Holocaust Connections Inc.
Se Tova Reich non fosse stata una scrittrice ebrea – e di famiglia ortodossa per giunta – il suo libro My Holocaust pubblicato negli USA da Harper Perennial e uscito lo scorso anno, qui da noi con Einaudi, avrebbe suscitato polemiche e scandali a non finire.
Poichè non di solo humour ebraico – caustico, com’è nella tradizione – ne’ delle abusate malignità si tratta, ma di una favola, nera e truculentissima su come si possa trasformare in businnes anche la Shoah, che però induce riflessioni al di là di quelle consuete sul Mercato che tutto macina.
Basta dunque una holding, la Holocaust Connections Inc , un padre e un figlio intraprendenti ed in grado di fiutare l’affare giusto ed ecco che con un’ accorta gestione, il campo di concentramento ( vero) diventa un luogo di memoria sì, ma artificiale, come una sorta di tunnel degli orrori al Luna Park, tra finti sopravvissuti e finti bidoni di Zyclon – B, premi ai donatori più munifici, scolaresche che si rincorrono tra le baracche e bonzi tibetani in preghiera. Irresistibile.
Perchè questo libro caustico ed irridente proprio oggi ?
Istituzionalizzare il giorno della Memoria è stato un passaggio importante, ma a distanza di nove anni, il rischio che la ritualità pubblica o l’essere queste celebrazioni troppo concentrate sul ricordo, abbia un effetto banalizzante o di perdita di senso, è concreto.
Se dopo aver ascoltato testimonianze, visto film, letto libri di altissimo valore ed impatto emotivo, aver visitato i campi di concentramento, non si sviluppa intorno ai temi della discriminazione razziale, della macchina dello sterminio, del totalitarismo, una vera e propria coscienza civile, tutto sarà stato inutile.
Noi abbiamo oggi la gran parte della destra italiana che vuole riabilitare i repubblichini di Salò, che rifiuta sistematicamente di misurarsi sui temi del razzismo e della xenofobia, abbiamo la Lega che legge la storia in chiave di complotto di minoranze che opprimono maggioranze. E come se non bastasse, in maniera del tutto trasversale, siamo capaci di riconoscere le differenze solo in chiave beatificante o ghettizzante – che poi è lo stesso – Mai in in termini di coabitazione. Se la riflessione collettiva sullo sterminio antiebraico non suscita in queste forze politiche, o gruppi di cittadini, nemmeno l’ombra del dubbio, questo vuol dire che la Giornata della Memoria ha fallito il suo obiettivo.
Mai più, significa dare un senso all’agire politico oggi.
Come pure le visite degli studenti ai campi – Buchenwald, Dachau, Auschwitz, Risiera – esperienze fortissime, che però rischiano di essere vissute come semplici episodi se nessuno avrà posto l’accento su quali complessità storiche siano dietro la macchina dello sterminio.
Il problema non è solo da che parte stare.
In ultimo : a Dachau c’è un distributore della Coca Cola ( forse più d’uno) e appena fuori dal campo un Mc Donald. La racconto così, come se stessi allegando una foto del luogo, anche se il confronto è stridente, mi sono sforzata di pensare che dove ci sono ragazzi…che era nel conto, insomma.
La sfida però consiste nel fare in modo che quei segni di contemporaneità non prevalgano sul resto. Perchè è pur vero che la vita continua – per chi continua – ma bisogna decidere insieme come.