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Tag: La fabbrica del cinema

Elogio delle piccole resistenti (innamoratevi di Marjane)

Elogio delle piccole resistenti (innamoratevi di Marjane)

Ottantamila disegni tutti  rigorosamente realizzati a mano e tutti in bianco e nero ( tranne il corpo al presente di Marjane che è rosa e Parigi che è a colori ) in commosso omaggio al neorealismo Italiano. Niente ricorso al digitale ma il cielo sa, cosa riesce a fare e che ci tiene  quel carboncino, tra luci ombre, chiaroscuri  e  caratterizzazioni. Ben seicento sono i personaggi, tanti ne occorrono a definire il mondo di Marjane, bambina cresciuta in una famiglia benestante, colta, comunista, in conflitto col regime dello Scià prima e dell’Ayatollah che molte speranze iraniane disilluse, poi . Irresistibile la carica ironica e rivoluzionaria nella narrazione di alcuni  paradossi : ragazzini costretti a ricorrere al mercato nero per un disco degli Abba ,il maschilismo di certi fidanzati o la fuga in una comunità punk (ma poi Dio le appare in sogno ed ha la barba di Marx).Tra storia,autobiografia e  poesia, Persepolis è un film contro tutti gl’integralismi, non solo quelli tipici iraniani .Premio della giuria a Cannes lo scorso anno e nomination all’Oscar 2008 .Ira funesta del ministro della cultura di Teheran (e chissene frega).Versione originale in lingua francese doppiata da Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve ( la mamma di Marjane) versione italiana doppiata da Paola Cortellesi e Sergio Castellitto ( il papà ).

Persepolis è un  film di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud. Genere Animazione, colore 95 minuti. – Produzione Francia, USA 2007. – Distribuzione Bim

Nelle foto in alto : Marjane redarguita dalle maestre islamiche.

In basso : Marjane da piccola, cresciuta nel mito di Bruce Lee,tiranneggia la sua  ( rassegnata) famiglia

Allontanamenti da Oscar

Allontanamenti da Oscar

Peccato che Julie Christie, attrice di riferimento del free cinema inglese degli anni 60, lavori oramai assai poco . Per scelta di sicuro e per dichiarata idiosincrasia nei confronti di  Hollywood i cui metodi non assolve nemmeno quando si tratta di film indipendenti o che affrontino temi politici e sociali. In questo elogiatissimo ma occasionale, a sentir lei, ritorno con Away from her si dedica con cura e abilità al ruolo di una donna colta,raffinata ed ironica che progressivamente perde la memoria a causa di una devastante quanto incurabile malattia, l’alzheimer. Brava lei, bravo lui, Atom Egoyam ,lo sposo che asseconderà la consorte per quel che sarà a lui  possibile, quindi  oltre l’immaginabile, con amore e dedizione. Ma brava soprattutto l’esordiente alla regia Sarah Polley, ventottenne di talento, dallo sfolgorante curriculum di attrice per Terry Gilliam e David Cronemberg. Sceneggiatura che procede in controtendenza rispetto ai passaggi classici dell’innamoramento nel momento in cui disegna le tappe del distacco, inevitabile, dovuto alla malattia e, in senso traslato, alla morte. Nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista per Christie che, come assolutamente tutta la critica ha tenuto a sottolinere, sfoggia impudente come di consueto, una luminosa bellezza.

 

 

 

Away from her – Lontano da lei (Away from Her) è un film a colori di genere drammatico, romantico della durata di 110 min. diretto da Sarah Polley e interpretato da Julie ChristieMichael MurphyGordon PinsentOlympia DukakisKristen ThomsonWendy Crewson,Alberta WatsonThomas HauffKatie BolandDeanna Dezmari.
Prodotto nel 2006 in Canada e distribuito in Italia da Videa-CDE 

Caos a Berlino (in bocca all’Orso !)

Caos a Berlino (in bocca all’Orso !)

 

 

Ve la cantate e ve la sonate è l’unica risposta possibile alla tanto strombazzata, scaricata, discussa, postata, scena di sesso Moretti – Ferrari in  Caos Calmo di Antonello Grimaldi. La porge con la consueta grazia, Nanni Moretti ai giornalisti e quale migliore occasione di un’anteprima, giocata oltretutto in casa ( ieri al Sacher ) , per una regolatina di conti  (piccola però) nell’eterno contenzioso con la stampa  creativa che ama lavorare al rifacimento dell’opera, ora rimpinzando le recinzioni di fantasiosi simboli , ora esaltando inquadrature o scene che tagliuzzate e decontestualizzate assumono rilievi altri Manco non esistesse niente da dire o da vedere  in un film da un’ora e mezza che quei quattro minuti : tre inquadrature e quattro ciack (e com’è Moretti nudo continueranno a saperlo solo le sue donne e i suoi dottori, per dirla con Brassens). Un po’ di pepe e di polemica alle Presentazioni ci vuole e poi Moretti sembra tornato friccicarello, in vena e (si dice) finanche in procinto di riprendere a girotondare….

Unico film italiano a Berlino Filmfestival – questa intanto potrebbe essere  la vera notizia di cui  scrivere,  e bene ha fatto Moretti  a mostrare i ritagli dei giornali evidenziando la differenza tra lo spazio destinato alla famosa scena e  quello, ridicolo, della partecipazione al Concorso – Felice si è rivelata anche l’idea di far sceneggiare il film dallo stesso Moretti che si è mostrato, semmai ci fosse stato bisogno  di conferme , capace di condensare il tema dell’elaborazione del lutto attraverso la presa di distanza e il riallineamento delle Cose, in un lavoro bello, diligente, credibile, misurato, privo di qualunque sciatteria, in pendant con una regia altrettanto essenziale e assai concentrata sulla panchina , punto di partenza del viaggio sulla strada del risanamento.  Prova d’attore convincente, come d’abitudine –  non era più pornografico il ruolo dell’onorevole ne il Portaborse di Daniele Luchetti? – ma sono bravissimi, e con discrezione diretti, anche Valeria Golino, Silvio Orlando, Alessandro Gassman e che dire di Roman Polanski nel breve passaggio in cui impersona il Presidente di una società in cui lavora il protagonista?. Alla fine della proiezione un altro Quesito Fondamentale è stato posto.Non sarà che  Caos Calmo è un film un po’ troppo morettiano? Mentre i posteri raccolgono la sfida, auguriamo al film  buon viaggio nelle sale in cui sarà a partire da venerdì prossimo (e in bocca all’Orso)

Caos Calmo è un film di Antonello Grimaldi. Con Nanni Moretti, Valeria Golino, Alessandro Gassman, Isabella Ferrari, Blu Yoshimi, Hippolyte Girardot, Kasia Smutniak, Denis Podalydès, Charles Berling, Silvio Orlando, Alba Caterina Rohrwacher, Manuela Morabito, Roberto Nobile, Babak Karim. Genere Drammatico, colore – Produzione Italia 2007. – Distribuzione 01 Distribution

 

Il talento di Cassandra

Il talento di Cassandra


Fare un film l’anno significa mettere un limite alla possibilità che ogni volta si tratti di un capolavoro eppure il  talento di Woody Allen molto vive di questa costante necessità di esprimersi ed è forse per questo che, pur nella discontinuità, ogni suo film mantiene comunque tracce evidenti di autentico genio cinematografico. Il risvolto di tanto allenamento è che il mestiere del cineasta si alimenta  e cresce nell’esercizio , ciò  non può non contribuire a realizzazioni sempre più accurate in termini stilistici . Magari questo non basta a garantire che il film abbia anche anima, cuore – elementi indispensabili – ma, per esempio, un Philip Glass, autore delle musiche e questo direttore della fotografia così sofisticato, contribuiscono alla riuscita del progetto tanto quanto il dialogo e i bravissimi attori e sono l’esito di una continua ricerca, altro elemento costante nel cinema di Allen. Accolto, fin da Venezia  con poco entusiasmo  ma questo capita sovente quando Allen non recita nei suoi film,anche per l’emento noir che qualcuno comincia a ritenere, a torto, troppo ricorrente e stucchevole. Dice Woody Allen che il tema del delitto è oro per il regista ( esattamente come lo è per lo scrittore ) io aggiungerei che la connessione delitto – mancanza di castigo è  assai più preziosa, poichè se l’indagine sui moventi rivela universi interi, quella  sulle coscienze al lavoro e conseguenti autopunizioni o autoassoluzioni, è un pozzo senza fondo di percorsi ora distruttivi, ora catartici estremamente più ricco e variegato. Storia di due fratelli, della loro ansia di riscatto sociale risolta in un delitto. Finale che sarebbe colpevole rivelare. Forse un errore far uscire in Italia il film con il titolo maltradotto di Sogni e Delitti, quando Cassandra’s Dream , l’originale , era già perfetto. Da vedere ma, come raccomanda Allen stesso, non in DVD. – Il cinema è un’esperienza sociale – ci fa sapere.(giustissimo ma anche possedere le opere che più ti piacciono non è cosa di poco conto).

Sogni e delitti è un film di Woody Allen. Con Ewan McGregor, Colin Farrell, Peter Hugo-Daly, John Benfield, Clare Higgins, Ashley Medekwe, Andrew Howard, Hayley Atwell, Sally Hawkins. Genere Drammatico, colore 108 minuti. – Produzione USA, Gran Bretagna 2007. – Distribuzione Filmauro

Memoria (ma soprattutto Testimonianza)

Memoria (ma soprattutto Testimonianza)


La mia vita non è stata al servizio del cinema, mi sono piuttosto servito del cinema per conoscere meglio il mio paese e la sua storia ………Ora facendo cinema, un certo tipo di cinema, si entra tra le persone, dentro le persone, ci si confonde con loro fino a diventare,oserei dire, invisibili.Il cineasta infatti , finendo per coinvolgere in un lavoro pratico, manuale,intellettuale una grande quantità di gente del luogo,dopo un po’ di tempo finisce per passare quasi inosservato, per identificarsi con l’altro.

Carlo Lizzani, Il mio lungo viaggio nel secolo breve – Einaudi

Carlo Lizzani ha avuto un conto aperto con la Memoria per l’intero arco della sua vita di intellettuale e di uomo di cinema  e non solo per aver raccontato la storia del suo Paese in pellicole come Achtung Banditen o il Processo di Verona o Mussolini ultimo atto ma per aver strutturatoil suo cinema su indagini minuziose e puntuali. Tuttavia, storico,sociologico o introspettivo che fosse tutto quel lavorìo intorno a ciascuno dei suoi film, l’assillo della testimonianza è stato il motore dell’intero suo fare cinema. Memoria e Testimonianza perchè il ricordo non sia un rituale solipsistico o circoscritto ma una vera e propria rielaborazione collettiva.In questa ricerca , la letteratura non poteva non avere un ruolo importante: Pratolini, Bianciardi, Silone, sono stati portati sullo schermo da Carlo Lizzani che a sua volta è un felicissimo autore e sceneggiatore,in film di grande impatto. Anche  questo suo ultimo lavoro Hotel Meina poggia su una ricostruzione storico – letteraria di Marco Nozza, Hotel Meina, la prima strage degli ebrei italiani (con prefazione di Giorgio Bocca. Edizioni Il Saggiatore).


Si tratta di un episodio, fin qui poco noto, avvenuto in un albergo sul Lago Maggiore di proprietà di un ebreo di nazionalità turca, del quale erano ospiti nel settembre 1943, famiglie ebree di diversa provenienza, qualcuna  consapevole del possibile disastroso futuro e già in fuga, altre colte dall’8 settembre mentre erano in vacanza.Cinquantaquattro persone in tutto, in una convivenza forzata in albergo con i nazisti dai quali saranno prima ingannatii, poi uccisi e infine gettati nel lago. Ma se i contesti storici e le circostanze, sono delineati con nettezza (Lizzani ha poi il dono della sintesi e in una sola inquadratura sa insinuare l’idea della Soluzione Finale) non altrettanto i personaggi e le microstorie che si muovono su tale sfondo , in questo senso la trasfigurazione narrativa lascia ampi spazi al respiro dell’opera, così Hotel Meina diventa l’occasione per mostrarci anche una parte di Germania che col nazismo non era assolutamente d’accordo e ciò in sintonia con quella corrente del cinema tedesco che ha prodotto film del calibro de La rosa bianca . Come pure sono assolutamente veritiere, anzi,  storicamente attendibili ,  le titubanze degli ebrei a rendersi conto della catastrofe incombente e ad approntare una qualsiasi forma di reazione.Queste digressioni che nulla tolgono alla fedeltà della testimonianza, ne’, soprattutto per quanto riguarda i nazisti , hanno sapore riconciliatorio,sono state l’oggetto di una polemica con l’unica sopravvissuta al massacro, la figlia adolescente dell’albergatore. Querelle alle quali Lizzani è abituato, avendo già (verbalmente) battagliato negli anni sessanta con Edda Ciano sull’attendibilità degli abiti della Mangano nel Processo di Verona o con ex funzionari mussoliniani scampati alla Giustizia e in vena di polemiche, sempre per questioni di mise. Fortunatamente in questi contrasti Lizzani è assistito da quella flemma tutta romana che i suoi ottantacinque anni hanno contribuito ad affinare e dopo aver spiegato che nessuna sensibilità aveva inteso ferire, chiude : Vorrei che si tenesse conto che riuscire a fare un film su un soggetto come questo oggi, è un miracolo.

Hotel Meina è un film di Carlo Lizzani. Con Benjamin Sadler, Ursula Buschhorn, Danilo Nigrelli, Marta Bifano, Federico Costantini, Ivana Lotito, Buse Butz, Ernesto Mahieux. Genere Drammatico, colore 110 minuti. – Produzione Italia 2007. – Distribuzione Mikado