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Mese: Febbraio 2008

Tel quel (voici la fameuse Coupole de Montparnasse )

Tel quel (voici la fameuse Coupole de Montparnasse )

Millecinquecento coperti al giorno e, inevitabilmente, le tecniche della ristorazione moderna, non possono garantire accuratezza ma l’importante è non farsi irretire dalle complicazioni de la carte e puntare diretti al Plateau Royal se si è appassionati di belon o fines de claire ovvero, più sul sicuro,  al Cœur de filet de bœuf au poivre “flambé en salle” au cognac et pommes sautées che alla fine è solo un filetto al pepe con patate (flambè en salle per la coreografia) o a la Salade Coupole di fichi e fois gras che continua ad essere un’esperienza di rilievo. La cucina francese è tutt’altro che insidiosa ma quando ci sono molti ospiti, meglio non sfidare una partita di chef oberati . Infatti non è davvero per la cucina che si va alla Coupole o per farsi vedere o vedere l’intera sala da pranzo alle prese con la fricassée de poulet de Bresse : Alla Coupole ci si va perché nonostante l’elegante caciara è l’unica brasserie che nel tempo non è mai cambiata .

 E il tempo significa : a far data dal 1927. Dunque siamo in pieno  déco come da salone  vagamente Overlok Hotel, progettata dagli architetti Barillet e Le Bouc. Ventiquattro potenti pilastri delicatamente istoriati a sorreggere il tutto e al centro la cupola luminosa profilata pervenche e poi ancora i lampadari, gli stucchi , la boiserie e persino il logo sul vasellame limoges.Tutto come allora . Strepitoso anche l’american bar con il bancone in piuma di mogano e il raffinatissimo scaffale di servizio incassato nel muro.

 

E poi di qui sono passati e , questa è un’altra conclamatissima e assai documentata, attrattiva del locale : Majakowskij, Aragon, Man Ray, Simone Signoret, Chagall, René Claire, Giacometti, Isadora Duncan, Ezra Pound , Prévert, De Chirico, Sartre, Simone de Beauvoir e tantissimi altri.  In realtà anche alla Closerie des Lilas sulla stessa rue de Montparnasse hanno svernato e pasteggiato a Muscat più o meno gli stessi personaggi ma la Coupole si distingue oltre che per gli arredi anche per annedottica : solo qui è stata venduta all’asta una cicca di Boyard papier mais fumata e donata da Jean Paul Sartre per finanziare l’uscita di Libération, solo qui la Resistenza fece assumere come cameriere tre ragazze di famiglia borghese che avevano studiato il tedesco (ah les jeunes filles rangée) per spiare gli ufficiali della Wermacht,solo qui Simenon cenava con Josephine Baker e César seduto di fronte alla statua di cera (presa in prestito dal Museo Grévin)  del presidente della Repubblica Vincent Auriol dichiarava che quella sera avrebbe cenato au plus haut niveau. La Coupole viene raccontata in genere come un posto magico, ricco di ricordi, di storia di arte di raffinatezza e via dicendo, esattamente come negli anni cinquanta era considerato il ristorante di Sartre o di Camus e Ionesco e gli avventori facevano a gara per cenare ai tavoli circostanti.

Tutto ciò è probabilmente vero ma è anche uno dei posti più divertenti e vivaci di Parigi, un punto di osservazione irrinunziabile e un’occasione per godersi il pellegrinaggio degli speranzosi di tutto il mondo …hai visto mai s’incontrasse una celebrità. Un mito che resiste nel tempo come gli sgabelli del bar e nonostante les coupoliens siano decisamente cambiati . Ed è per portarsene a casa un pezzetto o per illustrarne le bellezze agl’ignari che Thomas Dufresne e Georges Vlaud hanno pubblicato un bel libro intitolato per l’appunto La Coupole edito da Le Cherche Midi. Scritto sottoforma di abecedario poétique et ludique, artistique et historique, anecdotique et iconographique:365 entrées pour tout connaître de cette célebre brasserie parisienne come da presentazione dell’intraprendente editore..voici la fameuse Coupole de Montparnasse (andateci)

Thinking points (il metodo Reagan)

Thinking points (il metodo Reagan)

Ronald Reagan , o meglio il suo stratega principale Richard Wirthlin aveva capito che una scelta elettorale è più improntata sulla capacità del candidato di entrare in sintonia con la gente che sul vero e proprio programma politico e che sono i valori, l’autenticità, la capacità di ispirare fiducia e di offrire un modello in cui identificarsi a determinare il voto. Reagan era considerato una persona vera ed aveva instaurato un rapporto  così viscerale che l’elettorato lo sostenne anche dopo aver capito che la sua politica economica non avrebbe dato impulso al Paese. Incarnava  un ‘ idea di America in cui si riconoscevano i repubblicani , gli elettori indipendenti e persino una larga fetta di democratici. Metodologicamente Obama guarda molto a Reagan, la sua proposta è diametralmente opposta ma la sua idea ricorrente di unire il paese e di colmare il deficit di empatia  tra politica e cittadini permea i suoi discorsi esaltando il pragmatismo del fare politico che produce risultati concreti per le classi più deboli e i ceti medi in notevole difficoltà in questo momento negli Stati Uniti. A differenza di Hillary Clinton che ha sempre sottovalutato l’acume politico di Reagan, ritenendo che il successo ottenuto per il prevalere della personalità sulla politica fosse in qualche modo, illegittimo . Al centro di queste Primarie però, non ci sono solo i candidati ma una profonda divisione nel Partito Democratico : la prima è una triangolazione :  spostarsi a destra per ottenere più voti,è stato uno dei motivi di successo di Bill Clinton e anche Hillary pensa di fare altrettanto quando parla di Bipartisansheep.Per Obama invece questo termine significa  riconoscere che i principi morali progressisti sono gli stessi di tutti gli americani,in questo modo non è costretto ad annacquare i suoi principi per apparire bipartisan. Poi c’è il gradualismo cioè la determinazione di Hillary a far passare una alla volta  una serie di decisioni ben strutturate e concrete mentre Obama crede nelle scelte coraggiose e nella costruzione di un movimento del quale farsi interprete. Entrambi i metodi, hanno guadagnato un maggior numero di elettori alla causa democratica, basti pensare al supermartedì e alla quantità di indipendenti che ha votato per i democratici sottraendo,dati alla mano, voti ai repubblicani ed è un bene che nelle prossime settimane altri elettori abbiano la possibilità di essere raggiunti dai messaggi e dalle sollecitazioni di Hillary e di Obama.Intanto le primarie e i caucuses di stanotte in Kansas, Louisiana, Nebraska e Isole Vergini se li è aggiudicati Obama raggiungendo i 1039 delegati contro i 1100 di Hillary e con buona probabilità accadrà altrettanto negli stati  in cui si voterà dal 10 al 19 febbraio , Maine, Maryland ,Columbia Virginia, Wisconsin e Haway che però attribuiscono pochi delegati. Una nuova  resa dei conti è prevista il 4 marzo con Texas, Ohio, Vermont e Rodhe Island ma in quel caso il raffronto inevitabile sarà con i repubblicani.In realtà tutto lascia intendere che sarà la Convention con i Superdelegati a decidere chi correrà la partita finale.

Run alone

Run alone

run L’aritmetica è importante in politica e in democrazia ma non è il solo criterio di valutazione , soprattutto sconsiglia di sommare grandezze non omogenee. Disabituati a ragionare in termini politici, può capitare di perdersi in  dietrologie o alchimie interpretative  estrose (molto di moda) come se la decisione del Partito Democratico di presentarsi al vaglio degli elettori da solo, fosse dettata da ragionamenti velleitari o di riduzione di un danno che ove mai dovesse inverarsi, sarebbe difficile attenuare. Abbiamo probabilmente dimenticato che ogni strategia politica o elettorale contiene un margine di rischio che nessuna alleanza, per quanto ampia, o patto di desistenza o accordo tecnico potrebbe mai diminuire. Abbiamo disimparato il coraggio e la determinazione e dissipato il talento di far progetti non ideologici ma egualmente improntati ad una visione del mondo, ad una coerente direttrice di pensiero.Nella pratica quotidiana del puro e semplice smussare gli angoli, un po’ a me, un po’ a te, abbiamo annacquato la stessa idea di Sintesi. Oggi possiamo contare sulla certezza che le differenze tra il PD e i possibili alleati, sono tali da poter consentire  un risultato soddisfacente solo dal punto di vista numerico, NON certo da quello politico. A che serve rabberciare un’alleanza, un cartello elettorale che in teoria potrebbe più agevolmente guadagnare il risultato ma rischia di sgretolarsi in ogni momento per mancanza di una comune visione del mondo?  L’ideale cassetto della scrivania del Consiglio dei Ministri presieduto da Romano Prodi , è pieno di Progetti di Legge approvati e mai pervenuti all’Aula per mancanza di numeri. Unioni di fatto, Conflitto d’interessi, Legge sull’immigrazione … Che vittoria è stata quella del 2006 ? Ogni provvedimento assunto è stato l’esito di un lungo lavorìo per contrastare veti o comporre litigiosità. Se il buono che il governo Prodi ha realizzato, stenta ad emergere lo si deve anche all’immagine di disgregazione che ha prevalso su tutto. Oggi per delineare un’alleanza a priori, il PD dovrebbe smentire la propria identità, i maggioritari per vocazione è bene che anticipino nei fatti, il proprio senso del fare politico  non solo quello pur nobile del testimoniare. Se trattasi o meno di scivolamento al centro, lo decidano i Programmi e non le aggregazioni. Ma sia chiaro da subito, il  PD non corre con spirito olimpico. Corre per vincere.

Che bella cosa ( a nation vote )

Che bella cosa ( a nation vote )


Il lungo programma elettorale della CNN segue  primarie e  caucuses del supermartedì riuscendo nell’impresa  di interessare anche quando sfiora gli argomenti classicamente ostici delle complicate ingegnerie elettorali (non tutti gli stati seguono le stesse regole) Per fare questo si avvale di tecnologie spettacolose (ma funzionali) e di una discreta compagine di commentatori, analisti, giornalisti ed esperti in sondaggi. Dopo un paio d’ore di carte geografiche e numeri ti accorgi che il programma tiene il ritmo e fila liscio per il semplice motivo che in studio mancano i politici, non tanto quelli interessati che presidiano i rispettivi headquarters circondati da famiglie ( McCain oltre che moglie patinata esibisce la mamma novantaseienne che pare sua sorella) e sostenitori, quanto quelli che invece da noi sgomitano per occupare i palinsesti, dalle ricette al liscio passando per lo sport e che in analoga circostanza sono soliti presenziare l’affluenza dei dati continuando a berciare o ad attribuirsi vittorie. Anche in caso di evidenti disfatte. Come dire le solite facce ma quel che è peggio – qualunque cosa accada – sempre gli stessi argomenti. L’informazione politica senza i politici. Che bella cosa.


Obama non viene contattato da studio per la dichiarazione di rito e nemmeno affida il compito ad un portavoce, così pure Hillary e McCain, di tutti viene mostrato il discorso di ringraziamento.Poi si torna all’analisi del voto. Manco a dire che i politici in America non si servano dei media. O forse proprio per questo, perchè ne considerano seriamente le potenzialità e i rischi. Pochi paralleli possono essere tracciati tra quel paese e il nostro, per ovvi motivi.Certo però che se la politica da noi rinunciasse ad un uso dissennato delle presenze televisive, ci guadagneremmo tutti.

 

Al momento non è possibile conoscere i dati definitivi, si sa che Hillary si è aggiudicata il maggior numero di delegati e che Obama può invece contare su una quantità maggiore si stati, che McCain sbanca il supermartedì ma che Huckabee, il candidato repubblicano che corre senza particolare appoggio del Partito e con mezzi infinitamente più contenuti rispetto a quello dei suoi avversari in entrambi i campi , colpisce il segno negli stati più autenticamente repubblicani.Infine che, repubblicani o democratici, il meccanismo delle primarie sta evidenziando un dato incontrovertibile : per quanto potenti possano essere le Unions o i Partiti, gli elettori stanno scegliendo il loro candidato secondo criteri che con le indicazioni degli apparati hanno poco a che vedere.


E mano mano che aumenta il successo degli outsider – anche Obama in qualche modo lo è – la partecipazione e l’entusiasmo crescono mostrando che la domanda di cambiamento non viene solo dagli stati tradizionalmente attenti alla politica  ma dal cuore del paese , dagli stati del sud che premiano Huckabee , dal Conneticut dal Minnesota e dallo Utah in cui vince Obama. Senza parlare del risultato del Massachussetts appannaggio tradizionale della famiglia  Kennedy in cui vince Hillary nonostante l’endorsment del governatore dello stato, di Kerry e dello stesso clan kennediano.Così come sembrerebbero messi i risultati ,nessun candidato democratico ha la certezza di essere il predestinato per lo scontro finale.In questo momento sarebbe folle pensare ad un ticket, il prosieguo della corsa con candidati contrapposti, garantisce ampia partecipazione e poi nessuno, ne’ Hillary ne’ Obama,  ha intenzione (giustamente) di fare il vice. Buon segno.


Coscienti e responsabili

Coscienti e responsabili

manibDifficile pensare ad un’etica della vita scollegata dal Principio di Responsabilità e se è pur vero che trent’anni  fa gli strumenti di diagnosi prenatale  erano meno evoluti rispetto a quelli odierni è altrettanto vero che la legge 194 è stata, rispetto alle possibili innovazioni tecnologiche e al progresso della scienza medica , egualmente saggia e lungimirante  nel sancire  la possibilità di sottoporsi ad aborto terapeutico oltre i 90 giorni , senza fissare limiti temporali  , affidando ogni valutazione in tal senso, al rapporto medico paziente. All’interno di questo spazio che oggi si tende a mostrare come un vuoto legislativo, è  inscritto il principio della maternità cosciente e responsabile, il diritto alla salute della madre e del concepito  , il codice deontologico e l’obbligo espresso di rianimare il feto abortito vivo. La gestazione  è convivenza di due soggetti dipendenti uno dall’altro, entrambi titolari di diritti potenzialmente in contraddizione, l’articolo 6 e 7 della legge 194 sono un miracolo d’equilibrio nella tragica circostanza in cui il riconoscimento pieno dei diritti di uno, potrebbe tradursi nella negazione dei diritti dell’altro, risolvendo nel contempo il problema dell’  incostituzionale obbligo di portare a termine la gravidanza costi quel che costi  e l’ incostituzionalità della la pura e semplice volontà della donna e cioè il suo diritto potestativo sul concepito.Atteggiamenti dogmatici non appartengono alla cultura delle donne e sui temi della maternità responsabile sarà sempre possibile stabilire un confronto.Non sul terreno delle intimidazioni morali però, tantomeno della criminalizzazione o peggio di strane equiparazioni aborto/pena di morte.Nel referendum confermativo del 1981 questo Paese percepì il Dramma e la Necessità stabilendo che il difficile lavoro di sintesi tra differenti istanze che era alla base della Legge 194 , andasse preservato.Quello spirito noi dovremmo tutelare senza pasticci, chiedendo che le eventuali innovazioni tecnologiche vengano messe al servizio della tutela del diritto alla salute della madre e del concepito sulla strada già delineata dalla legge 194.