Tempi difficili (quelli nostri)
Era cominciata con l’annuncio : meno Oriente, Hollywood, Medusa, Glamour – che si sarebbe voluto relegare ai margini, ma poi come si fa a non parlare troppo di feste e vestiti quando le Maison finanziano premi e restauri di importanti pellicole? – e con il Viviamo tempi difficili della Prolusione Smutniak affidato ad una lista di film tra l’apocalittico,il disperato e il sanguinolento – con o senza derive horror – che ben si addice all’aria che tira ma che ha durato fatica ad accendere entusiasmi, polemiche e platee. Il filone, si sa, è vasto ma non inesauribile e qualche soluzione meno ad effetto, tra splatter,incesti e lesbothriller, avrebbe fornito non poco sollievo alle anime esulcerate degli spettatori in uscita sala con l’aria di chi ha appena capito che la condanna del capitalismo planetario passa per vie insospettabili.E che al peggio non c’è mai fine.
E’ finita col premiare l’Oriente, con tanto di canto coreano della tristezza e della rinascita intonato lì per lì dal regista Kim Ki Duck – miglior costume, anche se il premio afferente non c’è – e Hollywood, con Philip Seymour Hoffman che non sapeva più dove mettere i leoni, le coppe, le medaglie e gli orologi commemorativi. Al cinema italiano sono toccate le solite briciole di consolazione per bravi tecnici e giovani attori.
Segnali di quella austera discontinuità cui il direttore Barbera sembrava tenere molto si sono risolti in meno film, meno divi e meno chiasso. Per il resto tutto come sempre : il palazzo del cinema probabilmente non ci sarà, l’amianto mezzo nascosto da un tenero praticello è ancora lì, monumento di cricche, sperperi e disgrazie nazionali, mentre già si sa che l’Hotel des Bains diventerà non so quale resort con sala convegni: Aschenbach e Tdazio in congresso.Viviamo tempi difficili. Non me lo dire.
Di istituire a Venezia un punto di mercato che restituisca al festival dignità di evento internazionale si continua a parlare. L’Arte prima di tutto, d’accordo, ma senza un luogo attrezzato per ospitare i – quest’anno, duecento – compratori, le Mostre non prendono quota mentre le produzioni preferiscono dirottare le pellicole verso luoghi meno incantevoli, suggestivi e storici ma più organizzati alla Bisogna (che poi sarebbe quella di venderla per infine mostrarla ‘sta benedetta Arte).
Con tali premesse,illusioni perdute, aspettative disattese e catastrofiche trame sui tempi difficili di cui all’oggetto,il nostro prodotto è stato presente con lavori di una certa dignità . Certo il cinema di denuncia (magari con messaggio), non funziona più ed è fatale che risolvendosi il Tutto in racconto,le emozioni siano affidate a solide sceneggiature e complessivamente ad un Mestiere che comunque sembra non difettare ai registi italiani in Mostra.Avrei da segnalare due perle meritevoli di attenzione.
Prima tra tutti Marco Bellocchio che ha mostrato un film bello ed efficace soprattutto quando si tratta di definire con meticolosa precisione l’atmosfera in cui si svolsero gli ultimi giorni di Eluana Englaro. Chi li ha vissuti da partecipe spettatore conosce bene il senso di scoramento che accompagnò le irresponsabili decisioni governative, le volgarità e la violenza di certe manifestazioni “pro vita” ed in generale lo spaesamento prodotto dall’indifferenza di una politica il cinismo della quale rappresenta un dato mille volte più sconvolgente di qualsiasi forma di avidità,corruzione e pervicace attaccamento al potere.Se si dovesse sentire la necessità di un film politico senza sventolii e tonanti lezioni ci si può accomodare in sala e godere,tra l’altro, della meravigliosa fotografia di Ciprì e di una recitazione all’altezza del compito.Il film è stato ingiustamente maltrattato per i motivi più svariati – chi voleva il documentario, chi il pamphlet, chi l’atto d’accusa – ma questo non toglie alcun merito a Bellocchio che resta un Maestro.E tra i migliori che abbiamo.
E’ stato Ciprì. Senza scomodare il solco della tradizione diciamo che tra le cose che sappiamo fare meglio è raccontare in chiave grottesca e paradossale piccole storie di Brutti Ignobili e Cialtroni. In questo caso ci pensa Ciprì a delineare con tratto inconfondibile e mano pesante – ci vuole – i Mostri di turno ovvero i protagonisti di una storia rovinosa tra miseria, mitomania e matriarcato crudele : il risarcimento economico per la perdita di una figlia diventa elaborazione del lutto e occasione di impossibile riscatto sociale : poveri e disperati come prima e più di prima di ricevere il cospicuo rimborso ma proprietari a tutti i costi di una lussuosa Mercedes scura. La tragedia – anche nazionale – è servita. E’ stato il figlio :presentato lo stesso giorno del celebrato The Master, ne è stato tranquillamente all’altezza.
In conclusione : se i nostri Tempi difficili non producono capisaldi della cinematografia non è che quelli altrui facciano strillare al miracolo.Sarà provinciale la difesa a oltranza del prodotto nazionale ma altrettanto può dirsi del facile sdilinquimento per qualunque soluzione narrativa, estrema o meno che sia, proveniente dall’estero. E se è pur vero,tanto per fare un esempio, che al film di Bellocchio mancava la rabbia dei Pugni in Tasca è altrettanto vero che da allora i tempi – facciamocene una ragione – pur restando difficili, sono cambiati. Come noi del resto.
Bella addormentata è un film di genere drammatico della durata di 110 min. diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Toni Servillo,Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Brenno Placido, Fabrizio Falco,Gianmarco Tognazzi, Roberto Herlitzka.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution
E’ stato il figlio è un film di genere drammatico della durata di 90 min. diretto da Daniele Ciprì e interpretato da Toni Servillo, Alfredo Castro, Aurora Quattrocchi, Alessia Zammitti, Fabrizio Falco,Piero Misuraca, Nino Scardina, Giacomo Civiletti, Matteo Rizzo,Manuela Lo Sicco.
Prodotto nel 2011 in Italia, Francia e distribuito in Italia da Fandango il giorno 14 settembre 2012.
8 pensieri riguardo “Tempi difficili (quelli nostri)”
Sarà perché NOI abbiamo Cannes, fatto sta che hanno molto criticato il Venezia di quest’anno…
l’ho visto stasera Bella addormentata, un gran bel film sicuramente. Ma hai notato una cosa? I fatti sono accaduti appena nel 2009, ma sembrano passati decenni da allora, è tutto così lontano. Domani sera saranno a L’Infedele Bellocchio ed Englaro, li vedrò di sicuro.
Non mettere il dito nella piaga, Battista, a me Cannes piace più di tutte le mostre messe insieme : obbedisce alla mia idea di lavoro e di festival.Eppure lì il casino è centuplicato,il glamour abbonda e le Major picchiano duro con la promozione.
Ma tutto è ben calibrato,i campi non s’invadono e soprattutto una perfetta organizzazione poco lascia al caso.
E niente burinate.Vuoi mettere?
Jenè, non so perché Bellocchio sia così maltrattato.
Io ho trovato il film bellissimo a cominciare dalla visione pura e semplice e l’idea di lasciare Eluana sullo sfondo assolutamente indovinata ai fini narrativi.
Noi raccontiamo quel che succede a casa nostra e di questo ci accusano.. ma perché…il film coreano – meraviglioso, che sia ben chiaro – a quale schifosissima e capitalistica organizzazione sociale si riferiva?Quale universo mostrava?
Vedremo stasera cosa si dice da Lerner
anche Diaz raccontava fatti di casa nostra, e anche più lontani nel tempo, eppure a Berlino è stato apprezzatissimo, quindi …..
Bellocchio s’è rotto los cojones e ha dichiarato che non parteciperà più.
L’ha detto pure la volta scorsa.Poi gli passa.
Ma quest’ anno c’erano forse meno film in gara?
Perché la solita società londinese di traduzioni e sottotitolaggio, che mia figlia, nonostante un lavoro avviato di tutt’altro genere, si tiene comunque ben stretta ( che non si sa mai…) , non ha proposto nemmeno un film da sottotitolare.
Né la solita opera prima uzbeka, né il documentario andino ecc ecc. Il che è molto strano…!
Meno film, per scelta della nuova direzione, in compenso Marco Müller (l’ex di Venezia) s’è trasferito a Roma e magari qualcosa può arrivare dalla nostra rassegna.
Noi come al solito, ci aspettiamo molto dal nuovo cinema della Papuasia e del Belize quindi per le alacri sottotitolatrici c’è ancora speranza.