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Categoria: Nuovo Palazzo

Pronti a tutto

Pronti a tutto

Manifestazione del PdL a sostegno di Silvio Berlusconi

 

Via del Plebiscito : quattro – cinquecento metri, tra Piazza Venezia e Piazza del Gesù. Chi avrebbe detto che lo stravolgimento dato dall’inquilino del piano nobile di Palazzo Grazioli non si sarebbe limitato,come da vent’anni a questa parte, all’eliminazione di fermate d’autobus o alle modifiche dei sensi di marcia.Chi avrebbe detto che quella via sarebbe diventata luogo storico dell’ adunata post – condanna,quella della riscossa e della rievocazione nostalgica rotta dal pianto. Una riunione di popolo commossa con quel tanto di tocco eversivo  che sempre il Capo conferisce ai suoi discorsi : nell’appello alla folla,nell’ insulto alla magistratura, nell’evocazione nemmeno troppo latente dello scontro con lo Stato di Diritto.

 

In via del Plebiscito si tenta il tutto per tutto approfittando della condanna per un rilancio in grande stile. E in questo tutto,volendo mantenere il profilo del condannato risentito ma responsabile, va da sé : il governo non si tocca. Falchi e pitonesse sibilanti a cuccia, candide colombe svolazzano – riveleranno successivamente segretissimi piani bipartisan per far cadere l’esecutivo – ma intanto come un sol uomo corrono in soccorso dell‘agibilità politica del leader, studiando possibili strategie :

 

Ma la Grazia no per i troppi procedimenti e il mancato pentimento.Né il carcere . Nemmeno se in capo al mese che è dovuto per decidere tra affidamento in prova e domiciliari, il condannato si astenesse dalla scelta. Scaduto quel termine, il magistrato lo spedirebbe egualmente ai domiciliari. Il precedente Sallusti non si adatta al caso suo. E anche se l’apertura di una fase che si potrebbe  titolare Le mie prigioni gioverebbe alla Causa più di una tornata di comizi belligeranti,bisognerà rinunziarvi.

 

Pronti a contrastare la Decadenza, intanto – cielo! – in Giunta non sono ancora arrivate le carte – cioè la sentenza –  e poi ci sono importantissime obiezioni dei caudatari riassumibili nel dilemma se sia l’incandidabilità un effetto penale della condanna o meno. Non che sia argomento da raffinati giuristi – che in questo caso invocano l’automatismo –  ma tant’è : tra incandidabili  a partire da gennaio e applicazione o meno dell’indulto,potrebbe passare l’estate.(si,lo so che l’incandidabilità non è una norma penale  ma vallo a spiegare a chi ha deciso che l’unica strategia possibile è perder tempo, nella speranza che qualcosa accada).

 

Pronti a raccogliere le firme per l’Amnistia il popol suo unitamente all’esercito – sempre suo –  si sta adoperando.Ma due terzi del Parlamento sono attualmente un obiettivo ambizioso.Anche per chi è abituato a consensi imbarazzanti.

 

Pronti a chiedere la revisione del processo. Manco fosse l’affare Dreyfuss

 

Pronti a ricorrere alla Corte Europea per violazione dei diritti di difesa. C’è un giudice a Strasburgo ( e non è manco l’ultimo cui appellarsi)

 

Pronti a ricorrere alla Corte per i diritti dell’uomo mi sfuggono le motivazioni

 

Pronti  al  ricorso straordinario in Cassazione per errore di fatto : avvocati – sgomenti – al lavoro

 

Insomma uno spettacolo incredibile e ai limiti della decenza, che nulla ha a che vedere col  diritto di ciascuno ad usare tutte le sedi per difendersi o ristabilire la verità e che si realizza in una presenza televisiva dei sostenitori  invadente e proterva nell’enumerare le persecuzioni dell’Uomo di Stato,del Benefattore,dell’Innocente.  Un attivismo indiavolato che sottace l’attacco violento ad un sistema di Regole ( e di Valori) su cui poggia la Legalità Repubblicana.Se si dovesse far strada l’idea che non si può condannare il leader di un partito solo perché così facendo gli si impedisce l‘agibilità politica,la Democrazia ne risulterebbe irreparabilmente danneggiata.Nemmeno la stabilità può avere un prezzo così esoso. Lo ha detto il Presidente del Consiglio quando ha dichiarato di non volere un governo ad ogni costo.Lo dicono le costanti puntualizzazioni del Capo dello Stato. Eseguire la sentenza è l’unico modo per restituire a quel sistema di regole e di valori la dignità che meritano.Il Presidente Napolitano ne sia garante.

 

Nell’illustrazione dal Corriere della Sera : staff tecnico-  politico al balcone,maniche di camicia e robe de combat

 

 

  

 

Decadenza

Decadenza

 

 

 

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E’ stato bello – Il clima di normalità, con il Procuratore durissimo nella sua requisitoria, il  Grande Avvocato che – miracolo – riconduce ogni argomento nel processo – e non contro, come ci avevano abituati altri avvocati un po’ più piccoli  – offrendo numerose vie d’uscita alla Corte per niente impensierita dalla Ragion di Stato e l’imputato in silente e composta attesa  del verdetto,  durò lo spazio di un mattino.

 

Commedianti e martiri Trascorsi pochi attimi dalla lettura della sentenza però si ricomincia col ruolino marcia consueto : riunione degli stati generali,dichiarazioni avvelenate,video vittimistico con minacce, commentatori e tricoteuses scaraventati nei talk  col prontuario sotto al braccio –  diversi prontuari- dichiarazioni del Presidente suggello del Segretario .Tutto in pochi minuti : senza esserci potuti riprendere, nulla ci fu risparmiato, men che meno la constatazione di morte (presunta) da parte dell’immancabile Grillo.

 

Fatto Comunque la si pensi Silvio Berlusconi è definitivamente condannato, fuori dal parlamento a breve e di sicuro non più candidabile.Se sia politicamente finito è tutto da vedere data la vasta platea di sostenitori pronta a rinserrare i ranghi intorno alla Vittima.Certo è che la gestione di un partito dall’esterno non è troppo problematica per chi dispone di mezzi sterminati.Lo diventa un po’ di più quando in regime di detenzione seppur domiciliare,le libertà personali subiscono,checchè se ne dica, forti limitazioni.

 

Dal paese che amo a Che razza di paese è  questo? Due video a vent’anni di distanza, dalla discesa in campo a ieri : il racconto imporrebbe di conoscere cosa sia stato di noi nell’arco di questi vent’anni ma i titoli non ingannano. E che razza di paese è questo è decisamente una domanda da riproporre al mittente.

 

Decadenza o meglio lento irreversibile declino talmente lento che nemmeno il precipitare degli eventi riesce a modificarne l’andamento.Con una classe dirigente modesta o, nella migliore delle ipotesi volenterosa,un paese impoverito in ogni senso.Responsabilità sua,in gran parte ma togliamoci dalla testa che eliminato lui si diventi in automatico un paese migliore.Aumenterebbero le possibilità,diminuirebbero le anomalie..ma come non riflettere sul fatto che nessuno come lui ha incarnato l’autobiografia della nazione.Soprattutto nel male e fino al punto da determinare i comportamenti dell’avversario. Consumata strategia a tavolino? Macché: talento naturale.Facciamolo decadere,cari onorevoli della Giunta per le Elezioni e Immunità del Senato. Sarebbe un passo avanti.Piccolo ma doveroso.

 

 Giustizia è fatta E questo non può essere che un motivo di orgoglio collettivo. Euforia per la condanna non ne riesco a provare: per quello che ci aspetta, per lo stato in cui siamo e per non essere comunque riusciti a batterlo politicamente,non posso gioire.E poi non sono brava a lavorare a maglia, in prossimità delle ghigliottine come in altri luoghi.La cuffia non mi dona.

Zero politica (santa e quanta pazienza)

Zero politica (santa e quanta pazienza)

cicerone_giorgio_clementi

Per quanto possa sembrare incomprensibile,vista la gran quantità di informazioni, la difficoltà è di leggere quel che sta succedendo applicando al racconto qualsiasi criterio logico.Nel momento in cui la Politica vistosamente latita da avvenimenti che alla Politica  dovrebbero appartenere o si perde nel mare di dichiarazioni, ordini, contrordini e annunci di sfracelli,il caos da dissociazione è garantito. E tutto questo perché, ad evitare una mezza prescrizione, i giudici di cassazione doverosamente ed opportunamente  hanno fissato una data di udienza ravvicinatissima per il processo Mediaset.

Il PDL come di consueto, insorge ma sembra una farsa : L’Aventino presto si trasforma in Montagna dei Cocci, tre giorni di sospensione dei lavori diventano tre ore e le fregole dei falchi, le minacce di discese in piazza, di dimissioni in massa da parlamentari e chissà cos’altro, si risolvono mestamente in un documento politico elaborato dal segretario Alfano e sottoposto alla cortese attenzione di Berlusconi  e dell’Ufficio di Presidenza convocato nottetempo. Nell’estensione del medesimo però, si sono perse per strada le dimissioni dei parlamentari – unica iniziativa autenticamente dirompente e pericolosa –  mentre l’invocata riforma della giustizia ( per decreto!) diventa il sostegno a Pannella per la raccolta di firme dei suoi soliti referendum.(anche Grillo, lo stesso tempo, un altro luogo ha promesso una mano).Tutta qui l’iniziativa forte. Sono passati i tempi e le misure adottate in passato non sono di pronta e facile realizzazione, mancano le maggioranze e i tempi tecnici  per un’ ammnistia, ma anche per la solita salvifica leggina. Stavolta l’unica speranza è che la Cassazione emetta un verdetto favorevole.

E qui, sebbene le minacce di far cadere  il governo sembrino smargiassate da parte di chi non sa che pesci prendere – ovvero non può –  manca realmente qualcuno che chiarisca l’unico concetto che in questo momento dovrebbe contare e cioè che Politica e Giustizia sono campi da tenere rigorosamente separati e che le vicissitudini giudiziarie di un leader politico non dovrebbero influenzare la tenuta del Governo. Sembra l’acqua calda e invece pare proprio che non riesca ad esserlo. Non lo è per gli interessati che continuano a mescolare le cose ma nemmeno per chi dovrebbe replicare con fermezza e che si lascia trascinare per i vicoli di assurde contese che sembrano parlare di Giustizia.

Anche l’Alleato principale per parte sua fibrilla. Concede la sospensione nell’oramai consueto parapiglia di dissensi variamente espressi tra i propri eletti, drammatizzando al punto che le tre ore diventano a tutti gli effetti  un pericolo per la democrazia. In realtà di sospensioni sono pieni gli atti parlamentari, si usa per i congressi, è vero, ma anche per consentire riunioni di partito in situazioni particolari.(E questo qualsiasi cosa dicano i commentatori da tregenda e i mestatori del torbido) Il clima pre-congresso da inevitabile redde rationem irrompe e scompagina il quadro. Anche in questo caso manca la Politica, con buona pace – e non sono pochi – di quelli che si promettono di mettere fine a tatticismi e autoreferenzialità ma poi finiscono con l’aderire di buon grado ad un presepe sempre più simile ad una seduta collettiva di psicanalisi. Al disagio di essere in un alleanza per cui non ci si sente tagliati, si deve rispetto  ma il fatto che un simile imbarazzo non suggerisca proposte alternative è segno inequivocabile che strade percorribili non ce ne siano. Inutile allora mettere al centro del proprio agire politico l’imbarazzo. Così la Politica si esaurisce in parole, definizioni e frasi a effetto immiserendo il dibattito : tutti dichiarano, qualcuno scrive mentre il tedio impedisce sin l’indignazione (che se dev’essere quella dei descamisados in aula e rivestidos per pranzare al ristorante del Senato, meglio un dignitoso silenzio)

E manco male che Enrico Letta nervi d’acciaio e consapevolezza del proprio ruolo tiri diritto fiducioso ed incomunicabile col clima generale da crisi di nervi Se alternative non ce ne sono tocca a lui. Speriamo che ce la faccia.

Proviamo

Proviamo

 

Non mi unisco ai profeti di sventura quantunque un governo Letta-Alfano desti in me perplessità a grappoli solo a nominarlo,né ai detrattori di Giorgio Napolitano i cui eventuali progetti si sono realizzati  non certo per incontenibili quanto anticostituzionali e senili forme di cesarismo ma per il lavorio di cospicue ed attrezzate sponde interne al PD, nondimeno mi sento di essere dalla parte dei richiedenti,in queste ore, la testa di Garcia  ovvero dei 101 misteriosi tiratori che hanno fatto secco Prodi, né di altre teste devote al divieto di mandato imperativo. In un caso è irrealistico sperare in un’aperta confessione, nell’altro urgerebbe un chiarimento tra esponenti dello stesso gruppo parlamentare e non solo sui temi del voto di coscienza.Ciò detto non c’è bisogno del consolatorio lanternino per rinvenire nel lavoro di Enrico Letta qualcosa di positivo.Sarebbe ingeneroso non rendergliene atto e autolesionista non affidare ai pochi elementi in possesso un tenue filo di speranza.

 

 

Via Schifani, Gelmini,  Gasparri,  Brunetta, via le amazzoni e i supporters più sfegatati e affidato in solide mani  il Ministero di Giustizia,qualche altra buona nuova,oltre il ricambio, le donne, i giovani  e l’assenza di attaccabrighe televisivi, sopravvive col quintetto Saccomanni,  Moavero, Bonino, Zanonato, Trigilia, una squadra credibile per affrontare eventuali rinegoziazioni UE e i nodi della crisi , mentre con Kyenge Idem, Carrozza e Bray possiamo sin osare cauti entusiasmi.

 

 

Ora si tratta di mettere  a profitto questo Ricamo a punto Cencelli il cui criterio di formazione non è nemmeno disprezzabile : Letta ha lavorato alla discontinuità cercando di non ritrovarsi tra i piedi le dinamiche di sempre, per fare ciò ha eliminato leader storici e padri della patria, badato alle competenze oltre che alle appartenenze.Affidato dicasteri a significative presenze di donne e giovani .Dimostrato che l’identificazione rinnovamento e qualità della legislatura non è impossibile.

 

I duelli che deve aver sostenuto per ottenere  questa sorta di azzeramento, con Berlusconi preoccupato delle proprie vicende processuali a reclamare per i suoi – ma sostanzialmente per sé –  il Ministero di Giustizia e i capi storici del PD  praticamente esclusi da qualsiasi dicastero principale, noi li possiamo solo immaginare.Se sia o meno la fine di un ciclo sapremo in seguito.Certo è che la sfida di mettere insieme una squadra di conservatori e progressisti,non è da poco.

 

Né  sta scritto in alcun luogo che la ricetta seppur sapientemente preparata funzioni.Quantunque strutturato,il nuovo governo ha fragilità date da mille variabili che possono risiedere nelle volubilità strettamente legate all’esito dei processi di Berlusconi ma anche in un elettorato di centro sinistra comprensibilmente disorientato, in una base del PD in continua ebollizione,Tutto questo  mentre i sostenitori di centro destra si aspetta la restituzione dell’IMU o di veder onorate le mille altre promesse di campagna elettorale.

 

Ma la riuscita di questo governo è soprattutto legata alla capacità di  soccorrere disagi,favorire l’occupazione alleggerire la pressione fiscale e, dopo le deprimenti esperienze dei predecessori,comunicare efficacemente con i cittadini.Un’impresa ardua. Letta,in questo momento,meriterebbe ogni rispetto.

Saliscendi

Saliscendi

 

 

L’anno comincia con la repentina trasformazione di Mario Monti da premier tecnico in – aspirante –  premier politico. Dovrebbe essere questa la vera novità, salvo che dopo le altalenanti premesse circa l’opportunità del saliscendi nell’agone, di veramente inedito c’è solo una maggiore disinvoltura nel linguaggio e un certo qual impegno nell’apparire.

 

Dal successo dell’ impresa che si appresta a compiere in qualità di front men,ispiratore ed estensore di agendepuntoit  nonché testimonial unico,  dipenderà la nascita di un  partito di centro in puro stile europeo, antitetico ma dialogante al bisogno con i socialdemocratici, come non ne sono mai esistiti qui da noi. In questa chiave andrebbero forse lette espressioni politicamente –  e grammaticalmente –  azzardate come i recenti suggerimenti al PD di silenziare Vendola, Fassina e la CGIL, condizione essenziale, secondo Monti, per addivenire ad un gentlemen’s agreement con Bersani.

 

Come se tra il dire e il fare non ci fosse di mezzo la democrazia,  laddove, sempre a proposito di paesi evoluti cui far volentieri e spesso riferimento,  i partiti  ospitano al proprio interno le anime più disparate – e non di rado oltranziste – senza che ciò comporti scandalo nell’avversario o sia d’impedimento al dialogo quando non a  raggiungere posizioni di governo.Gratta gratta l’anima del tecnico ovvero dell’alieno dalle regole  della politica salta sempre fuori e diciamo pure che con Monti questa volta non si è dovuto grattare nemmeno troppo.

 

Tuttavia, scopi propagandistici e svarioni a parte, quella del silenziatore è parsa un’improvvida uscita,men che meno il preteso (e ritrito) annullamento delle differenze tra destra e sinistra. Negare il conflitto non serve : è solo una falsificazione. Con tutte le insidie che ciò comporta .A coronamento dell’esternazione televisiva,poi, ecco il ritorno di un Grande Classico : la rivisitazione del termine  conservatore. E se l’agenda dice poco,ignora i Diritti e cita le Donne solo in quanto lavoratrici e dunque indispensabili all’incremento del Prodotto Interno Lordo, questi primi passi raccontano abbastanza delle future intenzioni strategiche.

 

Vero è che salita o discesa che sia,la presenza di Monti nella contesa spariglia il quadro politico quel tanto che basta  a lasciar scolorire l’attenzione sulle imprese di Grillo e sui misteri arancioni di Ingroia and co ma soprattutto – benemerita! –  sottrae il dibattito  alla mortifera deriva dello scontro diretto  tra il PD e Berlusconi, il vero spauracchio del quale, oggi è proprio la formazione che fa riferimento a Monti,unica a poter  rappresentare un’ interessante offerta politica per parte dell’elettorato che aveva fin qui scelto il PDL.

 

L’altra parte, i fedelissimi, si vedrà somministrare una campagna elettorale aggressiva, anti europeista e anti germanica – un nemico per rinserrare i ranghi sempre ci vuole –  sulla scorta di una visione del mondo all’insegna del complotto nazionale ed estero e di una serie di vaneggiamenti sulla reale consistenza della crisi,oltre naturalmente alla solita sventagliata di promesse – sempre quelle – che fin qui non è mai riuscito a mantenere. Isolato e con serie difficoltà a costruire alleanze  ma ancora bisognoso d’Immunità, sospinto dagli eventi ad occupare spazi tradizionalmente appannaggio della destra nazionalista e xenofoba,non detta più l’agenda,non ha più a disposizione sogni da distribuire  e gioca di rimessa, segnale inequivocabile che la sua stella è, comunque vadano le cose, definitivamente tramontata.

 

Se queste siano o meno le premesse per quella rivoluzione democratica auspicata da Veltroni nel suo (bellissimo) discorso di addio al Parlamento,non è dato sapere ma endorsement ecclesiastici e internazionali a parte,la presenza di Mario Monti sembra poter garantire anche  al resto quantomeno il ristabilirsi di un minimo di serietà nel dibattito.Quanto all’uso dei silenziatori,le repliche non servono, certe storture vanno raddrizzate politicamente e dunque non ci resta che sperare nel  Popolo Italiano, e alla volontà di  procedere senza indugio ai necessari chiarimenti