Sfogliato da
Anno: 2007

Com’era laica la mia valle

Com’era laica la mia valle

CampSenza il voto dei comunisti, naturalmente,la legge [ Fortuna – Baslini – sul divorzio] non sarebbe mai stata approvata,ma i dirigenti delle Botteghe Oscure, Enrico Berlinguer in testa,erano ancora convinti  che la maggioranza del paese ed in particolare i suoi ceti popolari,fossero sostanzialmente indifferenti al problema.Valeva la pena per una questione tutto sommato marginale,andare incontro alla sicura ostilità dei cattolici e della Chiesa? L’interrogativo si propose,in modo quasi drammatico, quattro anni dopo [ cioè nel 1974 ],di fronte alla prova del referendum sul divorzio ,promosso dalle più retrive organizzazioni cattoliche e sostenuto con grande vigore polemico ,da Amintore Fanfani all’epoca segretario della DC .Evitare il Referendum fu per molti mesi la preoccupazione principale delle Botteghe Oscure ,anche a costo di rivedere la legge,anche a costo di escluderne i matrimoni religiosi,a qualunque costo.Si consultarono famosi giuristi,si consultarono alti prelati,alla ricerca di una soluzione possibile….

Miriam Mafai . Botteghe Oscure Addio. Edizioni Mondadori

Nei passaggi successivi del capitolo L’amore al tempo della guerra fredda di questo suo bel libro, Miriam Mafai, racconta come la battaglia divorzista all’interno del partito fu sostenuta da un drappello di donne assai determinate,  Adriana Seroni,  Giglia Tedesco ed altre, che riuscirono a fatica ad imporre il proprio punto di vista in un susseguirsi di riunioni agitatissime al limite dello scontro fisico.Non posso ricordare  il clima che accompagnò l’approvazione della legge Fortuna Baslini ma ho ben chiaro nella memoria quello  in cui si svolse la battaglia per il Referendum.Ieri l’altro la stessa Mafai in un articolo su Repubblica (Prima sconfitta del Partito Democratico) con riferimento esplicito alla mancata approvazione della delibera di iniziativa consiliare sui Registri delle Unioni di Fatto, ha rilevato come quarant’anni fa, conquiste civili si fossero ottenute nonostante la contrarietà della Chiesa e come quella stagione, probabilmente alle spalle,sia da ricordare con nostalgia. Con tutta la buona volontà  a me pare che allora come ora, il concetto di laicità fosse ancora di là da introiettare e che leggi come quella sul divorzio o sul controllo delle nascite (entrambe sottoposte, successivamente alla loro approvazione, a Referendum abrogativo in   un iter complessivo tutt’altro che piano ) fossero più l’esito di un clima di consociativismo, qualcosa dunque di ben distante da una vera e propria  concezione laica della politica. Come è possibile rimpiangere  un’epoca  contrassegnata dai moralismi più disparati? E a parte una consistente differenza di scenari che si muove tra il concetto di  divorzio e quello delle unioni di fatto, siamo inoltre così convinti che il tema delle unioni omosessuali che tanto divide le forze politiche non rifletta una divisione che esiste anche nella Società Italiana , forze progressiste comprese? Vero è che sui fronti interni si dibatteva con altro spirito . Le campagne referendarie di allora risentirono beneficamente delle perplessità berlingueriane e nel contempo conservarono la forza di Adriana e delle compagne.Erano prive di riferimenti simbolici e di provocazioni. Senza negare il dramma che sottende il fallimento di un’unione, ci si batteva per i minori,per le donne,per la possibilità di scegliere e , puntando dritto al cuore delle cose e al risultato, si vinse rivolgendo la vis polemica tutta all’esterno.Come si conviene in una contesa. Era spirito laico? Forse, ma soprattutto era un mettere la Politica al centro dell’attenzione.Oggi ci disperiamo per un decreto “antiomofobia" che inserito come i cavoli a merenda, in un pacchetto sicurezza, puzza di merce di scambio ( e non di mediazione) lontano un miglio e per il Registro delle unioni di fatto che pur non migliorando di un millimetro le condizioni di vita degli interessati è stato utilizzato da una parte politica  come un corpo contundente da far esplodere in un settore del proprio stesso campo. Nessuno dice che a Roma asili ,trasporti e mense scolastiche  sono anche per coppie non sposate e non da un giorno. Ma non importa che entrambi i provvedimenti invece che essere improntati ad un Criterio di Utilità siano ridotti ad essere assunti semplicemente a  simboli . E’ politica questa? E’ un gesto politico rifiutare l’Ordine del Giorno che sollecita il Parlamento a deliberare sui CUS? E’ stato avveduto in assenza di maggioranza certa, comunque proporre la delibera istitutiva del Registro delle Unioni?Tutto quello che abbiamo ottenuto attraverso quella forzatura è stato non deliberare su un bel nulla.Siamo usciti dall’aula di Giulio Cesare così come eravamo entrati : Niente di fatto: Laici certo non lo siamo di più, a partire dalla gestione dei rapporti tra componenti una stessa coalizione una parte della quale, preferisce evidenziare le lacerazioni interne al PD piuttosto che lavorare al raggiungimento dell’Obiettivo. Messa così come è stata affrontata in Consiglio Comunale a Roma , la questione si risolve ad un problema di maggioranza e minoranza.Non abbiamo i numeri. Magari è il caso di cominciare a reperire i consensi  intorno ai temi che ci stanno a cuore. Altrimenti non vince nessuno.Men che meno la laicità.

Ore 17.45 : Il boia che molla

Ore 17.45 : Il boia che molla

 

Alle 11,45 ora di New York, le 17,45 in Italia, dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico,l’assemblea generale dell’ONU ha approvato la moratoria contro la pena di morte nel mondo. Alla fine i voti a favore sono stati cinque in più rispetto alle previsioni più ottimistiche Soprattutto, è stata superata agevolmente la soglia «psicologica» dei cento sì che conferisce al provvedimento maggiore forza .(E per festeggiare, noi qui abbiamo acceso il Colosseo)

 

Pena di morte 310974043_29dda9b1ca

Il diavolo .Probabilmente.

Il diavolo .Probabilmente.

Un viaggio esoterico che comincia  con l’annuncio ad un pastore dormiente e si conclude con un altro pastore che è la personificazione della Meraviglia, a braccia spalancate  innanzi  ad una visione soprannaturale , comporta necessariamente un percorso disseminato di spiritelli e figure demoniache che talvolta si manifestano sotto forma di personaggi dall’apparenza innocua,altre volte occupano posti di rilievo, come per esempio nel  caso indicato qui sotto :  la grotta che secondo le più disparate  interpretazioni  rappresenta,il punto di contatto con gl’inferi ma  anche la linea di demarcazione tra sacro e profano, bene e male, razionale ed irrazionale , ospita nella parte inferiore nientemeno che il demonio in persona.

presepe1403

Ma non basta, quando meno te lo aspetti il diavolo può spuntare persino lungo il tragitto destinato al corteo dei Mori. Siamo lontani dalla visione ingenua e sorridente dei pastorelli che rendono omaggio al Divino Bambino della mangiatoia.Qui il percorso è costellato di dolore – la strage degl’innocenti è un momento di crudeltà e di violenza inauditi nella rappresentazione dei soldati che squartano le piccole vittime sotto gli occhi di  Erode  che domina la scena dal suo castello in cima ad un’alta collina e poi ancora schiere di mendicanti storpi , osti, monaci, zingari, c’è tutta un’umanità carica di simbologia pagana adattata al cristianesimo a compiere questo viaggio verso il riscatto. Poveri che percorrono strade analoghe a quelle  dei cortei regali ,insiemi che sono retaggi di antiche quadriglie carnevalesche e processioni medievali : il tutto concorre ad una dimensione metastorica in cui non vale la pena di stare a sindacare se sia congrua o meno la presenza di odalische vestite da dame seicentesche o se fosse o meno nota, la pesca con la mosca nella Galilea di Gesù. Soprattutto l’intera rappresentazione vive nel segno  di un ‘ ambivalenza continua : nel Bambino che nasce povero ma è Re, nella cometa che indica la strada, illumina il cammino ma è anche  presagio di sventure,nella vergine partoriente , negli Innocenti comunque Giustiziati.Come se da questa nascita  che avviene in un clima di Ordine sovvertito, ci si aspettasse l’avvio di una sorta di altro  Ordine delle Cose. E il diavolo perennemente in agguato probabilmente è un monito, un avvertimento.Un indizio di difficoltà disseminato sul percorso.

Coco (Profumo & Castigo)

Coco (Profumo & Castigo)

L’immagine di Gabrielle Coco Chanel cominciò ad appannarsi nel 1936 quando la crisi economica e sociale che sconvolse la Francia, raggiunse la Chanel Modiste che nella sua sede al 31 di rue de Cambon, impiegava oltre 300 addette. Del tutto inaspettatamente una mattina di giugno, sulla facciata dell’edificio comparve uno striscione con la scritta “occupato".Il confronto con le dipendenti che rivendicavano più correttezza e salari adeguati  fu molto duro. Allo scoppio della guerra, quando le cose sembravano essersi risolte, Mademoiselle si vendicò, chiudendo l’atelier senza apparente motivo. Fu però l’inizio di una parabola discendente che la vide prima dedicare la propria esistenza a quel che rimaneva della mondanità parigina, poi dal 1943, ossessionata da un possibile ruolo da ricoprire nella risoluzione del conflitto cercò in tutti i modi d’incontrare Churchill che era un suo vecchio amico, per convincerlo ad accettare colloqui anglo tedeschi. Nonostante l’avallo di Himmler, ottenuto tramite il suo amante l’ufficiale tedesco Von Schoenbeck,l’Operazione Cappello pur curata nei minimi particolari,non riuscì.In compenso gli ozi del Ritz  e le affettuose amicizie con i diplomatici tedeschi , le costarono, all’indomani della liberazione, il marchio più infamante : quello di collaborazionista.Seguirono la prigione, il discredito e l’abbandono degli amici di sempre.Solo nel 1954 fu possibile rimettere in piedi l’atelier ma la cerchia di amici si era irrimediabilmente assottigliata,un po’ per i suoi trascorsi,un po’ per il carattere che con il passare del tempo era divenuto insopportabile.

coco apartments 1445996645_2c3e1a83c5_oUna bella biografia racconta la vicenda di Mademoiselle ed è di Paul Morand, l’Allure de Chanel ,tradotta in Italia da Maurizio Ferrara e intolato  Chanel ,Morand che conosceva assai bene Gabrielle, sostiene che in lei  la sofferenza segreta era un tutt’uno con l’arrivismo sociale dato da infanzia oscura, vissuta tra orfanatrofi e cittadine di provincia con lavori umilianti e malpagati  e come  queste tristi esperienze si risolvessero nel desiderio di far male, una sorta di  bisogno di castigare, alludendo con ciò anche alla rivoluzione operata nel Costume attraverso l’invenzione di abiti dall’aria dimessa, destrutturata soprattutto se  paragonati a quelli che la moda imponeva in quegli anni e in un atteggiamento senza scrupoli e riguardi che si divertiva a inventare la povertà per miliardari  e la semplicità dispendiosa. Che dire poi del rivoluzionario Numéro 5, un profumo totalmente chimico,costruito in laboratorio negli anni 30 e per di più da un’azienda non professionalizzata,non dedicata  cioè esclusivamente al Profumo come era d’obbligo allora.Uno schiaffo ai Nasi di Francia,  alle tonnellate di gelsomini, iris e rose messi a macerare per confezionare le essenze tradizionali.La definizione di  angelo sterminatore dello stile del diciannovesimo secolo , per dirla ancora con il suo amico Morand, allora le si attaglia. E probabilmente anche nel rapporto ambiguo con il nazismo ci sono tratti di segreto e inconfessato  revanchismo rispetto a quegli amici, da Cocteau a Colette a Paul Reverdy che formavano il Gruppo dei 6 e che, dopo la prima guerra mondiale l’avevano introdotta nel bel mondo,sostenendo di fatto la sua ascesa, un evento  senza precedenti. Gabrielle Chanel morì l’11 gennaio 1971 dopo aver riportato in auge la sua azienda e la sua griffe. Si trovava  nella sua mansarda al Ritz dove  visse oltre quarant’anni  e dove ancora sono custoditi  i suoi arredi sfarzosi .Era una domenica,il giorno più odiato da questa donna per la quale il lavoro era diventato la sola ragione di vita. Il giorno in cui capitava  talora d’incontrarla sola su una panchina dei giardini del Palais Royale,sotto le finestre dietro le quali credeva d’intravedere le sagome di Cocteau o di Colette che l’avevano già lasciata molti anni prima.

Chanel è un libro di Paul Morand edito da Novecento

Coco Chanel è un libro di Henry Gidel edito da Lindau

Nelle illustrazioni Coco Chanel ritratta  da Horst P Horst  nel 1936. 

Contropanettone (nel segno di Cronenberg)

Contropanettone (nel segno di Cronenberg)

Londra senza Big Ben, Trafalgar, Millennium Dome, lady Diana e senza inglesi, così è chiaro da subito che la famiglia della mafia  russa Vori v Zakone (ladri della legge) vi si è trasferita armi (è il caso ) e bagagli senza  lasciarsi contaminare dal  mondo esterno,riproducendo in terra straniera lo  stile di vita patrio ed eleggendo a  quartier generale, nella gestione di affari criminali, un ristorante.Via dunque l’oleografia londinese ma via anche i tratti stereotipizzati dei mafiosi russi, cari al cinema di maniera . Ciò detto, la scena è pronta per essere invasa da magnifiche ossessioni. Quelle di Cronenberg e cioè ancora una volta la carne, la violenza , il  delitto nelle rappresentazioni più brutali ed  estreme che tali sono perchè sia interdetta ogni possibilità di  compiacimento ed automatica ne derivi , la presa di distanza.


L’apparizione dell’ostetrica Naomi Watts squilibra gli uomini della gang come è giusto che sia quando un corpo estraneo s’introduce in una dinamica consolidata,producendo esplosioni di sensulità animale e cuori in tumulto da ambivalenze strutturali , personificate soprattutto da Viggo Mortensen  e da Vincent Cassel , attivo per il versante psicotico. Raramente il cinema ha raccontato con tale forza la volontà di non morire.E di affrancarsi dal Male.

Contropanettone come antidoto non tanto ai film di Natale ma alle atmosfere precotte di pastorellerie struggenti in qualunque salsa o antagoniste alle medesime.Contro lo Spettro dei Natali Precedenti.Comunque si manifesti. Per il cinema che mantiene le promesse.

La promessa dell’assassino è un film di David Cronenberg con Viggo Mortensen,Vincent Cassel e Naomi Watts.Distribuito dalla Eagle