Sfogliato da
Anno: 2008

Ci basta quel che abbiamo

Ci basta quel che abbiamo

Beppino 22

Una legge non può togliere la vita. Non può regolare la morte E’ vero. Ma nemmeno obbligare a sottoporsi ad una terapia  o a un trattamento. Ora, prima che i termini di questo dibattito che, al di là delle diatribe, ha per tema lo stato irreversibilmente vegetativo  di una creatura e le sofferenze indicibili della sua famiglia – lo vorrei sottolineare, basterebbe aver seguito il calvario di Beppino Englaro in questi ultimi anni, per capirlo –  diventino una querelle tra il Partito del Meglio Vivere VS il Partito del  Meglio Morire, prima che l’accanimento terapeutico e il precetto evangelico del dar da bere agli assetati vengano, dopo essere stati messi sullo stesso piano, tirati in ballo, manco nel settore si potessero stabilire regole generali che prescindano dalla volontà delle persone, dai pareri dei medici o da quello dei giudici chiamati ad esprimersi, sarà il caso di riflettere su quel che già fu il tema dibattuto per Welby : bene il testamento biologico a patto che la Norma non vada ad inerpicarsi nelle casistiche e le voglia enumerare tutte – qui si e qui no, questa malattia si e questa no, mangiare è una terapia? E bere cos’è? - A queste condizioni, meglio lasciar perdere. Ogni caso ha la sua particolarità. La legge non può regolare tutti gli aspetti dell’esistenza, tantomeno  essere chiamata a  esprimersi su scelte private in materia di vita o di morte, pena, come puntualmente accade, l’intromissione della politica per fissare burocraticamente limiti e paletti che mal si conciliano con l’eccezionalità di ogni singola storia. Ci basta quel che abbiamo, ed è  tra l’Ordinamento e i Codici Deontologici che va cercata la risposta. Lasciamo che la decisione sia degli interessati. Altrimenti non c’è alternativa : lo Stato Etico che decide una volta per sempre e per tutti è assai  più insidioso dello straparlare dei Vescovi, i quali fanno lo stesso mestiere dei politici e dei direttori dei giornali : prendere voti , garantirsi il potere, vendere copie. Che c’entra tutto ciò con Eluana? Beppino Englaro, i medici, i giudici  ne sanno più di tutti i politici e i giornalisti messi insieme. E sono in scienza, coscienza e prudenza  infinitamente  più saggi. E liberi .

Qualcuno obietterà che l’articolo 579 cp  –  omicidio del consensiente con quindici anni di reclusione – e l’impossibilità per alcune famiglie  di sostenere un iter giudiziario lungo e costoso, sono due ottimi motivi per fare una buona legge. Sono d’accordo, con una sola riserva. Penso alle storture derivate dall’aver messo le mani sulla legge per la fecondazione assistita. Penso che allo stato, il rischio incombente sia l’effetto negativo che l’ingerenza dei vescovi abbia sul legislatore. Non parlo di pressioni dirette ovviamente, ma di quel meccanismo perverso secondo il quale, per tacitare le obiezioni dei cattolici, qui da noi,  non  si cerchi di trovare una giusta sintesi con le posizioni laiche ma si tenda piuttosto all’opera di collazione e dunque al pasticcio. La legge già consente, il passaggio successivo consisterebbe nella prescrizione e all’interno di questo discorso, andrebbe l’impossibile determinazione di una casistica esaustiva. Questo Paese non è pronto per scrivere una Norma autenticamente laica e come tale astratta. Per questo,  preferirei che almeno per il  momento, le cose rimanessero come sono.

Matthäus passion

Matthäus passion

Accattone

Il cinema spesso trasfigura i luoghi di cui si serve, li manipola, li imbellisce ( o imbruttisce ) li piega a diverse esigenze di sceneggiatura. Aggiunge o toglie, rende profondo un vicolo di pochi metri, fa sembrare maestoso un vialetto. Spesso visitare una location,dopo aver visto il film, provoca una specie di choc, tanto è incisiva la trasformazione che può operare la macchina da presa. Ho visto il Pigneto, la Maranella, la Borgata Gordiani , i prati dell’ Acqua Santa –  i luoghi di Accattone – qualche anno dopo l’uscita del film che è del 1961. I dialoghi, le espressioni idiomatiche, i toni, invece, li ho continuati a sentire  per parecchio tempo nelle conversazioni dei pischelli che nelle domeniche d’estate sciamavano per Ostia, al barcone del Ciriola  o nei bar. E qui in Trastevere, prima che l’esodo verso altre zone  della città e l’arrivo di nuovi inquilini, trasformasse i  linguaggi in uso nel quartiere . Ma per tornare al Pigneto, ancora negli anni 70, tutto, assolutamente tutto, era come Pasolini l’aveva mostrato : incredibilmente veri erano quegli  sterrati, quelle piazzette e il famoso bar con i tavolini . Unico elemento aggiuntivo, quantunque in armonia con i contesti, era la musica di Bach  – Matthäus passion –  un’inclusione ad imprimere sulla povertà degli abiti e sul volto dei personaggi, un’elevatezza di sentimento che il cinema italiano non conosceva dai tempi di Ossessione, Roma città aperta, Paisà I riferimenti del cinema di Pasolini sono  evidenti : Dreyer (Giovanna D’Arco, dirà , una norma di assoluta semplicità espressiva), Mizoguchi e  Rossellini . Accattone è personificato da Franco Citti che di un mondo reale, dolente – quello di Ragazzi di vita – è la piena e completa espressione. Intorno a lui tutto è Bellezza, non quella cinematografica con i suoi criteri convenzionali ed espressionistici ma quella che nei corpi magri, mortificati rinviene i tratti di un’angoscia irriscattabile. Così si snoda la parabola di un’attesa fatta di stazioni progressive che culminano nella sequenza del sogno e che infine  si risolvono nell’immagine  in cui Accattone contempla la propria morte. E in questi passaggi, i  fatti vengono scorticati con l’eleganza squisita dei primi piani – intensi angosciati e di durata spinta fino ai limiti del tollerabile – che prevaricano i campi lunghi: la frontalità che vince sulla discorsività . Il vero sull’artificio. E la meraviglia dei  bianchi sovraesposti e di quella luce romana che non perdona, contribuiscono alla sensazione di una sorta di mistero sacro. 

Metta metta Tonino/ il cinquanta, non abbia paura/ che la luce sfondi/ facciamo questo carrello contro natura!

 (Tonino è Tonino Delli Colli, direttore della fotografia in Accattone, Pasolini apprese da lui l’uso degli obiettivi ma poi a sua volta gliene andava spiegando la modulazione espressiva)

 La macchina è quasi sempre sul cavalletto, i carrelli sono brevi , la recitazione è quella barbarica delle voci prese dalla strada ( ma qualche necessario doppiatore lavorerà fianco a fianco con il vero interprete , in qualche modo sotto la sua guida ).Un uso minimale dello stile, una forma di severità, di austerità, di pauperismo visivo assai differente dalle modalità  del Pasolini scrittore. Ma se in una Vita Violenta s’intravede una soluzione eroica e civile dell’esistenza sottoproletaria, in Accattone è la disperazione allo stato puro e un incontrovertibile senso di deriva a padroneggiare la scena. La macchina da presa si deve piegare a quest’imperativo  e serve  a percorrere il campo dell’angoscia. E quell’angoscia viene risolta in una forma speciale, pittorica

Quello che io ho in testa come visione, come campo visivo, sono gli affreschi di Masaccio e Giotto – che sono i pittori che amo di più – assieme a certi manieristi ( per esempio il Pontorno). E non riesco a concepire immagini, paesaggi, composizioni di figure, al di fuori  di questa mia iniziale passione pittorica, trecentesca, che ha l’uomo come centro di ogni prospettiva.Quindi quando le mie immagini sono in movimento,sono in movimento un po’ come se l’obiettivo si muovesse su loro sopra un quadro;concepisco sempre il fondo come il fondo di un quadro,come uno scenario e per questo lo aggredisco sempre frontalmente 

Pier Paolo Pasolini  Mamma Roma  Milano 1962 pag 145

Questa pittoricità ci fa avvertire  i fondi e le figure del suo cinema come immobili e chiaroscurati. Ma ricacciati controluce o sprofondati nella luce bianca, quei fondi e quelle figure sono i segni di un linguaggio funebre.

 

Accattone è un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Franca Pasut, Adriana Asti, Silvana Corsini, Paola Guidi, Sergio Citti, Alfredo Leggi, Mario Cipriani, Umberto Bevilacqua, Edgardo Siroli, Polidor. Genere Drammatico, b/n 120 minuti. – Produzione Italia 1961

Ma in Accattone  lavorano in piccole parti  anche  gli amici …Stefano D’Arrigo, Adele Cambria e un’indimenticabile Elsa Morante.

Le 14 juillet 1789 (le jour de gloire est arrivé..)

Le 14 juillet 1789 (le jour de gloire est arrivé..)

Prise de la Bastille

Quella sera, il re era andato a dormire dopo aver scritto sul suo diario:” 14, nulla.. Eppure, lo stesso pomeriggio, una deputazione dell’ Assemblea era venuta di nuovo a chiedergli, onde calmare Parigi, il ritiro delle truppe che erano accampate nel Campo di Marte. Egli aveva accettato. Che cosa rischiava? Versailles e i sobborghi parigini traboccavano di soldati! Le guardie del corpo sono ” consegnate da due giorni!
Mme de Polignac è andata a portare nel pomeriggio dei dolcetti secchi ai due reggimenti tedeschi che bivaccano all’Orangerie! La deputazione gli aveva anche annunciato che i parigini stavano marciando sulla Bastiglia. Ebbene, dunque! Si sarebbe difesa! Forse che M. de Launay ( il governatore della prigione ndr) non aveva dei cannoni? Alla prima scarica gli assalitori sarebbero spariti! Domani si sarebbe andati all’Assemblea e si sarebbero sciolti gli Stati.. Il re si addormenta pacifico… All’improvviso è svegliato di soprassalto. Il gran maestro addetto al suo guardaroba, il duca de La Rochefoucauld-Liancourt, è là, al suo capezzale:
– Sire, la Bastiglia è presa.
– Presa? – chiede Luigi XVI, ancora mezzo addormentato.
– Si, sire, dal popolo. Il governatore è stato assassinato. Portano la sua testa, infilata su una picca, per tutta la città.
– Ma è una rivolta?
– No, sire, è una rivoluzione!

André Castelot :
1789-1795: Cronaca della Rivoluzione francese, Editore Mursia, Milano, 1989
pagg. 79


Come ti erudisco il pupo ( la divina ventosa)

Come ti erudisco il pupo ( la divina ventosa)


Questo è il mio migliore amico che sta facendo sesso con la mia ragazza su un tavolo Ikea che ho comperato in supersaldo. Comincia così, con un diretto allo stomaco e un numero incredibile d’indizi stipati in pochi fotogrammi , Wanted – Scegli il tuo destino – la bella rilettura cinematografica della graphic novel  di Mark Millar e Jeffrey G.Jones , irriverenti fumettari di epoca moderna, diretta dal kazako Timur Bekmanbetov, dotato regista di blockbuster russi di altissima qualità. Dunque lui,  il proprietario del tavolo , è un ragazzotto sfigato e perdente   ( e come se non bastasse, anche molto somigliante a Silvio Muccino ) che tra vessazioni umiliazioni e tradimenti conduce un’ esistenza opaca  in cui persino il bankomat o il supermercato diventano luoghi di frustrazione – in effetti lo sono per chiunque, la differenza sta nel fatto  che lui lo ammette  –  Ora, come ben si sa, un backround del genere segna irrimediabilmente il destino e poichè tra il lavorare in un ufficio gestione – già assistenza –  clienti,  sotto i tacchi di una capufficio perfida arrogante e cicciona e diventare un killer spietato, il passo è breve, ecco qui pronta e servita la bella storia del percorso formativo e di iniziazione  – da sfigato a  implacabile giustiziere – di Wesley- Muccino  e del suo glorioso riscatto tramite impegno sul fronte del crimine per il bene dell’umanità .



Insegnante  d’eccezione Fox – Jolie, toccherà a lei la scozzonatura e l’addestramento del perdente. E qui viene il bello del bello : Angelina diva sconsacrata è oramai divenuta talmente brava – e bella ! –  da somigliare ad una ventosa che risucchia lo spettatore dalla poltrona fin dentro la storia. Abbandonati i pendantif di sangue ex coniugale  e gli atteggiamenti darkettoni – che comunque non rinnega –  anima, in questo film,  un personaggio di donna infelice alla quale non è facile star vicino, che non s’immamora e nemmeno si diverte a fare quel che fa ma che è sorretta esclusivamente  da una forma di – sui generis – senso del dovere. E per rendere il tutto più credibile, Jolie ha tagliato buona parte delle battute del copione,  cedendo la parola ai tatuaggi dei codici binari che ha sul braccio  : conosci i tuoi diritti  e – omaggio a Churchill – lacrime e sangue. Bravissimo anche Morgan Freeman nel ruolo ieratico di capo della confraternita di killer. Di un  film di azione sorpresa e pallottole è delittuoso rivelare oltre. Come pure sarebbe un peccato archiviare questo lavoro di puro intrattenimento nel novero delle pellicole di serie B. Lo snobismo provinciale che generalmente accoglie questo genere di film , fortunatamente è agli sgoccioli. Qui abbiamo sul piatto un incrocio coraggioso  tra comics e cinema, un regista dalle qualità necessariamente visionarie per rendere avvincente la storia, attori in grande spolvero e un altissimo livello ortografico. C’è bisogno di volgarità, storielle e splatter fine a se stesso, per realizzare un prodotto che sta bene al mercato? Macchè, il cinema americano si conferma sempre più vincente nella mission impossible di coniugare box office e qualità. Prova ne è che Wanted, questa settimana, batte e stacca  Un’estate al mare, di parecchie distanze. Vi diranno che tra le pieghe di questo film è nascosto un messaggio sul controllo della verità, l’11 settembre, il Bene e il Male…lasciate perdere ! Davvero abbiamo bisogno di alibi per avere due ore di puro intrattenimento? Ogni film – anche il più insulso  – spesso sin  al di là delle intenzioni , ci racconta della società in cui viviamo. Il divertimento non sta nel decriptare eventuali messaggi e farne materia di disanima. Il bello sta nella….visione che, non a caso, si chiama così e a cui, nella fattispecie, contribuisce  questa corale di attori, autori, sceneggiatori, registi ..semplicemente…frenetici.

Wanted è un film di Timur Bekmambetov. Con Angelina Jolie, James McAvoy, Morgan Freeman, Thomas Kretschmann, Terence Stamp, Chris Pratt, Lorna Scott, Common. Genere Azione, colore 110 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Universal Pictures

Bye bye baby ( quadri plastici a destra)

Bye bye baby ( quadri plastici a destra)

dipietro03

Diciamoci la verità : quando è  salito sulla trebbiatrice –  non prima di  aver dato del magnaccia al presidente del Consiglio – realizzando con quel gesto una plastica  rappresentazione del vivido contrasto tra il Sudore e la Dignità da una parte, e le Mollezze del Potere Depravato dall’altra, in parecchi hanno pensato che il cerchio si stesse per chiudere. Che al quadro si fosse aggiunto quel  quid che mancava al raggiungimento della completezza. Che ci sarebbe voluto un cuore di pietra per non ridere. E meno male che il suocero del sindaco di Roma si è dato subito un gran dafare a prendere le distanze. Mussoliniano Di Pietro ? Non scherziamo !. La battaglia del grano era una cosa seria ! Come dire  che quella del ventennio, era una battaglia sociale, insomma una faccenda che con  Tonino ha poco a che vedere. Ancora non sapeva, il Rauti Giuseppe detto Pino, che di lì a qualche giorno su Libero, Di Pietro avrebbe fatto un’apertura di credito alla Destra di Daniela Santanchè . Quando si tratta di antiberlusconismo, si sa, chiunque va bene. Qui invece, e cioè dalla Trebbiatura in poi , è di scena la battaglia  per la  leadership, ovvero la gara a chi fa l’Opposizione  più strillata e più maschia, cioè a chi si distingue di più come campione di una guerra senza quartiere contro Berlusconi, non escludendo colpi bassi e  la segreta aspirazione di fare dell’affaire Carfagna, una fortunata replica del Watergate. Il resto del progetto dipietrista è presto detto  e  va nella sostanziale indifferenza dei conflitti sociali e dei grandi temi ideologici ( pace – guerra). Qualcuno ha capito cosa pensi Tonino del precariato? E del conflitto arabo-israeliano?   Ma per tornare alla perfomance di Montenero Bisaccia , il nostro aspirante leader , portati all’ammasso quei bei quintaloni di prezioso raccolto, è tornato a Roma e ha fatto quel che ognuno sa : arringando una folla di ventimila persone ( semo Romani… e con la capienza delle nostre piazze, ci balocchiamo da quel dì ) sui temi della Giustizia , tra cattive compagnie, affermazioni e ritrattazioni, s’è giocato l’alleanza col PD. Poi, avendo ricevuto conferma dai giornali del fatto che una  delle modalità più efficaci di ogni battaglia politica di opposizione, è la sindrome della Tourette, non solo ha offerto impavido il petto a critiche autorevolmente feroci ma confermando io sto con la piazza, si è guardato bene, rientrando in Montecitorio, dal votare gli emendamenti posti su Lodo Alfano e sulla salvaprocessi. Che fa una Vera Opposizione? Applica il criterio del tanto peggio tanto meglio, così è più visibile ed aspra ( oltre che inutile) la battaglia. Dei cittadini e delle loro questioni con la giustizia …che importa? Lui – il Grande Trebbiatore – continua a stare con la piazza che di Giustizia, s’interessa solo quando si tratta del Premier, per il resto, i cittadini che hanno cause in corso possono pure aspettare. Potere immenso di Silvio Berlusconi, non solo detta l’agenda politica ma fagocita i detrattori rendendoli in tutto e per tutto simile a lui. Speculari. Chissà perchè gli episodi degli ultimi giorni mi fanno pensare ad Heider a Le Pen alla Lega…a quante volte la sinistra in crisi ha generato mostri. Il movimento che fa capo a Di Pietro è tendenzialmente di destra perchè disprezza i partiti, le istituzioni, non si occupa di questioni sociali e reclama una repubblica giustizialista ( il punto è qui, non nella legalità o nella moralità, leggittime aspirazioni di qualsiasi movimento liberale). Attorno a lui, inoltre si raduna l’Antipolitica che,  da Veltroni a Bertinotti passando per i sindacati, tutti detesta. Un mondo che ha fatto dell’assalto alla democrazia, la sua connotazione fondamentale. Tra Ecce Bombo – visto che il riferimento ricorrente sono i girotondi di qualche anno fa  – e il no Cav Day però, c’è un abisso di cultura politica, di linguaggi, di umori, di disincanto. Per quanto Veltroni possa  convertirsi ad uno stile più determinato, non potrà mai rendersi interprete dei fautori di quella distanza. In nome della chiarezza è bene che le strade si dividano. Di Pietro continui pure a collezionare le e mail dei delusi e a farsene vanto. Più importante del raggranellar consensi con le boutade o con le piazze mezze piene , oggi per il PD è importante la precisazione di un’identità sociale che perseguendo alleanze sbagliate, rischierebbe di uscire sfigurata. Sia questa separazione, l’avvio di una diversa fase.