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A tappo

A tappo

La perdita d’entusiasmo dovrebbe essere annoverata tra i  reati gravi.Se così fosse, in questo momento io sarei colpevole.Ho riaperto con poca voglia e forti permangono i dubbi sul prosieguo di questa esperienza, non fosse altro perchè quando non puoi più dire quel che è giusto sotto gli occhi di tutti, significa che non sei nemmeno un buon “testimonial”per Giuste Cause.Allora tanto vale tacere.Tuttavia siamo qui in carne e alias, armi, bagagli e links .Chi vuol leggere le ultime stupidaggini scritte, può andare qui (siamo sempre in doppia copia).Non so come finirà,nel frattempo siate i benvenuti a tutte le ore e per qualsiasi cosa vi salti in testa.

Very Short Stories

Very Short Stories

Hemingway una volta scrisse un racconto in sei parole: “vendesi scarpe da bambino, mai usate”, e qualcuno giura che considerasse questa la sua opera migliore.La rivista americana Wired  ha raccolto l’idea e chiesto a trentatré scrittori, sceneggiatori, registi e attori di cimentarsi in questo particolare genere letterario.Il regolamento prevede che  il racconto debba  contenere sei parole, non una di più,non una di meno. Punteggiatura quanto basta.Una scelta dei racconti è stata pubblicata sulla rivista. Ne erano avanzati cinquantanove, ma sono ora  disponibili sul web , insieme agli altri.Fra i partecipanti, scrittori come Charles Stross (“Internet prende coscienza? Ridico-— connessione interrotta”) e David Brin (“Dinosauri sono tornati. Vogliono indietro petrolio”), che ne ha scritti addirittura una decina. Ma anche attori come William Shatner (“Test fallito, università sfumata, inventato razzo”) o produttori come Ron Moore (“Cantina? Porta per… ehm inferno, temo”) o Joss Whedon (“Abito tolto delicatamente. La testa meno”).L’effetto a volte è affascinante. Come nel microracconto di Neil Stephenson, che scrive “Tic Tac Tic Tac Tic Tic”. Oppure Rudy Rucker, con “Il pene si stacca; è incinto!”, o ancora Charles Stross, con “Osama viaggia tempo. Presidente Gore preoccupato”.