Agibilità non fa rima con salvacondotto (e men che meno con immunità) E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno.Ergo : la permanenza del leader alla guida del suo partito è un problema tutto interno al PDL e che non può essere scaricato sulle Istituzioni manco fosse una dirimente Questione di Stato. E questo con buona pace di falchi e colombe e del di loro turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentive di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza.
E anche se i perennemente indaffarati Opposants del Presidente della Repubblica hanno preferito appuntare l’attenzione sulle raccomandazioni per la tenuta del governo o sull’ammissione dell’ importanza del ruolo del leader, il passaggio cruciale ed impeccabile è tutto qui. Il resto – il richiamo alla separazione dei poteri come all’imprescindibile dovere di eseguire le sentenze – fa parte del bagaglio degli ovvi moniti presidenziali.Più chiaro di così.
Ma lo Stato Maggiore del PDL si scervella egualmente nei gabinetti di crisi.La Grazia è una specie di rompicapo : chiederla significherebbe non solo ammettere la colpevolezza ma anche affidare all’odiata magistratura di cui si disconoscono ruolo e limpidezza di operato,parte della verifica in vista della decisione.Se così fosse la narrazione berlusconiana dell’Innocente perseguitato dalla Giustizia risulterebbe fortemente compromessa.Praticamente inutilizzabile. E poi,a dirla tutta, seppur accordata,la Grazia non sfiorerebbe la pena accessoria.L’interdizione rimarrebbe.
E allora tra un’esternazione, una smentita e un trasvolar di aerei sulle spiagge, si torna ad invocare il problema politico, pretendendo ,in nome del consenso, impossibili voti contrari alla decadenza,minacciando defezioni di ministri e altri sfracelli.Ovvero s’imbastiscono fantasiosi rilievi di costituzionalità alla legge Severino o peggio che improbabili cavilli ne neutralizzino l’efficacia.
La prova che il declino di Silvio Berlusconi abbia intrapreso una china irreversibile si trova tra le pieghe di quest’annaspare di azzeccagarbugli e costituzionalisti finti o veri al servizio della tecnica dilatoria.Prendere tempo,resistere il più possibile in sella : tutta qui la strategia.
Poi magari ci si accorgerà che il Partito può essere governato comodamente da casa e dati i mezzi, presenza e visibilità non mancheranno,oppure che l’affidamento in prova presso i servizi sociali offre insospettabili occasioni al Martire che con il proprio laborioso impegno andrebbe a fare la fortuna di associazioni ed enti altrimenti sconosciuti.Ma intanto..
La verità è che, comunque vada, niente sarà come prima e l’anziano signore che ha dominato la scena politica e condizionato le esistenze di milioni di persone, si trova nella situazione di doversi reinventare.Non male per un ultrasettantenne sovrano,privo di successori e con non pochi guai con la Giustizia in lista d’attesa.Qualcosa mi dice che dal punto di vista esistenziale ce la farà. Per quello politico la strada è in salita.A meno che gli elettori non provvedano a somministrare a lui e ai Suoi il colpo di grazia.Sarebbe questo il vero miracolo.