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Mese: Giugno 2012

Boiate

Boiate

 

 

La boiata probabilmente consiste nel fatto di aver esteso i diritti di cui usufruiva solo una parte dei lavoratori a tutti gli altri, di aver introdotto – per la prima volta – controlli sulla effettiva necessità dei contratti  flessibili e per la faccenda dell’articolo 18 non abolito, com’era nelle attese, ma semplicemente adeguato alla legislazione dei paesi comunitari.

 

Altri sgarbi Confindustria non può aver ricevuto  da questa tardiva riforma del lavoro che il presidente Squinzi raccomanda di votare comunque, nei tempi dovuti, per le note questioni di credibilità internazionale.Boiata per boiata, il  messaggio è tanto ambiguo quanto indegno ma non tutto si può avere : nemmeno il bene di una terminologia acconcia.

 

Men che meno un briciolo di ripensamento per aver contribuito in maniera determinante a rendere il mondo  del lavoro uno scenario caotico tra immobilismo, furbizie e assurde pretese, investendo energie e quattrini  più per tener lontani i lavoratori dai loro posti che per mantenerceli o crearne di altri.

 

Le vere boiate andrebbero ricercate nel corso del tempo. Per anni e anni le imprese hanno adottato incentivi all’esodo e mobilità  come misura unica di governo del personale in esubero per i motivi più svariati  : svecchiamento, ristrutturazione, difficoltà economiche, il tutto risolvendo con accordi collettivi (e non) tra azienda e soggetti interessati, benedicenti le istituzioni e i sindacati senza che ad alcuno venisse in mente di mettere a punto un dispositivo di cui avvalersi nel caso fossero intervenute ragioni di difficoltà ad onorare  quei contratti, cause di forza maggiore nemmeno così difficili da prevedersi in epoca di crisi : si sapeva che prima o dopo si sarebbe dovuto mettere mano alle pensioni.

 

E adesso che è scoppiata una grana che rischia di compromettere i benefici economici di una riforma che non poco è costata,tutti a spremere la lacrimuccia per il fatto che dietro ogni motivazione, accordo o scadenza ci sono persone. Prima no?

 

Il decreto  annovera sette tipologie  di lavoratori, corrispondenti ad altrettante tipologie di accordo, li cito tutti : mobilità, mobilità lunga,fondi di solidarietà, prosecutori volontari,esonerati,genitori di disabili e Cessati ai sensi art 6 DL 216 2011. Sui numeri reali stendiamo un vel pietoso, non è la prima volta che ci sono discrasie sui dati – non è che tra questi bravi tecnici c’è un   ministro o un sottosegretario dei temporali che magari senza ricorso al tripudio di tromboni rimette a posto questa storia dei numeri che non tornano mai o che non si conoscono o che vengono male aggregati : capita oggi col lavoro, capitò con la riforma scolastica e se la memoria non m’inganna, anche ai tempi dello scalone i dati non erano mai certi – resta il fatto che se vale il principio di uguaglianza ,quando pure gli esodati di cui sopra fossero tre milioni avrebbero diritto al medesimo trattamento.Certo è che i contratti non sono tutti in scadenza a breve e che il Governo deve preoccuparsi di stabilire i principi, non ha l’obbligo di trovare la copertura finanziaria per gli anni a venire ma solo per quelli in cui è previsto rimanga in carica, anno finanziario per anno finanziario.

 

Ciò detto, quel che servirebbe è un lavoro chirurgico per le categorie non comprese in quelle già salvaguardate,sempre che si riesca a sapere quanti sono,per quale motivo e con quali scadenze. Auguri, tecnici.

 

Ogni volta che si pensa a quale governo per il futuro non si può fare a meno di considerare il nostro cronico malfunzionamento istituzionale, a quanto è di ostacolo per ogni minimo progetto di modernizzazione e a chi potrebbe essere in grado di mettere mano ad un’ impresa di semplice riassetto.

Piuttosto che correre ogni volta in difesa di questo o quel protégé accusato di inefficienza e più strillano e più s’indignano,più si capisce a quale compagine appartiene  la Creatura posta ai vertici dell’Istituzione incriminata, ma quando finisce questa storia della politica a invadere qualunque settore ? – piuttosto che prendersela con un governo o un ministro che in pochi mesi ha il compito –  per non dire l’obbligo – di realizzare quello che non si è fatto in vent’anni, varrebbe davvero la pena di riconsiderare le Persone offrendo loro soluzioni degne per l’intero arco della vita lavorativa e non tirandole in ballo solo quando fa comodo speculare sulle loro incertezze.Ognuno è una storia si sente ripetere con improvviso slancio sociologico – umanitario.Già: ognuno è una storia.E non sono storie.

 

 

 

Nell’illustrazione operai di una fabbrica cinese ( non so cosa stiano facendo, e non lo voglio sapere)

 

 


La solita zuppa (L’Elysée entre dans l’anormal ?)

La solita zuppa (L’Elysée entre dans l’anormal ?)

 

Con buona pace di Nicolas Sarkozy che durante la campagna presidenziale metteva in guardia i francesi dalla noia che avrebbe procurato loro un presidente normal, ecco qui la breve storia di contese, gelosie e dissidenze che tra Twitter e La Rochelle hanno ricondotto – si spera per poco –  L’Eliseo a quel bel clima da vaudeville che aveva contraddistinto gli ultimi anni di regno :  

 

Lui, il dissidente Olivier Falorni  ha sempre sostenuto  che lei, la candidata ufficiale del partito socialista con tanto di sostegno presidenziale in deroga alla consuetudine repubblicana che vuole il Capo di Stato fuori dalle contese, Ségolène Royal, designata annullando le primarie, quindi d’autorità, al solo scopo, una volta eletta in quel collegio, di diventare Presidente dell’Assemblea Nazionale, non fosse edotta del territorio e dei relativi problemi e quindi inadatta a rappresentare i cittadini .(E vai con la solita zuppa a base di  Cattivo establishment  “intruse” parisienne contro  la Santa Base e il candidat de terrain )

 

Sebbene sconsigliato, Olivier insiste a candidarsi, viene espulso dal Partito e al primo turno si posiziona secondo, a quattro punti da Ségolène che per essere la Cocca degli Apparati,  ignara del territorio  – Poitou-Charente, regione della quale è peraltro presidente da otto anni –   dei militanti e dei problemi della gggente, se la cava piuttosto bene  aggiudicandosi un non disprezzabile 32%.

 

Si prospetta dunque un duello fratricida. Falorni viene nuovamente invitato a ritirarsi ma non ne vuol sapere mentre continua ad accusare il partito che nel frattempo sta organizzando un vero e proprio pellegrinaggio di ministre e pezzi grossi a La Rochelle – sede che più evocativa non si potrebbe –  di sovietismo, cesarismo etcetcetc. E fin qui potremmo essere alla classica bega interna della quale, in genere,  si avvantaggia l’avversario o la stampa in vena di retroscena, se al danno non si fosse aggiunta la beffa dell’endorsement inatteso da parte della Première Dame Valerie Trierweiler. E per chi?

Ma naturalmente per Olivier Falormi.

 

Apriti cielo.Partito in subbuglio,Hollande su tutte le furie, giornali che gongolano, avversari che ironizzano mentre tutto il mondo se la prende con la Trierweiler che viene persino invitata dal primo ministro Jean-Marc Ayrault  a comportarsi con maggiore discrezione. Dopo avere i socialisti trascorso l’intero mandato ad accusare Sarkozy di confondere la vita privata con quella pubblica, l’uscita di Valérie ,peraltro su Twitter, con migliaia di rilanci, crea imbarazzi a non finire. Come se non bastasse, a metà giornata viene reso noto un sondaggio secondo il quale Falormi sarebbe vincente a La Rochelle grazie ai voti dell’UMP che da quelle parti schiera una candidata debole  ed è ben lieto di speculare su qualsiasi crepa o difficoltà dell’avversario  (sospetto peraltro manifestatosi anche al primo turno) nonché di vendicarsi di madame Royal che a Sarkozy non le ha mai mandate a dire, vedi dichiarazioni di campagna elettorale sulla di lui necessità di essere eletto per presunti ed incombenti guai con la Giustizia.

 

Ora, se si trattasse davvero di una guerra tra dame – e in parte è inevitabile che lo sia – la devastazione prodotta in poche ore sarebbe  decisamente sproporzianata rispetto a qualsiasi possibile risultato vincente ,tanto più che allo stato, i socialisti stanno per perdere La Rochelle, Ségolène non diventerà  la prima donna Presidente dell’Assemblea Nazionale e Valérie che non è una sprovveduta né una sciocca ma che probabilmente con il tweet ha inteso esprimere libertà ed autonomia di giudizio oltre che  insofferenza  rispetto ad un ruolo che quasi certamente le impedirà di continuare a lavorare destinandola alla subalternità, ben che vada, resterà in perpetuo colei che, nell’ansia di affermare se stessa, non ha esitato a mandare a gambe per aria progetti e destini elettorali. E qui non è tanto il prestigio del Partito ad essere in gioco,né quello dell’adirato consorte, quanto l’interesse dei cittadini.Davvero non c’era altro terreno per manifestare il proprio  – seppur comprensibile – disappunto?

 

 

L’unico ad avvantaggiarsi di tutta questa storia – come ti sbagli –  sarà probabilmente  il dissidente Falorni il cui engagement non risulta poi, come tweet assassino vorrebbe, così  désintéressé , visto  il cumulo di cariche e compensi ( vicesindaco, assessore regionale,membro di una commissione) e la spensieratezza con la quale continua,incurante del disastro, a parlare di candidature uniche e andamenti sovietici spazzolando consensi e appoggi dall’avversario.Alle due signore non rimarrà che registrare una doppia sconfitta e la solita zuppa, questa volta a base di Eva contro Eva con annesso indifferenziato pattume sessista .Valeva la pena?

 

 

Nell’illustrazione la Battaille de La Rochelle, quella del XV secolo.Per l’assedio del 1627 aspettiamo domenica.