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Anno: 2008

Arrivano i nostri

Arrivano i nostri


Se non più tardi di un anno fa, autentiche scene di  disperazione seguivano gli exploits denigratori di Quentin Tarantino, quest’anno non c’è angolino o sezione del Festival di Venezia che non ospiti uno o più film italiani. Venti in tutto, tra documentari, lungometraggi, résumé ed inediti. Cannes, con il doppio  riconoscimento e l’incombente Festa di Roma, hanno probabilmente suggerito a Müller, un cambio di indirizzo e l’offerta di un maggiore spazio alla cinematografia nazionale. Ma anche se le schede dei film evidenziano  tematiche differenti rispetto a quelle che hanno valso i premi francesi a Garrone e Sorrentino, la scelta  è caduta egualmente su una gamma di opere che rappresentano il cinema italiano nella sua ampiezza e con i suoi diversi modi di raccontare la realtà. Il punto non è difendere i nostri film a prescindere, laddove si capirebbero i nasi arricciati della Critica Criticante al cospetto di questo inedito e ancorchè massiccio schieramento di rappresentanti l’orgoglio nazionale, ma semmai adoperarsi affinchè i migliori, siano mostrati a quanto più pubblico possibile. Non ci sono altri modi per far sì che si continuino a produrre film. Ad ogni buon conto, non mancherà occasione di scrivere di questi nostri possibili capolavori, non appena saranno presentati al Lido :
I
l primo ad entrare nella fossa dei ( si spera ) Leoni, sarà Ferzan Ozpetek con il suo ultimo lavoro  Un Giorno Perfetto . In ottima collocazione – sabato 30 agosto alle 19,30 in punto –  inaugurerà la parata  dei film italiani in concorso . Seguiranno Pupi Avati con Il Papà di Giovanna , Marco Bechis con Birdwatchers  e – finalmente! –  la gran rentrée di Pappi Corsicato con il Seme della discordia.
Ricca  e interessante, quest’anno la sezione Eventi : un’intera giornata sarà dedicata alle morti sul lavoro con la proiezione di due documentari Tyssen Krupp blues di Monica Repetto e Pietro Ballo e La fabbrica tedesca di Mimmo Calopresti. Un’altra ancora all’invasione del Lido da parte del Movimento Studentesco nel settembre 1968 : Venezia 68 di Antonello Sarno ed ancora :  Antonioni su Antonioni di Carlo Di Carlo. Mentre una sicura promessa, Mirko Locatelli  rappresenterà l’Italia con Il Primo giorno d’ inverno alla sezione Orizzonti. Fuori Concorso sarà presentata La Rabbia di Pierpaolo Pasolini di cui si è già detto qui,  tempo fa, in versione inedita. Ed ancora : il film Puccini e la fanciulla del bravissimo Paolo Benvenuti, Nel blu dipinto di blu ( Volare ) di Paolo Tellini (1959) e infine un documentario di Mario Monicelli Vicino al Colosseo c’è …Monti. Premio alla carriera – ed era ora – al maestro Ermanno Olmi e un’intera rassegna Questi Fantasmi sul  cinema dimenticato tra gli anni 50 e 70.
A questo punto… i Nostri stanno per sbarcare al Lido, Alemanno & Rondi dovranno andare a ravanare tra i filmini di famiglia ( meglio quelli di Rondi) per celebrare, come si conviene, il cinema italiano alla Festa di Roma,  il tag Venezia 2008 è stato inaugurato. Non resta che preparare i bagagli.Tra un po’.

 

A mezzo posta

A mezzo posta

La diceria che in Poste l’assunzione non fosse più soggetta a concorso ma a sentenza del giudice del lavoro circolava dai tempi successivi alla privatizzazione, da quando cioè  il taglio di 22.000 addetti aveva reso indispensabile il ricorso alla flessibilità dei nuovi contratti.  Tutta colpa, dunque, di un imponente, malaccorto  ( e sovradimensionato)  Piano di Assunzioni a tempo determinato, mai sottoposto ad autorizzazione degli Uffici competenti, quindi invalido, proprio come i contratti di lavoro che originava e che risultando, privi della condizione essenziale per l’apposizione del termine, erano nulli. Scoperta che fu la falla, ben presto si capì che sarebbe stato sufficiente aver lavorato venti giorni, per essere in condizione di fare un ricorso, rivendicando, con buona probabilità di successo,  risarcimento e reintegro. Inutile dire che le Preture furono, in breve tempo, invase da richieste, minimo di un ristoro in denaro. Questa faccenda che va avanti in realtà da una decina d’anni, non riguarda solo i 27.000 , sopraggiunti agli onori delle cronache per il famoso emendamento antiprecari, poichè a quelli  andrebbero  sommati  i 17.454 che hanno vinto la causa e sono già stati reintegrati. Appare chiaro che se l’enorme contenzioso si avviasse ad esito positivo per i ricorrenti, si produrrebbero per Poste Italiane le condizioni ( esuberi più esborsi) di un sicuro fallimento. Taccio sulla misura proposta dal Governo che risolve una questione e ne apre altre mille e su questo modo di infilare di soppiatto tra le pieghe della Finanziaria, qualsivoglia emendamento con la speranza di farla franca. Mi domando invece cosa ne sarà del mercato del lavoro, se a fronte di una gestione impropria della flessibilità, la via più breve per essere assunti o per recuperare un po’ di soldi, è fare causa e questo con buona pace degli sbandieratori del merito, dello studio, dell’impegno e della qualità del servizio che certo con queste migliaia di avvicendamenti, non ci guadagna. A noi contribuenti resta, al solito,  da pagare il prezzo dell’ennesima gestione dissennata e, con ogni probabilità, clientelare.

Gl’Indios però, no…

Gl’Indios però, no…

Mi sento un po’ presa per i fondelli quando leggo che Vladimir Luxuria parteciperà all’Isola dei Famosi per portare all’attenzione dei telespettatori le problematiche che  affliggono gl’Indios  in Honduras. A me non sarebbe sembrato così  stravagante, concluso il mandato parlamentare, che Luxuria, professione soubrette – seppur sui generis –  fosse tornata alle  sue tradizionali occupazioni magari   sostenuta dall’impatto della  sua centuplicata notorietà. Non vedo, dunque,  per quale motivo si senta la necessità di nobilitare una scelta attinente alla carriera, strumentalizzando condizioni umane la tragicità delle quali, mal si addice allo Spettacolo e alla disinvoltura delle sue regole, alla conduttrice strillazzante e con pretese, al clima complessivo dei realities che tutto maciullano in nome dell’audience. Credo che questa trovata della missione sociale nasconda una bella dose di moralismo. Non si ha il coraggio di dire che il cachet, unica ragione possibile di una  scelta tanto deprimente, è tale da sostentare interi villaggi di honduregni per tutta la vita? Si rinunzi, starebbe a significare che un minimo di buon gusto ancora è rimasto. Coloro  che di Luxuria hanno apprezzato la battaglia, si sarebbero fatti bastare quello. Diversamente  si vada al lavoro in Honduras, non si può dire a testa alta, vista la scarsa qualità dell’impegno richiesto, ma con un briciolo in più di schiettezza, lasciando ad altri le ipocrisie. La politica spettacolo non può disturbare solo quando è di berlusconiana provenienza.

Down the drain

Down the drain

Il delegato di Cosenza, oramai distante anni luce dalle beghe interne, impegnato com’è tra Centro Studi e Rivista – Alternative per il socialismo, si chiama  ed è molto bella –  ha strappato lacrime ed applausi ma non ha fatto il miracolo e Ferrero ha trovato la quadratura del cerchio annettendosi i voti  di un paio di mozioni intransigenti. Il tutto si è consumato in quella che impropriamente è stata chiamata la Notte dei lunghi coltelli e che invece sarebbe stato più giusto definire la Notte delle Correnti ( ebbene sì) minoritarie – Pegolo Giannini :  Per rilanciare il conflitto sociale e  Bellotti  Per la falce e martello  – in cui , attaccate con lo sputo appartenenze e risentimenti antibertinottiani, si è fatto maggioranza di un minimo comun denominatore che fa scattare all’indietro il calendario e annichilisce per mancanza di senso politico.
Vendola le ha chiamate guazzabuglio di culture minoritarie…Suvvia, vanno bene le  articolazioni suggestive ma poi… (soprattutto in politica) ogni cosa ha il suo nome. I passaggi della nuova stagione sono contenuti nell’intervento di Russo Spena   Superare la collaborazione organica col PD. è uno, Collaborazione con i movimenti comunisti rivoluzionari recita un altro,  Svolta a sinistra del PRC,  un altro ancora. E siccome mai più al governo! è stato lo slogan più rilanciato durante tutta la tre giorni, da parte dei sostenitori di Ferrero, par di capire che Rifondazione si condanni ad un destino extraparlamentare, al più di eterna opposizione . Sempre che ce la facciano a superare gli sbarramenti.
Bene ha fatto Vendola a non accettare soluzioni pasticciate, bene farà a presentare il conto dopo le europee, qualora i risultati fossero – come possibile – insoddisfacenti.
Ma non si può fare a meno di rilevare che mentre la sinistra si dissolve nei congressi, nei loft o dove pare a lei,  ci sia qualcuno che ne rivendica, per le proprie politiche, l’appartenenza: Brunetta soi disant esponente di centro sinistra o Berlusconi stesso  che lo ha annunciato pubblicamente  di far politiche di sinistra a proposito del Welfare targato Sacconi. La sensazione è che la destra ammicchi, non ai consensi che rimangono ancora alla sinistra, ma a quelli che ci ha sfilato negli ultimi anni. Colpa nostra che ancora non abbiamo capito cosa voglia dire esattamente fare politiche di sinistra oggi, in questo paese. Sarà ancora il caso di difendere i fannulloni? E i malati immaginari della pubblica amministrazione? Sul precariato che oggi ritorna in auge per un disgraziato emendamento che ci fa giustamente indignare, sarà invece giunta l’ora  di puntare in alto, ad un sistema di ammortizzatori sociali, piuttosto che ad improbabili tesi abolizioniste che creerebbero solo disoccupati e lavoro nero? Si dice spesso di tornare ad ascoltare la gente, io aggiungerei anche di essere pronti, dopo quell’ascolto, a mutare rotta. Ad un governo smaccatamente di destra – statalista, razzista, protezionista – non dovrebbe essere lasciato l’agio di fare spot. Che non siano loro ad occupare, anche solo virtualmente, lo spazio che è della sinistra. Ci sono cose che dovevamo fare e non abbiamo fatto. Vediamo di recuperare almeno dicendo come stanno le cose. Mentre Brunetta butta fumo negli occhi con la guerra ai fannulloni, attende ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione su cui c’è molto da dire. Lasciamo stare i fannulloni e puntiamo alla sostanza. Diventiamo Riformisti, davvero.

Forza Nichi

Forza Nichi

Nichi

 

Nessuna delle  mozioni congressuali  –  ben cinque  –  ha raggiunto la maggioranza assoluta, quindi è possibile che tra le proposte che hanno raccolto più consensi,  si giunga ad un accordo che vincoli i primi firmatari,  Vendola ( o Ferrero), ad una linea politica mediata. Il rischio pasticcio è dietro l’angolo ma questo è purtroppo il più grosso limite di regole congressuali concepite in tal modo. Lo scatto d’orgoglio unitario che ci si attendeva dopo la sconfitta elettorale è stato disatteso, da una parte perché l’intera sinistra arcobaleno non è riuscita nell’intento di costruire una formazione unica, nemmeno federata, dall’altra perché la stessa Rifondazione si presenta al congresso decisamente frammentata con all’interno serie tendenze scissioniste. All’ eventuale guida del Partito, Vendola  sacrificherebbe la proposta di una costituente di sinistra e la presentazione alle elezioni europee con un cartello elettorale, ipotesi entrambe osteggiate dalla mozione Ferrero. Le ragioni dell’unità e del rilancio, come si vede, non sono riuscite  a prevalere sui distinguo.Tuttavia  l’unica personalità politica in grado di aver ragione del minimo comun denominatore che si sta tentando di cercare in queste ore, è proprio Vendola per essere un uomo politico che ha ben chiara la dinamica delle alleanze, per l’analisi lucida della sconfitta come crisi culturale e per aver introdotto in Rifondazione un linguaggio diverso . La rinascita della sinistra molto dipende dagli esiti di questo settimo congresso. Qui, non si è di Rifondazione ma si fa il tifo per Nichi.