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Categoria: La fabbrica del cinema

Stormy Cannes

Stormy Cannes

La crisi (del cinema francese) ha tenuto banco negli articoli della vigilia  assieme all’annuncio ufficiale dell’ ingresso in recessione del Paese e ad un primo bilancio della presidenza Hollande. A dire il vero, il cinema francese con i suoi  numerosi film in sciovinistico dispiego tra competizione ufficiale,Quinzaine e Semaine sembra godere – insieme all’immancabile  cinema americano – ottima salute.Sei film ai quali aggiungere coproduzioni e partecipazioni.Come se non bastasse qualcuno ha addirittura avuto il coraggio di lamentare l’assenza di Besson, Riad Sattouf e Tavernier .Quanto al festival, venti milioni di budget di cui dieci tra contributo statale e regionale,  garantiscono  buona organizzazione e perfetta tenuta  – spari sui talk fronte mare e furti di parure milionarie sotto il naso della gendarmerie, compresi – Il resto lo fa una selezione di rassicuranti habitués – Soderbergh, Coppola, Polanski Coen  Sorrentino – che però non rinunzia ad incursioni nei territori – tradizionalmente veneziani, ahia – del cinema asiatico,africano messicano.

 

Ma… sostiene Frémaux,fascinoso délégué genéral,  che Cannes  est un bien collectif – come l’acqua, il territorio e i monumenti? –   ancorato alla propria storia e progettato per accogliere il nuovo, in cui ognuno può costruire anno dopo anno pietra dopo pietra il suo festival, et….c’est pourquoi ce festival est notre festival.(adoro queste omelie di presentazione)

 

Leo, le magnifique. Se l’è dovuta vedere con Warner Baxter, Alan Ladd e Robert Redford, miti pur sempre, anche se non propriamente indimenticabili nel rendere le mille implicazioni e sfumature di Jay Gatsby, emblema che più emblema non si potrebbe dei roaries twenties e del sogno americano : nascita ascesa e fine rovinosa, raccontata attraverso la vicenda di un romantico parvenu come da piuccheperfetto romanzo di Francis Scott Fitzgerald. E’ andata.Ma Leo è diventato talmente bravo che chi fa film con lui deve regolarsi : sceneggiatura, regia, musiche, costumi, su tutto domina  e niente sembra mai all’altezza. Il grande Gatsby, classico blockbuster di rango per aperture di festival blasonati, non è piaciuto alla critica criticante nonostante Di Caprio e una certa lodevole e rispettosa ricerca filologica,non è piaciuto il fracasso e il gran dispiego di mezzi, non è piaciuta la soluzione peraltro indovinata di sostituire il jazz con l’hip hop affidando la colonna sonora a Jay-Z, e signora (Beyoncé) più Kanye West, will.i.am, Jack White, Fergie e Florence and The Machine.Una bella ibridazione garantisce dalla noia dell’ennesimo remake ma vallo a raccontare ai puristi e ai cultori dell’ambientamento.

 

Enfants gâtés, Jeunesse Brulée, problem kids etcetc  Escludendo sociologie didascalie e ampi spiegoni  sul percome un’adolescente parigina si prostituisca dopo aver fatto i compiti o una banda  di ragazzini  di Los Angeles s’introduca nelle ville di dive e divini per violarne la privacy  appropriandosi  degli oggetti più desiderabili, i film sull’adolescenza disperata e problematica  hanno cambiato – fortunatamente per gli spettatori – faccia. Ergo si  osservano col il dovuto distacco le imprese di questi ragazzini interpretati da attori belli bravi e cinegenici evitando di chiamare in causa famiglie anaffettive, consumismi e società dello spettacolo brutte cattive e colpevoli. Oltre le visioni non si va, non lo fa Coppola col suo Bling Ring ne’ Ozon con Jeune e Jolie. Volendo potrebbe farlo lo spettatore ovvero approfittando del suo status privilegiato godersi in entrambe le circostanze epiloghi inattesi.

 

Messico senza nuvole. E se a Parigi e Los Angeles attraversare la zona d’ombra  è un’impresa più che mai disperante, figuriamoci a Guanajuato Messico dove  Amat Escalante ambienta il suo  Heli  storia di Estela la dodicenne innamorata di un giovane poliziotto che accettando di nascondere il pacco di cocaina sequestrata,salvacondotto verso  un futuro meno squallido e miserevole di quel che gli è toccato in sorte, destina se stessa e il proprio fidanzato ad un epilogo cruento.Tra polizia corrotta e malavita spietata finisce in ordalia di sangue e torture rese con insostenibile ma non gratuito realismo.

 

Trionfi la giustizia proletaria  A Touch of Sin Quattro episodi  sanguinolenti con esplosioni di collera vendicatrice avverso  neocapitalismo brutale che in Cina privatizza la miniera del villaggio, spinge a disperata immigrazione interna, introduce nefandezze quali prostituzione e corruttela. Quattro giustizieri di quattro regioni differenti reagiscono alla disgregazione e alle fratture sociali a colpi di arma da fuoco,pugnali e mazze da baseball.Girato da par suo da Jia Zhang-ke, tocco tarantiniano e tradizionale lentezza asiatica : un mix di estremo interesse

 

Arrivano i nostri. Aspettando La  grande bellezza – che già si celebra con stelle e palle  alla faccia dei divieti di scriverne prima della prémiere  –  alla Semaine de la critique ha esordito, dopo qualche anno di assenza del cinema italiano, Salvo  il  bel lavoro di  Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Salvo  ha il gran pregio di raccontare in stile western una storia di amore e di mafia non convenzionale, di avvalersi di  interpreti perfetti – Saleh Bakri e Sara Serraiocco – e di avere Daniele Ciprì alla fotografia. Happy End non zuccheroso : l’amore riscatta e vince sulla violenza.Qualche volta.

 Gran sorpresa Valeria Golino alla regia che porta nella sezione un Certain Regard – divenuta,non si sa se per caso o meno,  il gineceo del festival –  Miele, un film grossolanamente definito sull’eutanasia e che invece rivela un coraggioso punto di vista sul senso della vita.Facile appassionarsi al tema della buona morte per chi malato non ha più speranze.meno quando la morte viene invocata da chi, pur sano, della vita non sa più che farsene.Il cinema italiano ha certamente bisogno di finanziamenti ma soprattutto di coraggio.

 

Green carpet (Oh  Marion, messaggio subliminale agli estimatori) Avvertono deliziose riviste francesi di gossip  (ti raccontano che Steven Spielberg ha insistito per pagare da sé  la suite al piano terra, per claustrofobia da ascensore, del Martinez , che mamma e papà Di Caprio se la spassano tra feste e banchetti  etc)  soggiorna all’l’Hôtel du Cap da giovedì scorso anche se il suo film (treeeeeeeès attendu) The immigrant  ,è in programma per venerdì prossimo, per presenziare ad iniziative   sul consumo più responsabile – Green Carpet Challenge  si chiama la tornata di feste per celebrare la produzione di vestiti scarpe e borsette che saranno pure sostenibili dal punto di vista ecologico   ma non sempre  da quello estetico –  organizzata dal  gioielliere Chopard  e ad un  défilé Dior a Monaco.(daje con lo sponsor)

 

Wet carpet. Piove (come al solito) e fa un freddo manco fosse il Sundance. E tutti a lamentarsi del meteo e del branzino che era meglio l’anno scorso…

 

Continua….

 

(nell’illustrazione il Carlton incartato quest’anno dalla pubblicità del grande Gatsby con notevole avventore  en déshabillé à la fenêtre)

 

 

 

 Il grande Gatsby (The Great Gatsby) è un film di genere drammatico,romantico della durata di . diretto da Baz Luhrmann e interpretato daLeonardo DiCaprioTobey MaguireCarey MulliganJoel EdgertonIsla FisherJason ClarkeElizabeth DebickiAmitabh BachchanCallan McAuliffeGemma Ward.Prodotto (anche in 3D stereoscopico) nel 2013 in USA, Australia – uscita originale: 10 maggio 2013 (USA) – e distribuito in Italia da Warner Bros i

 

 

The Bling Ring è un film di genere drammatico, poliziesco della durata di . diretto da Sofia Coppola e interpretato da Emma WatsonClaire JulienKatie ChangTaissa FarmigaLeslie MannMaika MonroeNina SiemaszkoGavin RossdaleErin DanielsStacy Edwards.Prodotto nel 2013 in USA e distribuito in Italia da Lucky Red

 

 

 

A Touch of Sin (Tian zhu ding) è un film di genere drammatico della durata di. diretto da Jia Zhang-ke e interpretato da Wu JiangMeng Li,Wang BaoqiangLuo Lan-ShanZhang JiayiZhang Yang Prodotto nel 2013 in Giappone, Cina.

 

 

 

Jeune et jolie è un film di genere drammatico della durata di . diretto da François Ozon e interpretato da Marine VacthCharlotte Rampling,Frédéric PierrotGéraldine PailhasNathalie RichardLucas Prisor,Akéla SariFantin Ravat E’ anche noto con il titolo internazionale Young & Beautiful e gli altri titoli “Just 17”.Prodotto nel 2013 in Francia.

 

 

 

Miele è un film di genere drammatico della durata di . diretto daValeria Golino e interpretato da Jasmine TrincaCarlo CecchiLibero De RienzoVinicio MarchioniIaia ForteRoberto De FrancescoBarbara RonchiMassimiliano Iacolucci, CLAUDIO GUAIN, Elena Callegari.
E’ anche noto con gli altri titoli “Vi perdono”.
Prodotto nel 2013 in Italia, Francia e distribuito in Italia da Bim Distribuzione

 

 

Heli è un film di genere drammatico, thriller della durata di . diretto daAmat Escalante e interpretato da Armando EspitiaLinda GonzálezJuan Eduardo PalaciosAndrea Vergara.
Prodotto nel 2013 in Francia, Germania, Messico, Olanda.

 

 

 

Salvo è un film di genere romantico diretto da Fabio GrassadoniaAntonio Piazza e interpretato da Luigi Lo CascioSaleh BakriSara Serraiocco,Redouane BehacheJacopo Menicagli.
Prodotto nel 2013 in Italia.

 

 

 

Atmosfere curiali e vedovili (a tempo di rock)

Atmosfere curiali e vedovili (a tempo di rock)

C’era una volta la Democrazia Cristiana .Qualcuno con riferimento ai recenti fatti dirà ” ma c’è ancora” .Non date retta. La storia ultimamente non riesce a ripetersi nemmeno in forma di farsa : la DC finì col settimo mandato del Divo Giulio. Che se ne è andato proprio oggi a distanza di quattro anni da questo appunto di Cannes 2008 il 25 di maggio,  quando cioè Sorrentino con il Divo  e Garrone con Gomorra riuscirono nell’impresa di renderci entusiasti. Che film si fanno in questo Paese,alle volte :

 

 

 

 

Chissà il divo Giulio, quello vero, cosa penserà di questo inatteso successo del film di Paolo Sorrentino. Dell’anteprima di Roma, privatissima – tre,  forse quattro persone – si sa che è rimasto fino alla fine della proiezione ma che si è indispettito non riconoscendosi –  troppo cinismo – nel personaggio interpretato da Toni Servillo.

 

E pensare che Sorrentino al biopic,  all’inchiesta, alla stesura da  fim politico convenzionale, ha preferito l’astrazione, puntando direttamente a definire dell’uomo politico, un ritratto grottesco, mefistofelico e surreale. Una metafora del potere come si conviene al personaggio in questione che però riesce a non essere egualmente  generica e di maniera. Una scelta questa che sottrarrà, di sicuro, consenso almeno da parte di chi si aspettava un’ elencazione di fatti, qualche rivelazione e magari un giudizio sulla colpevolezza o l’innocenza.

 

Sorrentino del resto, di tutti i registi della sua generazione è il più innovatore, vuoi per tematiche, che per uso spericolato della macchina, il suo cinema è bellissimo dal punto di vista estetico e assai  curato ma non ammicca mai allo spettatore con l’offerta di soluzioni facili o ruffianesche. Qui abbiamo per sovrapprezzo un ritmo incalzante scandito  da mirabolante colonna sonora che a tratti segna l’andamento da clip rockettara.

 

Ma un’altra grande metafora – Todo modo – di Elio Petri, è nascosta tra le pieghe di questo film  che seppur non manifestata sottoforma di esplicita citazione ne incarna pienamente lo spirito. Il periodo che va dal 1991, data di avvio del settimo mandato da presidente del consiglio, al 1995 col processo di Palermo per collusioni mafiose, è quello che segna il declino della DC, dal punto di vista narrativo è il momento più denso di opportunità per raccontare, con la fine di un’ epoca, di mafia, strategia della tensione, omicidi eccellenti, in un intercalare di flash tra orribile passato e non meno orribile lascito nel presente, lasciando libero lo spettatore di riannodare tutti i fili della trama. 

 

Il film si apre con un ralenty, i fedelissimi Paolo Cirino Pomicino, Vittorio Sbardella, Franco Evangelisti, Giuseppe Ciarrapico, Salvo Lima, avanzano circondando il Capo, ignari  del terremoto che sta per travolgere la Prima Repubblica. Prologo di grande impatto. Ma di tutta quella lieta brigata, solo il Divo Giulio si salverà. Epilogo non meno drammatico.A Sorrentino va dato merito del tentativo riuscito di reinventare il cinema politico o civile e del duplice coraggio sia nel portare sullo schermo un potente (e vivente) uomo politico sia della scrittura anticonvenzionale . Efficace – al solito – interpretazione di Toni Servillo : inespressivo, silente, impassibile, rigido, ingobbito, notturno, più diabolico che mai e delle sue mani. Parlanti. (nelle interviste, sia Servillo che Sorrentino, hanno citato Giorgio Manganelli al quale si deve l’espressione curiale e vedovile riferita all’atmosfera di un congresso Democristiano. Il libro da cui è tratta si chiama Mammifero Italiano)

(Sed, 25 maggio 2008)

 

 

Il Divo è un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo. Genere Drammatico, colore 110 minuti. – Produzione Italia 2008. – Distribuzione Lucky Red

The Grimley Colliery Band

The Grimley Colliery Band

 

 This band behind me’ll tell you that that trophy means more to me than owt else in the whole world. But they’d be wrong! Truth is, I THOUGHT it mattered. I thought that MUSIC mattered. But does it bollocks? Not compared to how people matter. Us winning this trophy won’t mean bugger-all to most people. But us refusing it – like what we’re going to do now – well, then it becomes news, doesn’t it?

 You see what I mean. That way, I’ll not just be talking to myself, will I? Because over the last ten years, this bloody government has systematically destroyed an entire industry. OUR industry. And not just our industry – our communities, our homes, our lives. All in the name of “progress”. And for a few lousy bob. I’ll tell you something else you might not know, as well. A fortnight ago, this band’s pit were closed – another thousand men lost their jobs. And that’s not all they lost. Most of them lost the will to win a while ago. A few of them even lost the will to fight. But when it comes to losing the will to live, to breathe, the point is – if this lot were seals or whales, you’d all be up in bloody arms. But their not, are they, no, no they’re not. They’re just ordinary common-or-garden honest, decent human beings. And not one of them with an ounce of bloody hope left. Oh aye, they can knock out a bloody good tune. But what the fuck does that matter?

And now I’m going to take my boys out onto the town. Thank you.

 

Grazie, signora Thatcher (Brassed Off) è un film di genere commedia della durata di . diretto da Mark Herman e interpretato daPete PostlethwaiteTara FitzgeraldEwan McGregorStephen TompkinsonJim CarterPhilip Jackson.
Prodotto nel 1996 in Gran Bretagna, USA.

Voilà l’affiche (pour faire tourner les têtes)

Voilà l’affiche (pour faire tourner les têtes)

 

( si, lo so che è presto per aprire il tag ma tanto per ingannare il tempo con qualcosa di lieto)

 

L’affiche in questione è quella di Cannes 2013 che rende omaggio all’inossidabile sodalizio artistico – coniugal – etero – amoroso tra Joanne Woodward e Paul Newman qui ritratti durante le riprese del film di Melville Shavelson A new kind of love  ( da noi diventò  Il mio amore con Samantha ).

 

Sfondo cinetico a cura dell’agenzia parigina Bronx pour faire tourner les têtes attraverso  l’illusione del movimento circolare che rafforza l’effetto cinematografico e ricorda, secondo i romantici curatori del sito ufficiale di Cannes 2013 ,  le tourbillon de l’amour, mentre la vision de ces deux amoureux pris de vertige et perdant tout repère appelle à vivre le cinéma comme un désir sans fin (i francesi, si sa).

 

Svelato ogni mistero sull’affiche,  resterebbe aperto il caso del calzino corto. Ovvero di come un indumento altrimenti raccapricciante possa passare inosservato se chi lo indossa è un maschio bello, bravo e sexy (il sussulto ormonale,si sa).

 

 

Ulcéré….

Ulcéré….

 

 

Magari Ayrault,in quanto primo ministro, ha esagerato  nel definire minable – patetico –  il Depardieu esule per ragioni fiscali con code di interviste e polemiche a non finire sul cattivo esempio socialista di perseguitare i ricchi costringendoli alla fuga verso paesi dall’erario più condiscendente. Come la Russia di Putin, non un grande esempio di democrazia ma pronta e generosa a distribuire asilo, passaporti e cariche da ministro della cultura al primo Gérard che passa.

 

Tutta colpa di quello che in Francia avevano chiamato contributo eccezionale di solidarietà. Sarebbe consistito – dopo il parere negativo della Consulta che ne ha evidenziato la mancanza di progressività, si aspetta la presentazione di una nuova stesura  –   nel tassare una percentuale  pari  al 75% della parte di reddito eccedente il milione di euro. Per soli due anni. Un’una tantum insomma ma talmente intollerabile  da far maturare la decisione di restituire il passaporto con animo esulcerato in lettere d’addio grondanti amor patrio vilipeso e frustrato.


E infatti Gérard, 170 film e due César, in quarantacinque anni  è stato Danton,  Cyrano, Tartuffe, Vatel, Fouchè, persino Obelix. Versatile, eclettico, vagamente sopra le righe ma sempre in perfetta sintonia con lo spirito gallico che è si è detto orgoglioso di incarnare. Il cinema francese gli deve molto.

 

Ma assai di più Gérard Depardieu deve al cinema francese e ai  governi che nei  quarantacinque anni  di carriera si sono susseguiti e che per il tramite di una legislazione modello hanno investito in cultura e in cinema senza mai tagliare un centesimo al generoso contributo di Stato.Nemmeno in periodi di crisi come quello che sta attraversando l’ Europa. Qui da noi,tanto per dire , attori, registi sceneggiatori una simile attenzione  se la sognano.Qui da noi, Gérard non avrebbe realizzato nemmeno la metà della sua straripante filmografia.

 

 

E allora, quale miglior gesto patriottico di un artista che restituisce al proprio paese un po’ della fortuna che quello stesso paese gli ha consentito di mettere insieme? Più opportuniste che minable, Obelix preferisce una carriera da être libre che desidera rimanere poli e questo non gli si può che augurare,  in particolare nel paese delle spropositate ricchezze,del bavaglio alla libertà di espressione e del carcere ai dissidenti.

 

 

 

Tristissima immagine AFP da Libération