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Le donne del Golgota

Le donne del Golgota

 

Joseph Ratzinger ieri sera,  ha voluto dedicare le meditazioni della Via Crucis alla solitudine e alle umiliazioni che le donne patiscono nel mondo.Sua Santità sa bene che non bastano buone leggi perchè la mentalità cambi.Tuttavia solitudine ed umiliazioni potrebbero essere sconfitte dalla Saggezza di quelle Classi Dirigenti che operano in direzione del Riconoscimento di Diritti negati e per l’Affermazione della Cultura dell’Amore e che non possono essere fatti segno della disapprovazione del Vicario di Cristo. Le donne del Golgota ricevettero per prime la Rivelazione, ciò fu anche il riconoscimento del coraggio dimostrato sulla via della Croce. Quel coraggio che nel corso del tempo spesso si è trasformato in disobbedienza, conosciamo assai bene anche noi che alle Donne Cattoliche dobbiamo tanta parte delle nostre conquiste civili.

La più subdola delle tentazioni ( I care )

La più subdola delle tentazioni ( I care )

barbiana40

La manovra  è stata avviata in occasione della benedizione pasquale. In ogni casa i sacerdoti, distribuito insieme all’acqua santa, un depliant della Diocesi di Roma – Lettera alle famiglie – firmato Cardinal Ruini, si sono accalorati a raccomandarne la lettura. Il contenuto,  al di là del prevedibile richiamo alla centralità e alla santità della famiglia regolarmente costituita, esorta i politici  ad elaborare provvedimenti – casa, lavoro, Irpef, Ici, – di sostegno alle coppie e da ultimo,in nome della libertà di educazione,a finanziare adeguatamente la scuola privata, qui furbescamente definita scuola pubblica non statale.Anche i poveri del resto, hanno diritto di scegliere – ci spiega Ruini – dove far studiare i figli. E se sono Gesuiti,Trappisti,Barnabiti, i prediletti educatori, è lo Stato che deve provvedere. Esemplare anche  il passaggio sulle coppie di fatto, immeritevoli di quel riconoscimento giuridico che  in assenza di obblighi e doveri reciproci, non sarebbe giusto sancire. Un rapporto privato tra individui,analogo al rapporto di amicizia. Queste sono le coppie di fatto secondo la Diocesi .Le loro esigenze dovrebbero trovare risposta nei diritti riconosciuti alle singole persone.Mi fermo qui, al miracolo di Comunicazione Politica rivolto ai fedeli con il quale la Chiesa, tradizionalmente avvezza al Governo,alla Diplomazia ,alla Gestione Finanziaria , non manca mai di sbalordire. Rispetto a questa distribuzione capillare di imperativi, niente affatto pasquali, la Nota della Conferenza Episcopale, più raffinata e filosofica, con il richiamo all’impossibilità di superare la differenza sessuale e quel contestuale, ipocrita, riconoscimento alla dignità della persona,diventa robetta.Questa mattina sui giornali, molti commentatori si sono dati la briga di confutare le tesi richiamate dalla Nota,altri quella di cercare tra le pieghe del discorso della CEI, un qualche segnale di disconuità,fosse anche una virgola,una pausa,un’espressione meno dura e ultimativa, tra il Ruini firmatario della Lettera e il Bagnasco della Nota.Inutilmente.I toni probabilmente sono, in qualche modo inediti, ma  gli argomenti,i contenuti, appartengono alla Dottrina della Fede che per i credenti non è in alcun modo discutibile ne’ può essere oggetto di mediazioni. Ai cattolici adulti, per dirla con Prodi, ma anche ai sacerdoti, che l’atteggiamento restrittivo delle Autorità Ecclesiastiche, trascina  in posizione di grande difficoltà, a fronte di dilemmi quotidiani , tipici di un mondo che cambia (i sacramenti,le assoluzioni, che dovrebbero essere negati a divorziati, a omosessuali, alle coppie di fatto e ai  loro figli,) non rimane che la strada della Disobbedienza, nella speranza che sia sempre più plateale e che evidenzi le patenti contraddizioni.A noi laici, credenti o meno, la certezza di un’ennesima prepotente ingerenza che pone in discussione aperta, Beni Irrinunziabili  e che tuttavia rappresentano un Patrimonio Comune,esito di conquiste e sacrifici .Pluralismo,Autonomia,Diritti.A conti fatti la difficoltà è più per il mondo cattolico Per noi si tratta solo di continuare coerentemente una battaglia.

(i giovani )……sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni..

Don Lorenzo Milani L’obbedienza non è più una virtù. 1965 Editore Nuovi Equilibri

Tecno-utopici (d’antan)

Tecno-utopici (d’antan)

Stefano Rodotà, la settimana scorsa, in occasione dell’apertura della Conferenza Internazionale dell’Unione Interparlamentare, ha offerto ai presenti  un interessante discorso  all’interno del quale venivano individuati sette rischi, o come li ha metaforicamente denominati egli stesso – sette peccati capitali - legati all’uso de web.Eccoli :

1) diseguaglianza;

2) sfruttamento commerciale e abusi informativi;

3) rischi per la privacy;

4) disintegrazione delle comunità;

5) plebisciti istantanei e dissoluzione della democrazia;

6) tirannia di chi controlla gli accessi;

7) perdita del valore del servizio pubblico e della responsabilità sociale.

Una riflessione sul ruolo possibile di Parlamenti e Governi nell’era di Internet, si rende secondo Rodotà indispensabile onde sventare ogni contrapposizione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa,ogni tentazione autoritaria che tra Società della Conoscenza e Società del Rischio induca ad un controllo di Internet come già avviene in molti Stati ma soprattutto ogni illusione che  utilizzatori entusiasti e /o  sfegatati della Rete e in particolare dei blog ,coltivano sulla democrazia diretta per via elettronica.Benchè la visione di Rodotà sia tutt’altro che apocalittica ma ben consapevole del futuro che invariabilmente si delinea,non sono mancati gli apriti cielo da parte di quelli che invece di internet esaltano il luogo dell’eguaglianza potenziale per eccellenza, quando non lo spazio privilegiato per i cittadini oramai deprivati del proprio ruolo partecipativo e decisionale.A me è sembrato convincente il discorso di Rodotà e soprattutto lo spirito altamente propositivo che lo anima.Il dibattito sollevato invece dai contestatori mi pare tramontato già dagli anni 90,basterebbe farsi un giro per i blog particolarmente quelli italiani, per notare come Santa Approssimazione protegga e domini giudizi e informazioni, senza considerare quanto spesso sia poco discorsiva e colloquiale l’area commenti o dibattiti .Il quaderno delle doglianze potrebbe allungarsi fino a comprendere la deriva populistica,laddove in alcuni thread su argomenti fondamentali quali i Costi della Democrazia, il Ruolo delle Istanze Democratiche o la Critica al sistema partitico,  si rinvengono caratteristiche appartenenti più alla pre-politica che all’ansia di partecipazione e anche se non mancano onesti e volenterosi tentativi di rendere queste nostre pagine elettroniche luoghi , quantomeno, di reale confronto,il panormama è alquanto deprimente.Meglio ragionare con Rodotà in termini meno illusori  e più propriamente politici :

con questo vasto mondo – in cui la democrazia si manifesta in maniera “diretta”, ma senza sovrapporsi a quella “rappresentativa” – i Parlamenti devono trovare nuove forme di comunicazione, attraverso consultazioni anche informali, messa in rete di proposte sulle quali si sollecita il giudizio dei cittadini, procedure che consentano di far giungere in parlamento proposte elaborate da gruppi ai quali, poi, vengano riconosciute anche possibilità di intervento nel processo legislativo. La rigida contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta potrebbe così essere superata, e la stessa democrazia parlamentare riceverebbe nuova legittimazione dal suo presentarsi come interlocutore  continuo della società.

Naturalezza dei diritti

Naturalezza dei diritti

E’ possibile che stanco degli equilibrismi lessicali, delle acrobazie normative, dei distinguo e delle carte in regola, che contraddistinguono il dibattito sui DICO, Michele Santoro giovedì sera, abbia preferito  mostrare la comunità omosessuale al Gay Pride di Roma 2000 e non intenta alla scrivania manageriale o in sala operatoria o in cattedra  a la Sorbonne,  tutti luoghi in cui si cimentano gli omosessuali di successo in favore di camera,ciò a dimostrazione, da una parte che ce l’hanno fatta anche loro e dall’altra che oramai sono tra di noi in grisaglia e non più a laccarsi le unghie nel segreto dei ghetti.Ben precisando il senso di quella scelta,il conduttore ha messo l’accento sul problema dell’Eccesso come sintomo di negata visibilità.Come dire che continuare a sventolare Dolce & Gabbana come esponenti del mondo gay vuol dire davvero poco, anzi nel caso in cui si dovessero esprimere entrambi,addirittura niente.A seguire la trasmissione si è avvalsa della presenza di un amministratore pubblico e del suo compagno notevolmente più giovane e di una coppia di lesbiche che grazie alla fecondazione assistita (in altro paese) e ai pacs (idem) ha messo su famiglia in Italia,con tanto di pupetta in età scolare.Un amore venticinquennale, a quanto si apprende.Arrivati a questo punto, se qualcuno ,incauto,avesse voluto, avrebbe potuto anche introdurre il piatto forte teodem del dibattito sui DICO  costituito dal richiamo al  diritto naturale peccato che,guardandosi intorno,chiunque avrebbe concluso come la naturalezza in realtà viaggi in tutt’altra direzione.Ed è  stato così che, irritato dal clima che nel frattempo Marco Travaglio aveva contribuito ad arroventare agitando lo spettro di Andreotti e del clero talvolta pedofilo,il Guardasigilli sdegnato è uscito per la comune prima ancora di poter sorridere compiaciuto (così usa tra gente di mondo, in questi casi) alle vignette di Vauro.La trappola tesa,perchè di questo si è trattato, si è rivelata fatale.Quel che stupisce è che il Ministro abbia dimostrato risentimento e finanche minacciato provvedimenti nei confronti della faziosità del conduttore (hai capito la novità).Insomma vanno bene le arene, i realities di scontro fisico e umiliazione,le torte in faccia e gli schiaffoni in diretta ma quello che davvero è intollerabile è un conduttore non addomesticato e un programma in cui si parli apertamente di Diritti, chiamando le cose con il proprio nome.Che mestiere fa un giornalista che concorda preventivamente con il suo ospite ancorchè ministro il taglio da dare alla trasmissione.E poi Santoro un problema reale l’ha evidenziato : il rifiuto dei politici di confrontarsi con i cittadini che poi è quel che determina l’ allontanamento degli stessi dalla politica.Per qualsiasi intimo motivo Michele Santoro lo abbia fatto (Gigioneria?Propensione all’arringa?Narcisismo spinto?) poco importa : egli ha detto la verità che oltre che essere,come qualcuno ricordava,rivoluzionaria,ha anche il gran pregio di avere consistentemente a che vedere con il mestiere che assai compiutamente,svolge.Può dire la stessa cosa il Guardasigilli?