En résumé ( jusqu’à maintenant)
A meno di clamorose sterzate – vedo che oggi Zingaretti scrive una lettera aperta a Serracchiani per i dovutichiarimenti - il dibattito precongressuale sembra avviato sulla china dell’ annosa polemica fra nuovismo e passatismo. Come dire che a vent’anni dalla svolta del PCI, il tempo è trascorso invano. Come dire che se continuasse così, l’autoreferenzialità, rischio che ogni congresso un po’ si porta dietro, da possibilità diventerebbe certezza con immaginabili conseguenze.
Ne’ a sventare tale iattura, sono sufficienti le dichiarazioni d’intenti, i tonanti richiami al passato o al futuro, le differenziazioni tra nuovo e nuovista – che manco si sono aperte le danze e già ci sono arrivate fin sulla cima dei capelli – il partito degl’iscritti e quello degli elettori, quello strutturato su territorio e quello liquido o spray , le primarie si, no, forse, nonchè le lagne sulla cattiveria degli apparati. Sia gradita l’occasione alle varie mozioni di specificare com’è che si intende battere questo governo, oltre che con quale forma partito. Io credo che una buona parte degl’iscritti voglia scegliere sulla scorta di proposte. Il nemico sarebbe là fuori, vale la pena di ricordarselo ogni tanto.
Dunque, compito delle terze e quarte opzioni sarebbe anche quello di tirare fuori il dibattito dalle secche in cui, pur mostrando la consueta vivacità, si è impantanato. In tal senso, Ignazio Marino per propria formazione e impostazione politica, possiede numerose chanches. A patto che non faccia della laicità – tematica alla quale il suo nome è invariabilmente legato – l’ultima frontiera dell’ideologismo, la sua candidatura si presenta ricca di opportunità.
Rende infine lieti – e per davvero – pur con tutte le riserve e le critiche qui, più volte espresse, che il lavoro del gruppo adoperatosi in questi ultimi tempi alla ricerca di un’alternativa possibile, abbia trovato naturale esito in questa formula destinata oltretutto a riscuotere consensi e non solo a fare ammuina, magari con prospettive suicide di belle morti ovvero di entusiasmanti sconfitte.
Se questa è politica, si corre per vincere. Solo così ci si sente davvero responsabilizzati e si possono acquisire sostenitori.
( Nell’illustrazione, (ci soccorre la pittura) Particolare della scuola d’Atene. Raffaello (in Vaticano.)