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Mese: Agosto 2008

Temperie culturale

Temperie culturale

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Da quando ho assunto la responsabilità di ministro ho avanzato alcune proposte per cambiare uno stato di cose non più tollerabile. Voglio ricordarne alcune. Voto di condotta, divisa scolastica, insegnamento dell’ educazione civica, ritorno al maestro unico, rilancio degli istituti tecnici e della formazione professionale. Autorevolezza, autorità, gerarchia, insegnamento, studio, fatica, merito. Sono queste le parole chiave della scuola che vogliamo ricostruire, smantellando quella costruzione ideologica fatta di vuoto pedagogismo che dal 1968 ha infettato come un virus la scuola italiana.

Mariastella Gelmini Quarant’anni da smantellare Corriere della Sera 22 agosto 2008

Mentre il ministro Bondi con spensierata civetteria si vanta di non capire nulla di arte moderna e annuncia l’istituzione del solito comitato censorio sul contributo pubblico alla cinematografia  – alle volte qualche spettatore, stanco delle mistificazioni televisive,  dovesse rivolgere al cinema la propria ansia di sapere come stanno le cose – il ministro Gelmini dirama il suo progetto di riforma della scuola, com’è nella migliore tradizione delle accademie militari : in termini di guerra batteriologica, tracciando inoltre un percorso che ricalca in tutto e per tutto il più classico dei discorsi da bar. Come  dire : a noi c’hanno rovinato il dottor Spock e il 68 invece che la guera ( una sola r) e le donne . Mica i governi che abbiamo avuto nel quarantennio successivo. Ora, se il vuoto pedagogismo, consta del principio democratico del diritto alla formazione, il ministro non si disturbi a includere nella sua lunga marcia verso il futuro, l’insegnamento dell’educazione civica. Data la patente contraddizione, a qualche meritevole discente potrebbero non tornare i conti. Col successivo rischio che intorno alle scuole si ricominci a disselciare, poi me la saluti la gerarchia e soprattutto l’ineffabile e ardito distinguo :  autorità slash autorevolezza – qui invece che al bar, siamo saliti sul tram – Senza considerare che tutta questa logica da castigamatti,  fatta di voti di condotta e divise, fatica e smantellamenti, lascia poco spazio all’affermazione di un principio sovrano : apprendere dovrebbe essere soprattutto un (impegnativo) piacere. Da un ministro, in genere, ci si attendono progetti strutturali, informazioni sui finanziamenti, indirizzi guida, qui, mai sia, ci si discosta dal tema disciplinare ci s’imbatte in concetti di recupero della tradizione che manco la destra più convinta oramai legge in questi termini :
Noi vogliamo una scuola che insegni a leggere, scrivere e far di conto. Una scuola in cui si torni a leggere I Promessi Sposi e dove non si dica più che lo studente dovrà “padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’ interazione comunicativa verbale in vari contesti”
Di favorire la formazione di uno spirito critico, non si parla. Un po’ asfittico come progetto ministeriale del terzo millennio per la formazione culturale e professionale dei giovani e, insieme, la costruzione del futuro di una nazione. Leggiamo pure i Promessi Sposi ma facciamone un uso migliore di quello prospettato dal ministro.
C’è poco da scherzare : che si tratti di istruzione, di  sicurezza, di immigrazione, di sviluppo, di tasse o di stato sociale, nessuno dei provvedimenti di questo esecutivo, scalfisce davvero la sostanza delle cose, tantomeno ne rimuove le storture. Gelmini non fa eccezione, qualitativamente non propone nulla diverso dai soldati nelle strade o dal presidio delle frontiere o dal licenziamento dei fannulloni nella pubblica amministrazione. Guai però a sottovalutare la cultura che sottende la politica degli annunci roboanti e dei provvedimenti shock. Dietro al fumo, c’è un progetto consistente di smantellamento di un sistema di Diritti che oggi vengono spacciati come la palla al piede di questo paese. Qualsiasi progetto autoritario comincia a lavorare così :  prima la cultura ivi compresa la libertà di stampa messa in seria crisi dall’abolizione indiscriminata dei finanziamenti all’editoria, poi la scuola e a seguire tutto il resto finchè dell’ ideologia politicamente corretta come la chiama il ministro nel suo  dizionario dei luoghi comuni, non rimarrà  che un ricordo. Queste le idee di modernizzazione. Ai tempi del colera.

Nell’illustrazione : il Ministero della Pubblica Istruzione ( anche se pare il Mocambo, con palmizi e tutto)

Spettabile bouganvillea

Spettabile bouganvillea

 

 

Le bouganvillea del terrazzo sono di due varietà, questa è quella che fiorisce per ultima. Comincia dopo la metà di agosto e se la stagione regge, può tirare avanti fino ai primi di novembre.

 

 

L’eterno colore d’estate delle facciate romane, ben si addice  al magenta della bouganvillea spectabilis. (Sullo sfondo Sant’Andrea della Valle )

La bouillabaisse di Alexandre

La bouillabaisse di Alexandre

Il cuoco di cui alla caricatura, è Alexandre Dumas padre – al quale, come si può vedere,  non vengono risparmiate nemmeno le remote origini Haitiane – rappresentato mentre si dedica alla preparazione di qualcosa che molto rassomiglia alla sua attività di scrittore. E infatti, mentre la bouillabaisse – il complicato, per varietà d’ingredienti e procedure,  brodetto marsigliese di pesce –  sobbolle, lo chef che è in lui,   estrae dalla pentola, per esaminarne il grado di cottura, uno alla volta, moschettieri –  c’è D’Artagnan nel ramaiolo  -  ma si presume anche.. abati, visconti e regali collane con puntali di diamanti, nonchè tulipani tatoo e perfidi cardinali col felino in grembo. Il risultato di quella corvée sarà un’amalgama narrativa da feuilleton, cioè una trappola perfettamente costruita per catturare il lettore. Del resto, Alexandre, un libro di cucina l’aveva pur scritto . E dev’essere stata appunto la gran mole dell’opera, l’eclettismo e quei puntuali riferimenti storici  a insinuare  l’idea,  sin nei contemporanei, che  egli altro non fosse se non il titolare di una bottega di scrittura. Tuttavia, marchio di fabbrica o autore singolo che fosse, motivi per leggerne i romanzi sopravvivono ancora nel piacere di seguire impalcature narrative ben strutturate o per la scrittura un po retrò, così densa, maestosa, fluviale o per l’ innata inclinazione al flash back o quel  talento speciale nel costruire  le attese che precedono il Coup de Théâtre,  espediente così tipico  del  romans à sensation. Tutta un’orchestrazione, insomma,  che ancora  tiene incollato il lettore al racconto, quantunque di quelle storie si siano oramai  realizzati, film, sceneggiati e riduzioni, con conseguente perdita di suspence . Capita dunque a proposito, la traduzione di due inediti – in Italia –  tratti dalla raccolta  Les Crimes célèbres  pubblicata nel 1840, opera in cui vengono ricostruiti alcuni storici delitti – i Borgia, i Valois, i Cenci, Maria Stuarda, l’uomo  della maschera di ferro etc – tutti o quasi accomunati dal tema dell’arroganza e della malvagità del potere che ogni cosa stritola, pur di perseguire i propri scopi. La narrazione di questi casi procede nella consapevolezza vagamente libertaria  e tutta  contemporanea che i grandi crimini più che gesti individuali, sono l’esito naturale di società fondate  sull’iniquità e sull’ingiustizia legalizzata. Un po’ l’appeal dell’attuale noir assurto a letteratura di un certo interesse  per certe appropriate analisi dei contesti      I Due delitti celebri  – Giovanna di Napoli e Nisida edito da Spartacus, non sfuggono a questa considerazione generale espressa peraltro dall’autore nell’edizione francese, mentre una bella introduzione di Giuseppe Montesano titolata  Città che decadono. Etica del raccontare rapido. Donne misteriose. La storia è un incubo. La bellezza è rivoluzionaria e altre divagazioni intorno a Giovanna di Napoli , affronta ripetutamente  il tema della decadenza di Napoli, riuscendo nel tentativo di offrire più di un elemento di riflessione. Una esaustiva nota ai testi di Filippo Bonfante costituisce un valore aggiunto all’insieme. Per gli appassionati del romanzo storico d’antàn, di nobile, pletorica e minuziosa fattura.

Due delitti celebri – Giovanna di Napoli e Nisida è un libro di Alexandre Dumas padre. Introduzione di Giuseppe Montesano. Edizione Spartacus

Autodistruttivi, letargici e piagnoni

Autodistruttivi, letargici e piagnoni

Mucillagine

Posso dire che odio la parola opinione, figlia di processi culturali che mirano a far opinione con l’emozione. Mai con la coscienza. (Giuseppe De Rita –  Repubblica del 19 agosto 2008 pag 11)

Al triangolare Moretti, Scalfari, Veltroni, protagonisti, in questi giorni, di un dibattito articolato tra egemonia culturale, perdita dello spirito pubblico e rimozione della memoria, si è aggiunto ieri su Repubblica il contributo – prezioso come sempre  –  di Giuseppe  De Rita, presidente del Censis, ed estensore di interessanti quanto veritieri, rapporti sullo stato delle cose di questo Paese. Mesi fa De Rita, aveva definito mucillagine la frantumazione di singole realtà, incapaci di integrarsi, di fare sistema.
Questo fenomeno disgregativo trova ragion d’essere in un recente passato, da quando cioè, finita di colpo l’era dei partiti d’opinione contrapposti ai partiti di massa – una delle nostre anomalie più eclatanti è questa trasformazione radicale del quadro politico, avvenuta senza una rivoluzione, ne’ una guerra, praticamente un inedito sulla faccia del pianeta -   l’opinione pubblica ha incontrato  Berlusconi e trovato in lui, ovvero in un sistema di non valori che è un  misto di emotività e pulsioni tese all’ indivudualismo, la propria piena  identificazione. Un fenomeno così importante – Berlusconi è, vuoi o non vuoi, la biografia di questo Paese – non può non condizionare anche l’operato di coloro i quali, in quel complesso di ragioni, non s’identificano affatto.
E qui, più che prendersela con Veltroni per le indubbie difficoltà di oppore una risposta efficace alle sollecitazioni di Moretti e Scalfari, forse varrebbe la pena  di ricordare le responsabilità enormi – da peccato originale – della sinistra.
Responsabilità che risalgono ad anni addietro e che non coinvolgono solo l’incapacità a disporre un provvedimento sul conflitto d’interessi, ma soprattutto l’aver sempre caparbiamente sottovalutato l’importanza del potere mediatico. Questa costante ha accompagnato tutto l’ agire politico degli ultimi anni :  dall’epoca in cui tramite Consob si sarebbe potuto limitare l’ascesa delle aziende di Berlusconi, che tra l’altro non navigavano nemmeno in ottime acque, fino al periodo delle ultime campagne elettorali, laddove il potere dato dalla connessione media – destra, di determinare un clima d’insicurezza, è stato contrastato con un tardivo gioco, per di più, di rimessa.
Oggi il PD è a dibattersi in problemi identitari – come da vent’anni a questa parte, del resto, accade nella principale formazione che ne ha determinato la nascita – e nel difficile compito, stante i rapporti di forza, di dar vita ad un’ Opposizione visibile.
Ma l’Opposizione non si fa solo in Parlamento, se così fosse, basterebbe lo scarno bollettino dei Lavori tra Camera e Senato, ne’ si può pensare che le manifestazioni di piazza o le raccolte di firme possano sostituire l’azione di contrasto data dalla protesta che deve nascere nella società civile : sindacati, associazioni, movimenti, fondazioni  e quant’altri avvertono l’esigenza di un cambio di rotta.
Di opinioni, noi di sinistra, ne abbiamo tante e narcisisticamente ce le rimiriamo e rimpalliamo – ma quanto siamo bravi, colti, preparati, fichi e incazzati –  mentre galleggiano – come dice De Rita – nella mucillagine. Anche noi siamo tanto emotivi e tanto incapaci di fare sistema.  
Solo il ritorno della Coscienza può fare da collante alle particelle sparse nel blob  e determinare il miracolo di una vera ed incisiva opposizione. Ma per mettere insieme la pletora di realtà e di persone che si distanziano dalla poltiglia di massa,  serve quella che De Rita chiama  la Macchina. Liquida, solida o spray che sia l’organizzazione a venire, Veltroni non può pensare di fare senza. Ne’ di affidare il suo-nostro pensiero alle lettere aperte sul recupero della memoria.Tutto sacro e santo ma noi, tanto per dirne una, avremmo urgente bisogno di dibattere sui guasti – se ce ne sono –  del federalismo fiscale e di capirne le ricadute. E i cittadini che in maggioranza hanno votato contro la devolution, hanno invece da capire che nesso c’è tra quel diniego e la nostra attuale convergenza di massima sul progetto. Siccome è un argomento complesso in cui non mancano buone ragioni  ma che importa concretamente il futuro di ognuno, non sarebbe male avviare una discussione seria.  Diversamente, dalla fase  letargica, per dirla con Moretti, si passerebbe immediatamente a quella  piagnona e, francamente, nonostante la protervia dell’avversario e l’inevitabile senso di frustrazione che questa sconfitta si è tirata dietro, vorremmo arrivare vivi, quantomeno alla fine della legislatura.

 

nell’illustrazione :  mucillagine (veneta )

Sciuscià ( Shoe Shine ai tempi delle Nike)

Sciuscià ( Shoe Shine ai tempi delle Nike)

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A Vicenza un cittadino prende una multa  di 50 euro perchè legge adagiato – che c’è di più piacevole ? – sull’erba di un parco pubblico. A Roma due insegnanti di catechismo sudamericane, scambiate per prostitute, vengono identificate, ma poiché una ha lasciato i documenti a casa, passa la notte in camera di sicurezza. E non c’è creatività che soccorra il funzionario di turno – un controllo al terminale? Un bersagliere che corre a casa della ragazza a prendere i documenti?  – A Novara si passeggia nel parco dopo il tramonto ma non più di due alla volta. Banditi  i reggi -moccoli.  A Voghera, di notte, non ci si può sedere sulle panchine. Le casalinghe se ne facciano una ragione. A Rimini e a Genova, se si è in strada, è vietato bere dalla bottiglia. A Firenze dove comanda il Cioni, vietato lo strillonaggio – che a me invece piace tanto – e a Groppello – Cassano d’Adda, chiusa la spiaggia sul fiume il giorno di Ferragosto, per evitare che la programmata festa senegalese , degeneri in baccanali e i baccanali in  …annegament i-  così almeno si giustifica il creativo amministratore pro tempore – L’elenco potrebbe arricchirsi di altre brillanti iniziative, alcuni delle quali non nuove – ché di gente sbattuta in cella e trattata come La Recidiva di Parma, ce n’è sempre stata – ma questo piccolo campione sembra sufficiente a chiarire che i provvedimenti di cui sopra, più che contrastare la criminalità sono semplicemente limitativi delle libertà più elementari dei cittadini,puzzano di propaganda, di manovra diversiva, ma soprattutto di abuso. Tanto più che – come pure avvertono le cifre – i crimini sono diminuiti rispetto allo scorso anno, del 10% circa e pertanto tutto questo dispendioso presidio delle città,parrebbe quantomeno sproporzionato rispetto alle effettive esigenze . E poi dietro ad ognuno di queste iniziative, io ci trovo un’idea meschina di Decoro, quella stessa secondo la quale, magari i parchimetri vanno aboliti, il traffico può  appestare l’aria , ma l’omino seduto sull’erba a leggere un libro, fa caos e sregolatezza. Non parliamo dei poveri, la vista dei quali provoca una tale turbativa al Senso Estetico Nazionale che bisogna disfarsene, nasconderli, comunque determinarne l’umiliazione.E non stupisce che in questo clima di gara a chi trova la soluzione più efficace, anche un uomo perbene come il Prefetto di Roma, Carlo Mosca, proponga di offrire ai piccoli rom la possibilità di fare i lustrascarpe fuori dei supermercati. Evocativo di Sciuscià ( oltre che dell’eccidio di Kragujevac, a voler essere pignoli ). Peccato che le scarpe in uso oggi, difficilmente abbisognano di lucidatura e che in questa città, si sperava  proseguisse l’impegno di mandarli tutti a scuola quei ragazzini. Contrastare il senso d’insicurezza dei cittadini, dopo averne determinato scientificamente il dilagare, non sarà impresa da poco. Ci vorrà altra propaganda ed altra creatività, i mezzi non mancano, del resto, al governo in carica. In tutto ciò, si spera nella non assuefazione di coloro i quali hanno capito che la militarizzazione del territorio serve a poco e che la sicurezza consta di uno stile di vita differente da quello che ci è dato, di salari adeguati, di servizi efficienti e del diritto di pensare al Futuro come Possibilità, non come Incubo.