Sfogliato da
Anno: 2008

Crescerà la cicoria a via Condotti

Crescerà la cicoria a via Condotti

Il MIS Movimento Idea Sociale di Pino Rauti, invita militanti e simpatizzanti a votare Gianni Alemanno al ballottaggio di domenica prossima.  Sottolinea in particolare che a differenza di Rutelli, che di agricoltura non si è mai interessato, Gianni Alemanno di agricoltura ben si intende dopo il suo incarico ministeriale e che questo è importante perchè Roma è il più grande Comune agricolo di tutta Europa e dal Campidoglio si può gestire un territorio che è esteso undici volte l’area comunale milanese.

Vinca l’eresia ( una volta tanto)

Vinca l’eresia ( una volta tanto)


Non del tutto casualmente, le proposte politiche più interessanti, al momento vengono da due amministratori locali. Ed è forse per quel comune tratto di continuativa eresia nei confronti delle rispettive appartenenze che i loro interventi risultano meritevoli di attenzione . Soprattutto nei momenti in cui la riflessione sull’ insuccesso si appiattisce un po’ troppo sui registri consueti di fallimento del marketing elettorale, si avverte un consistente vuoto  di misure in vera controtendenza . Credo che l’originalità nasca  dalla stessa pratica di governance e che attendibilità, chiarezza, veridicità scaturiscano da una capacità speculativa educata a misurarsi con le complessità quotidiane. Vendola ha pronunziato l’intervento più ricco dell’Incontro dell’Arcobaleno a Firenze, applaudito in piedi dalla platea, sebbene non riportato nel sunto che della giornata il sito di Rifondazione pubblica . E non  a caso. Uno che vuole saltare a piè pari la fase del redde rationem, per avviare subito quella del che fare, non può essere il più amato dagli Apparati. Al centro del suo ragionamento sta un problema di linguaggio, serissimo a mio avviso, e non meno importante, quello inerente ad un’altra questione che viene definita dell’ascolto, ovvero di analisi della realtà che non possono prescindere da prese d’atto, vuoi delle dinamiche, vuoi delle sensibilità in gioco, (nel caso specifico vengono citati  i precari di cui si parla ma che non vengono ascoltati ). Quello che magari non è chiaro, è cosa si vuol fare dell’ascolto :  cioè se questo rendersi disponibile alla società civile, possa o meno produrre cambiamenti in termini di orientamenti programmatici. Un laboratorio politico quale Vendola auspica, vive d’interazione, ma cosa succede se dal confronto con la realtà scaturiscono contraddizioni tali da richiedere un mutamento di rotta?. Di fronte a fatti di questa importanza i nostri strumenti analitici e strategici sono asfittici, desueti, poveri, ce la caviamo solo con un po’ di sociologia della catastrofe . Espressioni dure, che oltretutto scavano in annose controversie ideologiche legate al modo d’intendere la pratica politica. Non so se le parole di Vendola diverranno mai il suo  documento politico congressuale e nemmeno se l’applauso caldo e spontaneo  sia scoppiato per i toni appassionati più che perché le ricadute altamente sovversive di un’ottica marxista, della sua proposta. Da qui a luglio vedremo se Vendola riuscirà a vincere la sua battaglia di rinnovamento del partito che oltretutto, essendo ancora presente a livello locale, potrebbe dedicarsi con maggiore intensità a ricucire rapporti che al momento sembrerebbero smarriti. E’ di Cacciari invece la proposta più ardita, di Partito Democratico del Nord federato al PD centrale. La questione settentrionale, colpevolmente trascurata dai partiti di sinistra è, non da un giorno, richiamata all’attenzione  e ritenuta da Cacciari dirimente. Il PD  che a quei territori ha dedicato candidati e tappe del viaggio elettorale di Veltroni , ha prestato ad essi, forse per la prima volta, reale attenzione . Ma un intervento che, se isolato, rischia di essere percepito come pura strategia in vista delle urne, non è sufficiente: i passaggi successivi non possono non tener conto della specificità di quei territori in cui convivono le regioni della grande industria fordista e quelle  del terziario, del finanziario e della creatività. Distanze culturali enormi con il resto del paese, segnate da una perdita di contatto della sinistra con le trasformazioni sociali. Il capitalismo personale, la rivoluzione culturale della classe operaia, sono processi che non sono stati compresi fino in fondo.Il conseguente allontanamento con perdita di consensi ne è stato l’esito disastroso. Per questo un nuovo cammino importebbe la necessità della rappresentanza autonoma, libera, nella formazione di gruppi dirigenti, candidature, programmi. Magari fosse vero…anticipare l’idea federalista con una differente forma partito. Migliore ipotesi di radicamento sul territorio non si potrebbe immaginare.Senza considerare l’eliminazione del partitone elefantiaco che dal centro pretende di sapere tutto e di governare ogni cosa. E il cuore mi dice che se son veri gli strilli all’apostasia di alcuni dirigenti con tanto di rivendicazione del primato della questione meridionale, l’idea è incredibilmente efficace. Anche qui bisognerà aspettare, non troppo però. Domani Veltroni va a Milano a discutere con i diretti interessati. Sperem.Come dicono da quelle parti.

Vogliamo vivere

Vogliamo vivere

campi 1727356013_9e0aae6bd8

Il processo di trasformazione della città di Roma  è cominciato con Francesco Rutelli nel 1993, quando ricevette il primo mandato a sindaco e in eredità il deserto che una lunga teoria di amministratori di centro destra incapaci e in alcuni casi corrotti, avevano lasciato.Il clima di mediocrità provinciale in cui abbiamo vissuto per decenni è stato soppiantato da quindici anni di saggia amministrazione di centro sinistra . Rutelli è stato un buon sindaco, fortemente impegnato nel risanamento ma anche nella moralizzazione di molti settori, chi scrive può testimoniare  la cura, l’onestà e il rigore con i quali sono state regolati, per la prima volta, gli appalti miliardari delle mense scolastiche, sottraendoli  ad appetiti, ad un regime di scarso controllo, e all’ignominia del massimo ribasso. Roma non solo non merita di tornare indietro ad un clima mortifero e a una cultura egoista ma soprattutto vuole mantenere la sua peculiarità di zona franca e fuori del controllo della destra. Roma è un laboratorio attivo in cui tra mille errori e tutte le difficoltà che una metropoli di dimensioni europee comporta, si è applicata un’intelligenza politica che ha prodotto risultati sul piano dell’economia, della cultura e dell’accoglienza di  oltre 160 etnie che con noi pacificamente vivono, lavorano, studiano. E noi ne siamo orgogliosi.  Il ballottaggio con Alemanno e l’apparentato Storace ha per sovrapprezzo una decisa connotazione antifascista. Sia questa la ragione forte della nostra mobilitazione e il Bene della Città, il senso del nostro voto. Non devono passare.

Plotone d'esecuzione

Plotone d'esecuzione

plotone venezia

Ad evitare di essere  impallinata dall’ala sinistra del mio stesso cotè che oggi è molto risentito per le ironie su alcuni vezzi della dirigenza dell’ Arcobaleno, a mio avviso retaggio di vecchi schemi, vecchie ideologie dismesse e che da quarant’anni a questa parte, sono serviti solo a tenere lontane intere generazioni di militanti simpatizzanti ed elettori ( sono tre categorie distinte, quando coincidono è l’inizio della fine) da un’ attendibile analisi della realtà , dirò alcune cose, così se fucilazione dev’esserci, che sia a fronte di un verdetto congruo con i misfatti compiuti. Atteso che non mi dispiace affatto di essere rimproverata, è implicito il mio via libera alle scazzottate. Ma ho fatto della franchezza uno stile di vita ( caro me costa ) e dunque non mi si rimproveri quando divento troppo diretta. Di buon’ ora stamane sono andata sul blog di Paps a tessere l’elogio del conflitto, ci mancherebbe una smentita di me stessa intorno alle ore 16. Per tornare a bomba, confermo che una forza politica che perde consensi si deve interrogare e non rivolgere ad altri accuse di correo e che questo vale anche per il PD che più che perdere, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati ma che oggi, comunque la si pensi, è l’unica forza politica in grado di contrastare il centro-destra in Parlamento. Di qui la prima domanda – Giovanotti, che volemo fà? Un bel fascio con tutta l’erba e poi je damo addosso ‘ndo cojo cojo , Berlusconi e Veltroni per me pari sono? – Ditemi se converrebbe. Ma prima ancora ditemi se può essere vero un assunto del genere. La seconda riguarda quel diritto di tribuna che la legge porcata non consente e che impedisce una presenza parlamentare all’Arcobaleno,  forza, cui nessuno nega essere effettivamente rappresentativa di valori, istanze, bisogni in questo paese.Tra ieri e oggi almeno tre commentatori autorevoli Merlo, Pasquino, e Nicolini s’interrogano variamente su quella che è un’esigenza da molti avvertita nel PD : incaricarsi di garantire spazio e rappresentanza ai valori forti dell’Arcobaleno. Personalmente non sono mai stata incline ad ipotesi di  Partito omogeneizzato e tutto d’un pezzo che poi finisce col produrre cultura egualmente omogeneizzata e tutta d’un pezzo e credo altresì che liberati dall’ossessione della governabilità come fine, ci si potrebbe – e sarebbe l’ora – concedere il lusso di un dialogo in cui il conflitto è vissuto senza isterismi ed allarmismi per quello che è :  un valore democratico. E ora dite voi, fucilatori.

Sempre in nome del popolo sovrano

Sempre in nome del popolo sovrano

Nichi Vendola

A suggello della sconfitta, Nichi Vendola dichiara  il Novecento ci è crollato addosso. Alla buon’ora. Pensa che tonfo può aver prodotto la fine del Pensiero Forte sul capo di Bertinotti. Ma Vendola ha un’idea tutta sua del secolo breve al quale assegna capacità ancora vitali nell’ispirazione di soluzioni politiche . Infatti nei progetti per il futuro non si intravedono segnali di ravvedimento ma solo il rientro in grande stile di antichi vezzi. L’autocritica ? Macchè. Quando hanno presentato il  loro progetto di campagna elettorale al Gruppo Europeo del quale sono parte, Cohn Bendit  ha dovuto sin rammentare a Fausto Bertinotti la missione principale di un partito alle elezioni : prendere i voti. Dopodichè ha concluso secco e testuale : non vedo l’autocritica.E si era ancora ai blocchi di partenza. Ma Cohn Bendit è diventato di destra, almeno a sentir loro, i Sinistri Arcobaleni,  che di cataloghi, schematismi e attribuzioni  ben s’intendono. A dire il vero, con buona pace di Vendola, la campagna suggeriva una sola idea che ad ogni apparizione di Bertinotti o Giordano,  si palesava bucando lo schermo del televisore : morituri te salutant. E gli elettori si sa : vorrebbero vivere. E così tra un intervento statale in economia, un’abolizione della legge trenta, una difesa degli oppressi, l’ombra di un passato trascorso a battibeccare all’interno del governo, del patrimonio di consensi è rimasto men che la metà. Tutta colpa di Veltroni che prima ha impallinato Prodi e poi li ha esclusi dalla corsa. Mica degli oppressi che non avendoli riconosciuti, si sono orientati verso altre scelte. E ora che si fa? Congresso! Congresso! Che domande. Per decidere se saranno un cartello, un partito o il club di buzzico rampichino e che ruolo ricoprirà la sinistra all’epoca della sua cancellazione dal quadro politico istituzionale. Intanto – ooohhhhhh gran senso di responsabilità –  Bertinotti manifesta per la quinta volta in due mesi, il proposito di lasciare e si dimette. Di già? Cohn Bendit in realtà  ha chiesto la testa dell’intero gruppo dirigente dell’Arcobaleno ma  quello è di destra e pure mezzo teutonico, Wir haben sie so geliebt, die Revolution ..quale pessima ammissione di rinunzia ai valori del novecento. Niente paura al dunque, ogni impasse ha una sua risposta difensivo-banalizzante.Ci si può però consolare con il fatto che non sempre in politica quelli che vincono hanno ragione e anche se con tutti i loro torti, altri decidono dei nostri destini , che fa? Noi abbiamo ragione! Peccato che qualora non si riesca a tradurre la ragione in ipotesi politiche attendibili  che convincano gli elettori, il risultato ne risenta e tecnicamente è come se si avesse torto. Altro che temi del novecento, quello che non riescono ad interiorizzare è il principio di democrazia che sovrintende il meccanismo del suffragio e questo capita puntualmente. Come in occasione del referendum sul welfare con quella entusiasmante passeggiata romana contro il governo e i cinquemilioni di lavoratori cinque che avevano avallato col loro voto l’accordo tra le parti sociali, oppure quando, sulla scorta di un’idea di rispetto della  minoranza del tutto particolare, pretendevano di bloccare l’attività del consiglio dei ministri  con ricatti senatoriali di natura varia. Se si pensa che tutta questa corvée avrebbe dovuto segnalare la loro non omologazione al modello sinistra di governo, accreditando un’idea di sinistra di lotta presso una base che non li ha nemmeno promossi, mi convinco anch’io dei propositi omicidi di Veltroni. Per sfinimento. Ora dovrei dispiacermi della disfatta ma non mi viene, dovrei preoccuparmi dei rischi connessi al loro essere divenuti extraparlamentari ma innocui e inconcludenti come sono, non riesco a cogliere elementi di pericolosità nel fatto. Mi spiace per gli  elettori dei quali hanno tradito le attese, sin quelle banali di rappresentanza pur conoscendo a menadito la dinamica del taglio delle ali e la necessità di organizzarsi per tempo e in modo adeguato. Sì, non meritavano tanto quei cittadini che nonostante tutto li hanno votati . Ma i leader no, quelli possono accomodarsi dalla parte del torto, così sono accontentati anche gl’ intellettuali di novecentesco riferimento.