Ci basta quel che abbiamo
Una legge non può togliere la vita. Non può regolare la morte E’ vero. Ma nemmeno obbligare a sottoporsi ad una terapia o a un trattamento. Ora, prima che i termini di questo dibattito che, al di là delle diatribe, ha per tema lo stato irreversibilmente vegetativo di una creatura e le sofferenze indicibili della sua famiglia – lo vorrei sottolineare, basterebbe aver seguito il calvario di Beppino Englaro in questi ultimi anni, per capirlo – diventino una querelle tra il Partito del Meglio Vivere VS il Partito del Meglio Morire, prima che l’accanimento terapeutico e il precetto evangelico del dar da bere agli assetati vengano, dopo essere stati messi sullo stesso piano, tirati in ballo, manco nel settore si potessero stabilire regole generali che prescindano dalla volontà delle persone, dai pareri dei medici o da quello dei giudici chiamati ad esprimersi, sarà il caso di riflettere su quel che già fu il tema dibattuto per Welby : bene il testamento biologico a patto che la Norma non vada ad inerpicarsi nelle casistiche e le voglia enumerare tutte – qui si e qui no, questa malattia si e questa no, mangiare è una terapia? E bere cos’è? - A queste condizioni, meglio lasciar perdere. Ogni caso ha la sua particolarità. La legge non può regolare tutti gli aspetti dell’esistenza, tantomeno essere chiamata a esprimersi su scelte private in materia di vita o di morte, pena, come puntualmente accade, l’intromissione della politica per fissare burocraticamente limiti e paletti che mal si conciliano con l’eccezionalità di ogni singola storia. Ci basta quel che abbiamo, ed è tra l’Ordinamento e i Codici Deontologici che va cercata la risposta. Lasciamo che la decisione sia degli interessati. Altrimenti non c’è alternativa : lo Stato Etico che decide una volta per sempre e per tutti è assai più insidioso dello straparlare dei Vescovi, i quali fanno lo stesso mestiere dei politici e dei direttori dei giornali : prendere voti , garantirsi il potere, vendere copie. Che c’entra tutto ciò con Eluana? Beppino Englaro, i medici, i giudici ne sanno più di tutti i politici e i giornalisti messi insieme. E sono in scienza, coscienza e prudenza infinitamente più saggi. E liberi .
Qualcuno obietterà che l’articolo 579 cp – omicidio del consensiente con quindici anni di reclusione – e l’impossibilità per alcune famiglie di sostenere un iter giudiziario lungo e costoso, sono due ottimi motivi per fare una buona legge. Sono d’accordo, con una sola riserva. Penso alle storture derivate dall’aver messo le mani sulla legge per la fecondazione assistita. Penso che allo stato, il rischio incombente sia l’effetto negativo che l’ingerenza dei vescovi abbia sul legislatore. Non parlo di pressioni dirette ovviamente, ma di quel meccanismo perverso secondo il quale, per tacitare le obiezioni dei cattolici, qui da noi, non si cerchi di trovare una giusta sintesi con le posizioni laiche ma si tenda piuttosto all’opera di collazione e dunque al pasticcio. La legge già consente, il passaggio successivo consisterebbe nella prescrizione e all’interno di questo discorso, andrebbe l’impossibile determinazione di una casistica esaustiva. Questo Paese non è pronto per scrivere una Norma autenticamente laica e come tale astratta. Per questo, preferirei che almeno per il momento, le cose rimanessero come sono.