Questo son io per te
Lo sposo non uscì da casa sua bensì, dopo avervi trascorso la notte, da quella di suo fratello, non essendo opportuno, ai fini scaramantici, dormire, la sera prima, sotto lo stesso tetto con la sposa e parimenti disdicevole il rientro, seppur temporaneo, nella casa natale.
Incontrò dunque la propria madre solo venti minuti prima della cerimonia. Il tempo di un’ aggiustatina e di un fazzoletto pulito cacciato in tasca alla bruttiddio, nascosti dietro le colonne. Non essendo la cravatta ne’ i gemelli un’abitudine consolidata, si erano resi necessari piccoli interventi qua e là, onde riparare al mezzo disastro. E il fazzoletto di stoffa, si sa, qualcuno, al bisogno, te lo porge ed è subito Gentilezza (e buone maniere).
Un paio d’ore dopo lo sposalizio, in una sala gremita di ospiti, lo sposo con il consueto piglio da procedura d’urgenza, gridò da un capo all’altro – Mammaaaa !! Dov’è che si siede l’uomo? Destra o sinistra? –
Mentre la sera prima in vena di domande fondamentali e solenni sulla vita, le aveva chiesto – Mamma, com’è che tu non sei diventata terrorista? –
Donna Letizia, la capocolonna ( mancata) Questo son io per te?
(il figlio si è sposato la scorsa settimana, la cerimonia sarà replicata a Las Vegas tra dieci giorni. Così, per allegria. Idea brillante. Ma noi non ci saremo. Noi, non-ci sa-re-mo. Pfui )
Nell’illustrazione le colonne del Campidoglio che fecero da boudoir.