagandistici e proprietari sui quali la compagine di governo può contare? Che quando noi s’è finito di fare controinformazione su Giustizia & Sicurezza, vanno in onda decine di telegiornali a dire tutto il contrario? E con ciò toccano milioni di utenti ? Chi l’ha fatto per davvero il lavoro della controinformazione se la sente tutta addosso l’impotenza e la sensazione di goccia nel mare. Ma per tornare a Bomba e cioè ad una posizione che non da ieri si andata delineando all’interno del PD, circa la processabilità del premier come prioritaria o meno, rispetto ai reali problemi del Paese, direi che è accaduto quel che sempre accade quando si disgiunge il piano etico da quello politico. Si può ammettere una trattazione separata in fase di elaborazione strategica, ma poi bisogna trovare la sintesi, altrimenti si rischia l’allontanamento dalla buona politica. Ci giochiamo il dialogo? E sia. Personalmente sono schierata su questa linea, con avvertenza che chi vuole passare alla Storia come Statista e non come il Furbastro che s’è fatto gli affari propri, qui ha da passà . Sotto questo aspetto, non mi pare che Veltroni abbia mostrato particolari perplessità, anche se più di un problema si apre nei confronti degli elettori del PD che sul tema delle Riforme e del Dialogo come inedito della fase politica a venire, ha impostato la propria campagna elettorale. E delle aspettative disattese, in una democrazia che si rispetti, agli elettori bisogna dar conto.

 

Veltroni, infine, dovrebbe abbandonare il feticcio del dialogo (come se in ballo fosse quello, e soltanto quello) e spiegare alla gente (non sola la sua) quale iniziativa politica, istituzionale, sociale da domani intende muovere per evitare che la sicurezza diventi, per gli italiani meno protetti, un tiro birbone di Iddu. Non è scritto nei vangeli che una società postideologica debba lasciar cadere un’idea di interesse pubblico o ammutolirsi dinanzi all'”intollerabile".

Ah come ha ragione D’Avanzo, assai citato peraltro in queste povere pagine elettroniche. Ma il dialogo non è un feticcio . E’ assai di più,  è il Metodo per costruire le Regole e le regole servono per affrontare appunto quello che c’è in ballo. Non a cuor leggero si può abbandonare quella strada, perchè quel che resta è davvero poco e quel che c’è in ballo rischia seriamente di non esserlo più per sopraggiunta archiviazione delle istanze migliori. Sbaglierò, ma vedo avanzare posizioni terziste e quartiste, l’unica speranza è che qualsiasi decisione futura voglia assumere il PD, sia limpida ed intellegibile.

Piccola nota in calce,  perchè vedo che la personale tendenza a non far parte del coro delle lamentele – sfogatoio, cercando magari laddove è possibile di contribuire con argomentazioni  altre, passa spesso per castrante invito alla rassegnazione :  Quando rammento che non si sono vinte le elezioni –  e in che termini, è il dato che più di tutti segnerà questa legislatura – non intendo con ciò promuovere alcun sentimento di afflitta impotenza. In una contesa democratica c’è sempre chi perde, non per questo è destinato al silenzio. Ma che si voglia organizzare la rivoluzione, l’ostruzionismo parlamentare, il seminario, il gazebo o il tè delle cinque, i termini della debacle  restano un dato incontrovertibile, non vedo perchè debbano essere letti in termini dissuasivi. A meno di pensare che, qualunque sia l’aria che tira, chiunque siano gl’interlocutori, qualsiasi i rapporti di forza,  una semplice Testimonianza per quanto Nobile, possa essere sufficiente ed esaurisca i doveri di un’ Opposizione costumata, una presa d’atto della Realtà appare quantomeno necessaria. E questo nonostante la sinistra abbia un curioso rapporto con i Dati di Fatto che spesso tende a rimuovere, probabilmente perchè ritenuti negazione del sogno e morte di ogni utopia. Schematismi. A cosa servirebbe altrimenti la politica se non a coniugare i sogni con la realtà ? Rispetto a questo un ragionamento che impegni  una visione più realistica delle cose  e un atteggiamento più laico, sarebbe infinitamente più costruttivo e con ogni  probabilità, elettoralmente e socialmente più vincente.

Al Presidente del Consiglio una cosa viene  bene : cantare con discreta intonazione, tono correttamente nostalgico e inappuntabile pronunzia, la canzone di Trenet che è nel titolo.

 

Air Conditioned

Air Conditioned

Il dato fin qui più rilevante, è il forte plauso che sostiene  ogni provvedimento assunto dal  governo in questa prima fase del mandato. I sondaggi in tal senso, servono solo da conferma ad una sensazione che è già netta tendendo l’orecchio ai discorsi delle persone che incontri. Piccoli e grandi indizi di vasto consenso e forti aspettative accompagnano il Quarto Mandato. Il governo affronta i temi forti di campagna elettorale – disagio ed insicurezza – inaugurando una sorta di Diritto Speciale caratterizzato dalla sospensione delle garanzie costituzionali. E’ possibile che per  inadeguatezza del sistema giudiziario, difficoltà organizzative, carenza di mezzi  o diretto intervento della corte costituzionale,  di queste leggi speciali,  rimanga ben poco. Comunque vada però, si  è stabilita una tale sensazione di efficientismo, da lasciar prevedere un lungo periodo di sintonia tra PDL e gli elettori. Tutti oramai sono convinti che togliere i rifiuti dalle strade di Napoli valga bene il conferimento di una straordinaria ed inedita concentrazione di poteri nelle mani di un solo uomo – Bertolaso –  al quale sono oltretutto subordinate Prefettura, Forze dell’Ordine, Questura etc. E anche se l’unica impresa fino ad ora di successo – mettere intorno ad un tavolo i rappresentanti dei cittadini di  Chiaiano per organizzare i rilievi nell’area da destinarsi a discarica – in realtà segna  lo scacco della logica militare, gl’inasprimenti, la creazione di nuovi reati, le maniere spicce, seppure in forte odore di limitazione dei diritti costituzionalmente garantiti, sono ritenuti  metodi vincenti. Il linguaggio dell’emergenza sollecita l’immaginario, le discariche sono diventate aree d’interesse strategico nazionale, saranno  con ogni probabilità presidiate dall’esercito e anche se Maroni e La Russa concedono magnanimamente l’impegno del non utilizzo dello stesso, in funzione di ordine pubblico – ma l’esercito non avrebbe comunque lo stato giuridico per tale compito – l’idea è quella che sia stata dichiarata una guerra – a chi? – presumibilmente ai cittadini, visto che il decreto sui Rifiuti non s’incarica minimamente delle cause ambientali, affaristiche, malavitose che hanno fatto da contorno all’inerzia degli amministratori locali in questi anni. Senza misure in tal senso, senza attenzione a questi fenomeni, il ritorno alla cattiva gestione è pressocchè garantito. Mi si dirà che per quello abbiamo già leggi. Ma le avevamo anche in materia di ordine pubblico, perchè l’emergenza concerne solo quello ? Ma il pugno duro, l’uomo solo al comando, piacciono, rassicurano, sono sintomo di pronta risoluzione di ogni impasse. Si è approfittato di un momento d’insicurezza strutturale dei cittadini per agitare mostri. Riuscendo perfettamente l’operazione, si passa a completare l’opera con la gestione autoritaria di qualsiasi cosa passi per le mani . La vitalità dell’opinione pubblica, strumento necessario del controllo democratico, oramai si esprime solo in temini di populistico giustizialismo, per tacer di chi, reduce dalla sconfitta elettorale, non sa più a che santo votarsi,  ondivagando tra stati di prostrazione da buttare in caciara, come si dice da noi,  o di orrendo nichilismo ( caciara meno lieta e più contagiosa ma egualmente disperata). Ma qui si gestisce il Presente e si pensa al Futuro. E se questo è il clima in cui si elaboreranno future riforme istituzionali, si può esser certi che la tentazione presidenzialista diverrà un rischio acclarato. Perdere la fiducia nei buoni principi democratici  adesso, sarebbe pazzesco. Guardiamo la vicenda di Chiaiano alla giusta distanza, come se fosse una fiction, connettiamo ogni elemento, ogni dato, ogni componente, ogni implicazione, ogni forza in campo  e le conclusioni invariabilmente andranno a parare su questo semplice dato : è quasi estate ma l’aria condizionata è stata accesa da un bel pezzo.