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Categoria: La fabbrica del cinema

Being a scot

Being a scot

You just fulfilled the first rule of law enforcement: make sure when your shift is over you go home alive. Here endeth the lesson

(  Malone in The Untouchables  Brian De Palma 1987 )

Roma 329446

Roma 329446

Hai visto l’Eclisse? Io ci ho dormito. Una bella pennichella. Bel regista Antonioni. C’ha una Flaminia Zagato. Una volta sulla Fettuccia di Terracina m’ha fatto allungà il collo.


 

Il primo post sul cinema del vecchio blog trasloca qui per ricordare Gassman e la Commedia all’italiana che molto deve a lui e al maestro Risi. Non c’è inquadratura, passaggio del dialogo, riferimento, oggetto di questo film che sia lasciato al caso e che non definisca minuziosamente l’epoca – anzi l’anno preciso, il 1962 –  in cui è stato prodotto. Dalla Lancia Aurelia B24 col famoso clacson , alla mia città il giorno di Ferragosto – mai più così deserta – a quel che si diceva dei film di Antonioni, alla Fettuccia di Terracina, il rettilineo su cui si scioglievano le macchine all’epoca in cui l’Autostrada del Sole e gli autovelox erano di là da venire.


 

 

Il sorpasso è un film di Dino Risi del 1962, con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Luigi Zerbinati. Prodotto in Italia. Durata: 105 minuti.

 

 

 

Che bello Diego

Che bello Diego

Sono un idealista. Per me Maradona sarà sempre più grande dell’effetto che le droghe hanno avuto su di lui. È un artista. Essere un artista significa andare al di là dei propri limiti. Questo non ha nulla a che vedere con questa società che ti mette su un piedistallo per poterti poi distruggere e seppellire.

Emir Kusturica


Che dire. Intanto varrebbe la pena di fermarsi di più sulle idee espresse dal  gioco di questo rinato CT al suo – vittorioso – esordio mondiale, piuttosto che inondare pagine e pagine col suo fresco di lana grigio,  cravatta in tinta, diamanti ai lobi, rosario d’argento intrecciato tra le dita ed orologi  – due, classici di chi tende ad essere ritardatario –



Ma tant’è, quando c’è di mezzo lui, pare proprio che delle note di cosidetto  colore non si possa fare a meno. Ovviamente Diego ci conta anzi ci giobba, come si conviene ad ogni autentico mito popolare, oggetto di venerazione e di culto, con chiese, battesimi, avemarie e liturgie a lui dedicate. La Iglesia maradoniana, infatti,  non è certo un’invenzione del regista Kusturica.  E conta migliaia di fedeli.


Dunque l’apparizione – per rimanere in tema  –  di Maradona riscalda un mondiale – almeno per il momento –  piatto.  Con l’apprensione, l’entusiasmo, la spavalderia di sempre e quel dare diligentemente spazio – non è da tutti –  all’imprevedibile Messi. E anche se non tutto ha funzionato a dovere ..beh qualcosa di buono si è pur visto.



Due anni fa a Cannes, il documentario Maradona presentato nella selezione ufficiale ma fuori concorso – quindi con tanto di conferenze stampa, esclusive, monteé e feste, il tutto  col pallone al piede –    affiancando le immagini dei film di Kusturica a quelle di repertorio e non, sulla carriera di Diego,  metteva insieme due talenti in qualche modo simili. Una lunga rievocativa confessione, senza nulla omettere, comprese ovvietà – pensate che giocatore meraviglioso sarei stato, senza questa mia maledizione irresistibile – .

Da ri-vedere, ri-conducendo il tutto alle immagini recenti di Johannesburg. La storia (o la leggenda, come si dice in questi casi) continua.

Maradona di Kusturica è un film di Emir Kusturica del 2006, con Diego Armando Maradona, Emir Kusturica. Prodotto in Francia, Spagna. Durata: 90 minuti.

Qu’arrive-t-il à mes yeux ?

Qu’arrive-t-il à mes yeux ?

Mentre le previsioni – che quasi mai c’azzeccano –  davano per certi  Mike Leigh o Alejandro González Inarritu, Apichatpong Weerasethakul –  niente paura, il critico cinematografico di Libération assicura che Apichatpong  è da tutti chiamato Joe –  col suo Uncle Boonmee who can recall his past lives si è aggiudicato la  Palma d’oro di quest’anno.


Meritato omaggio al cinema-cinema o al cinema puro, come viene altrimenti definito, per questo film misterioso sul ritorno ai luoghi d’origine di Bonomee, il protagonista, cui rimane poco da vivere  e – proprio come in un film – tra fantasmi e apparizioni, rivive le sue vite passate. Bello per immagini, mistico e delirante quanto è bastato per essere nelle corde di Tim Burton assai più di quanto Another year o Biùtiful potessero.


Ma il viaggio a ritroso non prescinde dal Presente – ne’ da tristi presagi per il futuro – che si manifesta attraverso le immagini di uomini armati o nel racconto dell’occupazione militare di un villaggio negli anni 60.



La Thailandia ha spiegato il regista è un paese violento sotto apparenze tranquille, dominato dalla mafia e da un governo che adotta tecniche di censura vietando tutto ciò che minaccia la sicurezza nazionale.Era inevitabile che la situazione esplodesse perchè ci sono troppe disparità sociali.


Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives è un film di Apichatpong Weerasethakul del 2010. Prodotto in Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna. Distribuito da Bim . Durata: 114 minuti

Malgré la classe dirigeante

Malgré la classe dirigeante

Un premio anche per Noi, visto che Elio Germano, miglior attore con La nostra vita, il suo lo ha generosamente dedicato agl’italiani nonostante la classe dirigente che si ritrovano.


E siccome la Palma è a pari merito con Xavier Bardem per Biùtiful, Giustizia può dirsi fatta.