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Anno: 2007

Metti una sera a cena con Avati

Metti una sera a cena con Avati

Pupi Avati ,31 film in 39 anni, più quattro programmi televisivi,più un film a episodi come produttore, dice che il cinema è morto ,è diventato un prodotto di èlite che non è più in grado di formare opinioni e creare tendenze, mentre  la televisione dilaga  annullando le coscienze con ignobili sottoprodotti tanto da essere diventata la peggiore maestra del secolo.Di questa visione un po’ apocalittica,  sebbene smentita dalla notevole produzione e soprattutto dalla qualità creativa che la contraddistingue, risente  il suo ultimo film La cena  per farli conoscere il cui tema (facile successo/devastante fallimento) somiglia vagamente a quello di Festival ,interprete Massimo Boldi alla sua, forse unica, pregevole prova d’attore .Qui invece abbiamo Diego Abatantuono,interprete di soap televisive ,ex bellone oltre il viale del tramonto che nel tentativo di rianimare la sua carriera con i metodi tradizionalmente in uso, riesce però solo a collezionare una serie crescente di fallimenti : si fa ospitare in  talk show  abominevoli,partecipa a reality ambientati nelle fogne, si sottopone a interventi di chirurgia plastica (malriusciti) e come estrema ratio, inscena un tentativo di suicidio la vigilia di Natale,tutto per poter essere ancora una volta  in prima pagina.Tutto in un crescendo di solitudine e disperazione.Viene soccorso dalle figlie (tre), avute da unioni differenti,colpevolmente trascurate ,sparse qua e là per L’Europa, ciascuna con una sua storia.La cena alla quale allude il titolo, è appunto quella che le tre ragazze organizzano per far incontrare al padre una donna  che gli  restituisca  uno scopo nella vita. L’operazione non riuscirà ma sarà servita egualmente a riavvicinare  le tre ragazze e a produrre un effetto benefico sulle loro esistenze.Il finale non è  facile ne’ scontato, come è nello stile  di Avati, regista di commedie sofisticate ed  eleganti con attori dalla recitazione estremamente misurata, senza nulla togliere all’intensità dell’interpretazione.In questo caso il quartetto di attrici(Incontrada,Neri,Sastre e Placido) non ha nulla da invidiare ad Abatantuono naturalmente e incredibilmente bravo ma già abituato a lavorare con Avati .E se il cinema non è capace più di formare opinioni, meglio così,quello di cui c’è bisogno è un intrattenimento intelligente e non una scuola di vita,un’opportunità di riflessione offerta da quelli,non molti,è vero,che sanno ancora parlare della nostra società senza indulgere in visioni di maniera.


La cena per farli conoscere è un film di Pupi Avati con Diego Abatantuono,Vanessa Incontrada,Francesca Neri,Ines Sastre,Violante Placido.

Il taglio alto e la metà di niente

Il taglio alto e la metà di niente

Sono stati così lievi gli argomenti e i toni del cicaleccio di ieri  che seppure qualcuno avesse accennato ad un giudizio legittimamente severo, avrebbe visto il suo intervento cadere nel vuoto.- Volta la pagina o cambia canale, che c’è quel noioso/a  che  se la prende con Lui/Lei/ ,il Direttore del Giornale e il Tamburo Battente -. La Grande Identificazione ha prodotto ancora una volta  il suo effetto e gli stessi talk (o le stesse colonne o le stesse pagine web) che fino a qualche ora fa ospitavano dubbi sulla reversibilità o sull’assegno di mantenimento, ieri sono stati invasi dalla Notizia del Giorno.Tant’è che nel pomeriggio il Parlamento, con larga maggioranza, ha impegnato il Governo a presentare un progetto di legge che regola le unioni di fatto, nel più completo oblio. La stessa sorte hanno subito la CEI, l’articolo salva Pollari, il mal di pancia del Partito Democratico ,le esequie dell’Embrione e la nota a margine del verbale di perquisizione della baracca del finto eremita Provenzano.Tutto spazzato via.Taglio alto in prima pagina e nell’interno, il bel primo piano di Miriam illuminato dal doppio giro di zaffiri contornati da diamanti di regale caratura, in basso la rivendicazione per la dignità ferita e la necessità di proporre un esempio ai figli, particolarmente alle ragazze.Tanto è bastato per fare di Miriam una di noi e di suo marito, uno di loro. Stessi problemi. Rispolverate dalla discarica mentale,  le rimasticature di vecchie teorie femministe, il personale confuso col  privato, il pubblico con il  politico, si è tentato di dare spessore ad una modalità inconsueta, qualcuna delle commentatrici  ieri accorse alla staffetta televisiva,un programma via l’altro, a reti quasi unificate, definiva la lettera politica , un’altra ancora bella.Ma può essere bella e sincera una lettera che viola l’intimità (non il personale, non il privato ma qualcosa di più) tra due esseri umani legati da un vincolo emotivo? Quanta spontaneità può esserci in una missiva indirizzata a uno solo ma che sarà letta da tutti? Possiamo rispettare il percorso di umana sofferenza che ha condotto una donna schiva e sostanzialmente defilata dal ruolo pubblico del marito a documentare, oltretutto, l’orgoglio ferito, l’offesa ai sentimenti ma la chiamata in causa della Dunne e de ” La metà di niente” è il passaggio meno appropriato di tutta l’operazione. Anche noialtre abbiamo investito e abbiamo lavorato ad un progetto famigliare stabile facendo i conti via via con la superficialità, il gallismo, la presunzione, la vanità maschili ma il nostro senso di responsabilità, nel frattempo, veniva messo a dura prova da un quotidiano estenuante, fatto di quadrature di bilanci e di tempi ,di sensi di colpa equamente e vicendevolmente distribuiti tra casa e lavoro.Chi è arrivata ai ventisette anni di matrimonio tenendosi il marito accanto, non ha certo  mantenuto intatto l’allure e la volontà di Miriam. Difficile insinuare un concetto del genere nella Favola Bella che tutti ci illude e che finisce a dichiarazioni d’amore coram populo, più mazzi di rose e astucci di velluto.La nostra proiettività si blocca lì ,davanti ad un menage tanto distante da quello che conosciamo noi e che invariabilmente fa la differenza .E non sono i due giri di zaffiri orientali a renderci diverse ma la Possibilità di Scelta che ha accompagnato la sua vita, in ogni circostanza. Scegliere tra famiglia e lavoro,scegliere di continuare o finirla lì.Un privilegio questo che non è di tutte. Ma su una cosa siamo d’accordo.Anche noi ce l’abbiamo col marito di Miriam, per i cinque anni di grande  precarietà che ci ha voluto regalare e per quel  chiamarci categoria che della fine del mandato, ne è stato il degno  coronamento.

La media Verònica (el arte de torear)

La media Verònica (el arte de torear)

Variante de la Verónica en la cual el torero, apenas le sobrepasa el astado, recoge el capote de costado, obligándole a girar a su alrededor. Suele ser la manera de rematar una serie de Verónicas. :

Largas : Lances en los cuales el torero suelta el capote de una mano. Admite muchas variantes.  

Gaonera : Pase que se realiza con el capote cogido por la espalda, con una mano recogida en la cintura y la otra extendida, que es la que lleva al toro.  

Chicuelina : Inventado por el maestro Cichuelo, es uno de los pases  repetidos. El torero cita como para una Verónica, pero cuando el toro mete la cabeza, el diestro gira en sentido contrario al del morlaco.  Porta Gayola : Se recibe al toro nada más salir de chiqueros, de rodillas y mostrándole todo el engaño. Es una suerte muy peligrosa y espectacular.  

Faroles : El torero pasa el capote por encima de su cabeza y gira el cuerpo para quedar situado frente al toro al terminar el lance. Da  Carta Historica sobre el origen y progresos de las Fiestas de Toros en España 

Come fly with me, let’s fly let’s fly away

Come fly with me, let’s fly let’s fly away

La vera sorpresa forse non è nemmeno Unicredit che si presenta da sola ma col proposito di cercare partner finanziari in una seconda fase dell’asta, o Wonders & Dreams, la holding che fa capo a Paolo Alazraki che ha già dichiarato essere la risorsa umana Alitalia, più importante di tutto il resto (che invece è “da buttar via“) La manifestazione d’interesse più singolare è Net Present Value,la cordata dell’Unione Piloti sostenuta da Bcc e “pensata" dal professor Bianchi della Sapienza che ha lavorato all’offerta in gran segreto,rendendo disponibile la sua esperienza di ex Revisore dei conti in Alitalia (quindi con una conoscenza approfondita della società).In pratica si tratta di un gruppo di dipendenti,i piloti   che sperano di coinvolgerne molti altri intorno ad un progetto di risanamento e sviluppo  che prevede il reclutamento di managers italiani provenienti dal settore areonautico,investimenti a lungo raggio,tagli di spesa, copertura anticipata delle spese di carburante ma mantenimento nel gruppo delle attività diverse dal trasporto vero e proprio, (Catering,Manutenzione e Handling) che potrebbero diventare un’ulteriore fonte di risorse per la compagnia ; “Siamo pronti ad assumerci fino in fondo gli oneri del salvataggio.I dipendenti Alitalia non sono quegli irresponsabili che vengono spesso dipinti da alcuni.Al contrario mai come oggi siamo pronti a metterci in gioco.Qui da noi lavora gente con molta esperienza alle spalle,tanti anni di sacrifici che è stufa di vedere managers improvvisati che in due o tre anni dilapidano il patrimonio dell’azienda.Ci sono concorrenti temibili ma siamo in fase di posizionamento, dopo la prima scrematura delle offerte, potrebbero determinarsi alleanze tra gli esclusi e chi è rimasto in lizza.E Net Present Value ha tutte le carte in regola per poter concorrere da sola,  ovvero confluire in una delle cordate ammesse alla seconda fase:Va detto che il Bando del Governo ha in realtà consentito diverse manifestazioni d’interesse.Il meccanismo della cessione, inoltre permette ad altri di scendere in campo in un secondo momento, quando cioè i connotati dell’operazione e i rapporti di forza saranno più chiari,per questo l'assenza di Air France – KLM e altri-  da questo primo test, potrebbe non essere definitiva.Tutto da vedere dunque.Si spera,ad ogni buon conto,che il coraggio di Net Present Value, sia premiato, non fosse altro per il forte segnale inviato all’esterno e per le competenze di cui la Compagnia sembra avere urgente bisogno.

Modernariato

Modernariato

Francesco Cossiga s’era già portato avanti con il lavoro inaugurando,lo scorso anno una mostra fotografica curata dalla figlia Annamaria e intitolata “Kossiga Boia” con tanto di doppie S runiche come da mostrine Schutz-Staffeln d’ordinanza, la variegatura ortografica,va da sè, stava ad indicare le maniere spicce del ministro dell’interno e delle di lui truppe.In quell’occasione i visitatori poterono ammirare una rassegna di immagini che nell’intenzione dei curatori doveva raccontare gli “anni di piombo”.Narratori principali : i muri delle città invasi da scritte infamanti.Protagonista assoluto, lui, via via denominato “della galera” “boia” “assassino” e anche “scemo”.Ma a parte la sfilza un po’ monocorde dello sfogo  popolare su parete, quel che strabiliava , erano le dichiarazioni rilasciate a margine della mostra di cui è sempre andato piuttosto fiero, manco su quei muri ci fossero benedizioni e non auspici catastrofici e riferimenti a mammà:Certo, rivedere e rileggere slogan e scritti, di cui alcuni contenenti spietate accuse per vite stroncate e sangue versato, desta una qualche impressione di dura realtà e di quasi fantastica realtà: la realtà di anni di piombo – e spessissimo non in senso metaforico! – e la fantastica realtà di un qualcosa che quasi mi sembra non potesse appartenermi. E l’origine di questi miei contrastanti sentimenti è nel fatto che io ho conosciuto, frequentato o mangiato alla stessa mensa con chi in quegli anni scriveva frasi come: “Cossiga assassino!” – anche credendoci! Certo, queste scritte mi impressionano più oggi che in quei tempi, in cui il gelo di tante morti e di bruto dolore mi faceva da corazza e, sentimento terribile, mi aveva privato del senso della paura, non perché, io ministro dell’interno “assassino e mandante d’assassini”, come scritto in un manifesto confezionato come un mortuario, paura non avessi, ma perché ero tanto immerso in essa da essere come cristallizzato […].Se lo dice lui…Tuttavia adesso che su iniziativa di diversi giornali e reti televisive, sembra indifferibile l’avvio di un dibattito sul 1977, nel trentennale dei numerosi (e controversi) accadimenti da cui furono segnati, quello e gli anni a venire,tutto è più chiaro e Cossiga può ritagliarsi uno spazio nelle celebrazioni , rilasciando interviste rispetto alle quali fingiamo di sorprenderci quel tanto che basta a non sembrare del tutto fessi. Riferisce il Manifesto di ieri 29 gennaio,il presidente emerito ha detto di sapere insieme ad altri quattro, chi sparò a Giorgiana Masi, ma non c’illudiamo : noi non lo sapremo mai, nemmeno se un magistrato di buona volontà volesse, rammentandosi che il reato di omicidio non conosce prescrizione,convocarlo e chiedergliene chessò..magari.. conto. Non è chiaro se questa rivelazione segna la fine della fandonia secondo la quale Giorgiana fu vittima di Smith and Wesson “amica” ma tant’è, lo scioglimento dei misteri non finisce qui : Quando ci accorgemmo che i sovversivi facevano presa sugli operai cominciammo a chiamarli criminali”.Questa operazione che Cossiga chiama Manipolazione del Linguaggio fu condotta ,a suo dire, insieme a Pecchioli (che essendo morto non può replicare) E ancora " La disposizione che avevo dato alla polizia era : se sono operai giratevi dall’altra parte,se sono studenti picchiate forte e giusto” Che altarini eh?Chi l’avrebbe mai detto che trent’anni dopo, la conclusione dell’ex ministro fosse che criminalizzare un ‘intera area politica spinse parecchi verso la lotta armata.Che acume.Adesso che sappiamo, possiamo in tutta tranquillità mandare le nostre foto d’epoca a Repubblica che ne ha promosso la raccolta per il dossier celebrativo.Io ho già pronta la mia :