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Categoria: Elezioni 2013

Ci sono palchi e palchi

Ci sono palchi e palchi

 

 

La brutta campagna  – non che se ne ricordino di propriamente belle ma fin dal primo momento s’è deciso che questa dovesse essere la più brutta e così si è continuato a definirla – si conclude con anziani  predicatori e inappropriati slogan di gioventù – la loro –  innanzi a piazze  arrabbiate ed osannanti. Così persino l’Immagination au Pouvoir irrompe sul sagrato della Basilica  di San Giovanni strappando la lacrimuccia ai nostalgici – che non mancano mai – e strabiliando gli ultimi arrivati.

 

Incredibile :  stiamo affondando e c’è ancora qualcuno che non s’è accorto che dell‘Immagination, riveduta e corretta, s’è, da lunga pezza, appropriato le Pouvoir, mostrando  a tutti  visionari, immaginifici, rivoluzionari  (e non) i classici sorci verdi.

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Mi astengo dallo spalancare la finestra strillando all’indirizzo della rivoluzione che avanza il Rentrez chez vous: un jour, vous serez tous notaires!  (del povero Ionesco che pur rivoluzionario, notaio  non divenne mai) . Un po’ perchè i cento – centoventi eletti che quella piazza si appresta a spedire a Montecitorio non meritano né il triste copione dei corsi e dei ricorsi né che si sciupi loro l’entusiasmo, un po’ perché  nessuna rivoluzione avanza, è avanzata, avanzerà.E non mi si venga a dire che governare un movimento via web o organizzare spettacoli in piazza sia qualcosa di autenticamente rivoluzionario. 

 

 

La miglior sintesi elettorale invece l’ha trovata chi, qualche ora prima, da un palco meno isterico,  ha chiesto ai futuri eletti di liberare 60  milioni di italiani dal condizionamento di uno solo, finanche suggerendo un modo : la legge sul conflitto d’interessi. Ma lui, si sa, non aveva pretese  rivoluzionarie manco da ragazzino ovvero all’epoca in cui entrò a far parte della storia del cinema italiano passando dalla porta principale.

 

Ognuno  cerca di compiere scelte il più possibile in armonia con la propria storia. Mi rimane difficile però credere che chi in questi anni  ha,da progressista, seguito l’evoluzione delle cose possa pensare che la soluzione sia nell’avventurismo o nel voto di protesta,che di tutte le misure, quella di buttare all’aria il tavolo sia la più efficace, che una casalinga sia in grado di governare il paese più di un politico, che basti una telecamera a garantire trasparenza.

 

Vent’anni dopo le monetine  del Raphaël e i propositi missini di  circondare il Palazzo per fargliela pagare,siamo allo stesso punto.Di tutte le considerazioni questa resta la più terribile.Partire o rimanere lì per un tempo indefinito dipenderà da noi.Che ieri almeno un dubbio lo abbiamo risolto : si nota più se c’è (ed è un bene che ci sia)

 

Foto dall’Unità

Federatori di scontento (tutto è condonato)

Federatori di scontento (tutto è condonato)

 

 

 

 

Vent’anni dopo le promesse di rivoluzione liberale e cambiamento – sembra ieri, ma solo  perché qui da noi tutto quello che è successo ha prodotto, in termini di evoluzione  politica e sociale, risultati prossimi allo zero –  con un paese ancora da salvare – molto più dalle proprie endemiche cancrene che dalle arcinote tempeste internazionali – ci ritroviamo di nuovo alle soglie di una Scelta che si vorrebbe di radicale cambiamento ma che, allo stato, sembra lontana dall’essere tale.

 

Tema dominante di una campagna che di avvincente ha ben poco attraversata com’è da formazioni politiche con ragione sociale incerta – solo un paio partecipano per vincere  – non il lavoro, non le tasse,non la spesa, non il debito ma … la governabilità.

 

Non che si voglia svilire l’importanza di un governo stabile, solo non è chiaro come un quadro all’insegna della frammentazione potrebbe soccorrere il problema dell’eventuale stallo al senato, idem  la diffusa tendenza a partecipare per motivi altri dal vincere e governare.

 

La differenza che passa tra un partito che si presenta come possibile forza di governo e uno strutturalmente votato all’opposizione o alle alleanze post voto è dirimente: nello scarto che c’è tra l’uno e l’altro passano non solo la credibilità dei programmi ma, non ultima, una visione della società.

Che idea di paese può mai avere una formazione che non si pone il problema di governare?

 

Tramontato, almeno per il momento il bipolarismo, lo spazio del dibattito elettorale è praticamente occupato dal racconto dei retroscena, dagli strategismi, dalle variabili geometrie del chi si allea con chi, nel caso che….Né mancano ipotesi irresponsabili di sollecitazioni a spendere il voto in modo da determinare  una situazione di caos e ingovernabilità propedeutica ad un ritorno alle urne più …consapevole.(con un paese che nel frattempo è fallito…ma che importa?)

 

Un modo efficace di ammazzare quel che resta di una Politica già fortemente debilitata dal prevalere di logiche economiche imposte dall’Europa.In tutto ciò, il pragmatismo delle varie agende, ruolini di marcia, provvedimenti dei cento giorni o da prima seduta del consiglio dei ministri suona soltanto come finzione.Dopo anni di realtà virtuale arriva quella elettorale fatta di promesse irrealizzabili quando non rovinose, buttate lì  per catturare il consenso nella vasta area della disillusione e dello scontento.Abolizioni,restituzioni,detassazioni,condoni. La distribuzione pre-elettorale di generi di conforto ha cambiato passo.

 

 

Si dirà che in tutto questo bagaglio di storture l’infame Porcellum ha la sua buona dose di responsabilità  ed in parte è vero.In questo caso, resterebbe da stabilire  il perché  avendo per le mani un giocattolo difettoso,lo si utilizzi in modo tale da esaltarne le disfunzioni.Anomalia che chiama anomalia l’unico risultato garantito è il disorientamento.

 

Tuttavia quel che più sconcerta della disinvoltura con la quale i venditori di fumo spargono promesse è un’idea di interlocutore che sta tra l’ignorante,il fesso e il bisognoso di inquadrare il proprio disagio nella fantasia piuttosto che nella concretezza di prospettive realizzabili.Ma davvero siamo così?

 

E in caso contrario,non sarebbe tempo di fornire a questa schiera di manipolatori, una robusta dimostrazione di raggiunta maturità?

 

Nell’illustrazione Grillo in Veneto (foto dall’Huffginton Post)