Sfogliato da
Categoria: Senza categoria

Pausa

Pausa

Il set è quello di “A qualcuno piace caldo”, film in cui tutti – attori, sceneggiatori, regista, tecnici, trucco, parrucco – sembrano votati a dare il meglio. Riuscendo nell’impresa. La povera Marilyn è in pausa ma l’abito bianco non si può spiegazzare perché alla ripresa deve essere perfetto, come tutto il resto, come lei che attraversa nella vita uno dei suoi momenti peggiori eppure canta I wanna be loved by you come se niente fosse. Il momento di riposo che si può permettere è dunque così : in piedi sui tacchi, il capo sul petto, le braccia abbandonate lungo il corpo leggermente inclinato. Teneramente divina, sempre.

A qualcuno piace caldo è un film diretto da Billy Wilder con Jack LemmonBilly GrayJoan ShawleeMarilyn MonroeTony Curtis. Titolo originale: Some like it hot. Genere Commedia, – USA1959durata 120 minuti

Effet de légèreté

Effet de légèreté

In principio fu “Cannes è discriminatorio e ignora le donne” e allora toccò alle Marilyn, alle Dunaway, alle Vitti, alle Binoche, alle Bergman, lavare l’onta dell’oblio incartando il Palais e ogni altro luogo nei giorni del festival dentro significativi manifesti esaltanti bellezza eleganza e bravura mentre le Campion, le Varda le Garcia, le Jodie Foster, cercavano il riscatto nei cartelloni del Concorso, del Certain o della Semaine. Poi due anni di pausa con Marcello e i suoi occhiali e Michel sulle scale della villa di Malaparte e ora di nuovo una donna, Claudia Cardinale, entusiastica presenza danzante su fondo fragola. Immancabili polemiche sulla foto che, a quanto pare, sia stata ritoccata per migliorare le gambe o che so io. Lei però, come d’abitudine, è definitiva a mezzo dichiarazione efficace e direi anche fulminante.

Il s’agit d’une affiche, qui au-delà de me représenter, représente une danse, un envol. Cette image a été retouchée pour accentuer cet effet de légèreté et me transpose dans un personnage ; c’est une sublimation… Le souci de réalisme n’a pas lieu d’être ici, et, féministe convaincue, je n’y vois aucune atteinte au corps de la femme.»

Disperate speranze

Disperate speranze

 

 

 

 (lui non ha l’età e io neppure dunque è necessario che  la Grande Perplessità si tramuti in Disperata Speranza,non è poco per me, non sarà facile per lui)

 

La squadra – Tramontata l’idea dei Salvifici Tecnici e dei Politici Puri, si è scelto di dar corso alle – negli ultimi tempi, sempre più – martellanti richieste della Pubblica Opinione : più donne, giovani, merito, esperienza, competenza, società civile. La compagine messa in piedi da Matteo Renzi non è dissimile da quella che l’ Immaginario Collettivo ha via via disegnato.Qualcuno l’ha velenosamente definita squadra di carini. E, in effetti, lo è anche.

Va da sé che ai giovani si può chiedere preparazione e merito ma non esperienza, che ai titolari di sopraffini  know how spesso difetta la giovinezza e che alle donne dovrebbe essere dedicata la stessa scrupolosa attenzione che si riserva ai maschi cui nessuno si sognerebbe di contestare il tipo di laurea, la pettinatura, il colore dell’abito e il tacco.(chi scrive qui, spesso si accanisce con le cravatte ma trattasi di revanchismo allo stato puro.La smettano con le calzature della Boschi e si  chiuderà un occhio su  qualunque orrore orrendamente annodato)

Le piccole cose. Certo è che  Renzi oltre che con i desiderata della gggente se l’è poi dovuta vedere con quelle dell’Alleato Principale, dei Cespugli, del Presidente, dell’altro Presidente, di Bruxelles e del Partito.Ingrato compito.

Anche ai tempi di Prodi (due) gran parapiglia con incroci di veti e diktat ma lì l’esito di un sudoku tutto giocato all’interno delle componenti uliviste aveva prodotto come risultato una pletora di ministri senza portafoglio e di sottosegretari.Qui tutto sommato ce la siamo cavata con meno poltrone e molti più retroscenisti che, manco a dirlo, non ne hanno imbroccata nemmeno una.

Concludendo : possono sembrare inspiegabili alcune esclusioni, ma son queste le circostanze in cui non avere la mano sulla spalla di un Partito,una Corrente, uno Sponsor Illustre penalizza anche il più brillante dei curriculum.

Fiducia a Madama Sistemata la squadra  ed espletate le formalità di rito, non rimaneva che affrontare lo scoglio della Fiducia al Senato. Fredda l’accoglienza – ma va’un po’ a dire ad una platea di rottamandi questa potrebbe essere l’ultima volta – per un discorso che non voleva, né avrebbe potuto essere da statista e  all’interno del quale era assolutamente necessario che prevalessero segnali di discontinuità, visto il quadro pressoché immutato dei sostegni, dei detrattori e dei mugugni nonché la ferma volontà di parlare agli elettori piuttosto che agli eletti.

Irrituale Così, le mani in tasca su giacca sbottonata hanno sortito l’effetto come i  toni e le sfide. Poi una lista della spesa non  corredata da adeguate coperture. I capitoli sono quelli giusti, i modi energici avvincenti.Infine la madre di tutte le uscite,quella che lo consacra leader nel momento in cui  assume su se stesso  il peso e la responsabilità di eventuali errori. Parla a braccio – un inedito –  festeggiato dai sostenitori della Spontaneità e severamente redarguito da preoccupatissimi spin e ghostwriter di professione.Il resto è tutto un Tripudio di Controtendenza.

 

Fiducia a Monte Incassata la Fiducia,a Madama, il giorno dopo si replica a Montecitorio dove l’atmosfera è meno ingessata e i cittadini eletti nelle Stelle più stile avanspettacolo.Ex si ritrovano e si abbracciano come vecchi compagni d’arme e mentre il PD fa la sua parte esprimendo perplessità ed evocando negl’interventi disciplina di partito, future verifiche e voti popolari,lui – il Renzi – intorta Di Maio con alcuni disponibili biglietti.Subito pubblicati.(sicut erat in votis, come diceva quello).Anche qui è andata.

 

 Après moi le déluge Matteo Renzi e la sua compagine hanno ovviamente diritto alla prova dei fatti e l’esageratissimo clima da ultima spiaggia ben si adatta ad uno cui,va detto, riescono le imprese d’incarnare il futuro e di far sentire vecchia e inadeguata ogni cosa riguardante la politica come l’abbiamo conosciuta fin qui.Trattasi ovviamente di suggestioni, ma tant’è: il ragazzo ha utilizzato i brillanti risultati delle Primarie che lo hanno eletto segretario per farsi premier.Con l’assenso di gran parte della minoranza del Partito.Uno stravolgimento bello e buono, vissuto con proteste troppo flebili per essere efficaci.Una discreta abilità gli va riconosciuta.

Ora però non si tratta di andare a chiedere la fiducia senza il grafico, la bacchetta e il foglio excell – nessun presidente del consiglio lo ha mai fatto, in analoghe circostanze – né di moderare  toni – troppo presto ci siamo dimenticati di Ghino di Tacco o di Berlusconi – o  atteggiamenti che in un personaggio come il suo funzionano ma, esaurite le pratiche scontatamente demagogiche dei discorsi ufficiali, di onorare le promesse spiegando ogni singolo passaggio e stavolta sì, munirsi di slides.Perché dopo di lui non c’è di sicuro il diluvio ma qualcosa che gli assomiglia molto.

 

 

Foto Ansa dal Corriere.it 

Schiarite

Schiarite


Mentre Prodi blinda la Commissione d’Inchiesta sul G8  e rimanda comunque all’Aula la decisione, emergono posizioni a dir poco strabilianti della dissidenza interna all’Unione :
Se nel testo della commissione vi sarà una più chiara e netta definizione del campo d’intervento, limitatamente alle sole responsabilità politiche e amministrative con una tassativa esclusione di quelle penali, siamo pronti a dare il via libera. Lui è Boselli, preoccupato delle chine che avrebbero potuto prendere le indagini, al punto da far mancare al voto due esponenti della Rosa nel Pugno  ma al quale non dovrebbe sfuggire che fra inchiesta della magistratura, che mira all’accertamento di  Responsabilità Personali, e Commissione di Inchiesta Parlamentare che invece, per l’appunto, si preoccupa di Responsabilità Politiche, c’è una sostanziale differenza.Per esser chiari, mentre la magistratura indaga e accerta sul comportamento dei singoli appartenenti delle forze dell’ordine o dei dimostranti,  la Commissione dovrebbe,tanto per dirne una ,  interrogarsi sulla presenza di Gianfranco Fini nella Centrale Operativa di Genova . Impedire lo svolgimento delle indagini significa evitare che si accertino eventuali responsabilità dell’allora governo nei disordini di Genova.Che c’entra in tutto questo l’onorabilità delle forze dell’Ordine? E che cosa hanno da vantarsi tanto Mastella e Di Pietro? 

Il peso specifico della parola

Il peso specifico della parola

E voi dov’eravate.Cinque pagine sul numero dell’Espresso di questa settimana,dense di fatti, riferimenti e considerazioni .Roberto Saviano è così,fai fatica a seguirlo,devi corrergli dietro.Lo stile è appuntito,preciso eppure ridonda di particolari.Pare sempre che abbia fretta di mettere dentro i suoi scritti quanto più possibile di tutto quello che sa,che ha visto e che pensa.Forse più che fretta assomiglia ad ansia, la sua capacità di raccontare.

Su quel che dice si è discusso abbastanza: se sia o meno documentato, se la sua analisi delle cose sia corretta,se non abbia dimenticato questo o quell’altro particolare,se non si sia inventato addirittura tutto per diventare ricco, famoso, scortato e immortalato sulle copertine dei giornali tra vicoli ,panni stesi e condizionatori.E’ interessante seguire il filo logico dei detrattori o anche più semplicemente di chi vorrebbe ridimensionare la portata dei discorsi che ,va detto,è enorme e coinvolge settori della politica e dell’economia. A me sembra invece di poter coltivare qualche certezza che mi è data sicuramente dalla lucidità e dal costante “far tornare i conti” su tutto quel che esprime ma anche dalla volontà di rivendicare alla sua scrittura i connotati della denunzia e dell’impegno civile.

La cosa che genera scandalo è che uno scrittore, il mestiere considerato più innocuo e incapace di poter avere alcun tipo di forza sulla realtà, possa d’improvviso divenire responsabile di una luce che prima era sbiadita e sbilenca, di uno sguardo infame che spiffera ciò che si vuole celato, che urla quello che è sussurrato, che traduce in sintassi e insuffla vita a quello che prima era disperso in frasi frammentarie di cronaca e sentenze giudiziarie. La vita o la si vive o la si scrive, diceva Pirandello, eppure ci sono momenti in cui la vita, la si scrive per mutarla. Ciò che mi è capitato in questi giorni ha generato apprensione e scandalo, ma in realtà non per quello che è accaduto – dalle mie parti ciò che mi è accaduto capita a moltissime persone, quotidianamente e per molto meno – ma perché è accaduto a uno scrittore. Per uno scrittore il modo per innestarsi nel reale è raccontarlo. È uno scrittore che può congetturare, immaginare ciò che non vede. La sua immaginazione e la sua congettura però non seguono l’arbitrio della licenza poetica, ma sono strumenti necessari per avvicinarsi ancora più al vero in ciò che osserva: oltre ai nomi, ai documenti, alle sentenze, alle intercettazioni, ai fatti rispettati e ripresi.

Già…con tutta quella capacità narrativa e quel bel consenso editoriale e mediatico  perchè mai Roberto Saviano,non s’è dedicato al romanzo?Perchè non ha preso uno come Lovigino Giuliano e cambiandogli semplicemente nome e connotati,non ne ha realizzato,come merita un personaggio del genere, una potente figura di eroe (e poeta) negativo?Sai che goduria per il talento, potersi cimentare spaziando con la fantasia, sai che riconoscimenti e che premi, per aver saputo irradiare intorno all’archetipo del boss ma anche delle ambientazioni, ancora un po’ di luce,di ambiguità, di sana contraffazione culturale.Come sarebbero suonate più tranquillizzanti per Saviano e per gli altri le parole che stanno in fondo ai romanzi e ai film che si rispettano ” I fatti i luoghi e i personaggi di questo romanzo sono immaginari.Qualunque riferimento a fatti personaggi e luoghi realmente esistenti è puramente casuale”.

Niente da fare,Saviano non ne vuol sapere di essere innocuo perchè nulla è statico,delimitato,univoco nel mondo e nel tempo in cui si trova Napoli e allora  anche l’utilizzo dei linguaggi oltrechè le analisi di maniera ci allontanano dalla realtà.Figuriamoci la letteratura che della realtà è l’imitazione.Il ricorso a vocaboli come plebe lazzari subculture,il tentativo di far passare quel che succede oggi come l’esito della sconfitta dei giacobini nel 1799 fanno parte di quella vasta gamma di interpretazioni abusate,di comodo,chiunque se ne sia allontanato è stato lasciato solo.

A me invece sembra così giovane ,piena di promesse e condivisibile questa caparbietà di andare oltre il “tutto è finito” attraverso la scrittura che è racconto delle cose come stanno,come le si vedono :

Avere una parte, essere in grado di capire ancora che natura ha un paese, in che condizioni si trova, come avvicinarlo con uno sguardo che voglia vedere, vedere per capire, per comprendere e per raccontare. Prima che sia troppo tardi, prima che tutto torni ad essere considerato normale e fisiologico, prima che non ci si accorga più di niente.