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Mese: Marzo 2012

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

 

Caro lettorato,

 

Oggi niente reintegro , niente calcolo dei resti e premio al miglior perdente nel metodo teutonico-latino, niente film del week end belli ma  invariabilmente rovinati dall’ insulsaggine di eterne polemiche.

 

Ergo niente Monti,niente Camusso,niente Fornero, niente ABC. E niente Marco Tullio Giordana.

 

Il salvifico ricorso alla nuova campagna pubblicitaria targata Dior sotto la cupola  che sovrasta la faraonica sala delle conferenze del PCF  in place du Colonel Fabien, non suoni tuttavia come una defezione – e manco come segno dei tempi, pietà di me – ma se proprio di lettura dovesse esserci bisogno,si parli piuttosto d’insofferenza e tedio con caduta delle braccia.

 

In attesa che tutto torni come prima …voilà la dernière incarnation du sac Lady Dior, porté par l’actrice Marion Cotillard.Una scelta –  come avverte Libèration, fornitore della notizia di cui all’oggetto –  dettata più dall’ esthétique  che dalla politique (e vedi un po’), dato che i materiali  – rafia e coccodrillo – di evidente influence ethnique, richiamano il movimento delle tessere metalliche con le quali è ricoperta la cupola (bah). Un po’ di bêtise e d’aria fresca, non potranno che giovare agli animi esulcerati da dibattito pubblico compulsivo.(Georges, non ti agitare troppo nel sacello)

à bientôt 

 

Foto sopra da Libè,la cupola è realizzata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer.

Qui sotto, al naturale, fotografata da Bratan

 

 

 

 

 

Diciassette (senza più censura)

Diciassette (senza più censura)

 

 

 

Oltrepassare indenni  la linea d’ombra può, per  le 17 filles della Semaine de la Critique di Cannes e di Torino filmfestival,  essere impegnativo ma non tanto quanto  è stato superare l’esame della commissione di censura che ne aveva, in un primo momento, vietato la visione ai minori di 14 anni con il pretesto del classico spinello – marginale ed irrilevante, in una storia di liceali – possibile corruttore di adolescenti.

In realtà i motivi erano i soliti : l’identificazione con i modelli proposti avrebbe potuto ispirare determinati comportamenti in ragazze troppo giovani.Istigazione alla gravidanza insomma.Ridicolo.Come fu ridicolo, in altre circostanze,  credere che storie di  terrorismo, malavita o altro potessero indurre gli spettatori di qualsiasi età  a costituire bande armate appena usciti dalla sala.

 

Fortunatamente per noi, un po’ l’indignazione generale, un po’ la discesa in campo del fronte laico cinematografico anti-abortista – si riconoscono per l’abuso di due aggettivi : fresco e allegro – già attivissimo nella celebrazione di lavori che mostrano la scelta dell’aborto per quel che è – sempre dolorosa,sempre difficile –  ha indotto la commissione a togliere il divieto.

 

In realtà la vicenda di queste diciassette adolescenti  di Lorient che decidono di darsi un progetto di vita in un contesto che quanto a prospettive offre quasi niente, mostra semplicemente che l’autodeterminazione  non ha colori,  facce, paradigmi. Ergo: queste ragazze fresche e allegre – ma si può?- sono giovani donne che hanno compiuto una scelta assumendosene le ricadute.Laddove è apprezzabile non tanto la scelta di per sé ma la libertà di scegliere.

 

Storia – realmente accaduta negli Stati Uniti – di diciassette ragazze che fecero l’impresa  decidendo di rimanere incinte e di crescere i propri bambini tutte insieme. E soprattutto  di quanto può accadere nel momento in cui, una simile determinazione cogliendo in contropiede un ambiente sostanzialmente immobile, rende tutto e tutti inadeguati : genitori,insegnanti sociologi e immancabile televisione che realizza  l’inchiesta.

 

Voce narrante – di una coetanea  che non ha seguito le altre – a rendere il tutto con il giusto distacco ma macchine da presa curiose e indiscrete nell’annotazione puntuale dei particolari : si filmano gli ambienti ma anche i corpi che cambiano in un flusso e riflusso continuo che racconta la dinamica del gruppo con esattezza.

Epilogo congruo e malinconico q.b dato il tentativo di costruire un’utopia collettiva con i mezzi che si hanno a disposizione.Bella prova delle esordienti sorelle Coulin alla regia.Giovani attrici bravissime a coronare degnamente  il tutto.

 

 

 

17 ragazze (17 filles) del 2011, diretto daDelphine CoulinMuriel Coulin e interpretato da Louise Grinberg,Juliette DarcheRoxane DuranEsther GarrelYara Pilartz,Solène RigotNoémie LvovskyFlorence Thomassin. Francia 2011 Distributore Teodora

Quel pasticciaccio brutto al tavolo del lavoro

Quel pasticciaccio brutto al tavolo del lavoro

 

Dirò subito di non aver mai pensato all’ articolo 18 come reale ostacolo agli investitori ma nemmeno che la sua abolizione potesse produrre stuoli di licenziamenti. Ne’ che fosse un baluardo contro l’abuso, ne’ che il reintegro,una volta ottenuto, diventasse una faccenda così impossibile da gestire. Ne’ ho creduto ad alcun altro degli  scenari da tregenda, da chiunque prospettato a sostegno di una posizione ovvero di un’altra  

 

E sempre a proposito di esasperazioni,  dirò  come la pessima gestione del negoziato sulla riforma del lavoro, appuntando l’attenzione quasi esclusivamente sui possibili licenziamenti, tra polemiche,cattiva informazione e dichiarazioni strumentali, abbia solo messo in allarme migliaia di cittadini, estromesso  (tanto per cambiare) dalla trattativa sia la questione delle lavoratrici  madri che quella dell’occupazione femminile, lasciando,infine, irrisolto il problema delle  fattispecie contrattuali in eccesso.

 

Responsabili del pasticcio :  i convenuti. Dal Governo alle parti sociali, tutti scarsamente versati a ricercare la sintesi e incapaci,nella migliore delle ipotesi, di trasformare la rigidità in fermezza.

 

Alla fine della fiera, si vorrebbe eliminare un deterrente  (art 18)  per introdurne un altro (maggior costo del lavoro nei casi di contratti flessibili).Si plaude (giustamente) all’estensione degli ammortizzatori sociali ma i tempi di attuazione sono troppo lunghi e differenziati rispetto al resto, col concreto rischio di  produrre disagi, quantomeno in partenza.

 

La filosofia della riforma doveva essere un’ altra, in quella  la rimessa a punto dell’articolo 18 sarebbe stato un aspetto secondario.Invece ne è divenuto il cuore,il fortino da espugnare o da difendere.A scelta.

 

Diciamo allora di aver sprecato un’occasione, a riprova di qualche vecchio convincimento su certe riforme da non  lasciare in altre mani che in quelle delle forze progressiste. Cambiando velocemente il mondo, la difesa dei Principi non può essere affidata a logiche conservatrici , pena, tanto per non rimaner sul vago, l’ essere costretti a scrivere questa pagina, d’altronde necessaria, della riforma del lavoro, tardivamente, in epoca di recessione e sotto schiaffo di ricatti assortiti. Inevitabile il triplo salto mortale con avvitamento per mantenerli integri quei Principi.E sacrifici per i soliti.

 

Una trattativa che verte su aspetti simbolici  piuttosto che mettere a tema  partite e contropartite, si può dire fallimentare in partenza.E anche questa continua a correre seri rischi.Poichè è possibile che non basteranno gli sforzi e le mediazioni :  il non ricorso al Decreto  che consente la discussione parlamentare o la proposta di trattare il reintegro col sistema tedesco.

 

Una volta in Parlamento servono i numeri.E quelli,a meno di un miracolo, non ci sono.

 

Per una settimana siamo tornati ad essere il paese che eravamo : inconcludenti,ridicolmente, ideologici,resistenti ad ogni tipo di innovazione. Vedremo se la prossima, ci porterà più vicini al paese che speriamo di diventare.

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

 

Non sarebbe stato male se questa fosse diventata la Foto di Parigi  ma trattandosi della consueta iniziativa a sostegno del candidato socialista alle presidenziali   – la volta scorsa per Ségolène in un clima decisamente più entusiasta  furono Zapatero e, in videoconferenza, Prodi  – più che i toni accesi della tribuna e gli sbandieramenti non si è potuto vedere.

Eppure in questi mesi ci si è domandati più volte dove fossero finiti e che posizione esprimessero i gruppi parlamentari progressisti di Strasburgo – Sinistra Europea,Gruppo Socialista,Verdi Europei e altri – rispetto agli sconvolgimenti in corso alle politiche di austerità,alla riforma del welfare al ruolo dell’intervento pubblico o a quello della banca europea E invece poco o niente.

Così mentre l’iniziativa dei conservatori ha caratteristiche comuni ed europee, i progressisti – i partiti ma anche i sindacati –   agiscono ciascuno per sé, limitando il proprio operato in ambito di piattaforme nazionali.

Vero è che una reale proposta alternativa a quella delle strutture europee, se si eccettua qualche delirante vaneggiamento protezionistico o di uscita dalla moneta unica da parte di gruppi più radicali, non c’è e mancando anche  l’elemento dialettico su grandi temi del risanamento connesso all’equità sociale, la sinistra riformista risulta praticamente assente dallo scenario politico europeo,con conseguente indebolimento – e in qualche caso sconfitta –  delle stesse iniziative nazionali.

Costruire una posizione politica comune è stato il tema degli interventi per i convenuti all’iniziativa “Une renaissance pour l’Europe : vers une vision progressiste commune” Vedremo se all’appassionato discorso di Hollande (e di Bersani) seguirà la concretezza.

Nella foto  da Libération : Bersani Swoboda,Gabriel, Shulltz, Stanishev (D’Alema è fuori campo) e Hollande. (Le cirque d’hiver è un teatro in stile secondo impero,speriamo non diventi una metafora)

Sometimes in order to heal… a few people have to get hurt.

Sometimes in order to heal… a few people have to get hurt.

…o a scelta Everyone gets old. Not everyone grows up, vedete voi.

 

Ritorno a casa – scopo impossibile riappropriazione di un passato da it girl del liceo – di Mavis Gary, autrice, sotto mentite spoglie (e prossimamente disoccupata), di romanzi per adolescenti,  collezionista di numerosi disastri, detestabilmente convinta che nella sicura riconquista del fidanzato di allora – oramai accasato e padre felice – risieda un recupero di serenità.


 

Continua, dopo Bridesmaids e The bad teacher, la – peraltro molto istruttiva –  saga cinematografica delle ragazze con le idee confuse che tra depressione, pratiche autodistruttive e rifiuto di crescere, vivono un rapporto alterato con la realtà. Donne quindi, che provvedono a farsi del male senz’altro contributo che il proprio e malconce al punto di ritenere la sofferenza che ne deriva, indispensabile in un percorso di pretesa guarigione.E poichè senza presa d’atto di se stesse e dello stato delle cose, non c’è riscatto possibile,ulteriormente destinate ad un prosieguo di malessere.

 

A  Jason Reitman  e a Diablo Cody,  rispettivamente regista e sceneggiatrice di questo Young Adult – oltre che del diversissimo Juno –  non mancava che l’incontro con Charlize Theron, maniacale interprete della classica  stronza psicotica e puttana – come viene definita Mavis dalle amiche di allora, astiose e non meno stronze –  alle prese con l’ennesimo disastro.Tutti e tre perfetti nel trasformare un personaggio e una vicenda di per sé insopportabili in un racconto tragicomico di sorprendente efficacia.

 


 

 

Young Adult è un film a colori di genere commedia, drammatico della durata di 94 min. diretto da Jason Reitman e interpretato da Charlize TheronPatton OswaltPatrick WilsonElizabeth ReaserCollette WolfeJill EikenberryRichard BekinsMary Beth HurtKate NowlinJenny Dare Paulin.
Prodotto nel 2011 in USA – uscita originale: 16 dicembre 2011 (USA) – e distribuito in Italia da Universal Pictures il giorno 09 marzo 2012.