Terminata la campagna elettorale più becera e inutilmente aggressiva – ci sono stati momenti al cospetto dei quali la Propaganda Fide con la minacciata riconversione delle Sacre Fontane, è sembrata un miracolo di raffinata sottigliezza – degli ultimi decenni, non resta che augurare la buona sorte ai candidati del centro sinistra e agli elettori di quelle città che nel caso disgraziato di riuscita dell’avversario, rischiano di continuare ad avere a che fare con l’Indifferenziata per molto altro tempo ancora.
Vale per Napoli, ma soprattutto per Milano dove magari si separano i rifiuti un po’ di più, ma la cultura espressa dalla classe dirigente – in uscita, si spera – ha molto a che vedere con antiche discariche mentali nelle quali resistono, galleggiando, rifiuti tossici ad alto rischio : fobie, separatismi e intolleranza.
Pare impossibile che il governo nelle metropoli del futuro possa essere fondato su sentimenti così antistorici e nell’ignoranza di quel che succede oltre i confini del piccolo mondo. Un sindaco, in tal caso, non varrebbe un altro : Expo, appalti, termovalorizzatori, municipalizzate, in teoria, chiunque può metter mano con successo a partite che richiedono onestà, pulizia e competenza. Ma così privi del senso dell’altro ovvero senza la minima ombra di rispetto per le persone, non si va lontano. E questa carenza i candidati della Destra hanno mostrato puntualmente, in ogni espressione, anche la più piccola, della brutta campagna elettorale appena terminata.
Poi ci si può divertire quanto si vuole – ridicoli, reazionari, ignoranti ed eternamente di quell’ en beautè fondato sulla maglietta in tinta con l’orecchino che non se ne può più – e lo abbiamo fatto un po’ per esorcismo e un po’ per non morir, con le aggettivazioni, le spiritosaggini, le battute e il resto, ma non si può negare che il quadro che si è delineato nell’arco di questi mesi, sia tragico.
De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano. Magari non basta a segnare l’inizio di una nuova era ma di sicuro servirebbe a ricominciare con animo diverso.
Nell’illustrazione la sala di preghiera della Moschea di Roma ai Monti Parioli costruita con annesso centro di cultura islamico, biblioteca e minareto (senza altoparlanti) su di un terreno donato dai cittadini romani – all’epoca guidati da una giunta non particolarmente illuminata ma rispettosa della libertà di culto – e dove, ancor oggi i rappresentanti della municipalità, sono di casa.