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Categoria: La fabbrica del cinema

Inevitabile

Inevitabile

 

Presentato a Cannes nel giorno di Loach e Bertolucci – ce ne sarebbe di che passare inosservati per chiunque ma, tra red carpet e photocall,  il parapiglia di teleobiettivi e striscioni adoranti, confermava la presenza inequivocabile di quel tratto da autentica star che Brad Pitt esibisce come se niente fosse –  esce nelle sale  in concomitanza con le presidenziali USA 2012, Cogan

 

E il fatto che  il precedente scontro elettorale, quello tra Obama e Bush, faccia da sfondo, nemmeno troppo accennato, alla storia insieme ad una città colpita dalla crisi con saracinesche dei negozi classicamente abbassate, non può essere casuale. Ma  lui, Pitt, è seriamente preoccupato che a raccontare la fine del sogno americano con metafore e parallelismi  tra Sporchi e Malavitosi Affari e Affari tout court, non giovi alla Rielezione : Obama for America, mica robetta.

 

Tutto questo mentre con tempismo perfetto dilaga la più incredibile ed invasiva campagna pubblicitaria Chanel. Testimonial bello, pensoso e vagheggiante. Unico uomo a vendere per il mondo l’archetipo dei profumi femminili, sempre lui : il futuro marito di Angelina.

 

Inevitabile. Il Number Five ma anche il fatto che il regista di Jesse James e quell’attore, produttore, sceneggiatore così engagé  rispettino un pezzo di tradizione che, dalla notte dei tempi,  tende a buttare in politica la gangster story o il noir, caricando di riferimenti lo script. Poco male : forse che crimine e finanza non si somigliano? (Talvolta. Renzi se ne faccia una ragione,la critica non se ne abbia a male  e Bersani non calchi troppo la mano).

 

Anche perché, in questo caso, la storia del killer professionale, fornitore di Consulenze & Servizi alle Imprese Criminali e che talvolta è costretto a subappaltare il lavoro   – che noia  ‘ste vittime … They cry, they plead, they beg, they piss themselves, they cry for their mothers. It gets embarrassing. I like to kill ‘em softly. From a distance –  scorre via tra dialoghi piuttosto articolati – e brillanti ! – per un film d’azione e attori ( Liotta e Gandolfini) consumati (si) a forza d’interpretare ruoli da godfellas, attempati, oramai sulla via del prepensionamento ma sempre fantastici. Insomma un piccolo trattato di antropologia criminale da mezza botta chè le storie dei grandi gangster dicono di meno e sfiorano un po’ troppo  il risaputo.

 

Vagamente tarantiniano  – Quentin, prontamente evocato  presentava quello stesso giorno  una decina di minuti del suo ultimo Django Unchained – sufficientemente violento nella visione apocalittica (troppo) suggerita dal tema di fondo : America is not a country it’s a business (essù..)

 

 

 

Cogan – Killing Them Softly (Killing Them Softly) è un film di generepoliziesco, thriller della durata di ) 97 min diretto da Andrew Dominik e interpretato da Brad PittScoot McNairyBen MendelsohnJames GandolfiniVincent CuratolaRichard JenkinsRay LiottaTrevor Long,Max CasellaSam Shepard.

Prodotto nel 2012 in USA e distribuito in Italia da Eagle Pictures 

Mi sun

Mi sun

 

Sostiene Kim- ki duk che le donne vogliono eliminare tutti gli uomini. (Pausa). Per salvarsi. (Punto).

Sostiene inoltre che essendo il denaro motore di ogni scelta –  governativo-globale ed individuale – se così siamo ridotti – male, a giudicare dai suoi film ma certo non solo da quelli – sappiamo chi ringraziare (il capitalismo).

Il fatto singolare è che a fronte di dichiarazioni così definitive in contesti che non hanno mancato di deliziare i Media  tra pugni chiusi di ringraziamento alla giuria, canti improvvisati e abbigliamenti a richiamare un’esistenza frugale così come descritta in Arirang , trama e ordito della sua ricca filmografia non esibiscono affatto – come sarebbe lecito attendersi –  una vistosa impronta ideologica, mentre sono  piuttosto senso poetico e compassione, seppur  in violento contrasto con la crudeltà delle storie proposte, ad alimentare il suo cinema.

 

E’ il caso di Pietà  e del nesso che si stabilisce  tra Amore Assoluto e Vendetta ( tema non inusuale in cinema e letteratura ma qui inusualmente trattato) che fa da filo conduttore al racconto del giovanotto bello e spietato nei bassifondi di Seul per riscuotere, col sadismo che avidità richiede, i crediti di uno strozzino e di colei che dice di essere sua madre, pentita per averlo  a suo tempo abbandonato e determinata a recuperarne l’amore e il perdono.

 

Prova durissima per attori e spettatori  straniti più dalla considerazione che salvezza e redenzione risiedono solo in atti estremi che dall’eventuale splatter (mai gratuito).L’Oriente c’è ma  il film risente di visioni – Carax, Demme – care a  Kim-ki-duk che ha lungamente  viaggiato ed è vissuto in Occidente . Premio meritatissimo e adatto ai festival che amano promuovere Autori interessanti.

 

 

Pietà (Pieta) è un film di genere drammatico della durata di 104 min. diretto daKim Ki-duk e interpretato da Lee Jung-JinJo Min-Su.
Prodotto nel 2012 in Corea del Sud e distribuito in Italia da Good Films

 

 

The gods, well, you might say they overreacted a little.

The gods, well, you might say they overreacted a little.

 

A parte lo script un po’ debole e il forte sospetto che la definizione prequel sia tirata per i capelli, ecco qui un bel giocattolone confezionato ad arte. Ovvero  in modo da includere spettacolo, effetti, trovarobato di qualità, cast, filosofia, scienze varie e un po’ di religione, senza farsi mancare nulla, comprese alcune magistrali ruffianerie – vedi citazioni e richiami da film fantascientifici d’autore e de concetto – così da contentare sia gli appassionati del fantascientifico classico che quelli dell’innovativo (come sa usare il3D Ridley Scott…)

 

Certo  l’approccio alla visione non può essere all’insegna del  che fine ha fatto  l’autore de I Duellanti o di  Blade Runner – anche se la ricerca del padre creatore viaggia sul Prometheus che è un piacere, lo svolgimento, meno edipico e più epico, è tutt’altro  –  ché altrimenti ci si ritroverebbe a concludere di regressioni e involuzioni e non sarebbe giusto nei confronti Sir Scott che saltapicchia con eleganza tra i generi e li maneggia con la stessa  abilità con la quale trasformò  testi di Conrad e Dick in film di culto :

 

Nel 2089 è il disegno rupestre di un uomo col dito puntato su di una costellazione – una mappa? – a suggerire  l’Impresa che dovrebbe fornire risposte alla  madre di tutte le  fondamentali domande sul mistero dell’origine del genere umano e – già che c’è –  ai relativi corollari creazionisti o evoluzionisti che siano.

 

Detto fatto, una potente multinazionale finanzia la spedizione scientifica che a bordo di una mirabolante astronave, la Prometheus, – nome carico di spiccioli  significati e semi-oscuri presagi di punizioni divine a seguito di sfide e furti di tecnologie basilari – raggiungerà l’altro capo dell’universo (in soli due anni!) in cerca dei progenitori.Li troverà, giganteschi e mascelluti, mentre lo spettatore potrà godersi se non la pensosità malinconica di Blade Runner (non indispensabile), inquadrature perfette di mondi ribollenti e spavalderie stilistiche ed esagerate – come gli dei ! – alla Sir Scott, comunque magnifico narratore di storie a differente carica..filosofica, concettuale, epica, letteraria, di puro intrattenimento e via dicendo.

 

Centoventiquattro minuti di puro godimento. Buoni per dimenticare Differenziali e Pareggi

(Fassbender bello e sensuale,Theron & Rapace divine.Tutti bravissimi)

 

 

 

Prometheus è un film di genere azione, horror, fantascienza della durata di 124 min. diretto da Ridley Scott e interpretato da Noomi RapaceMichael FassbenderCharlize TheronIdris ElbaGuy PearceLogan Marshall-GreenSean HarrisRafe SpallEmun ElliotBenedict Wong.
Prodotto (anche in 3D stereoscopico) nel 2012 in USA – uscita originale: 08 giugno 2012 (USA) – e distribuito in Italia da 20th Century Fox

 

 

 

Tempi difficili (quelli nostri)

Tempi difficili (quelli nostri)

 

 

 

 

Era cominciata con l’annuncio : meno Oriente, Hollywood,  Medusa, Glamour – che si sarebbe voluto relegare ai margini, ma poi come si fa a non parlare troppo di feste e vestiti quando le Maison finanziano premi e  restauri di importanti pellicole? – e con  il  Viviamo tempi difficili  della Prolusione Smutniak  affidato ad una lista di film tra l’apocalittico,il disperato e il sanguinolento – con o senza derive horror – che ben si addice all’aria che tira ma  che ha durato fatica ad accendere entusiasmi, polemiche e platee. Il filone, si sa, è vasto ma non inesauribile e qualche soluzione meno ad effetto, tra splatter,incesti e lesbothriller, avrebbe fornito non poco sollievo alle anime esulcerate degli spettatori in uscita sala con l’aria di chi ha appena capito che la condanna del capitalismo planetario passa per vie insospettabili.E che al peggio non c’è mai fine.

 

E’ finita col premiare l’Oriente, con tanto di canto coreano della tristezza e della rinascita intonato lì per lì dal regista  Kim Ki Duck  – miglior costume, anche se il premio afferente non c’è –  e Hollywood,  con Philip Seymour Hoffman che non sapeva più dove mettere i leoni, le coppe, le medaglie e gli orologi commemorativi. Al cinema italiano sono toccate le solite briciole di consolazione per bravi tecnici e giovani attori.

 

Segnali di quella austera discontinuità cui il direttore Barbera sembrava tenere molto si sono risolti in meno film, meno divi e meno chiasso. Per il resto tutto come sempre : il palazzo del cinema probabilmente non ci sarà, l’amianto mezzo nascosto da un tenero praticello è ancora lì, monumento di cricche, sperperi e disgrazie nazionali, mentre già si sa che  l’Hotel des Bains diventerà non so quale resort con sala convegni: Aschenbach e Tdazio in congresso.Viviamo tempi difficili. Non  me lo dire.

 

Di istituire a Venezia un punto di mercato che restituisca al festival dignità di evento internazionale  si continua a parlare. L’Arte prima di tutto, d’accordo, ma senza un luogo attrezzato per ospitare i – quest’anno, duecento – compratori, le Mostre non prendono quota mentre le produzioni preferiscono dirottare le pellicole verso luoghi meno incantevoli, suggestivi e storici ma più organizzati alla Bisogna (che poi sarebbe quella di venderla per infine mostrarla ‘sta benedetta Arte).

 

Con tali premesse,illusioni perdute, aspettative disattese e catastrofiche trame sui tempi difficili di cui all’oggetto,il nostro prodotto è stato presente con lavori di una certa dignità . Certo il cinema di denuncia (magari con  messaggio), non funziona più  ed è fatale che risolvendosi  il Tutto in racconto,le emozioni siano affidate a solide sceneggiature e complessivamente ad un Mestiere che  comunque sembra non difettare ai registi italiani in Mostra.Avrei da segnalare due perle meritevoli di attenzione.

 

Prima tra tutti  Marco Bellocchio che ha mostrato un film bello ed efficace soprattutto quando si tratta di definire con meticolosa precisione l’atmosfera in cui si svolsero gli ultimi giorni di Eluana Englaro. Chi li ha vissuti da partecipe spettatore conosce bene il senso di scoramento che accompagnò le irresponsabili decisioni governative, le volgarità e la violenza di certe manifestazioni “pro vita” ed in generale lo spaesamento prodotto dall’indifferenza di una politica il cinismo della quale rappresenta un dato mille volte più sconvolgente di qualsiasi forma di avidità,corruzione e pervicace attaccamento al potere.Se si dovesse sentire la necessità di un film politico senza sventolii e tonanti lezioni ci si può accomodare in sala e godere,tra l’altro, della meravigliosa fotografia di Ciprì e di una recitazione all’altezza del compito.Il film è stato ingiustamente maltrattato per i motivi più svariati – chi voleva il documentario, chi il pamphlet, chi l’atto d’accusa – ma questo non toglie alcun merito a Bellocchio che resta un Maestro.E tra i migliori che abbiamo.

 

E’ stato Ciprì. Senza scomodare il solco della tradizione diciamo che tra le cose  che sappiamo fare meglio è raccontare in chiave grottesca e paradossale piccole storie di Brutti Ignobili e Cialtroni. In questo caso ci pensa Ciprì a delineare con tratto inconfondibile e mano pesante – ci vuole –  i Mostri di turno ovvero i protagonisti di una storia rovinosa tra miseria, mitomania e matriarcato crudele :  il risarcimento economico per la perdita di una figlia diventa elaborazione del lutto e occasione di impossibile riscatto sociale : poveri e disperati come prima e più di prima di ricevere il cospicuo rimborso ma proprietari a tutti i costi  di una lussuosa  Mercedes scura. La tragedia – anche nazionale –  è servita. E’ stato il figlio :presentato lo stesso giorno del celebrato  The Master, ne è stato tranquillamente all’altezza.

 

In conclusione :  se i nostri Tempi difficili  non producono capisaldi  della cinematografia non è che quelli altrui facciano strillare al miracolo.Sarà provinciale la difesa a oltranza del prodotto nazionale ma altrettanto può dirsi del facile sdilinquimento per qualunque soluzione narrativa, estrema o meno che sia, proveniente dall’estero. E se è pur vero,tanto per fare un esempio, che al film di Bellocchio mancava la rabbia dei Pugni in Tasca è altrettanto vero che da allora i tempi – facciamocene una ragione – pur restando difficili, sono cambiati. Come noi del resto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bella addormentata è un film di genere drammatico della durata di 110 min. diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Toni Servillo,Isabelle HuppertAlba RohrwacherMichele RiondinoMaya SansaPier Giorgio BellocchioBrenno PlacidoFabrizio Falco,Gianmarco TognazziRoberto Herlitzka.

Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution

 

E’ stato il figlio è un film di genere drammatico della durata di 90 min. diretto da Daniele Ciprì e interpretato da Toni ServilloAlfredo CastroAurora QuattrocchiAlessia ZammittiFabrizio Falco,Piero MisuracaNino ScardinaGiacomo CivilettiMatteo Rizzo,Manuela Lo Sicco.
Prodotto nel 2011 in Italia, Francia e distribuito in Italia da Fandango il giorno 14 settembre 2012.

 

 

Un festival normal (et la recherche du cinéma perdu)

Un festival normal (et la recherche du cinéma perdu)

 

 

 

 

On trouve  tout à la Samaritaine (Aimez-vous Carax?)

 

 

Gli chiedono dei riferimenti – il film ne è pieno – e lui risponde che li odia. Lo incalzano con la tiritera dell’essere compreso e lui ribatte che vuol essere solo “visto” –  essere amato lo rende lieto ma insomma non è quello il punto – se non ci fosse stato Denis Lavant a parlare del rapporto privato che s’instaura tra un cineasta e il suo pubblico sarebbe finita a monosillabi seguiti da imbarazzanti silenzi.Non va tanto meglio con le note di regia.Né col press book, forse è meglio non sapere nulla prima di avere visto. Forse è meglio godersi questo viaggio (al termine della notte? L’autista casualmente si chiama Celine) C’è una limousine -bodoir – camerino –  office, dalla quale Oscar, un uomo d’affari con nove appuntamenti in agenda , esce ogni volta con un travestimento differente e che ad un certo punto entra in collisione con un ‘altra limousine dove c’è una donna impegnata in analoga attività.Si ritroveranno a la Samaritaine – grande magazzino nei pressi di Pont Neuf chiuso per ristrutturazione – ai piedi dell’imponente elegantissima scalinata art nouveau tra manichini avvolti nel cellophane o buttati in terra come cadaveri. Le cinéma – sostiene Carax – est comme une île, une belle ile, avec un grand cimetière. Quand on fait un film, on fait du cinéma.  Se la domanda fosse : dove va il cinema? La risposta potrebbe essere nell’opera mirabolante di questo artista a tutto tondo. Palma d’oro per giurie molto coraggiose.

 

 

 

 

Ex Dogma

 

 

Suonerà strano ma la storia di Klara, bambina di cinque anni  che sentendosi respinta dal proprio insegnante si vendica   accusandolo di molestie è meno inusuale di quanto sembri.  Genesi di una psicosi collettiva che resiste ai chiarimenti processuali alimentando comportamenti violenti e persecutori nei confronti  di una persona della quale si è stabilita l’innocenza e di come i bambini condizionati da certe atmosfere malsane tendano a mentire e a comportarsi secondo le aspettative degli adulti. Film profondamente danese del regista di Festen  e seguace di Dogma Thomas Vintenberg. Titolo italiano : la Caccia (qualche difficoltà nelle vendite ma poi è andata)

 

 

 

Saluti Vulcaniani ( Cronenberg grande anche quando sembra lo sia un po’ meno)

 

 

Si conferma la tendenza planetaria (oltre che dell’uso di limousine come camper)  delle trasposizioni letterarie – il che significa un cinema sempre più parlato –  è il caso di Cosmopolis  fondamentale, non fosse altro per i tratti  premonitori di scenari apocalittico finanziari, testo di Don De Lillo – presenza oltretutto emozionante accanto a Cronenberg in conferenza stampa –  che gli sceneggiatori hanno poco rimaneggiato – brani alla mano, ci sono dialoghi riportati pari pari – e sul quale lo stesso De Lillo poco ha eccepito,non avendo messo mano allo script e trovando il film  perfetto così com’è. Anche qui c’è una limousine con a bordo un giovane tycoon e un viaggio da tregenda per raggiungere il proprio barbiere all’altro capo di una New York proprio nel giorno in cui il Presidente è in città e sta succedendo di tutto tra masse di diseredati in marcia,scontri  e  lanci di topi morti.La limousine nel frattempo è una specie di piccolo mondo all’interno del quale il miliardario governa un avvicendarsi in entrata e uscita di mogli, clienti, collaboratori, amanti, medici per un ecodoppler al volo e via dicendo – rappresentiamo un mondo che non ha alcun senso e che ha bisogno di essere purificato, aveva precisato Cronenberg più generoso nelle spiegazioni di tanti altri – Evocazione in grande stile dello spettro del Capitalismo con citazioni dirette dal Capitale di Marx.