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Anno: 2007

Tutto il potere alla magistratura

Tutto il potere alla magistratura

Una legge per i telefonini a scuola,una per la violazione del segreto istruttorio,una per precisare meglio il concetto di cura (per quando la si voglia rifiutare),una per tutelare i diritti degli allevatori di crostacei,una per sancire quelli di chi va a trans,un’altra per ribadire i diritti di chi,costi quel che costi, vive di un solo imperativo categorico : informare i lettori sulle storie di chi va a trans,una per proibire la pubblicazioni delle foto di chi va a trans.Mentre si aspetta che una Riforma Giudiziaria faccia piazza pulita delle migliaia di fattispecie penali o civili obsolete,per ogni questione si richiede a gran voce una Legge un Decreto,un Provvedimento del Garante ad hoc .Dalla culla alla bara la nostra vita rischia di essere oggetto dell’attenzione occhiuta del legislatore e di conseguenza del magistrato che, tempo dieci anni, dovrà stabilire pure la morte più idonea del gambero da cocktail.Tramonta così, l’ipotesi della Regolazione gestita in ambiti differenti dai tribunali o dai parlamenti.Nella astrazione del Diritto non abitano solo i lauti compensi degli Studi Professionali chiamati a interpretare una Norma ritenuta troppo generale ma insospettabili spazi di libertà.Per i presidi che vogliono insegnare il corretto uso del telefonino, come per tutti gli altri, funziona un sistema di connessioni che tra Norma Regolamenti e Deontologia Professionale produca l’effetto di una soluzione che non sia buona per tutte le stagioni e sotto tutte le latitudini ma, egualmente valida ed equa,risolva problematiche specifiche.La legge è uguale per tutti ma prospetta infiniti rimedi per situazioni che eguali non sono.Tutto il resto è vieto paternalismo che con la Giustizia ha poco a che fare.

Nelle peggiori famiglie

Nelle peggiori famiglie

nue proprietè 04Come da letteratura antipsichiatrica dei 60th e giurisprudenzial criminologica di epoche recenti , la Famiglia, dispensa nevrosi a piene mani e il divorzio, non ne parliamo.Se poi a tutto questo si aggiunge la presenza di beni materiali da spartirsi, la frittata è fatta e l’infelicità garantita per tutti i membri .Coprotagonista di questa opera seconda di Joachim Lafosse, Proprietà Privata (Nuè proprietè) è la Casa di Famiglia, l’alienazione della quale, scatena contrasti feroci fino a turbare l’ordine precotto del post divorzio classico : Grande armonia tra mammà e prole, da una parte , gran conflitto con papà che passa ogni tanto rifila quattrini ai figli (gemelli,credibilissimi tra l’altro) e litiga con mamma.

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Per essere questa  un ‘opera seconda, contiene fin troppo mestiere (che  peraltro Lafosse ha esercitato in numerosi e apprezzati corti) per cui dalla scelta degli attori ad un uso delle inquadrature altamente drammatizzanti,si capisce bene che il senso di disagio che alla fine della proiezione si avverte in sala tra gli spettatori,l’ha confezionato ad arte proprio lui,il regista,in un crescendo di esplicitezze narrative che gli si possono tuttavia perdonare.Sebbene una mano felice come la sua non dovrebbe aver bisogno di effettacci,l’entusiasmo per un tema che da sempre cattura la sua attenzione di regista lo spinto appena un po’ più in là.Incredibile la Huppert.

Proprietà privata (Nue propriété) è un film a colori di genere drammatico della durata di 92 min. diretto da Joachim LaFosse e interpretato da Isabelle HuppertJérémie RénierYannick Renier,Kris CuppensRaphaëlle LubansuPatrick DescampsDidier De NeckDirk TuypensSabine Riche.
E’ anche noto con il titolo internazionale Private Property.
Prodotto nel 2006 in Francia, Belgio, Lussemburgo e distribuito in Italia da Bim Distribuzione

Tecno-utopici (d’antan)

Tecno-utopici (d’antan)

Stefano Rodotà, la settimana scorsa, in occasione dell’apertura della Conferenza Internazionale dell’Unione Interparlamentare, ha offerto ai presenti  un interessante discorso  all’interno del quale venivano individuati sette rischi, o come li ha metaforicamente denominati egli stesso – sette peccati capitali - legati all’uso de web.Eccoli :

1) diseguaglianza;

2) sfruttamento commerciale e abusi informativi;

3) rischi per la privacy;

4) disintegrazione delle comunità;

5) plebisciti istantanei e dissoluzione della democrazia;

6) tirannia di chi controlla gli accessi;

7) perdita del valore del servizio pubblico e della responsabilità sociale.

Una riflessione sul ruolo possibile di Parlamenti e Governi nell’era di Internet, si rende secondo Rodotà indispensabile onde sventare ogni contrapposizione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa,ogni tentazione autoritaria che tra Società della Conoscenza e Società del Rischio induca ad un controllo di Internet come già avviene in molti Stati ma soprattutto ogni illusione che  utilizzatori entusiasti e /o  sfegatati della Rete e in particolare dei blog ,coltivano sulla democrazia diretta per via elettronica.Benchè la visione di Rodotà sia tutt’altro che apocalittica ma ben consapevole del futuro che invariabilmente si delinea,non sono mancati gli apriti cielo da parte di quelli che invece di internet esaltano il luogo dell’eguaglianza potenziale per eccellenza, quando non lo spazio privilegiato per i cittadini oramai deprivati del proprio ruolo partecipativo e decisionale.A me è sembrato convincente il discorso di Rodotà e soprattutto lo spirito altamente propositivo che lo anima.Il dibattito sollevato invece dai contestatori mi pare tramontato già dagli anni 90,basterebbe farsi un giro per i blog particolarmente quelli italiani, per notare come Santa Approssimazione protegga e domini giudizi e informazioni, senza considerare quanto spesso sia poco discorsiva e colloquiale l’area commenti o dibattiti .Il quaderno delle doglianze potrebbe allungarsi fino a comprendere la deriva populistica,laddove in alcuni thread su argomenti fondamentali quali i Costi della Democrazia, il Ruolo delle Istanze Democratiche o la Critica al sistema partitico,  si rinvengono caratteristiche appartenenti più alla pre-politica che all’ansia di partecipazione e anche se non mancano onesti e volenterosi tentativi di rendere queste nostre pagine elettroniche luoghi , quantomeno, di reale confronto,il panormama è alquanto deprimente.Meglio ragionare con Rodotà in termini meno illusori  e più propriamente politici :

con questo vasto mondo – in cui la democrazia si manifesta in maniera “diretta”, ma senza sovrapporsi a quella “rappresentativa” – i Parlamenti devono trovare nuove forme di comunicazione, attraverso consultazioni anche informali, messa in rete di proposte sulle quali si sollecita il giudizio dei cittadini, procedure che consentano di far giungere in parlamento proposte elaborate da gruppi ai quali, poi, vengano riconosciute anche possibilità di intervento nel processo legislativo. La rigida contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta potrebbe così essere superata, e la stessa democrazia parlamentare riceverebbe nuova legittimazione dal suo presentarsi come interlocutore  continuo della società.

I’ts a flaw in the iris

I’ts a flaw in the iris

ChinatownThere’s a flaw in your eye.E’ una delle battute più celebri di Chinatown di Roman Polanski.Jack Nicholson si avvicina a Faye Dunaway e ne scruta l’iride da vicino mentre lei gli medica il naso ferito.I’ts a flaw in the iris.L’immagine del difetto nell’iride annuncia l’occhio deturpato dal colpo di arma da fuoco nel finale.La ripetizione di eventi che hanno analogie di qualche tipo all’interno di un film non è mai una cosa che lo spettatore percepisca come accidentale.E’ una forza tipica dei film quella di stabilire relazioni tra le cose il cui potere è di proiettare un senso sulle cose in generale.Per buona parte del film Nicholson e la Dunaway si scambiano battute micidiali,strumenti di gioco e difesa.Quando finiscono a letto è come se si abbandonassero l’uno all’altra spossati da una lotta giocata quasi esclusivamente sulle parole.Chinatown è un film elegante,una ricostruzione degli anni trenta e del mondo di Dashiell Hammett ma l’apparente noncuranza con la quale viene alimentato lo spessore dei personaggi e dei loro anfratti psichici è in realtà al servizio di una severa disamina di ogni mondo possibile,senza appello o riscatto.Nella fotografia ambrata e nelle raffinate scenografie Polanski dissemina alcune tracce insistenti che solo l’epilogo può decifrare :come la figura dell’iride macchiata di Evelyn e del fanalino infranto di Jake.Il personaggio vittima della più ingiusta delle violenze,muore nel più ingiusto dei modi : il mistero viene risolto ma il potere della violazione e del sopruso sotto l’ordine apparente rimane lo stesso di sempre.Inutile lottare : è Chinatown

ci va una bella forza per lanciare un piano a coda lunga in alto mare

ci va una bella forza per lanciare un piano a coda lunga in alto mare

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Nutrita rassegna stampa opportunamente pubblicata sul sito degli Avion Travel, avverte che siamo di fronte al capolavoro,al connubio perfetto,all’eccezione delle cover ben riuscite che confermano la regola delle cover che è meglio non fare.Tali elogi unanimemente sperticati potrebbero indurre  al sospetto o quantomeno al timore di aspettative deluse ma….almeno per stavolta  ci si può fidare del giudizio di quelli che ne sanno più di noi.E allora? …Allora …SIJMANDICANDHAPAJIEE…

Danson Metropoli è un disco degli Avion Travel prodotto dalla Sugar s.r.l