Sfogliato da
Categoria: Genova 2001

C’era anche lui (con giovane vigoria ed entusiasmo cameratesco)

C’era anche lui (con giovane vigoria ed entusiasmo cameratesco)

diaz (1) 

 

 Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio paese, un paese che mi ha tradito ma che non tradirò. Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perchè non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe più coerente, che chiamassi Batman

Dal post di un agente di polizia pubblicato sul suo profilo Facebook  quattro giorni fa.

 

Comincia con lo rifarei e  finisce con il t’ho invidiato di un collega- amico.In mezzo scorre il fiume dei commenti che tra odio, vendetta e retorica,  senza farsi mancare nulla nemmeno  in materia di distorsioni della realtà e rifritture di luoghi comuni, racconta la triste storia di come  quindici anni  di articoli, interviste, libri,dibattiti,cortei,  più chilometri di girato, interpellanze parlamentari, processi sentenze e pene comminate,  non siano bastati  a certi tutori dell’ordine per decidersi a fare i conti con i propri istinti peggiori.

Prova ne è che nel prosieguo del lungo post anche la recente sentenza della Corte di Strasburgo diventa occasione per un imprinting di particolare suggestione : torturatori con le palle vengono definiti gli appartenenti al VII nucleo, coloro che insomma  la sera del 21 luglio entrarono alla scuola Diaz  malmenando, ferendo, umiliando e trascinando in carcere inermi cittadini.Senza altro motivo plausibile che la Vendetta.

Così mentre i superiori di questo poliziotto studieranno, dopo aver indagato,  il miglior provvedimento disciplinare con cui colpire l’insubordinazione, ci si  domanda cosa s’insegni mai  nelle diverse scuole di polizia,quali sistemi di valori vengano richiamati e quali comportamenti suggeriti o imposti.E se non sia il caso, visto che ci si accinge a mettere le mani a crolli,dissesti e malversazioni ,che il Governo si occupi anche di revisionare la partita della gestione dell’ordine pubblico.

Il lavoro non mancherebbe tra numeri identificativi, testi unici o distribuzione, come se piovesse, di semplici manuali di educazione civica.Così, tanto per capire cos’è una Democrazia cosa s’intende  per Istituzioni e per Diritti e che ruolo debbano ricoprire le Forze dell’Ordine in un simile contesto.

Poiché se risulta comprensibile l’orgoglio dell’appartenenza o quello di indossare una divisa (la tuta OP), meno chiaro è come questi sentimenti debbano attivarsi solo quando si tratta  di ammazzare di botte  manifestanti definiti ancora, dopo quindici anni, nemici dell’Italia.

(Tralascio per carità di patria le affermazioni ingiuriose su Carlo Giuliani.Indecorose, comunque la si pensi, soprattutto se pronunciate da uomini dello Stato.)

Nell’illustrazione  della Reuters Fuori  dalla Diaz alcuni Nemici dell’Italia  si frappongono tra polizia e manifestanti nel tentativo di evitare il peggio.

Don’t clean up…

Don’t clean up…

 

La più grave sospensione dei diritti della storia repubblicana, secondo Amnesty, si consumò nelle strade di Genova durante il G8 del 2001.  I fatti documentati da numerose troupe televisive,cinematografiche – Maselli, Scola, Monicelli, Pontecorvo, Pietrangeli, R.Tognazzi, Salvatores F.Comencini, Labate   ed altri – e dalle telecamere digitali di parecchi manifestanti, sono noti, poiché di quel girato non solo si  fecero film documentari, reportage visti in tutto il mondo ma parte di esso costituì materiale per le indagini e prove nei processi che seguirono.

 

 

L’inaudita gestione dell’ordine pubblico,la violenza gratuita ed i soprusi che caratterizzarono quelle giornate culminarono nella notte tra 21  e il   22 con l’irruzione da parte di reparti di polizia nella scuola Diaz,uno dei luoghi di raduno degli aderenti al Social Forum.Qui avvenne l’incredibile : persone inermi colte nel sonno e malmenate brutalmente furono prelevate a forza e tradotte nella caserma di Bolzaneto dove nei giorni successivi continuò lo scempio senza che nessuno,famiglie avvocati, deputati della repubblica potessero qualcosa per impedire gli abusi.

 

 

Vicari racconta questi episodi  in cui  rappresentanti dello Stato e tutori dell’ordine raggiunsero  livelli di sadismo inimmaginabili e lo fa ponendosi alla giusta distanza attraverso un’operazione filologica accurata che tiene conto delle carte processuali e pur senza costruire particolari teoremi non smette mai d’interrogarsi e di interrogare gli spettatori. Mostrare e non dimostrare è uno dei tratti del cinema maturo,laddove sono sufficienti le sequenze delle forze dell’ordine che introducono molotov nella scuola per capire che senso avesse l’intera operazione.

 

 

Un film duro e necessario che seppure lascia fuori campo quel che accadde nelle strade, di quei giorni è in grado di trasmettere il senso d’insicurezza dato dallo stravolgimento dei ruoli :  poliziotti che dovrebbero garantire il diritto di chi manifesta pacificamente che invece ne compromettono l’incolumità attraverso un’infame strategia esito di addestramenti irresponsabili.Ovvio che un simile racconto dovesse generare polemiche vuoi per quello che secondo alcuni testimoni manca vuoi per il momento di autocoscienza che il racconto regala al poliziotto interpretato da Santamaria.Gli amanti dei buoni tutti qua e i cattivi tutti là,sono sempre in agguato.

 

 

Così Agnoletto del Social Forum e Maccari del Coisp si sono subito lamentati. Secondo il primo Diaz è un’operazione commerciale piena di colpevoli omissioni – segue elenco dettagliato – e per il secondo il film è addirittura pericoloso rischiando la visione di fomentare nuove violenze. La solita zuppa,insomma, è servita.

 

Leggendo articolo e comunicato mi sono venuti in mente  film – politici e non – che non si preoccupano di trattare minuziosamente i fatti ma ne riescono egualmente a trasmettere il senso in modo così compiuto che i singoli episodi diventano elementi marginali anche quando non lo sono del tutto.E – so anche perchè – ho pensato a Gillo Pontecorvo che in quei giorni era in strada con Arriflex e operatore a documentare l’ultima battaglia.

 

 

 

Diaz (Diaz – Don’t Clean Up This Blood) è un film a colori di genere drammatico della durata di 120 min. diretto da Daniele Vicari e interpretato da Claudio SantamariaJennifer UlrichElio Germano,David JacopiniRalph AmoussouFabrizio RangioneRenato ScarpaMattia SbragiaAntonio GerardiPaolo Calabresi.
E’ anche noto con gli altri titoli “Diaz – Non pulire questo sangue”.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da Fandango

Il mondo intero vi sta guardando

Il mondo intero vi sta guardando

Il tag è sempre il solito, perchè in definitiva è di cinema che si parla ma quello che è contenuto nei filmati, più che dei sogni, fu la fabbrica di un incubo riuscito

Genova G8 è in assoluto l’evento più documentato di questi ultimi anni. Il primo movimento di massa al mondo che non chiede niente per sè ma domanda giustizia ed equità  per i poveri  discuterà nei forum, si riunirà nelle piazze tematiche, ascolterà comizi, concerti, sfilerà, in contatto  con la polizia, ne sarà colpito, a sua volta colpirà, fuggirà,si ricompatterà avanzando, tornerà a sciogliersi, ripiegherà, sotto gli occhi attenti di mille telecamere che racconteranno la bellezza, l’energia, l’ampiezza e il respiro del Movimento, la protervia coreografica e rabbrividente del blocco nero, le devastazioni, la violenza inaudita delle forze dell’ordine, la morte di Carlo .Il mondo intero vi sta guardando scandisce un folto gruppo di manifestanti mentre dalla scuola Diaz , escono, prima i fermati con le mani alzate e poi, una dopo l’altra, le barelle – una cinquantina circa – con i feriti . E che il mondo intero avrebbe visto un fatto incontrovertibile, garantito non solo dalla presenza degli operatori dei telegiornali e del Cinema italiano a Genova ma anche da decine e decine di telecamere amatoriali con gli obiettivi puntati ininterrottamente sui  fatti. Non tutta la verità è impressa in quei filmati ovviamente, ma  quei fatti parlano di una sospensione di democrazia e di diritti reclamati insistentemente dagli avvocati, dai parlamentari, dai medici, dai giornalisti che non smetteranno un solo istante di domandare conto dei comportamenti delle forze dell’ordine  e di chiedere di assistere alla perquisizione. E che saranno sistematicamente ignorati. Quando polizia e ambulanze ripartiranno, una troupe entrerà nella scuola, poco dopo ne uscirà Francesco Maselli – quella troupe è la sua – sconvolto. Nessuno in quel momento avrebbe potuto immaginare di Bolzaneto, si pensava ingenuamente che la morte di Carlo avrebbe indotto ad un momento di riflessione, che fosse accaduto il massimo di quello che poteva accadere. E invece no. Nel cuore della notte, come in un film del terrore, neppure il tempo di tirare il fiato che sono ricominciate le violenze. E sarà la Violenza la protagonista assoluta delle ore che seguiranno, la si vedrà lievitare e spandersi, materializzarsi in comportamenti estremi. Il movimento perderà bellezza, s’incupirà, le facce diverranno tese, dolenti, quel cambio di passo è evidente nei filmati del sabato e della domenica. Il materiale girato, circa 280 ore, servirà alla realizzazione di due film collettivi Un mondo diverso è possibile e Genova per noi , più  uno individuale Carlo Giuliani ragazzo di Francesca Comencini . Mentre il lavoro degli operatori Rai sarà impiegato per una puntata di Blu notte dedicata al G8 e nel bel film di Marco Giusti e Roberto Torelli   Bella Ciao, presentato a Torino filmfestival 2001 e a Cannes 2002 alla Semaine de la Critique, destinato alla programmazione, mai passato in Rai. Documenti incredibili questi eppure tutto è accaduto ed evidente nei lavori minuziosi di montaggio ma senza manipolazioni ne’ artifici, ne’ retorica. Basta guardare :  Genova 19 – 20 – 21 luglio 2001. Era così.

Un mondo diverso è possibile  è un film di  : Alfredo Angeli, Giorgio Arlorio, Mario Balsamo, Giuliana Berlinguer, Maurizio Carlassi, Guido Chiesa, Francesca Comencini, Massimo Felisatti, Nicolò Ferrari, Gianfranco Fiore, Massimiliano Franceschini, Andrea Frezza, Giuliana Gamba, Roberto Giannarelli, Franco Giraldi, Wilma Labate, Salvatore Maira, Francesco Maselli, Mario Monicelli, Paolo Pietrangeli, Gillo Pontecorvo, Francesco Ranieri Martinotti, Nino Russo, Gabriele Salvatores, Massimo Sani, Stefano Scialotti, Pasquale Scimeca, Ettore Scola, Daniele Segre, Carola Spadoni, Sergio Spina, Ricky Tognazzi, Fulvio Wetzl

Tutti presenti a Genova. Inoltre firmano il progetto con la dicitura hanno aderito all’iniziativa registi assenti per motivi di lavoro :

Antonio Albanese, Francesca Archibugi, Mimmo Calopresti, Guido Chiesa, Cristina Comencini, Umberto Contarello, Damiano Damiani, Josée Dayan, Renato De Maria, Marco Tullio Giordana, Emidio Greco, Simona Izzo, Carlo Lizzani, Daniele Luchetti, Luigi Magni, Mario Martone, Gianfranco Pannone, Sandro Petraglia, Ugo Pirro, Michele Placido, Pasquale Pozzessere, Bruno Roberti, Francesco Rosi, Stefano Rulli, Vincenzo Salemme, Maurizio Sciarra, Elda Tattoli

 

Genova per noi  è un film di Wilma Labate, Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Francesco Ranieri Marinotti

Carlo Giuliani Ragazzo è un film di Francesca Comencini

Bella ciao è un film di Marco Giusti e Roberto Torelli prodotto da Carlo Freccero per Raitrade

Le strade di Genova è un film di Davide Ferrario

L’agguato, la vendetta ( e la sentenza)

L’agguato, la vendetta ( e la sentenza)


Non si commentano le sentenze . Non ci piove. E poi siamo solo al primo grado – 180 udienze, 360 testi, 155 parti civili con i loro 50 avvocati, più 60 difensori degl’imputati –  e l’appello è già  stato annunciato. Tempo verrà per ulteriori disanime. Nelle more però andrebb evidenziato che se a Genova – Bolzaneto si fosse potuto sostituire  il reato di abuso di autorità – già importante di per sè, viste le circostanze,  ma meno specifico – con il reato di tortura, le cose sarebbero andate diversamente, in termini di entità delle pene comminate, ma soprattutto  di significato complessivo dell’intero Procedimento. Ci sarebbe piaciuto che il disegno di legge relativo  approvato dalla Camera in dicembre 2007 con voto bipartisan (compreso emendamento di Forza Italia sull’ inapplicabilità dell’ immunità diplomatica) avesse potuto compiere il suo naturale iter. Così non è stato, la XV legislatura stroncata, più o meno , sul nascere, tra le altre buone cose, avrebbe da ascriversi anche questo tentativo di colmare una evidente, contraddittoria, lacuna del codice. Si ha un bel dire dobbiamo fare in modo che queste cose non accadano più ma poi in termini concreti una legge vale più di un lungo procedimento come Bolzaneto è stato e sarà. Ma non commentare la sentenza non ci esime dal valutare quanto va oltre il chi ha picchiato chi  e perchè o se ci fossero dietro quegli inqualificabili episodi di violenza morale e materiale, altrettanto inqualificabili regie o piani preordinati della mattanza. Questo, al momento non è dato sapere, anche se dai giornali trapela ( le motivazioni della sentenza non sono state ancora rese pubbliche ) che la Corte l’abbia, per Bolzaneto, escluso, appuntando com’era prevedibile l’ attenzione sulle responsabilità individuali. Ma in nessuna Corte potrà essere trascinata mai la Responsabilità gravissima della gestione dell’Ordine Pubblico di quelle giornate. Invece che regia, possiamo chiamarla Mario, ma quello è . Ed è che a Genova da parte delle forze dell’ordine, si è cercato lo scontro, la prova di forza, si sono  inseguiti manifestanti che ripiegavano, colpiti quelli che procedevano  con le mani alzate, sono stati selvaggiamente picchiati i passanti e i giornalisti, si è consentito a industurbati  provocatori e  black block di assaltare il carcere o procedere ad ogni sorta di devastazione, al preciso scopo di tendere la  trappola. Prima l’agguato, poi la vendetta. Queste sono state via Tolemaide, il Lungomare,  la Diaz e  Bolzaneto . E per questa insensatezza è morto Carlo. Se non c’è stata strategia preordinata, allora vuol dire – qualunque cosa sia scritta  nella sentenza che comunque riconosce l’abuso di autorità – che ci sono circostanze in cui le forze dell’Ordine hanno un margine di autonomia troppo ampio per un paese che si dice democratico. Un lungo e complesso procedimento come quello in questione, avrebbe potuto essere affiancato dall’ istituzione della famosa Commissione Parlamentare d’inchiesta, contro la quale si espressero con voto contrario il Centro Destra e l’Italia dei  valori, per l’appunto motivando con l’inopportunità di esporre le forze dell’ordine ad un possibile danno d’immagine. I conti tornano.

Schiarite

Schiarite


Mentre Prodi blinda la Commissione d’Inchiesta sul G8  e rimanda comunque all’Aula la decisione, emergono posizioni a dir poco strabilianti della dissidenza interna all’Unione :
Se nel testo della commissione vi sarà una più chiara e netta definizione del campo d’intervento, limitatamente alle sole responsabilità politiche e amministrative con una tassativa esclusione di quelle penali, siamo pronti a dare il via libera. Lui è Boselli, preoccupato delle chine che avrebbero potuto prendere le indagini, al punto da far mancare al voto due esponenti della Rosa nel Pugno  ma al quale non dovrebbe sfuggire che fra inchiesta della magistratura, che mira all’accertamento di  Responsabilità Personali, e Commissione di Inchiesta Parlamentare che invece, per l’appunto, si preoccupa di Responsabilità Politiche, c’è una sostanziale differenza.Per esser chiari, mentre la magistratura indaga e accerta sul comportamento dei singoli appartenenti delle forze dell’ordine o dei dimostranti,  la Commissione dovrebbe,tanto per dirne una ,  interrogarsi sulla presenza di Gianfranco Fini nella Centrale Operativa di Genova . Impedire lo svolgimento delle indagini significa evitare che si accertino eventuali responsabilità dell’allora governo nei disordini di Genova.Che c’entra in tutto questo l’onorabilità delle forze dell’Ordine? E che cosa hanno da vantarsi tanto Mastella e Di Pietro?