Date a Cesare
Pur di non ammettere le nostre responsabilità nell’affaire Battisti, siamo disposti a tutto. Anche a ricorrere al solito binomio Divagazioni & Propaganda. Ce la prendiamo con la Francia, con la buonanima di Mitterand, con la gauche caviar, col Brasile e con gli anni di piombo i cui teoremi polizieschi ed investigativi , qualcuno, non più tardi di quindici giorni fa, proponeva come misure attuali e spendibili sul piano della gestione dell’ordine pubblico.
Al di là di tutte le chiacchiere, credo che Cesare Battisti debba scontare la sua condanna. E questo non perchè lo dicono occasionali manifestazioni di protesta e le più convincenti Penne della Nazione, ne’ potrei essere di diverso avviso solo perchè non lo raccomandano, qualsiasi cosa mangino a colazione, Lèvy, Pennac, Vargas o Carla Bruni (ammesso che sull’argomento si sia pronunziata, a parte il difendersi da pettegolezzi infamanti).
Credo che Cesare Battisti debba scontare la sua condanna semplicemente perchè lo ha stabilito un tribunale.
E per quanto il processo con condanna ad un contumace non appartenga alla mia personale idea di Giustizia, tant’è. Almeno finchè le Regole non cambiano.
Ciò premesso, proprio perchè alle ragioni delle vittime sono dovute autentiche e concrete forme di rispetto, non andrebbe nascosto loro come stanno davvero le cose.
E cioè che Cesare Battisti non viene estradato per i motivi già detti e perchè le nostre relazioni internazionali sono nelle mani di un’accolita, nel migliore dei casi, di dilettanti, capaci, per esempio, di fare la voce grossa sulle decisioni di uno stato sovrano, prima ancora che queste vengano assunte e divulgate, di chiedere alla Presidente della Repubblica (da un giorno) di sconfessare la scelta (del giorno prima) del Presidente uscente, ben sapendo non essere – almeno per il momento – nelle disponibilità della neo-eletta, una simile risoluzione.
Tutte queste manfrine che si risolvono in passaggi diplomatici di cui già in partenza si conosce l’inutilità, non fanno parte di alcun Protocollo, anzi, nella loro insulsaggine ed arroganza, rafforzano nell’interlocutore l’idea di avere a che fare con soggetti inaffidabili.
Propaganda dunque, tanto più attiva e solerte, quanto meno il lavoro del Governo e della diplomazia è riuscito ad essere efficace.
Si dirà che le motivazioni addotte da Lula per la mancata estradizione, sono strumentali e in questo può anche esserci un fondo di verità. Ma è altrettanto vero che pesano sulla nostra reputazione internazionale, oltre che un’amministrazione della giustizia inefficiente, più di 1000 ( diconsi mille) ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano e degradante dei detenuti nelle carceri italiane. E che tutto ciò è già motivo sufficiente per non concedere estradizioni.
Raccontare come stanno le cose può essere confuso con un non meglio identificato perorare la causa di Cesare Battisti ?
Nascondere la verità è un atteggiamento che forse ha a che vedere col Fare Giustizia?
Quando dalle Corti Internazionali arriva l’indicazione di voltare pagina sugli anni di piombo, in nessun caso l’invito è da intendersi come rimozione dalla coscienza collettiva di quella stagione ma più pragmaticamente si raccomanda l’eliminazione da codici e procedure di tutta la normativa appositamente costruita per quella eccezionale contingenza. Solo questo.
A Cesare quel che è di Cesare…e a noi la fatica garantista e riformatrice di risollevare la nostra reputazione dall’angolo buio in cui si trova.
La foto dell’ambasciata del Brasile a Roma l’ha scattata Belen CF.