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Categoria: La fabbrica del cinema

Noi, dolce parola. Noi credevamo…

Noi, dolce parola. Noi credevamo…

Differentemente dai libri di scuola, dalla Versione Ufficiale e dal presumibile spirito di  celebrazioni a venire, il cinema con Blasetti, Vancini, Rossellini, Lizzani, Visconti, Soldati, Taviani,  aveva già fatto del Risorgimento l’occasione di un racconto antiretorico e senza rimozioni.


Declinando in chiave di rivoluzione tradita, il tema della Storia che logora i Valori, mutando in Male anche l’azione più nobile, Mario Martone si inserisce nel tracciato dai predecessori col suo Noi credevamo, film in parte tratto dall’omonimo libro di Anna Banti e che, tra gli altri, vanta il merito, di averne ben individuato lo spirito.

Risultato : quasi tre ore di grande cinema rigoroso ed emozionante per questa vera e propria Nascita di una Nazione, raccontata attraverso le vicissitudini di tre giovani patrioti del Cilento, disposti a tutto pur di perseguire l’Utopia unitaria. ( la visione meridionalista, unica possibile, a proposito di rimozioni ed omissioni, costituisce valore aggiunto all’intero lavoro. )


Storia che giunge a proposito – non solo degli anniversari – per una migliore comprensione di insospettabili dinamiche del presente. L’Italia di oggi gretta superba ed assassina, per dirla con Anna Banti, è nata non tanto – o non solo –  da acute trame diplomatiche, epiche battaglie e Contesse di Castiglione – finalmente assente assieme a suo cugino il Conte –  ma da atti veri e propri atti terroristici, stragi, complotti, tradimenti, sospetti e grandi trasformismi.

Film corale nel senso stretto del termine e cast superlativo, affresco marcatamente contraddittorio tra racconto di ciascuna visione dell’Ideale e anacronismi disseminati per tutto lo svolgersi della narrazione. Il miglior film italiano di Venezia 2010 e, in genere, di quest’anno.


Ma io non conto, eravamo tanti, eravamo insieme, il carcere non bastava; la lotta dovevamo cominciarla quando ne uscimmo.

Noi, dolce parola

Noi credevamo

Anna Banti – Noi credevamo. Mondadori





Noi credevamo è un film di Mario Martone del 2010, con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Guido Caprino, Renato Carpentieri, Ivan Franek, Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Stefano Cassetti. Prodotto in Italia, Francia. Durata: 204 minuti. Distribuito in Italia da 01 Distribution



Marcello

Marcello

I significati sono tanti. Il cuore del film tradotto in parole povere eccolo qua :


Vogliamo avere un po’ più di coraggio? Vogliamo piantarla con le fregnacce, le illusioni sbagliate, i qualunquismi, le passioni sterili? E’ tutto rotto. Non crediamo più a niente. E allora?


Tutto questo detto virilmente, senza nostalgie . Cosa può fare Marcello, il protagonista del film? In questa domanda è già implicita una risposta : può guardarsi intorno con occhio asciutto e con amore.


E con una certa misura di divertimento nel vivere. In fondo è lo stesso discorso di altri miei film. Qui è più chiaro, diretto, non ci sono personaggi favolosi o tipi eccezionali. Altre volte il mio rapporto con l’uomo poteva essere visionario o discutibile.


Qui Marcello è un uomo vero, un tipo come tutti.


Tullio Kezich Noi che abbiamo fatto La dolce vita Sellerio 2009 ( intervista a Federico Fellini)

Abandonnez les vieilles methodes !

Abandonnez les vieilles methodes !

Vince il film più eccentrico  – E povero, altro che sperticarsi  della critica criticante  con lo spleeeeeeeeeeendido bianco e nero. Non c’erano quattrini per il colore e basta –  più macabro e irriverente e, checchè se ne dica, lontano dall’eutanasia intesa come nobile tema di dibattito o riflessione.


Qui si può desiderare la morte se si è malati terminali ma anche  cronicamente depresssi, falliti, ipocondraici o più semplicemente perchè si è perduta la voce.


A tutti il Dr Kruger con la sua lussuosa struttura ospedaliera in mezzo ai boschi, offre assistenza medico – psichiatrica nel trapasso. Salvo che le cose non prendano una piega diversa causando intoppi nella programmazione del Finale.


La morte, com’è stato scritto, non tollera costrizioni e vuol per forza colpire a caso? Bah. Preferisco la lettura del regista Olias Barco –  entusiasta, un raggio di sole –  che ritirando il premio ha esclamato ” Un film punk, votato da una giuria punk !”.


E in effetti ho sempre pensato anch’io che l’Aspesi, la Sviblova, Castellitto ma soprattutto Edgar Reitz….


(Onore al merito di Zazie de Paris con la sua memorabile Marsigliese)

Kill Me Please è un film di Olias Barco del 2010, con Aurélien Recoing, Benoît Poelvoorde, Saul Rubinek, Virginie Efira, Bouli Lanners, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Zazie De Paris, Muriel Bersy, Nicolas Buysse. Prodotto in Francia, Belgio. Durata: 95 minuti.


A tale of sex, money, genius, and betrayal

A tale of sex, money, genius, and betrayal

Titolo e sottotitolo del libro di Ben Mezrich erano già perfetti, sembravano studiati apposta per il cinema. Soprattutto per i trailers :


The accidental Billionaire . The founding of Facebook. A tale of sex, money, genius, and betrayal


Alla fine però ha prevalso il meno sensazionale The social network, mentre gl’ingredienti classici della narrazione per tutti i gusti, sono stati sostituiti  da You don’t get to 500 million friends without making a few enemies, tagline che nei manifesti  si sovrappone all’ aria caruccetta e preoccupata di Jesse Eisenberg, uno che più Zuckenberg di così, non avrebbe potuto essere.


Non a caso il vero Zuckenberg, dopo un primo interesse, ha snobbato l’impresa. Troppo romanzata per i suoi gusti. Del resto uno che l’ha sfangata con un semplice esborso ad un processo sui diritti d’autore, ha bisogno di favorevoli certezze, tesi definite, mentre qui il regista sostiene di aver costruito l’impalcatura  del film addirittura su Rashomon, modello affascinante ma che inevitabilmente rivitalizza i torti e le ragioni messi a tacere dalla Penale.

Detto questo, i modelli, sempre secondo regista, non si fermano a Kurosawa, ci sono anche Orson Welles di Quarto potere ,  Animal House e il Grande Gatsby .


La storia dunque c’è, ricca e articolata  e molto american way, tra Harvard, Silicon Valley e studi legali, dove alla faccia del network sociale si confrontano antichi e persistenti rapporti gerarchici e  di classe.


Resta un  mistero : come è potuto accadere che tra un autore, Aaron Sorkin, mago di sceneggiature  molto dialogate  e  un regista David Fincher, artefice di film assai movimentati, si potesse determinare un’amalgama così ben riuscita, ma questo è esattamente il segreto del film  : ritmo frenetico  – si raccomanda il massimo della concentrazione da parte dello spettatore –  sostenuto brillantemente dalla colonna sonora dei Nine Inch Nails, e dialoghi taglienti.


Spunti a volontà, più o meno scontati : dal nerd che inventa la socializzazione a livello planetario – il meno interessante – ad un veritiero ritratto  dell’America – Bush jr, anno 2004  – isterica, vagamente misogina, sempre impegnata in un conflitto ( nel caso, quello bosniaco).


Alla fine un’idea si fa strada, e cioè che da un virtuale concorso di bellezza per studentesse di Harvard, a Facebook, il passo sia meno breve di quel che voglia sembrare.




The Social Network è un film di David Fincher del 2010, con Jesse Eisenberg, Justin Timberlake, Joseph Mazzello, Andrew Garfield, Rashida Jones, Brenda Song, Rooney Mara, Bryan Barter, Joseph Mazzello, Brenda Song. Prodotto in USA. Durata: 120 minuti. Distribuito in Italia da Sony Pictures Releasing Italia