I ventidue colpi
Il cartellone, ricco, eccentrico, planetario e – come è giusto che sia – senza apparente filo conduttore, sembra già bellissimo.
Si va per mostri – ma già sappiamo che quelli con i quali abbiamo a che fare quotidianamente sono cento volte più insidiosi e orrorifici delle creature del maestro George A. Romero – Qualcuno di loro poi, si prevede calpesti il tappeto rosso e così tutto sarà intonato.
per grandi provocazioni – Todd Solondoz con Life during wartime, sequel-remake potenziato del suo Happiness o Michael Moore con una sua specialissima Love story ,
per pietre dello scandalo – Videocracy di Erik Gandini
per novità, almeno qui da noi , assolute - John Hillcoat con The road da Cormac Mc Carthy –
per curiosi debutti – Tom Ford con A single men da Christopher Isherwood –
per manifestazioni clamorose (e sagge) contro i tagli al FUS . On a pas besoin de dynamite quand on a de la pellicule. Se ne faccia una ragione Papi, già preoccupato per l’eventuale turbativa
per registi del cuore, in retrospettiva – Schifano, Emmer, Matarazzo, Monicelli – o sparsi nelle varie sezioni – Herzog, Soderbergh, Ferrara, Dante, Akin, Maselli, Comencini, -
per lo spirito innovativo, per il coraggio degli organizzatori e per tanto altro ancora .
Enumerare tutti i lungometraggi, i documentari le opere prime è un’impresa, mentre già l’ansia di vedere il visibile, ma soprattutto quello che dopo quasi certamente non sarà possibile vedere nelle sale, impazza.
Preceduto dall’artiglieria pesante di Baaria, il Kolossal di Tornatore sul quale il Premier – che senza conflitto d’interessi, pare non poter respirare - ha già messo le mani definendolo capolavoro assoluto, il Cinema Italiano schiera complessivamente ventidue film. Vedremo se, come sembrerebbe, è passata la nottata.
Nel frattempo come avrebbe detto qualcuno di cui sentiremo molto la mancanza in questi giorni ( e sempre) ‘ndemo in cine.
A presto.
Nell’illustrazione operai, di cui uno solo col casco, montano una struttura al Lido, la foto l’ha scattata beatnik