Uno splendido cinquantenne (auguri al cinema italiano)

Uno splendido cinquantenne (auguri al cinema italiano)


 

L’anno si apre con Nanni Moretti e con la sua rinunzia a dirigere il Torino film festival.Le sue  ragioni sono contenute in una dichiarazione rilasciata ieri l’altro e alla quale c’è poco da aggiungere se non che Moretti sarebbe stato per competenza e capacità organizzative,l’ ottimo direttore di una manifestazione che ha bisogno di rinnovarsi per affrontare le nuove realtà del panorama cinematografico italiano.Auguri dunque a Nanni al suo stile,alla sua eleganza al suo senso di responsabilità di splendido cinquantenne. Tutta la vicenda è stata segnata da brutte polemiche,non che l’universo di queste manifestazioni non abbia talvolta bisogno di sconvolgimenti tellurici (arrivasse al Festival di Venezia un bel po’ di maremoto..) ma la sensazione è che gira e rigira poi,il tutto si risolva in bisticci che altro non sono se non la tutela di piccole postazioni di potere e di interessi di bottega.Tutta roba che non serve al Cinema.Francamente in questi giorni è spiaciuto vedere personaggi del calibro di Gianni Rondolino comportarsi come se gli avessero portato via la bambola di pezza.Adesso siamo punto e daccapo.Staremo a vedere:

Con  molto dolore rinuncio all’incarico e vi lascio ai vostri problemi di metodo, ai contrasti procedurali, ai rancori personali.Pensavo che la mia candidatura potesse aiutare un festival che ho sempre seguito e amato. Purtroppo, invece di semplificare, la mia presenza ha complicato le cose. Si e’ creata subito un’atmosfera di tensione, polemiche e accuse reciproche.Si e’ parlato di organizzare due festival concorrenti nella stessa citta’, qualcuno ha accennato a mancanza di etica, si e’ anche detto che io sarei stato lo strumento dei politici per soffocare l’indipendenza del festival. No, non ci siamo capiti. Forse mi avete confuso con qualcun altro.Avrei voluto fare un festival condiviso da tutti coloro che amano il cinema, purtroppo pero’ questa vicenda nasce male, c’e’ come un’ ombra che non mi farebbe lavorare con gioia ed entusiasmo.

Nanni Moretti

 

Iraqi freedom

Iraqi freedom

L’anno si chiude con la botola che inghiotte Saddam Hussein ,con i tremila dead men walking appena inviati da Bush in Iraq,con la recente scoperta della prigione di Bassora  dove centinaia di uomini sono stati torturati ed assassinati  e con le parole del New York Times “la condanna a morte dell’uomo di Baghdad chiama in causa la nostra capacità di creare un mondo nuovo e migliore.Nè la destituzione di Hussein ne’ la sua esecuzione otterrà questo risultato.La questione importante era quella di accertare le responsabilità del dittatore con un processo condotto in modo accurato e scrupoloso mentre è stato di parte,politicizzato e viziato.Quello che poteva essere uno spartiacque è stata un’occasione perduta.Dopo quasi quattro anni infatti è arduo vedere cosa sia davvero cambiato in Iraq”

Si prevedono  bagni di sangue dopo l’esecuzione, come se  la pulizia etnica tra Sciiti e Sunniti non insanguinasse di giorno in giorno il paese scelto per risarcire l’11 settembre.La testa di Saddam non servirà ad invertire il corso delle vendette arbitrarie,non favorirà lo Stato di Diritto in Iraq.Inquinerà ancor di più,moltiplicherà l’odio come è già avvenuto con l’integralismo religioso.La sentenza di morte appare come una affrettata e formale cerimonia per mettere una volta per sempre una pietra sopra alla storia del regime di Saddam Hussein e alle connesse connivenze americane.

Perché quel regime non avrebbe mai prosperato senza il sostegno degli Stati uniti che all’epoca dei crimini contestati a Saddam – l’uccisione di 140 sciiti a Dujail, il massacro di migliaia di curdi – erano i primi alleati del rais di Baghdad.Infine, sul destino del corpo di Saddam si gioca la residua possibilità di pacificare l’Iraq disceso ormai in una guerra civile per la spartizione del paese che fa più di cento morti al giorno. Mentre gli sciiti esultano, i sunniti covano ulteriore rancore e ingrossano le fila degli insorti. Ed esulta Al Qaeda nemico giurato del regime secolare del rais. Ora che Saddam  è stato promosso al rango di martire, il solco scavato tra le anime del popolo iracheno sarà più profondo di una ferita mortale.

Cheek to cheek

Cheek to cheek

Date una rappresentazione, vi applaudono, e di colpo voi pensate di essere arrivati al sospirato successo. Rientrate a casa felici, fino al momento in cui soffermandovi davanti al
televisore, vedete per caso Astaire ballare. E allora, tutto quanto è rimesso in discussione…”.

Mikhail Baryshnikov (ballerino classico)

Sono famose sequenze da Cappello a Cilindro del 1935 . Ci sono in questo film ,gli equivoci, i bisticci ,gli scambi di persona della piece classica, c’è una Venezia tutta ricostruita in studio, acqua e gondole comprese che più fiction di così, non si potrebbe.E poi c’è Ginger Rogers che canta “The piccolino” mentre una coreografia strepitosa allude alla tarantella. Ma soprattutto c’è la grazia,l’eleganza e l’assoluta perfezione stilistica di Fred Astaire tutta  inscritta in un insieme di Eccellenza in cui ognuno ,dal primo attore all’ultimo generico, concorre alla realizzazione del Sogno.Il Grande Cinema, è qui.

Cappello a Cilindro (Top Hat) è un film di Mark Sandrich con Fred Astaire,Ginger Rogers ,Edward Everett Horton.Musica e parole di Irving Berlin Coreografie di Hermes Pan.Prodotto da Pandro S. Berman.

Dicci quant’è

Dicci quant’è

altan

 

 

Da una settimana a questa parte ho perso il filo della Finanziaria, nel senso che non riesco più a seguirne le evoluzioni. Non è certo l’informazione ad essere carente, anzi. Sempre più spesso, però le notizie e i dati che arrivano sono, quantomeno controversi. Per esempio ieri l’altro, Rita Levi Montalcini ha obiettato sul capitolo di spesa relativo alla Ricerca, minacciando di non votare la Legge nella sua interezza, se vi fossero stati tagli in quel settore. Ieri sono saltati fuori dal cappello 177 milioni e la Montalcini ha dato il suo assenso, a questo punto si è risentito Fabio Mussi, ministro dell’Università – ma erano fondi già previsti!-. Qui però due sono le cose : o la Montalcini non ha letto il testo e ha scatenato il putiferio senza sapere o Padoa Schioppa è Silvan, in grado di tirare fuori dal cappello 177 milioni dal nulla, senza correggere,cioè,  altri capitoli di spesa.Che dire poi di Mussi il quale  dichiara Mi basterebbe un programma per risalire alle medie Ocse in 5 anni: il che vorrebbe dire ulteriori 5 miliardi all’Università, 7 alla Ricerca. Questo è un anno «magro». Sacrifici devono farne tutti. Si può anche restare sostanzialmente fermi, persino in campi da cui ormai dipende, in tutto il mondo, la qualità e la solidità vera dello sviluppo. Se però si torna indietro, addio.”.. Ora la finanziaria si aggira intorno ai trentacinque miliardi,Mussi ne vuole dodici, pari cioè a quanto Padoa Schioppa ha destinato allo sviluppo.Fermiamo il paese?Mettiamo altri balzelli?Insomma perchè chi dice che vuole dodici miliardi,non spiega pure come si dovrebbe fare per reperirli?Visto che è anche Ministro?.È come la tela di Penelope,(per di più corta) montata e smontata sistematicamente, stravolta da quotidiane smentite e rettifiche – si pensi alla tassa di successione o del bollo auto – tanto che ormai è impossibile coglierne la fisionomia complessiva o indovinarne gli obiettivi di fondo (a parte quelli meramente contabili). Molti danno la colpa a Rifondazione, ma addirittura Fausto Bertinotti ha ammesso nei giorni scorsi che la finanziaria ormai è senza anima. Stando dunque alla cronaca, l’ultima traballante norma che appena annunciata già è stata semi-smentita, è la tassa di soggiorno. Dopo la levata di scudi dei comuni e delle associazioni di categoria, il sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi è corso immediatamente ai ripari rassicurando tutti che la norma, che introduce un tributo fino a due euro per i piccoli comuni e fino a cinque per le grandi aree metropolitane, potrebbe essere modificata.L’idea di Finanziaria non blindata,di concertazione,avrebbe potuto significare come  questo governo fosse disponibile a recepire critiche e istanze.Invece è un guazzabuglio ed è dal 30 settembre,cioè dal giorno della sua presentazione, molti sono stati gli smembramenti,gli stralci e le aggiunte il tutto in una catena di affermazioni e smentite che non hanno tardato a dare una sensazione di incertezza e di caos.Ovviamente dietro alle reazioni più virulente ci sono gl’interessi colpiti,tuttavia non era difficile prevederne le obiezioni e risolversi a svolgere consultazioni preventive.Fare l’autocritica per incapacità di “comunicare” agl’ Italiani,i termini della manovra,mi sembra un po’limitatitavo.L’impalcatura originaria era buona ma dopo tutto queste modifiche è difficile per chiunque capire se i principi, i criteri guida, siano rimasti ancora quelli.Il governo non cadrà certo per questo,nessuno lo vuole,nemmeno l’opposizione che è ben lieta di aver affidato ad altri la gestione del disastro.A noi,impossibilitati oramai ad orientarci nel caos non rimane che aspettare che ci presentino il conto.Come pure Altan ha ben sintetizzato in una vignetta di qualche giorno fa.

Monsieur Bovary e il suo doppio

Monsieur Bovary e il suo doppio

Il Flaubert della corrispondenza, come spesso capita, a chi trascorre magari un giorno intero a tornire una sola parola si abbandona ad uno stile necessariamente istintivo,imperfetto non ossessionato dal genio.Sono  tremilasettecento le lettere,indirizzate a Louise Colet, a Maupassant, a Zola a George Sand ma anche alla madre, alla sorella o alla nipote .e costituiscono uno zibaldone di viaggi,esperienze e avventure erotiche, ben più ampio dell’educazione sentimentale.Così l’ opera  più grande di Flaubert, secondo Gide,l’epistolario  appunto, esce  in una selezione a cura di Franco Rella,che si adopera nel tentativo, riuscitissimo, di cogliere le due facce dello scrittore,quelle che nessun biografo ha mai potuto raggiungere. Tutti i romanzi che Flaubert non ha scritto sono qui  compresa la seconda parte del Bouvard e Pecuchet..C’è la prima lettera scritta a nove anni,c’è il Conte oriental composto nelle missive dall’Egitto con i danzatori “abbastanza brutti ma affascinanti di corruzione,di degradazione intenzionale,nello sguardo“.Si parla della propria sodomia in pubblico e a tavola “Viaggiando per istruirci e con un incarico governativo,abbiamo considerato nostro dovere dedicarci a questo tipo di eiaculazione“.L’occasione non si è ancora presentata ma Gustave la cerca nei bagni,dove si pratica.Ma è ancora la stupidità la lente più costante attraverso la quale osservare il mondo : la facile letteratura,la società,la politica.La noia,il pessimismo lo rendono divinatorio : l’asinata del luogo comune non cede davanti alla scienza e alla tecnica,anzi,con il progresso,progredisce,ma se la realtà è sordida,lui continua ad applicarsi alla bellezza….”m’immerdo nella perfezione“…

“L’Opera e il suo doppio” è una selezione di 500 lettere dall’epistolario di Gustave Flaubert  edito da Fazi e curato da Franco Rella