La mia vita non è stata al servizio del cinema, mi sono piuttosto servito del cinema per conoscere meglio il mio paese e la sua storia ………Ora facendo cinema, un certo tipo di cinema, si entra tra le persone, dentro le persone, ci si confonde con loro fino a diventare,oserei dire, invisibili.Il cineasta infatti , finendo per coinvolgere in un lavoro pratico, manuale,intellettuale una grande quantità di gente del luogo,dopo un po’ di tempo finisce per passare quasi inosservato, per identificarsi con l’altro.
Carlo Lizzani, Il mio lungo viaggio nel secolo breve – Einaudi
Carlo Lizzani ha avuto un conto aperto con la Memoria per l’intero arco della sua vita di intellettuale e di uomo di cinema e non solo per aver raccontato la storia del suo Paese in pellicole come Achtung Banditen o il Processo di Verona o Mussolini ultimo atto ma per aver strutturatoil suo cinema su indagini minuziose e puntuali. Tuttavia, storico,sociologico o introspettivo che fosse tutto quel lavorìo intorno a ciascuno dei suoi film, l’assillo della testimonianza è stato il motore dell’intero suo fare cinema. Memoria e Testimonianza perchè il ricordo non sia un rituale solipsistico o circoscritto ma una vera e propria rielaborazione collettiva.In questa ricerca , la letteratura non poteva non avere un ruolo importante: Pratolini, Bianciardi, Silone, sono stati portati sullo schermo da Carlo Lizzani che a sua volta è un felicissimo autore e sceneggiatore,in film di grande impatto. Anche questo suo ultimo lavoro Hotel Meina poggia su una ricostruzione storico – letteraria di Marco Nozza, Hotel Meina, la prima strage degli ebrei italiani (con prefazione di Giorgio Bocca. Edizioni Il Saggiatore).
Si tratta di un episodio, fin qui poco noto, avvenuto in un albergo sul Lago Maggiore di proprietà di un ebreo di nazionalità turca, del quale erano ospiti nel settembre 1943, famiglie ebree di diversa provenienza, qualcuna consapevole del possibile disastroso futuro e già in fuga, altre colte dall’8 settembre mentre erano in vacanza.Cinquantaquattro persone in tutto, in una convivenza forzata in albergo con i nazisti dai quali saranno prima ingannatii, poi uccisi e infine gettati nel lago. Ma se i contesti storici e le circostanze, sono delineati con nettezza (Lizzani ha poi il dono della sintesi e in una sola inquadratura sa insinuare l’idea della Soluzione Finale) non altrettanto i personaggi e le microstorie che si muovono su tale sfondo , in questo senso la trasfigurazione narrativa lascia ampi spazi al respiro dell’opera, così Hotel Meina diventa l’occasione per mostrarci anche una parte di Germania che col nazismo non era assolutamente d’accordo e ciò in sintonia con quella corrente del cinema tedesco che ha prodotto film del calibro de La rosa bianca . Come pure sono assolutamente veritiere, anzi, storicamente attendibili , le titubanze degli ebrei a rendersi conto della catastrofe incombente e ad approntare una qualsiasi forma di reazione.Queste digressioni che nulla tolgono alla fedeltà della testimonianza, ne’, soprattutto per quanto riguarda i nazisti , hanno sapore riconciliatorio,sono state l’oggetto di una polemica con l’unica sopravvissuta al massacro, la figlia adolescente dell’albergatore. Querelle alle quali Lizzani è abituato, avendo già (verbalmente) battagliato negli anni sessanta con Edda Ciano sull’attendibilità degli abiti della Mangano nel Processo di Verona o con ex funzionari mussoliniani scampati alla Giustizia e in vena di polemiche, sempre per questioni di mise. Fortunatamente in questi contrasti Lizzani è assistito da quella flemma tutta romana che i suoi ottantacinque anni hanno contribuito ad affinare e dopo aver spiegato che nessuna sensibilità aveva inteso ferire, chiude : Vorrei che si tenesse conto che riuscire a fare un film su un soggetto come questo oggi, è un miracolo.
Hotel Meina è un film di Carlo Lizzani. Con Benjamin Sadler, Ursula Buschhorn, Danilo Nigrelli, Marta Bifano, Federico Costantini, Ivana Lotito, Buse Butz, Ernesto Mahieux. Genere Drammatico, colore 110 minuti. – Produzione Italia 2007. – Distribuzione Mikado