Sfogliato da
Anno: 2008

Alla buon’ora ( ma non pensarci)

Alla buon’ora ( ma non pensarci)

 

Ultratrentenni alla deriva, si direbbe, se Gianni Zanasi – finalmente ritornato tra oi  – non ci avesse messo del suo, cioè a dire un  sincero estro letterario capace di trasformare con bella penna profonda e mai  retorica, il dolore in leggerezza e il senso di smarrimento in speranza . Vale a dire il giusto approccio per affrontare un tema  di apparente banalità : famiglie al top della dissociazione , sogni non realizzati e crisi esistenziali a gogo . Zanasi risolve  mescolando elementi con idee brillanti e affidando  il tutto ad un cast strepitoso capace di trasmettere vitalità. Chi dice che non abbiamo registi, non abbiamo attori, non abbiamo storie e nemmeno linguaggi,  guardi con attenzione questo Non pensarci  e si renda infine conto che al nostro cinema, a parte i mezzi, un po’ di coraggio e una buona legge , non mancherebbe proprio nulla per sfilare sulle croisette  e sui red carpets di tutto il mondo dove non è che sempre si viaggi a colpi di capolavori assoluti. Esce con duecento copie (una miseria ) sette mesi dopo Venezia 2007 dove lo si è potuto apprezzare alle Giornate degli Autori.

Non pensarci è un film di Gianni Zanasi. Con Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Caterina Murino, Paolo Briguglia, Dino Abbrescia, Teco Celio, Gisella Burinato, Paolo Sassanelli, Luciano Scarpa, Natalino Balasso. Genere Commedia, colore 109 minuti

Giù le mani

Giù le mani

Juno (ovvero Giunone) , piccoletta e tosta, con maglioni di forma  indefinita, jeans più kilt, sneakers, leggings e tutto il resto del corredo dell’adolescente ribelle ivi compresa una certa sfrontatezza , l’allegria e il bel piglio determinato che ogni libera scelta comporta. Quando l’abbiamo vista l’autunno scorso, nessuno avrebbe pensato che sarebbe potuta diventare la bandiera di una qualsiasi battaglia ma che fosse solo l’espressione di una nuova sensibilità di cui il  cinema americano,peraltro, ci stava già raccontando con  Waitress o Molto incinta  tutte storie di impreviste gravidanze con nessuna voglia di abortire. Niente nell’universo di Juno parla di fondamentalismo o di cupe battaglie per la vita, tutto è naturale nella non accettazione della logica dell’interruzione di gravidanza  ma nemmeno di quella del ricatto dell’istinto materno a tutti i costi. Bella sceneggiatura di  Diablo Cody, una donna che sa.

Juno è un film di Jason Reitman. Con Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Olivia Thirlby, Allison Janney, Rainn Wilson, J. K. Simmons. Genere Commedia, colore 92 minuti. – Produzione USA, Canada, Ungheria 2007. – Distribuzione 20th Century Fox

I grandi vecchi non sono tutti uguali

I grandi vecchi non sono tutti uguali

Se a stigmatizzare il comportamento dei centri sociali  a Bologna fossero stati Pietro Ingrao o Vittorio Foa ( e credo che ne’ l’uno , ne’ l’altro abbiano potuto apprezzare il lancio contro Ferrara) nessuno avrebbe osato di dar loro dei Vecchi Arnesi. Ciò non è  accaduto a Miriam Mafai che per aver difeso su Repubblica il diritto di parola, è stata più o meno tacciata di essere una vecchia ciabatta che, insieme al suo giornale, impartisce lezioni a destra e a manca, dimentica che al mondo esistono i  centri sociali , le antagoniste iniziative dei quali  non sono trasmesse in mondovisione e dunque ecco qui spiegato che per finire in prima pagina, non resta loro che il lancio di oggetti  in difesa, peraltro non richiesta, di quelle donne che Ferrara taccia di assassinio. Il tutto ad opera di un tale di cui ho avuto cura di dimenticare il nome e che non linko perchè mi fa senso, dalle colonne nientedimeno che del Manifesto di ieri. Ora, io mi guardo bene dall’attraversare la strada e impiegare un po’ del mio tempo per lanciare sampietrini alle finestre della redazione, quantunque  autorizzata dalla condizione di donna piuttosto seccata per il trattamento che il giornale ha riservato alla Mafai, la quale, a ben vedere, s’è accorta del tema dei diritti e dell’universo politico femminile , secoli prima di certe grandi vecchie che dal proprio appartamento di Parigi, ci mandano a dire a mezzo Manifesto ovvietà sulla rappresentanza femminile. Il comunismo, si sa, non è mai stata una buona lente per leggere la condizione delle donne. Se la cava meglio con quella dei centri sociali e degli oppressi . E allora anch’io dal mio attico di Roma manderò a dire in redazione che per quest’anno e per i seguenti e per la protervia con la quale sono trattate le donne sul giornale, hanno perso un’ abbonata.

Aggiornamento (e ho idea che potrebbe durare all’infinito) perchè qui evidentemente si è toccato un nervo a definire inopportuna e controproducente la contestazione a Ferrara, visto che l’editoriale del Manifesto di oggi paragona i dreamers  i sessantottini di Parigi che manifestarono davanti alla Cinématheque (un movimento di massa ,con un’ idea di cambiamento della società nella zucca che oltretutto  si rifletteva nella pratica quotidiana ) con gli appartenenti ai centri sociali che all’improvviso sono diventati emblema dell’antagonismo nazionale. Allora ho capito anche da dove nasce tutto il livore e la retorica rivoluzionaria d’antan – vecchi, quanto sono vecchi e che tristezza questo eterno baloccarsi con le medesime analisi e i medesimi concetti da anni – il che mi induce a rivedere l’idea che mi ha fatto sempre apprezzare i Perdenti con Dignità, categoria alla quale mi pregio di appartenere. Mi sa che se continua così rimangono solo i Perdenti. Senza la Dignità. E allora non ci sto.E oltre all’abbonamento finirò col toglier loro  anche il saluto.

Le fiches e le ali per volare

Le fiches e le ali per volare

 

Con citazione da Riusciranno i nostri eroi.. di Ettore Scola, i lavoratori Alitalia hanno appeso un cartello ai cancelli  con su scritto Spinetta nun ce lassà . La scena del film cui si fa riferimento,  vede Nino Manfredi in veste di stregone, tra l’altro della pioggia, in fuga su di una nave che si allontana mentre sulla spiaggia un intero villaggio africano lo  implora di rimanere, ritmando appunto Fifì nun ce lassà. Difficile dire se il documento  " Le ali per volare”  stilato da un gruppo di dipendenti per chiedere il ripristino della trattativa con Air France, costituisca una vera e propria frattura con il sindacato e di che proporzioni e forse tutto sommato non sarebbe nemmeno questa la notizia del giorno, fatto è che le firme stanno arrivando e quelle quattro pagine sono un raro esempio di compiutezza e di efficacia. Non tanto per le “belle parole” , pochissime in verità, che definiscono, appena sfiorandola, la difficile dimensione dell’attesa quando si è in una posizione d’impotenza, quanto perchè attraverso la ricostruzione puntuale dei passaggi della trattativa,  emerge chiaramente come la proposta Air France obbedisca a criteri di credibilità e trasparenza. Non un’ espressione di troppo nei confronti dei sindacati, ne’ quando si fa riferimento alle numerose azioni di disturbo che hanno malamente segnato  i negoziati  o  quando si corregge il tiro alla disinformazione ,  si nomina  la campagna elettorale. Come se tutte le energie fossero destinate a correttamente informare.   L’unico appello forte è ai colleghi perchè recuperino autonomia di giudizio e si adoperino per riattivare il tavolo. Nel frattempo, tutt’altra natura di  appelli, Silvio Berlusconi, ospite di Coldiretti, rivolgeva all’orgoglio nazionale di liberi e coraggiosi imprenditori che, tra una mozzarellina e una gag, sollecitava  a scendere in campo  buttando sul tavolo una fiche , perchè infondo, ha spiegato minimizzando,  mica servono i milioni per posizionarsi in una compagine ( Buonaiuti ha detto che non bisogna chiamarla più cordata) che ambisca all’ acquisto della Compagnia di bandiera. Orsù ! Una bella colletta e passa la paura. Non so a quanto ammonti il valore nominale di una  fiche ma per superare  la cifra che investirebbe la perfida Air France  per umiliare la prospera Alitalia , pagandone i debiti, restituendo le quote e gl’importi relativi al prestito obbligazionario, nonchè rilanciando la compagnia, ci vogliono oltre dieci miliardi di euro  e visto che il Piano della Riscossa Nazionale , patriotticamente ridefinirebbe il ruolo di Malpensa, anche di più. Non si vedono all’orizzonte imprenditori capaci di molibilitare tali somme. Ma che fa? Il tempo di fare la due diligence – procedura evocata ogni volta che si vuol perdere tempo – e magari con la compagine ( non chiamatela cordata!)  si può direttamente interloquire dalla riconquistata poltrona di presidente del consiglio, affidando la direzione delle manovre più spericolate all’Immaginifico Tremonti. Voglio vedere chi direbbe di no come, in altra circostanza, ha elegantemente chiosato lo stesso Berlusconi. Chissà perchè in questo marasma in cui ognuno si guarda bene dall’interpretare correttamente il proprio ruolo, i lavoratori Alitalia che si mettono a scrivere un documento rispettoso e precisetto, pieno di dati e di riferimenti di legge, per meglio  confortare la decisione dei colleghi,  mi sembrano turaccioli dimenticati che galleggiano nella tempesta. Ma un po’ consola l’idea che sopravvive ancora chi per esistere rinuncia alle boutade e allo spettacolo per intraprendere la strada della presa di parola.

Le ali per volare è un documento pubblicato dal Sole 24 ore (anche online) la cui lettura consiglio a tutti.

Chi ha paura di Giuliano?

Chi ha paura di Giuliano?

Giuliano Ferrara, della vittima non ha l’inclinazione , ne’ l’allure ne’, tantomeno, le phisique du  rôle . Basterebbe osservare con quanta veemenza ieri a Bologna,  rilanciava insulti e ortaggi all’indirizzo dei suoi detrattori per rendersene  conto. Di questa sua reattività, dovremmo essergli grati, c’è un che di aggressivo nelle vittime silenti e nei martiri  che calcano un po’ troppo la mano nell’esposizione di soprusi e illiberalità. Lui no, interloquisce con la piazza e risponde per le rime agl’insulti e così facendo, almeno  risparmia ad altri  il disturbo di una solidarietà che non esula dal semplice fatto di non aver potuto tenere il suo comizio ieri a Bologna. Male. Male per essere stato, insieme ai cittadini che volevano ascoltare le sue parole, privato di un diritto elementare. Male, data la delicatezza del momento – la campagna elettorale – e dell’argomento che sbattuto in una piazza che ribolle , facilmente inclina a diventare una contesa tra pietosi  amanti della vita e del buonumore e tristi sostenitori di morte e selezione della specie. Penso alla pacatezza dei toni con i quali Adriano Sofri smonta pezzo per pezzo l’impalcatura costruita da Ferrara sulla Moratoria dell’Aborto nel suo bel libro Contro Giuliano e in cui non c’è ragione etica, giuridica, umanitaria, politica che non sia chiamata in causa per chiarire, in premessa quanto sia difficile, se non impossibile, per un maschio il solo ragionare di aborto sostituendosi ad una donna e a seguire, quanto un discorso di revisione della legge 194 nella direzione voluta da Ferrara incrinerebbe quel principio di autodeterminazione e responsabilità senza il quale non sarebbe lecito parlare di etica della vita. Farebbe piacere anche a me un avversario imbecille e grossier  in questa partita. Purtroppo non è così , Ferrara è un uomo intelligente e non sarà raccontando a noi stessi  la favola bella della sopraggiunta stupidità che lo renderemo inoffensivo. Chi ha paura di Giuliano Ferrara può darsi pace, non sarà tappandogli la bocca che se ne neutralizzerà l’impatto (scarsetto in verità), in questo bisognerebbe prendere esempio dalle donne che dopo aver  deciso di non raccogliere provocazione alcuna , hanno tuttavia fatto sapere di essere pronte a prendere la parola quando sarà il momento. Nelle more, decidano gli elettori .Ma per tornare a noi , in questo dibattito culturale o elettorale  che sia,  non entriamo a nessun titolo, ne’ ci appartiene,  men che meno per agevolare l’ennesima strumentalizzazione. Per noi la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è un’ altra storia.

Contro Giuliano  è un libro di Adriano Sofri edito da Sellerio con una ricca appendice di interventi da Natalia Ginzburg a Pierpaolo Pasolini a Norberto Bobbio.Nell’illustrazione un dipinto di Felice Casorati titolato Conversazione Platonica che sulla copertina del libro,  ben introduce il tema in questione.