Ci sono palchi e palchi
La brutta campagna – non che se ne ricordino di propriamente belle ma fin dal primo momento s’è deciso che questa dovesse essere la più brutta e così si è continuato a definirla – si conclude con anziani predicatori e inappropriati slogan di gioventù – la loro – innanzi a piazze arrabbiate ed osannanti. Così persino l’Immagination au Pouvoir irrompe sul sagrato della Basilica di San Giovanni strappando la lacrimuccia ai nostalgici – che non mancano mai – e strabiliando gli ultimi arrivati.
Incredibile : stiamo affondando e c’è ancora qualcuno che non s’è accorto che dell‘Immagination, riveduta e corretta, s’è, da lunga pezza, appropriato le Pouvoir, mostrando a tutti visionari, immaginifici, rivoluzionari (e non) i classici sorci verdi.
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Mi astengo dallo spalancare la finestra strillando all’indirizzo della rivoluzione che avanza il Rentrez chez vous: un jour, vous serez tous notaires! (del povero Ionesco che pur rivoluzionario, notaio non divenne mai) . Un po’ perchè i cento – centoventi eletti che quella piazza si appresta a spedire a Montecitorio non meritano né il triste copione dei corsi e dei ricorsi né che si sciupi loro l’entusiasmo, un po’ perché nessuna rivoluzione avanza, è avanzata, avanzerà.E non mi si venga a dire che governare un movimento via web o organizzare spettacoli in piazza sia qualcosa di autenticamente rivoluzionario.
La miglior sintesi elettorale invece l’ha trovata chi, qualche ora prima, da un palco meno isterico, ha chiesto ai futuri eletti di liberare 60 milioni di italiani dal condizionamento di uno solo, finanche suggerendo un modo : la legge sul conflitto d’interessi. Ma lui, si sa, non aveva pretese rivoluzionarie manco da ragazzino ovvero all’epoca in cui entrò a far parte della storia del cinema italiano passando dalla porta principale.
Ognuno cerca di compiere scelte il più possibile in armonia con la propria storia. Mi rimane difficile però credere che chi in questi anni ha,da progressista, seguito l’evoluzione delle cose possa pensare che la soluzione sia nell’avventurismo o nel voto di protesta,che di tutte le misure, quella di buttare all’aria il tavolo sia la più efficace, che una casalinga sia in grado di governare il paese più di un politico, che basti una telecamera a garantire trasparenza.
Vent’anni dopo le monetine del Raphaël e i propositi missini di circondare il Palazzo per fargliela pagare,siamo allo stesso punto.Di tutte le considerazioni questa resta la più terribile.Partire o rimanere lì per un tempo indefinito dipenderà da noi.Che ieri almeno un dubbio lo abbiamo risolto : si nota più se c’è (ed è un bene che ci sia)
Foto dall’Unità
2 pensieri riguardo “Ci sono palchi e palchi”
E’ stata la peggior campagna elettorale che mi ricordi. All’insegna del peggior populismo e della demagogia più becera. Dò atto al centrosinistra di essere stata l’unica coalizione che ha cercato di muoversi secondo concretezza e serietà. E immagino non sia stato affatto semplice farlo, fra lettere di falsi rimborsi fiscali, cacciate della libera stampa dai palchi, adozioni di teneri cagnolini e chi più ne ha.
Amareggia, come ricordi tu, constatare come la storia si ripeta e come ciclicamente si faccia largo la voglia di “fargliela pagare” a tutti, che tanto sono tutti uguali. Affermarlo è una sonora baggianata, come ha giustamente fatto notare proprio Moretti pochi giorni fa. Basti pensare infatti a la distanza abissale con cui il centrosinistra e la destra berlusconiana hanno gestito le rispettive primarie.
Un partito di massa che per giunta si propone come forza di governo non può cavarsela adottando cagnolini.Nel nostro caso,volendo rivolgersi ad un elettorato – in primo luogo,il proprio – che non apprezza la spettacolarizzazione, era indispensabile dare un taglio credibile alla campagna.Bene hanno fatto Bersani,Vendola and co a seguire una modalità comunicativa vicina alle aspettative delle nostre comunità.Non è un delitto preferire millanta incontri con gli elettori – davvero nessuno si è risparmiato – piuttosto che le uscite televisiva con la “cravatta giusta”.
Che poi anche quelle siano importanti è indubbio ma anche lì i contenuti devono avere la meglio sulle sparate.E tu sai quanto poco televisivi siano quei contenuti.
Bersani in tal senso ha prefigurato un quadro attendibile della situazione : non ha animato illusioni nel contempo cercando di sollecitare la speranza.
Io,che bersaniana non fui mai,l’ho sostenuto volentieri.
Ho votato senza occhiali.E per una che in tutti questi anni, s’è logorata gli occhi tra cinema e studio, non è poco.
Buona sorte a noi.