Sarko, tonton flingueur libéral

Contdown puntato direttamente sulla data in cui è previsto il secondo turno , marcetta ruffiana appositamente confezionata e che ricalca nel titolo e nel ritornello lo slogan della sua campagna elettorale – Ensamble tout devient possible – Nicolas Sarkozy, Sarko, per l’entourage, il campione piacionico ( ha convinto persino Simone Weil che serenamente gli tira la volata, partecipando a convention rassicuranti) del centro destra francese , non sembra nutrire particolari ambizioni interattive.Il suo sito,piuttosto convenzionale, ricalca quello dei politici americani con molti video ,sventolii e strette di mano (ma nel frattempo si è saputo che esperti statunitensi di comunicazione politica, stanno,com’era prevedibile, studiando i siti di Bayrou e della Royal) .Del resto di Sarko, piacciono il decisionismo e le maniere spicce. Basti pensare che il suo programma elettorale non è chiamato come quello degli altri candidati , Propositions, ma seccamente Projet, una quindicina di voci piuttosto scarne che culminano con un Fiers d’être français (come se ce ne fosse bisogno da quelle parti) che non si capisce bene se sia parte integrante del Projet o un ‘esclamazione estemporanea. Tuttavia anche se con la sua proposta di un ministère de l’Immigration et de l’identité; nationale ha suscitato un vespaio, Nicolas Sarkozy nei sondaggi stacca la Royal di qualche punto.Lacuna che al secondo turno potrebbe essere colmata da un apparentamento con Le Pen che si è già dichiarato possibilista.La stampa di sinistra si rimpalla la lista delle frasi storiche o a effetto.Il genere è io sono dalla parte di quelli che pagano il biglietto oppure quando gli viene rimproverato d’innervosirsi facilmente nei dibattiti Je m’enerve pas, j’explique. La sua volontà di nettoyer un quartier sensible au Kärcher espressa di recente, ha ricordato a molti la strategia messa in atto nelle banlieus,luoghi in cui non ha osato mettere piede.Anche se gli abitanti sensibles au Kärcher hanno provveduto egualmente a (re)visionare i suoi manifesti.


Devo dire che la mia idea di rinnovamento non contemplava affatto l’ipotesi di un Pantheon, vuoi perchè il Tempio di Agrippa, è un monumento celebrativo infinitamente più funereo del necessario, vuoi perchè quest’ansia di trasloco in ulteriori (ennesime) case, socialiste o popolari o liberali che siano,al seguito della galleria degli antenati (e per di più discutendo se il ritratto del nonno sia meglio di quello del prozio o se quello del biscugino tocchi a me oppure a te) mi pare un’inutile pratica. Ciascuno è la storia che è, per darne conto non ha bisogno di esporre le medaglie e nemmeno i santini. Se i processi di beatificazione degli artisti o degli scrittori – De Andrè con l’aureola, per dirne una o Pasolini interrogato costantemente su disastri contemporanei - chissà che avrebbe detto – mi sembrano operazioni niente affatto rispettose e di pura necrofilia delirante, per i politici, i pensatori, i filosofi , stante l’epoca di grandi capovolgimenti dalla caduta del muro in qua, al senso di inutilità si aggiunge quello dell’inopportunità. Chiunque , da Togliatti a Berlinguer a Gramsci a Bordiga, fino a Malatesta (così sono contenti tutti) , trovandosi proiettato in questo secolo, avrebbe bisogno di nuove riflessioni,nuove articolazioni dell’analisi, prima di profferir parola e tornare a impartire le istruzioni del caso.Mi ci vedo comunicare a Carlo Marx che il capitalismo dopo aver fatto man bassa ,ha vinto anche la più importante delle battaglie : quella culturale. E a Berlinguer che da un momento all’altro…puf ..sono spariti i blocchi e l’assetto mondiale si è stravolto con le annesse minacce alla sicurezza di milioni di donne e di uomini o a Togliatti che la partita oggi si gioca sui Diritti,sull’Ecologia,sulla mancanza di cibo e di libertà di moltitudini nel pianeta. e che l’idea del pacchetto onnicomprensivo del comunismo, all’interno del quale abitava la soluzione di tutti i problemi, è defunta.La nostra ricetta di cambiamento dello stato delle cose è fallita e di fronte alla complessità delle sfide a venire, anche l’idea novecentesca del socialismo, che ha lavorato soprattutto sulle quantità, vuoi per redistribuzione, vuoi per utopia egualitaria è superata.Oggi abbiamo bisogno di discutere di qualità dello sviluppo che non può essere risolta nell’ambito esclusivo e limitato del pensiero liberal democratico.Del resto mi sembrano incredibili anche le etichette : che vuol dire essere socialisti oggi ?: Voler più bene ai lavoratori?Il problema non ha una risposta definita tantomeno possiamo credere che basti l’incentivo distribuito dalle Urne dei Forti, a costruire un nuovo pensiero, per questo secolo.C’è un passaggio molto incisivo nella Mozione di Piero Fassino che recita più o meno : Non si governa il mondo nuovo senza un nuovo linguaggio.Mi ha convinta.Io dunque non so ancora se il Partito Democratico sarà la mia nuova casa.So soltanto che potrò rendere disponibile il mio impegno solo nei luoghi in cui si vogliono costruire alleanze e un nuovo linguaggio che veicoli idee nuove .Il che è tanto di più che limitarsi a recuperare il meglio di una tradizione.La concreta priorità data alle donne e ai giovani, nella nuova casa, sarà la cartina di tornasole.Altrimenti va bene anche restare a occuparsi dei fatti propri.Se tanto mi da tanto…al Pantheon finiteci voi…

